L’impatto strutturale dell’innovazione sociale dipende primariamente dalla sua capacità di raggiungere una adeguata “forza economica” che ga-rantisce al nuovo assetto conseguente all’innovazione di generare risorse economiche pari almeno a quelle assorbite (Figura 5).
La forza economica può derivare dal fatto che gli output generati dall’innovazione sociale abbiano un valore riconosciuto da un “mercato” disposto a pagare per un prezzo che ne copre il costo. Questo è il caso delle innovazioni che migliorano un problema di interesse generale, attraverso la soddisfazione dell’esigenza di uno specifico (ma rilevante sul piano sociale o ambientale) tipo di utente che è quindi disposto a pagare per l’output dell’innovazione8. Inoltre, l’innovazione sociale ha forza economica quan-do migliora la competitività dei soggetti che la pongono in essere, e, quindi, la loro capacità di creare valore anche economico; in questi casi, le risorse che essa assorbe rappresentano un normale costo (in alcuni casi, considera-bile come costo d’investimento) bilanciato dai benefici (aumento di ricavi o diminuzione di altri costi) che essa stessa favorisce. È il caso delle innova-zioni tecnologiche finalizzate a ridurre in modo significativo l’impatto am-bientale del processo produttivo che determinano anche maggiore efficien-za produttiva o comunque riducono gli altri costi che l’impresa deve soste-nere per l’ambiente. La forza economica può anche derivare dal fatto che l’innovazione sociale rappresenta (o genera) un bene pubblico per la cui di-sponibilità soggetti privati sono disponibili a sostenere gli esborsi finanziari necessari alla copertura dei costi sostenuti per la realizzazione di tale inno-vazione; l’adesione alle iniziative di “crowdfunding” per il finanziamento di beni di interesse pubblico (esse stesse una manifestazione di innovazione sociale) sono un esempio della fattispecie descritta. Infine, l’innovazione sociale ha forza economica quando i miglioramenti che introduce consen-tono un risparmio significativo di risorse pubbliche; il suo equilibrio eco-nomico è garantito dal poter disporre di quella parte di tali risorse necessa-rie alla copertura dei suoi costi. È evidente che a tal fine è necessario che le
8 Utile solo precisare che il meccanismo funziona solo se tale utente ha anche la “capaci-tà” di sostenere il pagamento.
risorse pubbliche liberate dall’innovazione sociale siano almeno discreta-mente superiori al suo costo; questa circostanza rappresenta per altro un in-dicatore dell’impatto dell’innovazione stessa.
Figura 5 ‒ Le modalità attraverso cui l’innovazione sociale può avere forza eco-nomica
Nelle prime due fattispecie è abbastanza probabile che le innovazioni in-trodotte dall’impresa per migliorare la propria sostenibilità abbiano “forza economica”. Si tratta, infatti, di situazioni caratterizzate proprio dal fatto che la creazione di valore collettivo coesiste con un diretto impatto econo-mico positivo, quantomeno nel medio-lungo termine. Il fatto di derivarne ritorni economici in grado almeno di reintegrare i costi sostenuti, consente all’impresa di adottare stabilmente l’innovazione al suo interno; al tempo stesso, spinge altri soggetti economici ad adottare quello stesso tipo di in-novazione. Le imprese leader nei grandi mercati possono anche sfruttare il proprio potere economico per garantire “forza” ad una determinata innova-zione orientata alla sostenibilità. Un caso tipico a riguardo si osserva nell’ambito dei rapporti con i fornitori. L’impresa nella posizione di essere un grande committente può richiedere ai fornitori di organizzare il processo produttivo, comprese le fasi di smaltimento degli scarti e dei rifiuti, gestire la forza lavoro, o, ancora, progettare gli output, utilizzando innovazioni che migliorano la sostenibilità di tutte queste attività; al tempo stesso, essa può riconoscere agli stessi fornitori le condizioni economiche e finanziarie che consentano loro di implementare efficacemente dette innovazioni.
Nei due ambiti descritti, l’impresa può garantire forza economica all’in-novazione sociale anche rappresentandone la “domanda”, essendo cioè il soggetto acquirente degli output da essa generati. Tale meccanismo funzio-na in maniera appropriata se tale domanda deriva da un reale fabbisogno dell’acquirente che l’output in questione soddisfa in maniera oggettivamen-te migliore delle aloggettivamen-ternative disponibili. In altri oggettivamen-termini, la domanda deve essere determinata non da un intento filantropico, ma da effettiva conve-nienza rispetto alle esigenze di business dell’impresa acquirente. Rimane
L’innovazione socialepuò avere forza economica quando genera:
Output che crea valore anche per soggetti privati in grado di pagare un
prezzo per esso
Impatto positivo su costi, efficienza e differenziazione
per chi attua l’innovazione
Riduzione del ricorso a risorse
pubbliche maggiore dei costi
che essa richiede
Un “bene pubblico” rilevante per soggetti privati disposti a pagare per la sua esistenza
naturalmente l’eventualità che nell’ambito della propria strategia di soste-nibilità, l’impresa modifichi determinate proprie condizioni interne e da questo derivi la convenienza richiesta. Tale modificazione è evidentemente essenziale per rendere la domanda di innovazione sociale funzionale alla migliore gestione del business dell’impresa e quindi “strutturale”. Nell’am-bito della sostenibilità ambientale, l’impresa può ad esempio decidere di alzare determinati standard di impatto del suo processo produttivo, che so-no raggiungibili solo acquisendo una certa tecso-nologia inso-novativa. In sostan-za, l’impresa innova al suo interno per mettersi nella condizione oggettiva di aver bisogno di una certa tecnologia con un miglior impatto ambientale.
L’impresa può favorire la forza economica dell’innovazione sociale, an-che attraverso le politian-che an-che come acquirente adotta verso i fornitori. Valgono, qui considerazioni analoghe a quelle relative al sostegno che l’impresa può dare ai soggetti esterni che generano componenti o servizi innovativi utili per rafforzare la sua competitività e generalmente caratte-rizzati da minore potere contrattuale. L’impresa può sostenere la crescita di questi soggetti e il perpetuarsi della loro capacità innovativa innanzi tutto riconoscendo loro condizioni contrattuali che favoriscono l’accumulazione e il reinvestimento nell’innovazione; oppure, sostenendo una certa parte dei costi di investimento, attraverso strumenti finanziari appropriati. Un’altra modalità importante è l’apporto di competenze organizzative per rafforzare la capacità del soggetto innovatore di ampliare il mercato target della pro-pria innovazione, e aumentando così anche il suo potenziale impatto strut-turale. Infine, come illustrato anche in precedenza, soprattutto quando l’impresa acquirente è market leader e di grandi dimensioni, essa può “ac-creditare” la rilevanza di una certa innovazione sociale presso gli altri attori nel suo settore o anche nell’ambiente economico nel suo insieme. In modo analogo, rafforza la credibilità e la visibilità dei soggetti che generano l’innovazione in questione.
Il ruolo dell’impresa nelle altre due fattispecie determinanti la forza economica dell’innovazione sociale è meno diretto e comunque intrinseca-mente più limitato.
Quando l’innovazione introdotta dall’impresa per la sostenibilità per-mette di liberare risorse pubbliche, queste vanno a beneficio dell’impresa solo nel caso in cui tale innovazione deriva da un accordo formale tra il soggetto innovatore e l’Amministrazione pubblica responsabile. Questa si-tuazione, però si riconduce alla prima delle quattro modalità sopra descritta, in cui tale Amministrazione rappresenta il “cliente” di un prodotto/servizio che l’impresa è in grado di realizzare in modo migliore e a minor costo. In maniera simile, quando l’innovazione introdotta dall’impresa genera un be-ne “pubblico” rilevante per la propria Comunità, essa non può aspettarsi
al-cun ritorno economico diretto. Il vantaggio si manifesta quando il bene pubblico crea condizioni favorevoli alla competitività dell’impresa o alla crescita del suo mercato target; oppure, perché contribuendo a rendere di-sponibile alla propria comunità tale bene pubblico, l’impresa assolve me-glio al suo dovere di “buona cittadinanza”. Rimane il fatto che l’impresa può realizzare detti obiettivi anche più semplicemente, sostenendo finanzia-riamente i soggetti che svolgono direttamente determinate attività di inte-resse generale; ad esempio, può finanziare una scuola di formazione tecnica o un’università; oppure può sponsorizzare il restauro di un bene culturale.