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ORIGINI, INVESTIMENTI SOCIALMENTE RESPON SABILI E COLLEGAMENTI CONCETTUAL

2.1 I L RAPPORTO TRA ETICA ED ECONOMIA

Coerentemente con quanto affermato sull’approccio metodologico qui adottato, la trattazione dell’argomento in esame deve iniziare da un’importante domanda: che cos’è la finanza? Essa potrebbe infatti apparire tanto ovvia, quanto banale ovvero fuori luogo, ma è mia opinione che talvolta siamo così abituati ad usare certi termini ed espressioni da non ricordarne più la definizione formale, col conseguente rischio di interpretazioni e analisi distorte visto che in economia vige lo stesso principio del diritto: ogni parola ha un suo preciso significato.

Nell’immaginario collettivo si è soliti associare la finanza a concetti come banche, mercato azionario e sistema finanziario, ma queste connessioni sono di per sé inesatte in quanto incom- plete; infatti la sua moderna accezione86 è quella di disciplina che studia i flussi di denaro in- tercorrenti tra individui e aziende, ove per quest’ultime si è soliti incentrarsi su soggetti come imprese e Stato. Accettando quindi di seguire tale logica, si distinguono tre diverse “tipologie” di finanza:

- personale: gestione dei flussi monetari degli individui (risparmio e indebitamento);

- aziendale: decisioni di investimento (quali sono i progetti che dovrei finanziare per consen- tire all’impresa di generare valore nel corso del tempo?), finanziamento (ottimalità della struttura finanziaria) e politiche dei dividendi (quali sono gli effetti di una distribuzione di risorse aziendali ai proprietari? Conviene farlo in quella determinata contingenza?);

- pubblica: gestione dei flussi monetari da parte degli organismi ed enti della PA.

Questa classifica è importante perché consente di comprendere come il mercato/sistema finan- ziario sia in realtà solo una parte dell’oggetto di studio della finanza, la quale si incentra innan- zitutto sui bisogni finanziari dei soggetti che si interfacciano col sistema finanziario, analiz- zando poi quest’ultimo rispetto ai soggetti che lo costituiscono, ai canali, ai prodotti ecc; ma che cos’è allora il sistema finanziario?

È il luogo in cui avvengono gli scambi tra coloro con disponibilità finanziarie in eccesso e chi invece ha bisogno di fondi, svolgendo quindi (nel suo complesso) la fondamentale funzione di convogliare le risorse da chi non ne fa un uso produttivo, a chi è invece in grado di servirsene con profitto.87 Perché ciò è fondamentale? Perché il corretto funzionamento del mercato finan-

ziario è alla base della crescita economica, tant’è che gli effetti delle attività interne ad esso incidono direttamente sul benessere personale e quindi sull’agire di consumatori e imprese. Tralasciando però la disquisizione dei suoi circuiti (diretto e indiretto), nonché dei diversi criteri di classificazione (strumenti trattati, primario e secondario ecc), ritengo sia ora possibile pro- cedere con la vera domanda qui fondamentale: qual è il rapporto tra l’etica e l’economia? Esiste un collegamento tra le due e quindi tra la prima e la finanza?

86 Il termine finanza deriva dal latino medievale finantia che in origine aveva due possibili significati: “quietanza

finale” e “definizione amichevole di una controversia”.

87 Mishkin, F.S., Eakins, S.G. e G. Forestieri (2015), Istituzioni e mercati finanziari, VIII ed., Pearson Italia, Mi-

2.1.1E

TICA ED ECONOMIA

:

UN RAPPORTO MILLENARIO

Esiste un’idea alquanto diffusa che etica ed economia siano due concetti tra loro antitetici, con- vinzione ancor più forte se si considera la prima rispetto alla finanza.

Invero tale sentiment – se possiamo così qualificarlo – si è ulteriormente rinforzato con la Crisi del 2008, i cui effetti hanno portato molti a vedere il sistema finanziario come una realtà in cui sono perseguite finalità prettamente speculative a danno dell’economia reale, una percezione illogica e falsa (almeno nel suo riferirsi ad essa in modo generalizzato) che si per sé è alimentata da dichiarazioni, interpretazioni (distorsive) e pubblicazioni successive al settembre 2008. Questi interventi – a prescindere dall’ambito di provenienza – sono infatti accomunati dall’af- fermazione del bisogno di una maggiore eticità in ambito finanziario e a conferma di ciò, con- sideriamo qui alcuni casi a decorrere dalla politica; nel 2009 l’allora Presidente della Camera Gianfranco Fini affermò:

“Le dimensioni mondiali della crisi finanziaria e le conseguenze non soltanto economiche, ma soprattutto sociali che essa sta provocando, hanno innescato forti aspettative da parte dell'o- pinione pubblica affinché si recuperi una dimensione etica nello svolgimento […] dell'attività economica".88

dicendo poi che la scienza economica è diventata una disciplina troppo autoreferenziale, tutta compresa in tecnicismi esasperati e del tutto avulsi dalla realtà concreta, a causa dell’idea che la stessa sia diventata così matura da poter rivendicare un’autonomia logica tale da evitare qual- siasi riconnessione a principi e criteri di ordine generale (specialmente quelli di carattere mo- rale). Tale situazione rendeva quindi per lui necessaria un’emersione dell’etica all’interno della finanza, affinché consenta un più armonioso sviluppo dell’economia attraverso l’affermazione di un capitalismo sorretto da principi etici (c.d. “capitalismo democratico” definito dal filosofo Michael Novak nel 1933).

Passando invece al mondo dell’imprenditoria, qui si possono prendere a riferimento le parole pronunciate da Emma Marcegaglia nel 2011 sull’Enciclica Caritas in Veritate:89

“L'impresa non è mai l'unica protagonista dei propri successi, né l'unica colpevole dei propri insuccessi. Ma oggi si sente impegnata come mai […] nella realizzazione comune di quella nuova "responsabilità sociale" indicata anche dalla Chiesa.

L'enciclica mostra anche quanto sia ormai superata la vecchia idea tradizionalmente associata a Max Weber, quella secondo la quale l'avversione della Chiesa cattolica per i beni terreni spiegasse un suo pregiudizio anticapitalista. Benedetto XVI e Giovanni Paolo II prima di lui sostengono la crescita, rafforzandola con indicatori dello sviluppo umano […] è semmai il

88 Fini, G. (2009), Solo l'etica fa da antidoto agli errori della finanza, Il Sole 24 Ore, 18/09/2009. 89 Marcegaglia, E. (2011), Senza etica non c’è impresa, Il Sole 24 Ore, 17/02/2011.

mondo calvinista, quello che aveva dimenticato le buone regole di Adam Smith sulla fiducia e le regole da preservare, che ci ha regalato gli eccessi della finanza strutturata.

[…] La finanza etica non è solo quella dell'economia del dono, quella di chi divide il mantello per darne una parte al povero come fa san Martino […] ha due declinazioni essenziali […] nel campo privato vuol dire essere capaci di dare credito a soggetti ai quali, con teorie dello sconto basate esclusivamente sui criteri patrimoniali - di Basilea 2 e domani Basilea 3 per intenderci - invece lo si negherebbe.

Soggetti che hanno serietà e capacità di pagare non solo gli interessi sugli impieghi loro con- cessi, ma che attraverso di essi estendono ulteriormente la capacità di creare reddito e produ- zione, consumi e investimenti. Creando nuove imprese, estendendo le frontiere del mercato, rafforzando i presupposti della crescita e accrescendone il dividendo sociale.”

L’intervento dell’allora presidente di Confindustria non rileva solo per il contenuto, ma anche per il collegamento che ci offre con le “dichiarazioni” ecclesiastiche (post crisi) sul tema in oggetto, a decorrere dalla già citata enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI, docu- mento in cui viene affermato che:

 le attività economiche devono perseguire il bene comune, altrimenti la finalità lucrativa fine a sé stessa rischia solo di distruggere ricchezza e creare povertà;

 lo sviluppo economico – per come auspicato da Paolo VI – deve essere una crescita reale, estesa a tutti e concretamente sostenibile;

 la promozione dell’emancipazione è nell’interesse stesso del mercato, il quale non è però di per sé capace di generare le necessarie energie morali che dovranno essere quindi attinte da chi invece le possiede;

 bisogna evitare che il motivo per l’impiego delle risorse finanziarie sia speculativo e ceda alla tentazione di ricercare solo profitto di breve termine, e non anche la sostenibilità dell’impresa a lungo termine;90

ove su quest’ultimo punto si è altresì pronunciato il cardinal Scola:

“L’appiattimento sul breve periodo dell’orizzonte di chi fa finanza e la spersonalizzazione dei rapporti finanziari, non “pagano” realmente. Anzi, l’esperienza ci insegna che hanno già ri- petutamente portato il sistema a momenti critici.”91

Ciò viene poi ulteriormente rinforzato da Papa Francesco I con l’enciclica “Laudato Sì” (2015), la quale si contraddistingue però per il suo forte sostegno alla finanza etica,92 al che va poi aggiunta la critica mossa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede – insieme al Dicastero

90 Benedetto XVI (2009), Caritas in Veritate, p. 25.

91 Scola, A. (2011), Crisi e travaglio. All’inizio del Terzo Millennio.

92 In particolar modo viene affermata (o forse è meglio dire ricordata) l’esistenza di un legame bidirezionale tra

l’economia e il sistema socio-ambientale, con una forte critica a finanza e tecnologia in quanto concetti alla base dell’idea (sbagliata) di una crescita economica illimitata.

Fonte: Biggeri, U. (2015), "Laudato Sì": da Papa Francesco un'Enciclica che stimola la finanza etica, Banconote Blog (blog ufficilae di Banca Etica), 22/08/2015.

per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale – col “Oeconomicae et pecuniariae quaestio- nes”, ove a pagina 2 è scritto il seguente passaggio:

“La recente crisi finanziaria poteva essere l’occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici e per una nuova regolamentazione dell’attività finanziaria, neutraliz- zandone gli aspetti predatori e speculativi e valorizzandone il servizio all’economia reale.” In conclusione, è doveroso considerare quanto dichiarato dal Presidente Mattarella in occasione della 94° Giornata Mondiale del Risparmio (2018):

“L'attenzione all'etica e allo sviluppo […] sottolinea il valore sociale del risparmio che va ben oltre la sfera individuale e familiare […] la gestione del risparmio da parte dello Stato, delle imprese bancarie, degli intermediari finanziari, costituisce il motore di uno sviluppo responsa- bile e sostenibile, un elemento centrale dell'esercizio del credito e deve obbedire a regole di assoluta trasparenza, di saggia amministrazione delle risorse, di protezione di depositi e inve- stimenti.” 93

evidenziando infine che lo sviluppo passa per la capacità di iniziative dirette alla crescita dell'economia reale, rendendo quindi particolarmente benvenute le iniziative di finanza etica.

Ma quindi cos’è che si vuole qui segnalare con la disamina testé terminata?

Semplicemente come tali parole – in assenza di una chiara conoscenza del tema, il quale deve essere dunque correttamente inquadrato – possano generare confusione sul rapporto tra etica e economia; infatti è mia opinione che a livello dibattimentale vi sia stata una certa confusione terminologica figlia (se così si può dire) dell’assonanza delle stesse espressioni con cui si indica l’argomento, il che è stato perfettamente riassunto da Debenedetti con la seguente frase:

un conto è promuovere la finanza etica e un altro è l’etica nella finanza.94

Pertanto ritengo legittimo affermare che qui vi siano due questioni a permanere/sorgere: 1. etica ed economia sono concetti fra loro antitetici?

2. se sì, la finanza etica rappresenta una rivoluzione di ordine sistemico?

La risposta è tanto semplice, quanto rilevante: non vi è nessuna antitesi, ergo non vi è alcuna rivoluzione (dato altresì il fatto che la finanza etica è tutt’altro che recente, vedasi infra); per comprendere l’assoluta veridicità di ciò, è innanzitutto necessario analizzare il rapporto inter- corrente tra l’etica e l’economia, per poi affrontare quello con la finanza (essendo quest’ultima una branca della seconda).

Procedendo quindi secondo “scaletta”, la relazione che lega l’etica all’economia (e viceversa) è a dir poco millenaria e ai fini di una corretta analisi, ritengo si possa qui prendere a riferimento

93 Cottone, N. (2018), Mattarella: «La tutela del risparmio motore di sviluppo responsabile e sostenibile», Il Sole

24 Ore, 31/10/2018.

l’importante contributo dell’economista indiano (e premio Nobel) Amrtya Kmar Sen con il suo “On Ethics & Economics” (1987).

Infatti Sen afferma che l’economia ha avuto due origini assai diverse, ma entrambe legate alla politica (politics): etica e ingegneristica; focalizzandoci solamente sulla prima,95 per lui non è possibile dire che l’economia non sia toccata da domande come “in che modo dovrebbe vivere un uomo”, tant’è che sull’economia moderna scrive:

Another surprising feature is the contrast between the self-consciously 'non-ethical' character of modern economics and the historical evolution of modern economics largely as an offshoot of ethics.96

Se l’economia è una scienza sociale, allora non si può non riconoscere l’influenza della società, il che vale poi anche per la stessa etica visto quanto affermato da Hegel in “Filosofia del diritto”, testo in cui il filosofo tedesco la distingueva dalla morale perché:

- la moralità è l’aspetto soggettivo della condotta;

- l’eticità è l’insieme dei valori morali effettivamente realizzati e condivisi in una determinata epoca storica;

fermo restando il legame tra i due concetti visto che la prima è oggetto di studio della seconda. Ma perché l’etica sarebbe una delle origini dell’economia?

Il suo studio – secondo Sen – non può essere dissociato da quello dell’etica e della filosofia politica, perché in esse vi sono due temi “centrali” di particolare interesse per gli economisti:  la sopracitata domanda aristotelica “come bisogna vivere”;

 il giudizio dei risultati sociali;

una necessità la cui comprensibilità richiede però la delineazione di una più precisa definizione di “etica”, visto infatti che questo ramo della filosofia ha due diverse possibili accezioni:97

1. ampia: ha ad oggetto qualsiasi forma di comportamento umano, politico, giuridico e morale;