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4.3 Che cos’è un dominio?

4.3.2 Attori

Chiamiamo dunque «attore del dominio» chiunque sappia percepire un’azione come possibile in relazione ad un problema che compone il dominio. Ciò vale anche se l’azione serve a scoprire un problema, cioè è rivolta direttamente alla situazione. L’unica condizione è che il problema scoperto sia interno al dominio.200

Riprendendo un esempio precedente, il matematico con ogni evidenza non è un attore del dominio della fisica, perché, anche se ha la capacità di compiere diverse azioni utili a impostare e risolvere i problemi di fisica, non sa percepire quelle azioni come possibili in relazione ai problemi che affrontano i fisici.

Tabella 7 – Attori del dominio.

Ordini diretti

del dominio

Ordini indirettidel dominio

Morficità debole

Non-esperti immersi

Esperti interazionali

Morficità forte

Esperti contributori

Esperti contributori

+ studenti

Riguardo il termine «attore», non pongo particolari vincoli, in quanto esso può chiaramente essere individuale (un esperto, uno studente, etc.) o collettivo (un gruppo di contributori, etc.).

La tabella 7ordina i tipi di attori che abbiamo visto nel paragrafo precedente, secondo la morficità e gli ordini. Cerchiamo di caratterizzare ognuno di essi.

1. Esperti contributori. Padroneggiano in modo forte gli ordini diretti e indiretti. Questo significa sia che percepiscono le inclinazioni nella scoperta, nell’imposta- zione e nella risoluzione del problema, sia che hanno la capacità di eseguire in prima persona le azioni stesse.

2. Esperti interazionali. Padroneggiano in modo debole gli ordini indiretti. Questo significa che percepiscono le inclinazioni nell’impostazione e nella risoluzione del problema, ma non hanno la capacità di eseguire in prima persona le azioni stesse.

199Singh[1999] racconta che ci vollero tre conferenze di diverse ore ciascuna per presentare a grandi linee l’intera dimostrazione. All’ultima conferenza nessuno tra il pubblico di specialisti capiva i singoli passaggi di Wiles, ma tutti sapevano che stava dimostrando uno dei più grandi quesiti della matematica. Si scoprì in seguito che c’erano alcuni errori, la cui risoluzione ha richiesto altri anni di lavoro per il nostro matematico.

200Com’è ovvio, in una situazione si possono scoprire diversi problemi, che quasi sempre fanno parte di diversi domini, non avendo somiglianze di famiglia tra loro.

Inoltre, non hanno mai percepito le inclinazioni nella scoperta del problema, perché non sono mai stati immersi nella situazione in cui si scopre.

3. Studenti. Sono coloro che seguono il modello lineare di apprendimento (tabella5). Padroneggiano in modo forte le azioni degli ordini indiretti. In pratica sono esperti interazionali, grazie alle interazioni con i docenti, che in più hanno anche la capacità di eseguire le azioni percepite.

4. Non-esperti immersi. Padroneggiano in modo debole gli ordini diretti. Questo significa, nella nostra classificazione con un solo ordine diretto, che percepiscono le inclinazioni nella scoperta del problema. Tuttavia, ad essi mancano le conoscenze per formulare in modo compiuto il problema, perché non padroneggiano le azioni del problem finding. Ad esempio, anche se intuitivamente possono immaginare come capire quali parametri siano o meno rilevanti ai fini del problema, non sanno valutarli in modo diretto. La caratteristica fondamentale è che il non-esperto deve confrontarsi direttamente con la situazione.

Questa caratterizzazione dei non-esperti immersi è piuttosto di base. Infatti, non si esclude a priori che, nei problemi di interesse comune, il non-esperto immerso, con l’ausilio dei media o di esperti, possa percepire anche come impostare e risolvere il problema. Ma, in questi casi, essi sono divenuti una comunità di esperti interazionali, perché hanno interagito appunto con i media o con altri esperti. L’interazione è sempre fatta tramite un linguaggio, e quindi obbliga ad una formulazione linguistica del problema. Una volta formulato, il non-esperto immerso può discuterne al bar o alle conferenze, etc. Queste sono interazioni, perché ci sono le parole per designare in modo univoco il problema. Inoltre, un non-esperto di questo tipo, quando impara ad interagire, avrà una marcia in più rispetto ad un classico esperto interazionale, perché è stato immerso nella situazione. Infatti, abbiamo visto che una delle critiche di Selinger a Collins è il fatto che lui abbia appreso una conoscenza tacita semplicemente frequentando LIGO, ovvero immergendosi.201

Esempi comuni di non-esperti immersi sono gli impiegati amministrativi degli ospedali e delle ASL. Pur non avendo alcuna formazione in medicina, e spesso lavorando separatamente rispetto al personale medico-infermieristico, essi si trovano in una situazione nella quale vedono spesso malati e indigenti. Questo contatto frequente, a mio parere, fa in modo che essi sviluppino delle inclinazioni per l’individuazione dei malati, almeno per le malattie più comuni. Non sono in grado di diagnosticare patologie o di curarle, ma sviluppano un debole problem finding, che come sappiamo è in gran parte (ma non del tutto) intuitivo. Di base, anche solo il fatto di essere circondati spesso da malati rende la domanda «e se fosse malato?» uno dei what if più comuni nella mente di questi non-esperti immersi.

Anche la caratterizzazione degli studenti è limitativa. Infatti, ho escluso che essi sappiano confrontarsi con la situazione. Questo vale soprattutto per domini molto “esoterici”, in cui le situazioni nelle quali scoprire i problemi non sono accessibili a tutti. Ad esempio, a nessuno, fuorché agli esperti contributori, è dato di accedere ad un acceleratore di particelle. Gli studenti di fisica delle particelle, seguendo il modello di apprendimento lineare, solo durante la tesi hanno la possibilità di confrontarsi direttamente con le situazioni “grezze”. Ma, arrivati a quel livello, sono in pratica considerabili contributori.202 Com’è ovvio, altri tipi di discenti non sono classificabili

201Vedi paragrafo2.1.3.

202Ricordo che non esiste il momento “Aha!” in cui uno studente passa al livello di esperto contributore, come non esiste quello in cui si diventa un esperto interazionale.

come gli «studenti» qui definiti. Ad esempio, coloro che apprendono sul campo acquistano fin da subito le inclinazioni dirette.

Riprendiamo il caso dei pastori della Cumbria di Wynne (paragrafo1.2).203È stato

già notato che essi sono degli esperti contributori. Questo perché non solo si sono confrontati con una certa situazione, ma da essa hanno scoperto un problema per la cui impostazione e risoluzione si sono rifatti ad un problema precedente.204 La situazione attuale era l’incidente di Chernobyl del1986, da cui hanno estratto il loro problema sulla liceità del pascolo delle loro greggi e sulla salute di queste ultime, visto il fallout radioattivo sull’area. Il problema precedente era l’inquinamento da radiazione prodotto nella Cumbria dall’impianto di Sellafield negli anni070. Quindi hanno di fatto composto un dominio, con (almeno) due problemi. Hanno percepito le inclinazioni per la scoperta, l’impostazione e la risoluzione. In seguito, hanno compiuto le azioni ritenute più giuste. Aggiungo che hanno anche imparato ad interagire con gli altri attori del dominio, cioè il Ministero dell’Agricoltura e i rappresentanti delle aziende di trattamento del materiale nucleare. Questo perché, come abbiamo visto nell’ipotesi4.2, in un dominio non si può avere una reale contribuzione se non si impara anche ad interagire efficacemente con le altre comunità.