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Scrittura e società: origine e evoluzione dei sistemi di scrittura

Nel documento Lingua e società. La lingua e i parlanti (pagine 177-187)

Nella storia della scrittura emergono diversi sistemi, riportabili almeno in parte ad un ordine cronologico ed evolutivo, per cui ai sistemi pittografici in cui un evento è rappresentato da un disegno, seguirebbero i sistemi ideografici/logografici, sillabici e alfabetici. È interessante notare che i ritrovamenti archeologici confermano in qualche modo questa successione. Non a caso i primi usi con valore referenziale di segni

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e raffigurazioni hanno nel migliore dei casi un carattere pittografico. Ciò vale, ad esempio, per i graffiti geometrici su oggetti di osso e di corno delle culture del Musteriano, circa 35.000 anni fa (Cardona 1981), come illustrato in (7).

(7) (da Sandars 1985)

[…] A = figurina naturalistica di cavallo proveniente da Lourdes, Francia; osso.B = incisione schematica di manto di cavallo, da Lourdes, Francia.C = incisione schematica di manto di cavallo, da Isturitz, Bassi Pirenei, Francia […]

Di un periodo compreso tra la fine del paleolitico e il neolitico sono i cosiddetti ‘sassi aziliani’ (dal sito di Mas d’Azil, nella Francia meridionale) che riportano segni geometrici di carattere chiaramente simbolico (cf. Diringer 1969), come in (8).

(8) (da Moorhouse 1959[1953]: 13)

Le stesse raffigurazioni del paleolitico superiore sulle pareti delle caverne della Francia meridionale e della Spagna settentrionale, esemplificate in (9) sono riferibili ad un uso simbolico (cf. Diringer 1969) (cf. cap. 1). (9) (da Sandars 1985)

[..] Painted ‘leaping’ cow and small horses at Lascaux, Dordogne, France. Early Magdalenian.

Anche i sistemi a base pittografica delle antiche culture meso-americane, come quella maya (cf (10); Moorhouse 1959 [1953]), presentano aspetti tipici della scrittura, come il carattere convenzionale dei segni e il loro adattarsi alle caratteristiche morfosintattiche del testo (Valeri 2001).

(10) (da Moorhouse 1959 [1953]: 102)

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Si assume generalmente che i segni sulle tavolette rinvenute a Uruk e in altre località della Mesopotamia risalenti al 3200-3400 a.C. siano tra le prime attestazioni certe di scrittura, o per lo meno di segni con valore convenzionale. È interessante soffermarci sull’origine di questi simboli; come spiega Valeri (2001), si tratta di raffigurazioni di gettoni rappresentanti tipi di beni e derrate alimentari, come greggi, cereali, etc. Inizialmente per registrare scambi e approvvigionamenti si racchiudevano in recipienti di argilla (bullae) i gettoni corrispondenti ai beni approvvigionati; successivamente si cominciò a rappresentare sulla superficie delle bullae i gettoni in esse contenuti per mezzo di segni raffiguranti i gettoni stessi, come mostrato in (11). (11) (da Valeri 2001: 34)

[…] Corrispondenza tra gettoni e segni tracciati sulle tavolette di Uruk IV (Mesopotamia 3200-3400 a.V.)

Infine si raffigurarono i segni su tavolette, che quindi registravano con un sistema ormai convenzionale di segni i beni trattati. Tali segni corrispondono non solo alla designazione dei beni contabilizzati, ma anche alla rappresentazione di aspetti rilevanti per l’interpretazione del testo stesso. È interessante notare che la rappresentazione scritta con simboli convenzionali di referenti nasce per rispondere alle esigenze delle prime grandi società agricole; la scrittura serve infatti alla registrazione di beni di interesse economico piuttosto che come mezzo di comunicazione.

Si fa risalire alla civiltà dei Sumeri, stanziati nella parte meridionale della Mesopotamia, l’invenzione della scrittura cuneiforme (circa il 3000 a.C.), di natura inizialmente ideografica, per rappresentare la loro lingua, non semitica, con struttura fondamentalmente monosillabica. I segni cuneiformi, così chiamati dal tipo di tratto inciso sulle tavolette d’argilla con uno stilo, derivano dai segni delle grafie mesopotamiche che però modificano profondamente, come illustrato in (12).

L’applicazione del cuneiforme alla rappresentazione delle parole di lingue semitiche, come l’accadico, intorno al 2340 a.C., comporta l’evoluzione dei segni cuneiformi ad un uso fonografico, in cui cioè rappresentano i suoni di parole intere, le sillabe e, infine, i singoli suoni. Infatti, le lingue semitiche, come l’arabo, presentano parole con struttura morfologica complessa dotate di elementi flessivi, per cui risultò necessario utilizzare i segni per rappresentare la pronuncia corrispondente alle singole parti flessive. La scrittura della lingua egiziana antica, molto simile alle lingue semitiche, è attestata a partire dal 3000 a.C. in forme già evolute (Valeri 2001). Essa è basata su un sistema misto in cui, accanto a segni ideografici, vi sono segni di tipo fonografico. Questi ultimi, appartenenti ad un insieme ristretto, potevano combinarsi con gli ideogrammi dando luogo ad una rappresentazione non ambigua della forma lessicale

Nelle culture dell’Egeo vengono utilizzati sistemi di scrittura inizialmente di tipo ideografico (Palmer 1979 [1972]). Nel caso delle scritture di Creta, a un tipo ideografico (III millennio a.C.) seguono due scritture attestate su tavolette, una più antica, a partire dal 1800 a.C. circa, detta Lineare A, corrispondente ad una lingua non decifrata parlata a Creta, e la Lineare B – in (13) riportiamo il confronto tra le due scritture ripreso da Diringer (1969).

(13) (da Diringer 1969: 180)

[…] 1. Segni cretesi Lineari A. 2. Segni Lineari B delle tavolette di Crosso.

La scrittura Lineare B, derivata dalla prima, venne decifrata intorno alla metà del Novecento da Ventris e Chadwick che, con un articolo pubblicato nel 1953 (Tagliavini 1963), dimostrarono che trascriveva una forma di greco arcaico, parlato a Micene, in Argolide e a Creta nel XIV-XIII secolo a.C. (Ruijgh 1995). Mentre la Lineare A presenta un criterio misto combinando sillabogrammi e ideogrammi, la Lineare B è ormai di tipo strettamente sillabico, nel senso che ogni segno corrisponde ad una sillaba aperta, salvo l’aggiunta di ideogrammi, ristretti all’indicazione di beni economici, come quelli inseriti alla destra delle sequenze di sillabogrammi nella tavoletta dei tripodi di Pilo, in (14) (Palmer 1979 [1972]), coincidenti con ‘simboli di contabilità’.

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(14) (da Palmer 1979 [1972]:247)

In effetti il greco antico presentava una struttura sillabica molto ricca, con sillabe aperte e sillabe chiuse, per cui la scrittura sillabografica risultava particolarmente imprecisa e approssimativa nel rappresentarne le sequenze fonologiche. Ad esempio, il sillabario della Lineare B in (15), tratto da Woodard (1997:9), presenta una serie di segni corrispondenti a sillabe CV, salvo un insieme più ristretto di sillabe con parte iniziale più complessa, comunque a finale vocalica. Il risultato è che la rappresentazione di una parola come Φαιστος ‘Festo’, era in effetti pa-i-to, dato che i sillabogrammi non avevano modo di rappresentare le vocali finali. Analogamente, se una consonante preconsonantica doveva essere scritta, si ricorreva all’espediente di rappresentare oltre alla consonante appunto una vocale, benché non pronunciata, come nel caso di τεκτονες ‘carpentieri’, scritto te-ko-to-ne (Woodard 1997:11).

[…] The symbols of the Lienar B syllabic script. From Oliver Dickenson, The Aegean Bronze Age (Cambridge University Press, 1994) […]

La scrittura fenicia appartiene ai sistemi scrittori di tipo fonografico, nei quali cioè ogni segno rappresenta un suono, fioriti a partire dalla fine del II millennio a.C. nell’Asia anteriore per le lingue semitiche ivi parlate, ed è il punto di partenza storico di numerosi sistemi scrittori, fra cui in particolare i sistemi delle lingue semitiche, come schematizzato in (16).

(16) (da Healey 2002: 169)

Le iscrizioni più arcaiche rappresentano quindi i più antichi esempi di alfabeto, come nel caso delle iscrizioni di Byblos in (17) risalenti al XVII secolo a.C.

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[…] Scrittura in arcaico alfabeto semitico. a) iscrizioni di ’Abdo, b) di Shaphatbaal: probabilmente i più antichi esempi di alfabeto.

A loro volta le fasi più antiche di questi sistemi sono collegate alle scritture rinvenute in località del Sinai, risalenti alla prima metà del II millennio a.C. (Diringer 1969). Secondo l’egittologo Gardiner almeno in parte deriverebbero dai geroglifici egiziani, anche se con impiego alfabetico (Palmer 1979[1972]). Una caratteristica degli alfabeti semitici era quella di non indicare con segni distinti le vocali, presentando quindi un repertorio di segni unicamente consonantici, suscettibili di interpretazione sillabica. Come nota Healey (2002)

I primi esperimenti di scrittura alfabetica consonantica hanno avuto luogo nel 1700 a.C. circa nella regione di Canaan […] e nel Sinai, anche se molto probabilmente anche in altre regioni si sperimentavano, nello stesso periodo, altre forme di alfabeto (uno dei sistemi meglio conosciuti della Siria della tarda Età del bronzo è [l’] ugaritico, che scomparve nel 1200 a.C. circa). (Healey 2002: 161).

La tabella in (18) (ripresa da Palmer 1979[1972]) illustra per le prime cinque lettere dell’alfabeto le corrispondenze tra i geroglifici, i segni della scrittura del Sinai, le lettere dell’alfabeto fenicio usate in una delle più antiche iscrizioni in alfabeto fenicie, cioè la stele di Meša, re di Moab (IX secolo a.C.), e la lettera greca antica corrispondente; inoltre riporta per ogni lettera il nome greco e quello semitico.

(18) (da Palmer 1979[1972]:249)

[…] Evoluzione delle lettere A, D, K, M, R.

Come nota Valeri (2001) il fatto che le lettere avessero un nome sembra rispecchiare un meccanismo didattico per la trasmissione dell’inventario di segni. Un punto interessante è che il nome della lettera coincide con un nome semitico il cui suono iniziale è rappresentato appunto dalla lettera. Così, Mem nome semitico che designa l’acqua, è il nome anche della quarta lettera, e trascrive appunto al primo segmento fonologico di Mem. La tabella mostra anche le corrispondenze tra la lettera semitica, il segno della scrittura del Sinai e l’ideogramma geroglifico.

L’alfabeto fenicio si irradiò in tutto il Mediterraneo anche attraverso la presenza delle colonie fenicie; i greci lo acquisirono intorno all’VIII secolo a.C. o anche prima (Ruijgh 1995, Healey 2002). Come osserva Healey (2002), uno degli elementi che suggerirebbero un’adozione dell’alfabeto di derivazione fenicia in epoca precedente all’800 a.C. è il fatto che le prime iscrizioni greche sono scritte da destra a sinistra, cioè con la direzione fissata dall’alfabeto fenicio prima del 1000 a.C. (la stessa direzione delle grafie araba e ebraica). Successivamente presentano il metodo bustrofedico, cioè alternativamente da destra a sinistra e da sinistra a destra rigo per rigo, per poi passare alla direzione da sinistra a destra.

Questa incertezza nella direzione della scrittura sembra suggerire che i greci abbiano preso in prestito il sistema di scrittura prima che la direzione si fosse stabilizzata in quello fenicio, in una data quindi di molto precedente all’800 a.C. (Healey 2002: 165).

I coloni greci presenti in alcune zone dell’Italia lo trasmisero a loro volta alle popolazioni italiche. In particolare (Diringer 1969) furono gli etruschi ad acquisire l’alfabeto greco tramite il contatto con le colonie greche in Campania (Valeri 2001), adattandolo alle esigenze fonetiche della loro lingua (Cristofani 1991) e a trasmetterlo alle altre popolazioni italiche, latini compresi. Le prime attestazioni etrusche e romane (ad esempio il Cippo del Foro romano) risalgono al VII secolo a.C. La tabella in (19) mostra le corrispondenze tra alfabeto fenicio, greco, etrusco e latino.

(19) (da Moorhouse 1959 [1953]: 159)

[…] Derivazione degli alfabeti occidentali dal semitico. Le lettere provengono dalle seguenti fonti: il fenicio dalla Pietra Moabitica con Ahiram; il greco arcaico da Thera e dall’antica Atene; il greco orientale dalla Ionia; l’etrusco dall’abbecedario di Marsiliana.

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Un punto interessante è che in greco, e quindi negli alfabeti che ne derivano, l’ordine dei segni e la loro denominazione rimasero gli stessi che avevano nella versione fenicia.

L’ordine di base A, B, C, … (anche se la C è una lettera latina che non esiste, almeno in questa forma, in nessuno dei sistemi di scrittura precedenti) risale alla metà del II millennio a.C. Lo sappiamo da testi che contengono esercizi sull’alfabeto ritrovati nell’antica Ugarit e da acrostici presenti nella Bibbia ebraica. (Healey 2002: 168)

Questo ordine si mantiene nell’alfabeto greco anche se i nomi greci delle lettere, ricalcando quelli semitici, non avevano per i parlanti alcun significato; tra l’altro, i greci adattarono alcuni segni dell’alfabeto fenicio alla rappresentazione di segmenti vocalici. Così ad esempio, mentre la prima lettera fenicia ‘Alef rinviava alla consonante laringale iniziale di questa parola, in greco, dove tale suono mancava, questo segno fu utilizzato per trascrivere la vocale a.

L’apparizione di sistemi grafici codificati nel corso storico delle culture umane si correla a un grado di organizzazione sociale e economica che rende indispensabile conservare e far circolare su larga scala informazioni e notizie rilevanti per la vita sociale. L’antropologo Jack Goody (Goody 1994, 2002) mette in evidenza che l’avvento della scrittura richiede un insieme di ‘precondizioni’ di ordine economico e culturale.

È significativo che la scrittura […] sia comparsa per la prima volta in Mesopotamia durante l’età del Bronzo, che vide contemporaneamente lo sviluppo dell’aratro e della ruota. L’uso della trazione animale cambiò la natura dell’agricoltura, e la rese più produttiva […] aumentando l’area che un uomo o una famiglia di contadini poteva coltivare e creando delle differenze fra un proprietario e un altro […] con la formazione di un surplus di risorse per alcuni, che potevano così investire o spendere per beni e servizi forniti da altri […] i nuovi prodotti e le nuove tecniche significarono una maggiore divisione del lavoro e una progressiva stratificazione gerarchica della società, portando inoltre alla nascita e allo sviluppo di numerose attività specializzate […] e all’invenzione del linguaggio visibile. E mentre il linguaggio parlato è una prerogativa dell’intera razza umana, il linguaggio visibile creò una differenza fra culture e società (scritte vs. orali o non alfabetizzate) e fra membri di queste società: non si tratta solo della distinzione fra persone alfabetizzate e analfabeti, ma anche, per così dire, della quantità e della qualità dell’alfabetizzazione di un singolo individuo […]. (Goody 2002:2 e sgg).

In altre parole fu lo sviluppo dell’agricoltura nella Mesopotamia e nell’Egitto intorno al 3000 a.C. a creare le condizioni sociali adeguate per la scrittura, a determinare cioè quelle che noi chiamiamo prime ‘civiltà’. In primo luogo la ricchezza prodotta dallo sviluppo dell’agricoltura permise il formarsi di popolazioni urbane, basate sulla suddivisione del lavoro, in cui vi erano persone dedite a lavori specializzati, come la lavorazione dei metalli, la produzione di beni di materiali, strumenti, etc. L’esistenza di una corte, di centri religiosi e di un’amministrazione che richiedevano la registrazione degli approvvigionamenti, dei flussi di personale e dei beni, crearono le premesse per l’uso di sistemi di scrittura.

L’apprendimento della scrittura richiedeva, in particolare, la formazione di insegnanti e di esperti sottratti ad altre attività produttive e allievi sottratti a loro volta alla famiglia (Goody 1994, 2002). In più, le scritture ideografiche, logografiche e sillabiche implicano un uso limitato a caste di scribi professionali, con una speciale educazione. Infatti, le scritture logografiche, come i sistemi cuneiforme e geroglifico, richiedevano un lungo e complesso processo di apprendimento e memorizzazione di repertori costituiti da centinaia di segni diversi, dato che ogni segno corrispondeva ad un significato. In altre parole, la padronanza della scrittura era limitata a piccoli gruppi privilegiati (Diringer 1969) e si collegava ad impieghi ristretti, di carattere burocratico e religioso. Come notano Goody e Watt (1973[1962/63]) queste élites di ‘esperti religiosi, amministrativi e commerciali’ riflettevano l’esistenza di un forte potere centralizzato e di un ordine sociale governato da una burocrazia dominante.

È interessante osservare che, con la fine dell’epoca micenea nel XII, anche la Lineare B, cioè la scrittura micenea, scomparve. La scomparsa della Lineare B si correla con la fine del sistema di potere vigente nella società micenea, in cui la scrittura era connessa con l’amministrazione reale (Goody e Watt 1973[1962/63]). In Grecia la scrittura riaffiorò sotto forma del sistema alfabetico di origine semitica, cui abbiamo accennato. Naturalmente la società greca in cui questo sistema si affermò era molto diversa da quella di epoca micenea. In effetti i sistemi alfabetici corrispondono ad una sorta di ‘democratizzazione’ della scrittura e della lettura, che sulla base del principio alfabetico è assimilabile in maniera molto più semplice e veloce, come suggerisce appunto la natura didattica della struttura degli alfabeti, basata su un elenco di nomi di lettere. Non a caso dal VI secolo l’alfabetizzazione nel mondo greco diventa sempre più diffusa e centrale nella vita pubblica, tanto che, ad esempio, le leggi di Solone (594-593 a.C.) dovevano essere lette dai cittadini. Anzi, secondo Ruijgh (1995) vi sono prove secondo le quali l’uso della scrittura per la poesia o per gli annali, come le liste dei vincitori alle Olimpiadi a partire dall’VIII secolo, rappresenta una fase più evoluta, che presuppone un’epoca ancora più antica per l’introduzione dell’alfabeto in Grecia (XI secolo).

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