Sotto il profilo della ricerca, e dell’erogazione di assegni dedicati all’innovazione sociale, il 2016 si è caratterizzato per l’erogazione di 70 as-segni. Secondo i dati estrapolati dal sito del MIUR, è stato possibile suddi-videre gli assegni per raggruppamento disciplinare (Tabella 79) tematica di ricerca (Tabella 80) e area geografica dell’università di riferimento (Tabella 81).
3 Nella categoria altro sono stati incluse delle voci generiche di innovazione sociale o impresa sociale, piuttosto che l’ambito agricoltura ed economia circolare.
Tabella 79 ‒ Raggruppamenti disciplinari
Raggruppamenti disciplinari Numero
Ingegneria civile e Architettura 27
Ingegneria industriale e dell’informazione 14
Scienze economiche e statistiche 13
Scienze politiche e sociali 6
Tabella 80 ‒ Tematiche di ricerca
Tematica Numero
Analisi e sviluppo Politiche Pubbliche 8
Mobility 8 Big Data 6 Smart city 6 Cultura/Turismo/Riqualificazione territoriale 5 Internet Of Things 4 Strategie Urbane 3 Welfare 3
Risorse sostenibili/ Riqualificazione ambientale 3
FabLab 2 Efficienza Edifici 2 Misurazione impatto 2 Stakeholder engagement 2 Smart Manufacturing 2 Sostenibilità ambientale 2 Open Innovation 2 Altro4 10
Le tematiche su cui le università italiane concentrano gli sforzi econo-mici, in termini di ricerca, si possono suddividere in tre macro categorie:
4 Tra gli altri temi (inseriti nella categoria altro per necessità di sintesi) si evidenziano delle importanti frontiere di studio, come l’economia circolare, il crowdfunding, il social
impact, il tema degli sprechi alimentari, il coworking, il design di servizi di SI ed infine lo
una prima categoria riguarda lo studio degli effetti dell’innovazione sociale sulle politiche pubbliche e private (analisi di impatto, modelli di decisioni pubbliche, studi per settori come turismo, ambiente, welfare, etc.), una se-conda categoria riguarda la modellizzazione di tali iniziative (studio di mo-delli di business, momo-delli di mobilità, efficentamento) ed infine una catego-ria che racchiude lo studio tecnico di possibili soluzioni (quali device elet-tronici, smart manufacturing, Internet of Things).
In fine è interessante sottolineare la netta prevalenza di assegni nelle fa-coltà di ingegneria, il che implica una forte attenzione alla IS generata at-traverso innovazione tecnologica; tale dato rappresenta un importante pro-spettiva di sviluppo per il nostro Paese e gli effetti che l’attuale quarta rivo-luzione industriale potrà avere sia sulle proposte di nuovi modi per risolve-re problemi sociali, sia l’impatto in termini occupazionali e di crisolve-rescita che può derivare da certi investimenti in innovazione (Hornstein et al., 2005).
Per quanto riguarda invece la distribuzione della ricerca secondo le re-gioni italiane, si nota una netta predominanza del nord Italia, seguito dal centro. La regione che in assoluto affronta di più il tema da un punto di vi-sta di ricerca è la Lombardia, seguita (con un importante vi-stacco) dal Lazio e dal Piemonte.
Tabella 81 ‒ Aree geografiche di ricerca
Tematica Numero NORD 44 Lombardia 26 Piemonte 6 Liguria 4 Veneto 4
Trentino Alto Adige 2
CENTRO 21 Lazio 7 Emilia Romagna 5 Toscana 4 Sardegna 3 SUD 5 Puglia 2 Sicilia 2
Conclusioni
I dati del 2016 mostrano che il fenomeno della SI in Italia risulta essere un fenomeno in crescita, ma ancora in una fase di sviluppo ed affermazio-ne. Aumenta il numero totale di bandi erogati (55%) e allo stesso tempo aumenta in maniera sostanziale il totale delle risorse allocate (più del 300% di incremento). Il trend di crescita dimostra una maggiore attenzione da parte di tutti gli attori finanziatori del panorama italiano.
Si tratta ancora di fasi esplorative in cui si concentra un importante sfor-zo finanziario sulla creazione di nuove iniziative di innovazione sociale di piccole dimensioni. La maggior parte dei bandi è pensata per la fase di start-up di nuove iniziative, dove il rapporto tra rischio e successo è eleva-to. Per quanto riguarda invece gli attori finanziatori, la poca continuità da parte degli attori nell’erogare finanziamenti dimostra una bassa istituziona-lizzazione del fenomeno. Nel corso del 2016 c’è stato un ricambio degli at-tori finanziaat-tori per la maggior parte dei casi. D’altro canto, alcuni dei prin-cipali finanziatori credono nelle iniziative a tal punto da erogare anche più di un bando. Questo dato può essere commentato secondo due linee inter-pretative: da una parte è possibile ipotizzare che chi ha finanziato l’anno precedente ha ottenuto dei buoni risultati e quindi ha deciso di reinvestire nelle iniziative, dall’altra parte si può affermare che la natura stessa dei soggetti dia loro la possibilità di ragionare sull’innovazione sociale come ambito di intervento importante per lo sviluppo del nostro Paese. Le somme di finanziamento medie sono in aumento e questo fa sperare in un miglio-ramento continuo dei progetti che, sia come numero che come quantità, verranno finanziati dal 2016 a seguire.
Analizzando invece i dati relativi alla ricerca, per quanto questi siano limitati, emerge che il fenomeno è studiato secondo due principali filoni di ricerca: da una parte un filone tecnologico in cui si studiano prodotti in gra-do di risolvere problematiche sociali rilevanti e dall’altro si studiano mo-delli che rendano sostenibili ed efficienti le nuove iniziative a sostegno dell’innovazione sociale. Questi filoni di ricerca dimostrano quanto già ela-borato nel precedente rapporto (vedi Caroli, 2015) secondo cui il rapporto tra sostenibilità e tecnologia è fondamentale per l’affermazione di progetti di innovazione sociale nella totalità del concetto. Questo dato rappresenta un’evidente conferma del modello presentato in questo rapporto ed in quel-lo del precedente anno, ovvero il fatto che l’innovazione sociale si caratte-rizza per una duplice forma di innovazione che si manifesta nelle iniziative studiate: la combinazione di innovazione tecnologica (di prodotto o servizio disegnato per risolvere uno specifico bisogno sociale) e l’innovazione rela-zionale (all’interno di una organizzazione e nel modo di relazionarsi verso
l’esterno con stakeholders e altri soggetti, al fine di costruire nuove forme di collaborazione e scambio di conoscenza). Ogni attore che partecipa ad un processo di innovazione sociale porta il proprio patrimonio di conoscen-za. Allo stesso modo, le università si concentrano su ciò che le caratterizza e provano a contribuire all’ampio tema dell’innovazione sociale con speci-fiche applicazioni nel proprio campo. La vera capacità di crescita dell’inno-vazione sociale dipenderà dalla capacità di tutti gli attori di mettere a siste-ma tutte queste inforsiste-mazioni e costruire un sistesiste-ma in grado di sfruttare tut-to ciò che c’è di buono nei centri di ricerca italiani.
Proprio in considerazione di questa possibile messa a sistema, si rende necessario prevedere, nei futuri studi, delle modalità di analisi delle con-nessioni tra i diversi centri di ricerca, in maniera tale da misurare e monito-rare il grado di collaborazione che si instaura tra i diversi centri.
In tal senso, si rimanda a future ricerche tale analisi. Si propone a tutti coloro che troveranno di loro interesse questo tema di contattare gli autori del rapporto per provare a costruire insieme un percorso di ricerca che vada in questa direzione.
Bibliografia
Caroli M.G. (2015), Modelli ed esperienze di innovazione sociale in Italia. Secondo
rapporto sull’innovazione sociale, Milano, FrancoAngeli.
Kozinets R.V. (2012), “Marketing netnography: promoting a new research meth-od”. Methodological Innovations Online, 7 (1), 37-45.
Hornstein A., Krusell P., Violante G.L. (2005), “The effects of technical change on labor market inequalities”. Handbook of economic growth, 1, 1275-1370.