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Le forme miste: code-mixing interno; la convergenza

Nel documento Lingua e società. La lingua e i parlanti (pagine 99-104)

4.2. Bilinguismo, code-switching e formazioni ibride

4.2.1. Le forme miste: code-mixing interno; la convergenza

È ben attestata in letteratura la commutazione interna di parola, come nel caso delle forme miste francese/ varietà bantu Lingala di Kinshasa (Zaire) studiate in Bokamba (1988), illustrate in (6). L’analisi di queste formazioni è molto controversa. Autori come Appel e Muysken (1987), Bokamba (1988), Myers-Scotton (2006) non pongono un confine netto tra il code-switching e i prestiti, la cui differenza appare in sostanza una questione di gradazione. Jake, Myers-Scotton, Gross (2005), rispondendo alle critiche di MacSwan (2005a), notano l’ampia evidenza di parole miste del tipo della forma con base lessicale inglese e morfologia swahili m-tu-evaluate ‘ci valuterai’. La loro conclusione è che l’argomentazione con cui MacSwan (2005a,b) identifica simili formazioni con prestiti, escludendo la possibilità di code-switching interno di parola, è debole, in quanto invoca proprietà morfosintattiche irrilevanti. In questa direzione portano anche i dati relativi alla mescolanza in parlanti bilingui con patologie neurolinguistiche (Fabbro 1999, Perecman 1984) che documentano il carattere produttivo della mescolanza all’interno di parola dove una base lessicale di Lx si combina con morfemi flessivi di Ly.

I diversi meccanismi di variazione che abbiamo esaminato, cioè il code-mixing, la pidginizzazione, l’interferenza, il prestito possono concorrere a caratterizzare il modo di parlare di una stessa comunità. Ci troviamo cioè davanti ad altrettante facce di uno stesso fenomeno di conoscenza di più sistemi linguistici, di cui il bilinguismo è la manifestazione più evidente. Un caso interessante è fornito dal contatto tra le varietà italo-albanesi (arbëresh) e il dialetto calabrese (Camaj 1974, Bibbò 1974, Gambarara 1980, Bolognari 1986). Ad esempio, i parlanti della comunità calabrese di Vena di Maida (CZ) sono plurilingui, padroneggiando l’arbëresh, per molti parlanti L1, una varietà calabrese locale e l’italiano. Questa competenza complessa si manifesta nei fenomeni di convergenza (Gumperz e Wilson 1971) e di mescolanza. Infatti non il solo arbëresh presenta fenomeni di prestito e di riorganizzazione morfosintattica dovuti all’influenza esercitata dal bilinguismo arbëresh–romanzo, ma è anche la varietà calabrese locale a presentare alcune caratteristiche strutturali che riproducono la sintassi albanese. I sistemi compresenti, in questo caso la varietà romanza e la varietà arbëreshe, hanno quindi una strutturazione morfosintattica parallela in molti contesti.

Consideriamo in primo luogo i fenomeni di ibridazione dell’arbëresh.

a. Code-mixing interno. Numerose basi lessicali del sistema calabrese si combinano con morfologia

calabrese nei contesti in dialetto, come in (15a,a’) e con morfologia arbëreshe nei contesti in albanese, come esemplificato in (15b,b’).

(15) Vena di Maida

nomi/aggettivi Verbi

a. hɔrmikula/hɔrmikuli a’. humu, humi, huma

‘formica/formiche’ ‘fumo, fumi, fuma’

krudu, kruda, krudi kriju/kriDi, kriDɛ

‘crudo, cruda, crudi/crude ‘credo/credi, crede’ b. hɔrmikul /hɔrmikula b’. humànja, humàn, humàn

‘formica/formiche’ ‘fumo, fumi, fuma’

hɔrmikul-a/-ətə kriDiɲa/kriDin

‘formica-Nom/formiche-Nom/Acc’ ‘credo/credi, crede’ krudu ‘crudo/a’

kruda ‘crudi/e’

La coesistenza della doppia possibilità strutturale fa dubitare che si tratti di prestiti in senso stretto, cioè, elementi di una lingua Lx entrati stabilmente nel lessico di una diversa lingua Ly anche per i parlanti non bilingui (Bokamba 1988). In realtà in una comunità come quella di Vena tutti i parlanti conoscono almeno

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l’arbëresh e il dialetto calabrese locale, per cui lo statuto di questi elementi lessicali a doppia flessione richiama la mescolanza interna di parola del tipo in (6). In effetti, seguendo MacSwan (2000) potremmo assumere che in casi come (6) e (15), una copia di ciascuna di queste basi lessicali sia introdotta nel lessico arbëresh dove sarà lessicalizzata la corrispondente morfologia flessiva. Un’ipotesi più semplice è che le regole che introducono la flessione appartengano al componente sintattico e che quindi le basi lessicali identiche tra dialetto e arbëresh siano presenti una sola volta nella grammatica del parlante, dando luogo a un tipo particolare di code-mixing.

Assumeremo quindi che in una grammatica bilingue le basi lessicali identiche tra dialetto e arbëresh sono presenti una sola volta nella grammatica del parlante e l’inserimento di una base lessicale appartenente a Lx non esclude la sua combinazione con morfemi flessivi di Ly. L’unica restrizione rilevante rimane quella della interpretabilità della forma, in base alla quale alla forma mistilingue deve corrispondere un’interpretazione adeguata al contesto morfosintattico nel quale si inserisce. Specificamente, nel caso di grammatiche miste del tipo di quella di Vena, la separazione tra i due sistemi riguarda i meccanismi flessivi che costituiscono la base per l’interpretazione sintattica. Le strutture in (16) illustrano l’analisi di un nome, in (i), e di un verbo, in (ii), la cui base lessicale (di origine romanza) ammette sia la flessione arbëreshe (Arb(ëresh)) sia quella romanza (Cal(abrese)). Nelle rappresentazioni in (16) il simbolo √ caratterizza la base lessicale, N corrisponde alla flessione nominale (categoria nome/classe nominale), D corrisponde alla flessione verbale di accordo con il soggetto.

(16) Vena

i. ii.

hɔrmikul aArbN/iCal kriD√ inArbD/iCal

La possibilità di enunciati misti è ugualmente attestata, come in (17). (17) Vena di Maida

a. ka nu misa tʃa Nga vjen ‘è (lett. ha) un mese che non viene’

b. Due forme di participio. La grammatica arbëreshe di Vena ha acquisito un suffisso participiale –t- di

origine romanza che presenta una distribuzione specializzata per i contesti passivi/stativi. La flessione di tipo romanzo –V(ocale) T(ematica)-t- compare sulle basi verbali di origine romanza in alternanza con la flessione participiale albanese –VT-r-. Le forme participiali costruite con la flessione –VT-t- sono ristrette alle interpretazioni stative, incluso il passivo, illustrate in (18a), mentre la flessione –VT-r- è l’unica ammessa nei contesti introdotti da ‘avere’, transitivi, medio-riflessivi e inergativi, in (18b). I nostri dati suggeriscono inoltre che i verbi con participio in –VT-t- escludono generalmente i participi in –VT-r- dai contesti stativi (copulari e passivi). In altre parole all’interno di questo sottoinsieme lessicale risultano specializzati non solo

–VT-t- ma anche –VT-r-, che viene ristretto ai soli costrutti con ‘avere’. I participi con flessione romanza

presentano plurale –a; i participi in -VT-r- sono privi di flessione. Nelle glosse in (18), M(edio) contrassegna l’elemento ju che introduce la lettura medio-riflessiva nel perfetto e nel piuccheperfetto dell’albanese. (18) Vena

a. kjɔ kumiʃ aʃt /kiʎɛ ripɛts-a- t (Nga ai) questa camicia è /fu rammendata Nga ai

jiʒə sɛt-a-t-a

b. ɛ kɛʃ ripɛtts-a-rə

lo/a avevo rammendato/a

ju kiʒə sɛt-a-rə

M avevano seduto ‘si erano seduti’

Le varietà albanesi possono separare la lettura stativa da quella perfettiva ricorrendo a due diverse lessicalizzazioni del participio, cioè una forma con flessione aggettivale nel primo caso e una forma non flessa nel secondo. A Vena quindi come in genere nelle varietà albanesi, il passivo perifrastico comporta comunque una forma flessa di participio e una lettura di tipo stativo. Vena impone un’ulteriore dissociazione, per cui una sottoclasse verbale ha participi specializzati per questi contesti, come in (18a). A differenza dei normali participi flessi con articolo prepositivo, i participi di questa sottoclasse sono privi di articolo. La restrizione relativa al participio in –VT-t- di Vena può essere semplicemente riportata al fatto che questo participio manca di un’alternante non flessa, priva cioè della flessione di classe nominale/plurale, del tipo di quella selezionata normalmente dai costrutti con ‘avere’. Il paradigma participiale in –u-r- prevede questa forma, che infatti ricorre anche sulle basi romanze, come in (19b). Al contrario, le forme in –VT-t- in (19a) lessicalizzano comunque proprietà di classe nominale/numero, come i participi romanzi. In (19) F corrisponde alle proprietà flessive di modo/aspetto/tempo lessicalizzate dalla morfologia delle forme verbali.

(19) Vena a. Na Ft √ sɛt Na b. F √ sɛt Na

Come accennato, il bilinguismo si manifesta anche in fenomeni di convergenza che determinano un’organizzazione grammaticale, morfosintattica e fonologica, parallela in lingue in contatto. Consideriamo alcuni esempi relativi al bilinguismo arbëresh-dialetto calabrese nella comunità di Vena di Maida (cf. Savoia 2008).

a. Convergenza nel paradigma di perfetto. A Vena, i verbi con tema in vocale semplice, –a-, -ɛ-, -i-, formano

il perfetto inserendo un morfema flessivo -ʃt- o –st-2, a cui corrisponde il morfema –st- /-ʃt- della varietà

romanza. Come mostra (20), l’arbëresh in (a) inserisce il formativo -ʃt /–st- a tutte le persone, mentre il paradigma romanzo in (b) presenta il formativo –st-/-ʃt- solo alla 2p. L’arbëresh inoltre presenta alla 1ps e 2ps un’alternante con formativo –v-, e alla 3ps un’alternante con flessione –u. Quest’ultima coincide con la

2 Anche se l’ipotesi più plausibile relativa all’origine del morfema –st-/-ʃt- è quella del prestito, non può essere escluso che il punto di partenza di questa convergenza possa risalire alla morfologia del perfetto –jt- attestata in molte varietà arbëreshe, nella quale alla semiconsonante *j corrisponde una fricativa palatale. In effetti, nel dialetto di Vena a *j originaria in contesto di desonorizzazione, come ad esempio in contesto finale di parola, corrisponde una pronuncia fricativa, come in atiç(ə) ‘a lui’, anche se con articolazione palatale piuttosto che alveopalatale come quella di ʃ. Anche se all’origine di queste forme avesse concorso questa somiglianza fonetica, il punto rilevante è che oggi vi è coincidenza fra il formativo arbëresh e quello romanzo, e questa coincidenza è alla base dell’acquisizione del bambino.

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forma romanza. Si noti che questo paradigma non è ristretto alle basi verbali prestate dalla varietà romanza, come appunto kriD-i-ɲa ‘credo’, ma interessa anche le basi lessicali originarie, come ʎ-a-ɲa ‘lavo’. In (c) è fornito il paradigma di confronto relativo alla varietà romanza delle comunità romanze confinanti.

(20) a. Vena – arbëresh b. Vena – dialetto romanzo

kriD-i-st-a/kriD-i-v-a kriD-i-vi ‘credetti’, etc. kriD-i-st-ɛ/kriD-i-v-ɛ kriD-i-st-i

kriD-i-st-i/kriD-i-u kriD-i-u

kriD-i-st-əmə kriD-i-mɛ

kriD-i-st-ətə kriD-i-st-ivu

kriD-i-st-ərə kriD-i-ru

cf. krij-u, kriD-i ‘credo, credi’ kriD-i-ɲa ‘credo’ c. Iacurso, S.Pietro a Maida

kriD-i-v-i ‘credetti’, etc. kriD-i-st-i

kriD-i-u kriD-i-mmi kriD-i-st-i-vu kriD-i-ru

La struttura interna delle forme in (20) mette in luce un sistema flessivo condiviso dalla grammatica arbëreshe e da quella romanza. I formativi coinvolti lessicalizzano le stesse categorie nelle due grammatiche. In (21a) al costituente radice-VT, dove VT è associata a N, si applica l’elemento -ʃt-, che lessicalizza la flessione di aspetto; infine la flessione di accordo nominale si inserisce in D. Formazioni come kriDiu in (21b) mancano di una flessione specializzata per aspetto/modo; è la flessione di accordo, a sua volta specializzata, che registra il perfetto. Come si vede, le stesse strutture sono presenti nel sistema verbale arbëresh e romanzo e riflettono la corrispondenza fra morfologia romanza (r) e morfologia arbëreshe (a).

(21) Vena a. D ɛA/iR F ʃtR/A

kriDR/A iNR/A

b. D uR/A √ kriDR/A N iR/A

Il confronto con (20c) mostra che la varietà romanza di Vena ha paradigmi uguali a quelli delle varietà romanze di contatto. È naturale pensare che sia questo sistema romanzo, in quanto interiorizzato dai parlanti, alla base della convergenza con il sistema arbëresh. In altre parole è la conoscenza bilingue dei parlanti che alimenta corrispondenze sistematiche come quelle qui indagate.

b. I complementi nominali. Nelle varietà albanesi il complemento nominale è introdotto da un determinante

accordato col nome testa, seguito dal sintagma nominale con flessione di genitivo. Nelle varietà arbëreshe emergono, almeno come alternativa strutturale, costrutti che riproducono le condizioni romanze, nei quali il sintagma nominale complemento è introdotto da una preposizione ed ha forma nominativa. Come mostrano i dati in (22), queste stesse varietà presentano accanto ai costrutti introdotti dalla preposizione in (22b), anche quelli di tipo etimologico con il genitivo, in (22a).

(22) Vena

a. tə biçətə ɛ saçə

Art figli-pl Art quella-Gen ‘i figli di lei’

biʃti i ɟɛʎ-it

coda-Nom Art gallo-Gen ‘la coda del gallo’

b. tə biçətə Nga ajɔ

Art figli-pl da lei ‘i figli di lei’

biʃti Nga ɟɛʎ-i

coda-Nom da gallo-Nom ‘la coda del gallo’

In queste costruzioni, la preposizione Nga appartiene al lessico originario albanese, anche se la sua distribuzione e quindi le sue proprietà lessicali sono ridefinite. L’elemento Nga ricorre infatti normalmente in contesti locativi, dove significa ‘da, presso’, e lessicalizza l’agente nei contesti passivi. Il significato assunto da Nga in (22b), dove lessicalizza l’inclusione in un insieme, appare un’estensione delle proprietà lessicali di base, che esprimono la relazione tra due insiemi/individui.

c. Il paradigma clitico nella varietà romanza. Il paradigma degli elementi clitici della varietà romanza di Vena di Maida include due sole forme di clitico oggetto, cioè la forma li plurale, e l’unica forma la per il singolare,

a differenza di quanto normalmente attestato dalle varietà romanze e in particolare dai dialetti calabresi di contatto, che separano una forma accusativa lu ms da una forma la fs, mentre li corrisponde al plurale (Manzini e Savoia 2005, 2008). Nei contesti predicativi la ammette l’accordo sia con la classe nominale –u (maschile) sia con la classe nominale –a (femminile). Questa situazione riflette quella dell’albanese, che presenta un’unica forma ɛ di clitico oggetto di 3ps, che contrasta con i accusativo plurale/dativo. (23) mette a confronto i costrutti romanzo e arbëresh di Vena.

(23) Vena – varietà romanza Vena – arbëresh

la lavai ɛ ʎaʃta

‘lo/la lavai’ ‘lo/la lavai’

la piɟɟai ccu vaʃʃu/ccu vaʃʃa ɛ mɔramə i maθ/mə ɛ maDɛ ‘lo/la presi più basso/più bassa’ ‘lo/la presi più Art grande.ms/.fs’

In conclusione la mescolanza linguistica si manifesta in maniera complessa. Il bilinguismo e la formazione di varietà secondarie rappresentano i fenomeni più vistosi e più immediatamente correlati alle variabili extralinguistiche e in particolare alle differenze di status socio-economico. Questi due fenomeni includono al loro interno meccanismi più sottili, come la mescolanza, la convergenza, il prestito, la commutazione, dai quali dipende in ultima analisi sia il tipo di bilinguismo e di varietà secondaria, sia la variazione interna che regola il comportamento effettivo dei parlanti. Le varie forme di bilinguismo e di variazione esaminate mettono in gioco componenti interpretative basate su fattori extralinguistici, come quelli psicologici che regolano l’atteggiamento del parlante verso l’interlocutore (accommodation theory), quelli demografici (età, sesso, etc.), quelli di status e infine i fattori situazionali, di registro e livello. Anche aspetti sottili, come l’organizzazione morfosintattica delle varietà di apprendimento riproducono le condizioni di apprendimento

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e l’atteggiamento, più o meno motivato e accurato, dei parlanti. Abbiamo visto che una lingua include un sistema cognitivo che immagazzina informazione: approssimativamente, riguardo al suono, al significato e all’organizzazione strutturale, cui hanno accesso i sistemi di esecuzione, cioè il sistema senso-motorio e quello di pensiero (Chomsky 2000a,b). Possiamo pensare che nella fase di acquisizione il parlante non accede che parzialmente all’informazione strutturata nella lingua a cui è esposto e applica una soluzione diversa anche se ugualmente prevista dalla Grammatica Universale. Il risultato è che il lessico della fase di acquisizione e quello di L1 sono differenti, nei termini usuali della variazione linguistica.

4.3. variazione come attuazione della facoltà di linguaggio: l’accordo tra verbo e soggetto

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