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ORIGINI, INVESTIMENTI SOCIALMENTE RESPON SABILI E COLLEGAMENTI CONCETTUAL

L E DIMENSIONI DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE E IL RAPPORTO TRA LE DIMEN SIONI ESG E LA FINANZA SOSTENIBILE

2.5 SRI E ESG: SINONIMICITÀ TRAMITE IPOTES

In forza della disamina testé terminata sulla finanza etica, gli Investimenti Socialmente Respon- sabili, i criteri ESG e la finanza sostenibile, è possibile ora affrontare un’ultima questione da me giudicata importante, ma che in letteratura sembra non riscuotere grande interesse,239 a dif-

ferenza degli professioni di settore, degli intermediari e delle società di consulenza: la diffe- renza tra gli acronimi SRI e ESG.

Già in precedenza ho affermato come nel corso delle mie ricerche sia emerso a più riprese un uso equivalente di queste sigle, specialmente nei paragrafi di ricostruzione della storia degli Investimenti Socialmente Responsabili ove la sigla ESG veniva utilizzata anche con riferimento ad “eventi” pre-2004, facendomi giungere a tre possibili conclusioni:

1) non si conosce la differenza fra le due sigle;

2) quest’ultima è conosciuta, ma sì da per assodato il pressupposto dietro tale uso; 3) l’acronimo viene usato secondo logica sostanziale (leggasi evoluzione del mercato).240 Partendo quindi dalla letteratura, qui si fa riferimento al già citato Shimizu (2018), il cui paper però mi lascia a dir poco perplesso vista la sua non facile comprensibilità e la presenza (a mio avviso) di un errore d’interpretazione (ovvero di copiatura) delle fonti.

Infatti egli afferma correttamente che ESG e SRI sono strategie d’investimento differenti, seb- bene accomunate dall’obiettivo di perseguire un ritorno finanziario insieme al bene della so- cietà; tuttavia egli poi prosegue operando il seguente raffronto fra SRI e ESG:

239 Tale affermazione deriva dall’esito delle ricerche condotte, le quali hanno dato ben pochi risultati.

240 Qui faccio riferimento alla “comparsa” storica delle singole dimensioni, la quale è avvenuta secondo questo

ordine: sociale, ambientale governance.

Infatti dato che Social fa riferimento alle dimensioni del lavoro e dello sviluppo sociale, è allora possibile ravvi- sarne le sue prime “tracce” negli anni ’60 e ’70 con i casi Kodak e GM, mentre Environmental emerge tra gli anni ’70 e ’80 con lo sviluppo del tema della sostenibilità; Governance sarebbe invece l’ultima in forza del Rapporto Cadbury, visto altresì che tale documento è stato un punto di riferimento per la normativa europea in materia. Inoltre su quest’ultima dimensione vorrei precisare che non ritengo riconducibile la loro origine ai Sullivan Prin-

ciple, poiché il quinto sulla maggior presenza di blacks and other nonwhites nel management sarebbe a mio avviso

Figura 2.11: Transizione dal SRI concept al ESG e TBL concept

Fonte: Kazuyuki (2018), op.cit, p. 6.

prendendo qui a riferimento il grafico riportato nel capitolo “Economics and Identity in Green Economics” di Scott (2008),241 ove ella li usa però per parlare del rapporto tra economia, società

e ambiente:

Figura 2.12: Figure 3.1 in Scott (2008)

Fonte: Scott (2008), op. cit., p. 37.

Shimizu afferma poi che negli anni ’80 gli SRI erano principalmente focalizzati sui temi am- bientali, ergo il concetto di sostenibilità utilizzato è quello dell’Euler diagram in Figura 2.12, portando per questo l’approccio degli Investimenti Socialmente Responsabili ad impiegare l’in- clusion idea in un contesto in cui la società e l’economia, sono condizionate dalle limitazioni ambientali; ciò si tradurrebbe – secondo lui – in una visione in cui le tre dimensioni interagi- scono senza però essere interdipendenti.

Il Venn diagram – invece – presenterebbe una struttura simile a quella del concetto ESG, poiché mostra le complesse interazioni tra le dimensioni, affermando poi come le attività economiche siano giudicate non solo dal capitale produttivo o finanziario, ma anche dalla governance (a sua volta influenzata dall’engagement degli azionisti) e di come qui le tre dimensioni (disegnate in modo eguale) interagiscano senza essere interdipendenti.

Infine egli afferma che una strategia puramente esclusiva (tipica degli SRI) genera scarse pre- stazioni finanziarie e che vi sia – in genere – un trade-off tra social responsibility e CSP, evi- denziando altresì l’esistenza di un methodological trend qui riportato in Figura 2.13:

Figura 2.13: Methodological trend (Shimizu, 2008)

Fonte: Shimizu (2018), op. cit., p. 9.

Riprendendo però quanto supra affermato, è mia opinione che tale paper presenti diversi criti- cità o – per meglio dire – errori/passaggi non chiari.

In particolar modo, nella descrizione dei grafici in Figura 2.12 viene affermato che in entrambi vi è un’interazione tra le dimensioni, ma che queste non sono interdipendenti, mentre in Cato (2008) è scritto (p. 36):

The three circles model […] helps to explain the different view of the economy that results from taking sustainability seriously. In the conventional view […] the economy, environment and society interact but are not interdependent. They are drawn as of equal size and therefore im- portance, although in reality the economy carries much more sway indecision making, with society bearing the cost and the environment paying thehighest price of all.

[…] society nestles inside the environment and the economy is a part of society. In this view, both society and economy are dependent on the environment.

Sulla base di ciò ritengo si possa concludere che Shimizu abbia completamente travisato quanto scritto da Cato, fermo poi restando il non rispetto della storia degli ESG nel senso qui affermato; pertanto viste le carenze dell’Accademia, si rende allora necessario fare affidamento esclusivo alla seconda categoria di fonti sopracitate: professionisti, intermediari e società di consulenza, a decorrere da Abberdeen Standard Investment (2018).242

Lì è infatti chiaramente esaminato il problema dell’eccessiva eterogeneità e numerosità delle sigle, dei concetti e delle definizioni, tant’è che la stessa finanza responsabile “cambia conno- tati” a seconda delle latitudini e si finisce con l’avere un contesto ove tali sigle vengono usate per esigenze di marketing o di branding anche da parte di chi non dovrebbe (greenwashing). Detto ciò, Abberdeen opera la seguente distinzione tra SRI e ESG:

 i criteri ESG attengono ai rischi e alle opportunità proprie di un singolo asset e permettono di coglierne la qualità intrinseca;

 SRI è un approccio agli investimenti di tipo top down;

cioè l’adozione di criteri SRI è accomunata a quella ESG dal fatto che entrambe fronteggiano problemi di natura ambientale, sociale e di governance, mentre si differenziano nell’applica- zione dei principi guida al portafoglio d’investimento.

Infatti gli SRI attuano strategie di screening (specialmente d’esclusione) sulla base dei criteri indicati dal cliente e/o temi ampi, il che è sì utile per creare ranking settoriali ma con l’implicito rischio di non integrare tutti i criteri E, S e G nella strategia d’investimento, cosa che invece non accade con la strategia ESG, poiché l’integrazione olistica di quest’ultimi nel processo d’investimento comporta non limitarsi alla sola scelta dei temi morali, ma bensì esaminare an- che i rischi e le opportunità di un’impresa rispetto alle tre dimensioni (vista la loro rilevanza economico-finanziaria – vedasi prossimo Capitolo).

Quindi gli SRI riflettono l’etica dell’investitore utilizzando vari tipi di criteri che spazio dai filtri (positivi e negativi) al Best-In-Class, agli investimenti tematici e all’impact investing, af- fermazione che trova ulteriore supporto in Silano (2016):

il concetto di investimento sostenibile è più ampio di altri comunemente usati in questo campo. Ad esempio, socially responsible investing (Sri) fa generalmente riferimento a un approccio che esclude determinati titoli, senza però implicare valutazioni olistiche dei fattori ESG

affermando poi come ESG sia divenuto uno standard nell’industria per descrivere questo ap- proccio sostenibile e responsabile (nonché di lungo termine) nella costruzione del portafoglio.

Ma quindi sulla base di quanto visto finora, è comunque possibile usare questi termini in modo sinonimico? Assolutamente sì, ma con attenzione.

È mia opinione che l’odierna concezione di SRI si sia evoluta rispetto al passato, giungendo de facto a distinguersi in più accezioni ove il criterio di distinzione fondamentale è il concetto di etica concretamente considerato; infatti se si accetta che da una parte esista un’etica religiosa e dall’altra una laica, ove quest’ultima ha tra i suoi principi di base la responsabilità, la scelta

della cooperazione e la condivisione dei valori collettivi,243 allora ESG è la c.d. parte laica degli

SRI che integra i principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nel processo d’investimento, al fine di generare un ritorno finanziario allineato con l’obiettivo di uno svi- luppo socio-economico sostenibile.

Detto in altri termini, ESG è SRI, ma non tutti gli Investimenti Socialmente Responsabili pos- sono considerarsi sostenibili in termini socio-ambientali poiché nella loro accezione in senso stretto ritengo si possano avere due possibili situazioni:

1) integrazione dei criteri ESG con i principi di eticità del singolo investitore e/o dell’interme- diario (per esempio Tizio non vuole investire in società del settore della ricerca genetica, anche qualora il loro profilo di sostenibilità sia ottimale);

2) uso esclusivo dei criteri etici in cui non vi sono quelli di sostenibilità (esempio: decido di escludere tutte le industrie del settore militare, ma non quelle del carbone perché non ritengo rilevante il tema dell’ambiente).

CAPITOLO 3

CSR E SRI: I VANTAGGI DELLA SOSTENIBILITA’ PER