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L’ortoflorovivaismo in Emilia-Romagna

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 82-85)

4. Le produzioni vegetali

4.8. L’ortoflorovivaismo in Emilia-Romagna

La svolta positiva che da tanto tempo il settore ortoflorovivaistico in Emi-lia-Romagna attendeva, anche nel 2016 non è arrivata e la situazione appare statica fatto salvo qualche incremento, in orticoltura e frutticoltura, che non rappresenta un rilancio omogeneo dei vari comparti in cui il vivaismo si sud-divide.

La continua ricerca da parte dei consumatori di prodotti alimentari genuini e di piccoli spazi sui quali coltivare a scopo hobbistico, ha favorito economi-che scelte sono in contrapposizione all’uso esclusivo dei prodotti finiti acqui-stati presso la grande distribuzione e si orientano verso una produzione pro-pria, dando spazio al contatto con la natura ed alla creatività dell’uomo.

Tale necessità, ha favorito un maggior consumo di piante piccole quali or-tive, floricole, erbacee perenni ed officinali, sufficienti per ottenere soddisfa-zione e prodotti con il metodo del cosiddetto” fai da te”. Se da una parte si ri-leva una maggior attenzione verso la coltivazione, dall’altra il comparto delle piante arbustive ed arboree risente di una lunga e profonda crisi nelle vendite sul territorio regionale. Questa sezione della vivaistica vanta tanti anni di ri-cerca e miglioramento genetico, rappresenta un cardine essenziale per il mi-glioramento ambientale, particolarmente in aree cittadine, località turistiche, parchi e giardini. Intorno a questa attività ruota una notevole quota di occupa-zione in quanto ad essa sono legate produzioni di materiali utili allo sviluppo settoriale (macchinari, attrezzature, terricciate, vasi, concimi, antiparassitari, ecc).

Attualmente il comparto delle piante legnose ornamentali percorre, sul nostro territorio, una via piuttosto sterile in quanto persiste una carenza di spa-zi su cui effettuare nuovi impianti con materiale sviluppato a pronto effetto. La carenza di fondi comunali e lo scarso sviluppo dell’edilizia, mettono un muro davanti al commercio ed alla collocazione dei prodotti. Si assiste alla chiusura di varie aziende che hanno sempre svolto un ruolo molto importante sul terri-torio; diminuiscono quelle che producono materiale vegetale e persistono quel-le che svolgono semplicemente attività di compravendita e manutenzione di spazi verdi, che seguono le richieste del momento evitando sbilanciamenti ne-gli investimenti. Situazione mine-gliore si registra per le grandi aziende che commerciano con l’estero, unica via per mantenere attive le vendite mentre di-screta si è mantenuta la produzione e vendita di piccoli arbusti in vaso. Una grave lacuna è rappresentata dal fatto che ancora oggi non esiste nella nostra regione la presenza di un’organizzazione di produttori che possa rappresentare il settore del vivaismo nel suo complesso, favorisca ed organizzi scambi com-merciali e possa agire da tramite con le amministrazioni pubbliche per ottenere

4. LE PRODUZIONI VEGETALI

81 fondi di supporto ed aree su cui operare. La vivaistica forestale non denota in questi anni una decisa ripresa; lo scarso sviluppo dei territori montani, (escluso le località turistiche), il limitato uso del legname, l’eccessivo costo di manu-tenzione dei boschi e la scarsa atmanu-tenzione riguardo versanti franosi, corsi d’acqua e sistemazioni idrauliche inefficienti, determinano una situazione sta-gnante che mette a rischio il territorio collinare e montano. Occorrono fondi ed iniziative indirizzate verso la valorizzazione di tali zone che dovrebbero con-tribuire allo sviluppo economico del Paese, producendo stabilmente, con il supporto di specifici aiuti, prodotti tipici per i quali si dovrebbero attivare filie-re produttive in grado di garantifilie-re un miglioramento costante dell’economia montana. La produzione di piante forestali segue di conseguenza una ridotta domanda di materiale vegetale, limitata a pochi interventi orientati più che al-tro verso il completamento ed in qualche caso, il recupero di boschi degradati.

La floricoltura da taglio (fiori recisi) non sembra mostrare una decisa dif-fusione. Riguardo le piante fiorite, un leggero aumento di produzione si è regi-strato per ciclamini ed orchidee. I costi dei carburanti per il funzionamento de-gli impianti nelle serre, il costo elevato della manodopera e la tendenza del consumatore a limitare le spese negli acquisti, portano all’incremento produt-tivo di specie floricole aventi prezzi accessibili. Tali prodotti risultano facil-mente reperibili anche nei supermercati che finiscono per costituire una seria alternativa ai negozi specializzati, spesso gestiti da persone preparate e con esperienza, in grado di consigliare il cliente, confezionare elegantemente i prodotti e fornire un servizio migliore. Occorrerebbe intensificare e distribuire meglio nel territorio regionale i centri di produzione floricola (piante e fiori da taglio) al fine di ridurre le eccessive spese di trasporto che rendono a volte i prodotti troppo costosi per il consumatore medio.

Il vivaismo frutticolo ha registrato un incremento di produzione per albi-cocco e ciliegio; quest’ultimo viene molto richiesto innestato su portainnesti nanizzanti che rendono le piante indicate per coltivazioni intensive a spalliera.

Si riscontra una certa richiesta da parte di stati esteri di portainnesti di drupa-cee prodotti nella nostra regione, mentre si notano regressioni riguardo i nuovi impianti di pesco che risentono del calo dei prezzi dei prodotti, causa che co-stringe gli agricoltori ad orientarsi verso altre specie frutticole. La produzione di pomacee rimane più o meno costante; nel caso del melo aumenta l’esportazione delle piante all’estero ed anche la richiesta di varietà resistenti alla ticchiolatura. Ultimamente si è evidenziato un certo interesse verso la col-tivazione del melograno, probabilmente per i noti effetti salutistici. La coltiva-zione della fragola mostra i segni di una certa espansione; la domanda del frut-to e dei prodotti di trasformazione derivati, denotano una buona richiesta sul mercato. I piccoli frutti (mora, mirtillo, lampone, ribes, uva spina, ecc.)

riscon-IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMriscon-ILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016

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trano un interesse crescente da parte del consumatore, anch’essi grazie alle proprietà salutistiche contenute. I terreni di pianura, non sempre risultano ido-nei alla coltivazione dei piccoli frutti (come il mirtillo), per cui occorrerebbe un maggior coinvolgimento delle aziende agricole situate in collina e monta-gna, al fine di sviluppare questo tipo di produzione alimentando anche una fi-liera atta alla trasformazione dei prodotti freschi.

Riguardo le piante ortive, la maggior superficie investita a pomodoro da industria nella nostra regione, ha determinato un netto aumento della produ-zione di piantine. Il continuo miglioramento genetico di questa specie e le nuove tecniche di coltivazione, hanno reso la coltivazione del pomodoro più affidabile sia dal punto di vista dei guadagni per l’agricoltore che per la qualità del prodotto. Attualmente, attraverso le ibridazioni, si ottengono pomodori aventi valori nutrizionali e qualità più elevate, con caratteristiche ideali per le esigenze di mercato e per l’industria di trasformazione. Le grosse aziende pro-duttrici, oltre a disporre di sofisticati mezzi atti alla produzione ed alla raccol-ta, possono fornire frutti ottenuti con sistemi biologici, attenendosi ad appositi disciplinari regionali.

In Emilia-Romagna si registra attualmente un aumento della coltivazione delle leguminose da orto, in particolare piselli, fagiolino da industria e fagiolo da granella. Notevole il consumo di radicchio e lattughe, mentre la richiesta di piantine di melone ed altre cucurbitacee si è dimostrata in calo rispetto al 2015. Le nuove diete alimentari suggeriscono un maggior consumo di frutta e verdura ottenute possibilmente con metodi naturali; il consumatore informato, esige oggi prodotti genuini di qualità, possibilmente ottenuti nel rispetto dell’ambiente, fattori che condizionano la qualità della vita.

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 82-85)