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CSR E SRI: I VANTAGGI DELLA SOSTENIBILITA’ PER LE IMPRESE (E IL PROBLEMA DEL COD)

M IGLIORI PRESTAZIONI ECONOMICO FINANZIARIE

3. qualità dei dat

La bontà di un modello econometrico si fonda in primis sulla qualità degli input, il che in tal ambito è un problema storico e tutt’ora presente anche se mentre i primi studi si basavano sulla pura disclosure delle imprese, oggi si ha accesso a una maggiore quantità di dati grazie ai nuovi database come potrebbero essere Bloomberg, FTSE Russell, MSCI ESG KLD Stats e RepRisk, i quali presentano però delle proprie peculiarità di rilevamento (vedasi infra).

A queste poi mi chiedo se non abbiano inciso – viste altresì le precedenti evidenze – elementi come il tipo di campione (es.: il settore o il paese di appartenenza) o il range temporale, ove quest’ultimo potrebbe giocare un ruolo determinante visto che la rilevanza “pubblica” dell’ESG e della CSR è di per sé recente e tutt’ora in divenire.301

299 Gli autori affermano che già gli studi di allora erano viziati da importanti criticità teoriche e metodologiche. 300 A nota di chiarimento, tale ricerca è citata anche da Williams ma ciò va interpretato come un caso di pura

coincidenza, perché mentre quest’ultima è emersa durante la ricerca di documentazione sul contributo della di- mensione G (vedasi paragrafo 3.2.5), l’articolo di Mcwilliams e Siegel è stato rinvenuto in quella per la redazione della sezione sull’innovazione, al di là poi del fatto che esso è particolarmente citato (1710 volte secondo Resear- chGate – data di controllo: 6 dicembre 2019).

301 Per esempio l’adozione di politiche ESG da parte di un’impresa potrebbe non essere riconosciuta dai suoi

investitori, ovvero dai clienti, perché ciò non è da loro considerato come fonte generatrice di valore; ciò trova sostegno in Nulkar (2017) che riporta come la consapevolezza del rischio ambientale (e dei suoi effetti) non risul- tasse evidente in India.

3.2.3I

L CONTRIBUTO DELLA DIMENSIONE

E

L’impatto delle politiche ambientali è oggetto di molteplici lavori in letteratura, tra i quali si considera qui in particolar modo Sharfman e Fernando (2008), Friendlander, Meer e Stenclova (2010),302 Chava (2011),303 e Nulkar (2017).

La prima evidenza che emerge dalla loro lettura è una “validazione empirica” di uno dei principi fondamentali (se è così definibile) degli studi di strategia aziendale: la relazione biunivoca tra impresa e ambiente; infatti la prima subisce l’inflenza della seconda, come quest’ultima lo è dalla prima sebbene ciò dipenda da fattori quali settore, attività e dimensioni.

In tal sede ciò è declinato in termini di ambiente ecologico, cioè si ragiona sull’impatto rispetto alle risorse naturali (geo e biosfera) e in forza di quanto testé emerso circa le prestazioni eco- nomico-finanziarie, il contributo delle politiche di sostenibilità ambientale si ravvisa in:  minori costi di produzione: gli input sono utilizzati in modo più efficiente e quindi ve ne è

un minor consumo;

 riduzione dei costi di distribuzione;

 diminuzione dei costi finanziari: migliori performance economico-finanziarie comportano un minor rischio, ergo un minor costo del capitale;

 minimizzazione degli oneri derivanti dalle esternalità negative (spese legali, di recupero

e ripristino, sanzioni, risarcimenti danni ecc):ciò consente altresì di evitare gli effetti an-

cor più deleteri del venir meno del rapporto fiduciario con i clienti e il crollo del valore d’impresa;304

 maggiore efficacia delle politiche di differenziazione: ciò vale sia per quelle basate sul prodotto, quanto sull’immagine d’impresa, con quest’ultima che migliora poiché vi è una;  maggiore solidità dei rapporti con gli stakeholders formanti sia la value che la supply

chain: un numero crescente di imprese richiede ai propri rivenditori di adottare pratiche di

sostenibilità ambientale, di acquisire determinate certificazioni e/o una maggiore trasparenza (leggasi reporting) sulle politiche aziendali in materia d’ambiente;

 aumento dei clienti;

 incremento della produttività: migliore è l’ambiente di lavoro, maggiore è l’appettibilità dell’impresa per capitale umano full skill;

il che vale non solo per le grandi imprese o le multinazionali, ma anche per le PMI (i citati documenti del 2010 e 2017 riguardano esse), sebbene rimanga importante il tema della comu- nicazione, come è poi vero che certi vantaggi sono facilmente più rilevabili di altri a seconda del tipo d’impresa.

302 Friedlander, M., Meer, V. e S. Stenclova (2010), Implementing Environmental Sustainability Practices at Small and Medium Enterprises, Duke University, masters project.

303 Chava, S. (2011), Environmental Externalities and Cost of Capital, disponibile su SSRN.

304 Seppure trattandosi di un caso eccezionale, si consideri l’incidente petrolifero del 2010 nel Golfo del Messico:

la BP – solo per i risarcimenti – ha dovuto sostenere una spesa che a gennaio 2018 ammontava a circa 65 mld di dollari, tenuto conto della sentenza del 2015 e delle migliaia di richieste di risarcimento (circa 390 mila).

Fonte: Neri, V. (2019), Il disastro della Deepwater Horizon. Cosa è successo, le cause e i responsabili, Lifegate (sito), 19/04/2019.

Invero se da una parte si riconferma il ruolo fondamentale dell’innovazione, visto che la ridu- zione dell’impatto abientale di un’impresa richiede la ridefinizione di prodotti e/o processi, dall’altra è necessario porre in essere – al fine di conseguire migliori risultati – un processo strutturato che predisponga obiettivi e programmi sulla base di una visione sistemica e integrata dell’attività d’impresa, noto come Environmental Management System (EMS), il quale è altresì adottabile anche dalle PMI. Perché?

Perché i benefici qui elencati sono quelli derivanti dalla posizione in essere dell’EMS (Friend- lander et al., 2010) ed essi sono sia interni (organizzativi, finanziari e capitale umano) che esterni (vantaggi ambientali, commerciali e reputazionali), sebbene un tale sistema richieda co- munque uno sforzo tutt’altro che irrilevante vista la presenza di ostacoli anch’essi interni (com- prensione, cultura aziendale) ed esterni (mancanza di riferimenti legislativi o di indicazioni operative non contestualizzate per le PMI),305 per non parlare poi del fatto che esistono quattro diversi possibili approcci strategici al tema ambientale:

Figura 3.10: Matrice vantaggio – focalizzazione competitiva

Fonte: Orsato, R. (2006), “Competitive Environmental Strategies: When Does It Pay to be Green?”, California

Management Review, 48, p. 131.

dato che la focalizzazione sui processi, ovvero sui prodotti, dipende da fattori come la struttura del settore o il mercato di riferimento per l’impresa, tant’è che le quattro opzioni sono tra loro indipendenti, sebbene poi in realtà vi è spesso una loro adozione congiunta.

1) eco-efficienza

Efficienza e produttività sono concetti fondamentali per incrementare la competitività e le mi- sure di eco-efficienza ed eco-design, sono fonte di nuove pratiche aziendali volte a implemen- tarle, con altresì la possibilità di estendere ciò ad altre imprese attraverso la creazione di sistemi a circuito chiuso (ecologia industriale).

305 Il framework EMS più noto è l’ISO 14001 che prevede l’adozione di un sistema in cinque fasi: commitment and policy (il top management predispone la politica ambientale aziendale), planning (vanno però identificati gli

Tale strategia è dunque incentrata sui processi e ha una minor esigenza d’investimento e capa- cità manageriale, il che comporta che la generazione del vantaggio avviene in termini di costi.