7. L’industria alimentare
7.2. La struttura dell’industria alimentare
7.4.2. Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria alimentare
Nell’industria alimentare, le assunzioni non stagionali previste alla fine del 2016 sono ancora in crescita, raggiungendo in Italia i 12.390 addetti e i 1.550 in Emilia-Romagna; con una differenza rispetto allo scorso anno,
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177 mente di +12,7% e di +16,5%. Per queste persone, che entreranno o rientre-ranno nel mondo del lavoro oppure che cambierientre-ranno azienda, l’industria ha definito i profili ricercati.
Età ed esperienza richiesta agli assunti
Il 32%, circa, degli assunti, nel 2016, a livello nazionale ha una età non su-periore ai 30 anni, mentre per il 44% delle assunzioni gli anni non risultano es-sere un fattore discriminante, percentuale in calo di quasi dieci punti percen-tuali. Una esperienza precedente, o nella professione o almeno nel settore è giudicata importante per essere assunti nel 44% dei casi, dato stazionario. In Emilia-Romagna per il 52% delle assunzioni l’età non è un fattore rilevante.
Un dato in leggerissima flessione, ma ancora lontano da quel 42% rilevato nel 2011, a favore degli ultra trentenni, che rosicchia qualche punto anche dalla ri-chiesta di giovani sotto ai 30 anni, scesa al 28%. Il dato di una esperienza pre-cedente risulta nel 2016 in crescita interessando il 43% delle assunzioni.
Livello di formazione scolastica
I dati a livello nazionale indicano che per ottenere un posto di lavoro, nelle imprese dell’industria alimentare, nel 70% dei casi non viene richiesta nessuna formazione basata su corsi. In termini di titoli di studio, al 60% dei nuovi di-pendenti non viene richiesto, seguono, in ordine decrescente, un livello secon-dario o post seconsecon-dario, 19,9%, una qualifica professionale, 18,2% e una for-mazione universitaria, 1,4%. Questi dati, pur come sempre fortemente influen-zati dalle tipologie di inquadramento previste, denotano una inversione nella crescita del livello di formazione richiesto rispetto al 2015, a favore del livello formativo di base che torna a crescere per il secondo anno. Scendendo nel det-taglio, in base alle classi dimensionali delle aziende, le assunzioni non stagio-nali di livello universitario derivano prevalentemente dalle aziende con più di 50 dipendenti, assieme alla qualifica professionale, mentre i diplomati vengo-no maggiormente apprezzati dalle imprese fivengo-no a 9 addetti. Infine, nelle azien-de da 10 a 50 adazien-detti troveranno più spazio i dipenazien-denti con la scuola dell’obbligo.
A livello regionale le percentuali suggeriscono l’assunzione di personale con una maggiore formazione scolastica pur in presenza di un’ulteriore cresci-ta delle richieste di nessun livello di formazione con corsi, che si attescresci-ta al 56%. La scuola dell’obbligo basterà al 48,5% dei nuovi assunti, la qualifica professionale al 35,9%, il diploma secondario è sufficiente al 12,6%, mentre il diploma universitario interessa il 3,6% del totale delle assunzioni. Questi due ultimi titoli scendono fortemente rispetto all’anno precedente, in linea con la
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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crescita dei livelli di inquadramento di base evidenziati in precedenza.
Inoltre va considerato che le imprese valuteranno i candidati che sappiano, al di là del titolo posseduto, essere capaci ugualmente di lavorare in gruppo, in autonomia e dimostrino flessibilità e capacità di adattamento alle mutevoli condizioni. Importanti sono anche le capacità relazionali e comunicative all’interno e all’esterno dell’azienda.
In conclusione, in Emilia-Romagna per l’industria alimentare si riscontra un numero crescente di imprese che ha previsto di assumere nel 2016, legger-mente superiore a quello nazionale. L’industria alimentare fa registrare un sal-do occupazionale totale tornato in crescita. I nuovi occupati ricercati dalle im-prese sono prevalentemente: figure operative, anche senza alcuna qualifica, spesso di difficile reperimento, che necessitano di ulteriore formazione e lavo-ratori stagionali. Il ricorso a lavolavo-ratori extracomunitari prevede l’assunzione anche di personale non più giovanissimo e da formare. Importanti sono anche i segnali derivanti dall’andamento della domanda riguardante il livello di for-mazione scolastico, o equivalente, richiesto ai nuovi occupati e dalla presenza di assunzioni legate ad una crescita della domanda, in particolare per le impre-se capaci di esportare il loro prodotto, o di fare innovazione di prodotto e/o di processo. Indicazioni sull’agire, in particolare delle piccole imprese, e sull’adeguamento dell’organico per poter rispondere alle evoluzioni del mer-cato e ai pensionamenti. Tuttavia, le piccole imprese, operando in un territorio più specifico e spesso fianco a fianco con i propri concorrenti, evidenziano una maggiore difficoltà nel reperire localmente o da altre province le figure da as-sumere. Una ricerca, con un minor, o addirittura assente ricorso, a laureati, che deve fare anche i conti con le maggiori difficoltà di formazione post inse-rimento del nuovo assunto. In particolare, la formazione dei nuovi assunti av-viene prevalentemente mediante l’affiancamento. Questo, se da un lato com-porta l’interessamento delle strutture pubbliche e private a sostegno delle im-prese, d’altro canto può alla lunga portare ad un depauperamento delle compe-tenze e conoscenze specifiche di una piccola impresa in particolare se il perio-do di affiancamento al lavoratore che lascia l’azienda non è sufficiente lungo per formare il nuovo entrante. Il tutto aggravato dalla capacità di assunzione da parte delle imprese e dal maggior ricorso a lavoratori che resteranno in azienda solo con dei contratti stagionali o interinali.
I dati del primo trimestre del 2017 indicano oltre 7 mila contratti attivati da parte dell’industria alimentare nazionale, la maggior parte dei quali a tempo determinato e dovuto a attività stagionali o all’attivazione di un periodo di prova. Le difficoltà riscontrate dalle imprese riguardano il 10% dei contratti sia per il ridotto numero di candidati che per l’inadeguatezza degli stessi. La richiesta di specifica esperienza supera il 50% delle richieste. Circa il 60% dei
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179 nuovi assunti sono operai specializzati o conduttori di impianti.
In Emilia-Romagna, nel primo trimestre del 2017, il saldo per l’industria in senso stretto è positivo; nel complesso i contratti attivati dall’industria alimen-tare riguardano 610 dipendenti, di cui circa il 20% a carattere stagionale. I contratti a tempo indeterminato rappresentano il 26,9% mentre quelli a tempo determinato il 58,3%. La parte rimanente riguarda contratti di apprendistato con l’8,9% e altri contratti 5,9%. Le nuove assunzioni sono dovute per il 34,6% a lavori stagionali, il 36% a periodo di prova e il 19% alla copertura di un picco di attività. Le assunzioni totali riguarderanno per il 73% operai e per-sonale non qualificato e per il 16% dirigenti e tecnici. La difficoltà attesa di reperimento riguarda il 15% delle assunzioni e sarà prioritaria una specifica esperienza per poco meno della metà delle figure cercate. Prevalentemente, l’età non risulta una discriminante (47%), mentre un’età fino a 29 anni è prefe-rita per il 30,2 delle assunzioni. In termini di formazione prevale ancora net-tamente la non richiesta di un titolo, mentre il dato atteso per i laureati è dell’11%.
Le previsioni di medio periodo, al 2020, dalla ricerca Excelsior, evidenzia-no che il tasso di fabbisogevidenzia-no dell’industria alimentare risulta essere maggiore nell’ambito degli altri settori dell’industria manifatturiera. Al contempo la ti-pologia di domanda di nuovi assunti sembra essere prevalentemente legata a dei processi di sostituzione di personale che andrà in quiescEenza, essendo la domanda alimentare generalmente stabile se si esclude la parte legata all’export. Un periodo dunque di accentuato ricambio generazionale che ri-chiederà particolarmente l’attenzione da parte delle imprese e degli operatori pubblici al fine di non disperdere quel patrimonio di conoscenza accumulato e fondamentale per un settore considerato “lowtech”. Una criticità in particolare per la fase produttiva e le piccolissime, e piccole imprese, dove come visto in questi anni, la formazione al nuovo personale avviene per affiancamento, ma purtroppo non sempre per un periodo adeguato.