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CSR E SRI: I VANTAGGI DELLA SOSTENIBILITA’ PER LE IMPRESE (E IL PROBLEMA DEL COD)

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6. Transparency & Accountability: controllo periodico (individuale e collettivo) dell’imple mentazione dei Principi, garantendo una contestuale trasparenza sui propri impatti e contri-

3.4.1 B ANCHE E INTEGRAZIONE ESG: UN RUOLO GUIDA PER MIGLIORI PRE STAZION

La letteratura ha già dimostrato da tempo l’influenza del settore finanziario sul sistema econo- mico, ivi incluso il fatto che le banche possono condizionare le politiche – e quindi anche le scelte d’investimento – dei propri clienti.

Tuttavia, se si prova a verificare la validità di tale “ruolo guida” anche rispetto all’integrazione delle tematiche ESG nell’attività d’impresa, ciò non poteva che non essere qualificato come una mera “congettura teorica estensiva” priva di chiara dimostrazione empirica fino al 2019, quando i già citati Houston e Shan lo hanno dimostrato con il primo (non ne risultano altri al momento) paper sul tema: Corporate ESG Profiles and Banking Relationship.

Il documento è incentrato su tre punti d’indagine:

1. le banche selezionano i mutuatari sulla base dei profili ESG esaminati? Sono in ciò influen- zati dai loro standard ESG?

2. Gli istituti influenzano la performance ESG del debitore nel corso del tempo? 3. Se sì qual è il meccanismo tramite il quale ciò avviene?

I risultati emersi – statisticamente ed economicamente significativi – non solo dimostrano che le banche hanno maggiori probabilità di concedere prestiti a mutuatari con profili ESG simili, ma influenzano anche positivamente la successiva performance ESG del debitore, il che è più rilevante qualora:

 la banca abbia un rating ESG significativamente migliore del mutuatario;  quest’ultimo è bank-dependent.

E per quanto riguarda il meccanismo d’influenza? Al di là del fatto che dimostrare la causalità è di per sé più complesso rispetto alla correlazione tra i dati,359 Houston e Shan concludono che se i mutuatari prevedono di migliorare la propria sostenibilità, allora essi preferiranno scegliere banche focalizzate sull’ESG, il che vale però anche in senso contrario.360

Tali evidenze – sebbene questo figuri come primo studio sulla materia e che i dati considerati sono relativi ad imprese statunitensi – sono di per sé rilevanti e non solo per il fatto che il periodo considerato è il 2007-2017, ergo un contesto temporale ove il tema ESG era chiara- mente formalizzato e i concetti di CSR e sostenibilità stavano assumendo una crescente impor- tanza, ma anche perché ciò è stato dimostrato proprio all’interno di un sistema mercatocentrico come quello degli Stati Uniti; tale validità trova poi fondamento anche nei dati utilizzati, visto

359 Giese et al. (2019) lo ricordano nel paragrafo “From correlation to causality”.

360 Dalla ricerca emerge che se i mutuatari sono esposti a un gran numero di “notizie di incidente ESG” (vedasi infra), allora vi è una propensione significativa al cambio del prestatore e che nel farlo (a condizione che ciò sia

ottenuto entro 12 mesi dall’interruzione del rapporto originario) è più facile che si rivolgano a prestatori con rating peggiore (in medesimi termini), piuttosto che con lo stesso (si parla di una probabilità del 3-4%).

che gli autori hanno usato quelli forniti dal database di RepRisk,361 il quale considera solamente

gli eventi ESG negativi che hanno effettivamente comportato dei costi reali.

Ma per quale motivo bisogna porre attenzione al tema delle performance bancarie?

Perché vi è ancora una diffusa opinione che fare la banca etica/sostenibile in realtà non renda, tema quest’ultimo di rilevanza cruciale per un settore come quello bancario che è maturo, og- getto di cambiamenti rilevanti (normativa, consolidamento, fintech ecc), bersaglio di forti pres- sioni competitive (i giganti del settore tecnologico rientrano tra i potenziali entranti) e con una redditività – per l’appunto – nettamente inferiore rispetto ad altri.

La Crisi del 2008 ha pesantemente colpito il settore (tra danni economico/finanziari/patrimo- niali immediati e lesione d’immagine) e data l’odierna contingenza, ritengo che non sia così improbabile la possibilità di assistere a fenomeni di greenwashing anche da parte degli istituti bancari, ovvero di adozione di un approccio non strategico al tema, con ciò che è fonte poten- ziale di maggior danno visto che:

 nel primo caso si tratterebbe di una strategia “fraudolenta” che una volta emersa comporte- rebbe ulteriori danni d’immagine (e quanto ne consegue);

 nel secondo vi sarebbe un aumento del rischio strategico, finendo col sprecare le risorse impiegate in tali attività.362

Tuttavia, tale opinione viene smentita da Fondazione Finanza Etica che nella già citata coope- razione con la spagnola Fundación Finanzas Éticasdati ha messo a confronto – sempre all’in- terno della II edizione del rapporto “La finanza etica e sostenibile in Europa” – le prestazioni economico-finanziarie delle c.d. 23 banche etiche e sostenibili in Europa, con quelle di 15 ban- che sistemiche europee363 registrate nel periodo 2007-2017; partendo dai dati reddituali, essi dimostrano che le prime hanno un rendimento triplo rispetto alle secondo visto che il Return of Equity risulta essere:

361 RepRisk è una società di ricerca svizzera fondata nel 1998; specializzata nell’ambito ESG, ha un suo indice di

calcolo dell’esposizione societaria al rischio ESG (RRI) e fornisce un proprio rating. Tra coloro che utilizzano i suoi dati vi è UBS, il Dow Jones Sustainability Index e FTSE (società di rating inglese in ambito ESG).

362 Per esempio, non vi potrebbero essere adeguati investimenti in tecnologia per la valutazione dei diversi input;

ciò porterebbe a non percepire correttamente il rischio, con conseguente impatto negativo sul corretto prezzaggio dello stesso, il che porrebbe l’istituto fuori mercato.

363 Le 23 sono gli istituti che hanno aderito al Global Alliance for Banking o Values e alla Federazione europea

Tabella 3.3: Confronto ROE banche etiche/sostenibili – sistemiche

Media Deviazione standard 5 anni (2012-2017) Banche etiche/sostenibili 4,36% 1,18% Banche sistemiche 0,9% 0,31% 10 anni (2007-2017) Banche etiche/sostenibili 3,98% 1,24% Banche sistemiche 1,23% 1,05% Fonte: Cavallito, M., Isonio, E. e M. Maggiolaro (2019), op. cit., p. 19 – elaborazione propria. al quale si può poi aggiungere quelli relativi al ROA:

Tabella 3.4: Confronto ROA banche etiche/sostenibili – sistemiche

Media Deviazione standard 5 anni (2012-2017) Banche etiche/sostenibili 0,47% 0,08% Banche sistemiche 0,05% 0,02% 10 anni (2007-2017) Banche etiche/sostenibili 0,42% 0,13% Banche sistemiche 0,06% 0,04% Fonte: Cavallito, M., Isonio, E. e M. Maggiolaro (2019), op. cit., p. 18 – elaborazione propria.

In particolar modo, il rapporto evidenzia che mentre nel 2008 entrambi gli indici sono crollati per le banche sistematiche (con il ROE che non è più tornato stabilmente ai livelli pre-crisi), gli istituti etici/sostenibili hanno avuto:

 un ROE che nel biennio 2008-2009 è diminuito in modo più contenuto e graduale, per poi tornare stabilmente a livelli pre-crisi;

 un ritardo della flessione del ROA al 2009, con successiva ripresa di slancio.

Tali dati sono alquanto significativi, poiché essi sono il risultato della diversa strategia d’inve- stimento (nel senso ampio della stessa) adottata dai due gruppi, il che emerge chiaramente pren- dendo innanzitutto a riferimento i dati sul core business:

Tabella 3.5: Confronto dati core business banche etiche/sostenibili – sistemiche 2007 2012 2017 Crediti/Totale attivo Banche etiche/sostenibili 66,72% 75,50% 76,94% Banche sistemiche 32,43% 35,30% 40,52% Depositi/Totale passivo Banche etiche/sostenibili 63,42% 74,70% 73,68% Banche sistemiche 31,96% 35,03% 44,05%

Fonte: Cavallito, M., Isonio, E. e M. Maggiolaro (2019), op. cit., pp. 15-16 – elaborazione propria.

che ci evidenziano come le banche etiche/sostenibili siano principalmente focalizzate sull’atti- vità bancaria (sia per impieghi che raccolta), mentre le sistematiche sono maggiormente incen- trate sulle c.d. “altre attività finanziarie” (ex art. 10 TUB), nonostante il trend post crisi. A ciò fa poi seguito la “conferma” delle cifre relative alla struttura patrimoniale:

Tabella 3.6: Confronto struttura patrimoniale banche etiche/sostenibili – sistemiche

PN/Passivo 2007 2012 2017

Banche etiche/sostenibili 10,81% 10,83% 11,03%

Banche sistemiche 3,62% 4,75% 5,93%

Fonte: Cavallito, M., Isonio, E. e M. Maggiolaro (2019), op. cit., p. 17 – elaborazione propria.

con un rapporto di solidità che è praticamente 2 a 1 e quelle sul trend di crescita (calcolato col CAGR) di altre grandezze patrimoniali quali:

Tabella 3.7: Confronto dati patrimoniali banche etiche/sostenibili – sistemiche 5 anni (2012-2017) 10 anni (2007-2017) Totale attivo Banche etiche/sostenibili 8,24% 9,66% Banche sistemiche -1,99% -1% Prestiti Banche etiche/sostenibili 8,69% 11,35% Banche sistemiche 0,75% 0,94% Depositi Banche etiche/sostenibili 7,59% 11,18% Banche sistemiche 2,60% 2,29% Patrimonio netto Banche etiche/sostenibili 8,66% 9,85% Banche sistemiche 2,47% 4,06% Utile netto Banche etiche/sostenibili 3,60% -0,37% Banche sistemiche 18,04% -5,42%

Fonte: Cavallito, M., Isonio, E. e M. Maggiolaro (2019), op. cit., p. 20 – elaborazione propria.

ove l’unico elemento di contrasto – rispetto al quadro – è il dato a 5 anni degli utili, fermo comunque restando che questo va letto congiuntamente con quello della redditività.

Infine, sarebbe stato altresì necessario considerare i dati sugli NPL, se non fosse per il fatto che in tal caso sono stati operati solamente dei confronti fra singole banche a causa della mancata trasmissione delle cifre da parte di diversi istituti etico/sostenibili, notizia di per sé incompren- sibile dato che la trasparenza è uno dei principi basilari della stessa finanza etica.

In forza di tali cifre è dunque possibile concludere che sì le banche etiche/sostenibili hanno avuto migliori performance negli anni successivi alla crisi, ma al di là di ciò mi permetto di evidenziare che di per sé non va comunque ritenuta meno solida quella banca che decide di focalizzarsi maggiormente sull’attività finanziaria in senso lato, piuttosto che sulla tradizionale attività bancaria, poiché l’eticità risiede nel come si agisce, piuttosto che nello strumento/pos- sibilità in sé, discorso che vale anche per gli strumenti derivati e la tanto contestata attività speculativa, la quale sì non deve essere la normale regola d’azione del mercato finanziario, ma serve comunque per garantire l’efficienza di mercato al pari dell’arbitraggio.