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I benefici del peer support

CAPITOLO 3 – IL PEER SUPPORT IN OSPEDALE

3.4. Benefici e criticità del peer support nelle ricerche internazionali

3.4.1. I benefici del peer support

La ricerca qualitativa condotta in Finlandia da Sallinen et al. (2011) rileva tre temi chiave e collegati ai benefici prodotti dal peer support condivisi dalla letteratura. La ricerca è caratterizzata dalla raccolta di 20 storie di donne affette da fibromialgia che hanno ricevuto il peer support. Gli aspetti dalle beneficiarie individuati come positivi sono i seguenti:

- parlare di sé liberamente sapendo che chi ascolta sa che cosa si prova;

- vivere e sperimentare la reciprocità;

- confrontarsi con chi conosce questa malattia perché convive con essa da molto tempo;

Il riconoscimento delle conseguenze positive derivanti dalla pratica di peer support per l’assistenza sanitaria sono riconducibili alla promozione della salute e alla prevenzione della malattia (Lakey e Cohen, 2000). In particolare, il peer support favorisce la valorizzazione delle relazioni all’interno della rete interpersonale (Stewart e Tilden, 1995). A sostegno di questo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha identificato nel rafforzamento delle relazioni una strategia dai risvolti positivi per la promozione della salute e la Carta di Ottawa per il raggiungimento di tale obiettivo riconosce la forma dell’aiuto reciproco (Epp, 1986).

Dennis (2003) individua alcuni elementi del peer support che positivamente possono incidere sulla salute:

- sostegno nell’interpretazione e rinforzo positivo dei risultati delle prestazioni sanitarie e/o sociosanitarie fornite;

- apprendimento attraverso l’osservazione e l’esperienza di una persona “modello”, il peer supporter;

- opportunità di confronto sociale;

- incoraggiamento emotivo e pratico.

Anche da altre ricerche emergono numerosi benefici. Ad esempio la ricerca qualitativa sul servizio di visite domiciliari da parte dei peer supporter per le donne operate di cancro al seno (Dunn et al, 1999) ha riscontrato che le donne erano meno ansiose dopo la visita della peer supporter poiché avevano avuto la possibilità di condividere l’esperienza con un’altra persona portatrice in passato

88 della stessa ansia vissuta da loro. L’autenticità, l’esperienza comune e l’empatia sono citate come base per la connessione, la predisposizione a parlare di sé e l’apertura a ricevere supporto. La visita è stata percepita come un importante momento di acquisizione di speranza, ma anche occasione per comprendere meglio i trattamenti in corso e quelli futuri oltre che occasione per condividere reciprocamente stili di vita, credenze.

Allo stesso modo, gli uomini con un cancro alla prostata che hanno frequentato un gruppo di peer support in ospedale hanno trovato nel gruppo il luogo dove parlare dei propri bisogni e condividere la loro esperienza di cancro con altre persone alla pari (Coreil et al., 1999; Gray et al., 1997). In particolare, hanno riferito di aver avuto diversi benefici sulla propria salute grazie alla partecipazione al gruppo, tra i quali, quello di accettare le cure e la malattia. All’interno di tale ricerca, gli uomini per l’83% hanno valutato le informazioni ricevute sulla malattia dai peer supporter utili per la propria vita quotidiana.

La letteratura (Colella et al., 2004; Solomon 2004; Scott et al., 2012; Greenwood et al., 2013; Davies et al., 2014; Kessler et al., 2014) distingue tre benefici prodotti dal peer support: per le persone che lo ricevono; i peer supporter e per gli operatori dei servizi sanitari.

- Benefici per le persone che ricevono il supporto dai pari:

il peer support migliora la capacità di riconoscimento dei sintomi di una malattia e aumenta la rete di relazioni. Solomon (2004) rifacendosi a uno studio di Powell del 2001 sugli effetti della partecipazione a gruppi di peer support da parte di pazienti con disturbi dell’umore, afferma che questo supporto aumenta e migliora la capacità di avere il controllo del proprio disturbo. A sostegno di tale tesi anche la ricerca effettuata in Australia da Crotty et al. (2009) nei confronti di pazienti con osteoartrosi e in lista d’attesa per intervento chirurgico: sono stati coinvolti 238 pazienti, 192 dei quali partecipanti al gruppo d’intervento caratterizzato da due modalità di supporto, gruppo di peer support e peer support telefonico. Dai risultati emerge un reale miglioramento delle capacità di autogestione della malattia cronica nei sei mesi di sottoposizione agli interventi, cambiamento non riscontrato nei pazienti del gruppo di controllo. Questi pazienti (del gruppo d’intervento) alla fine dei sei mesi rivalutano il proprio stato di salute, ne sono maggiormente consapevoli e si sentono più seguiti rispetto agli altri pazienti del gruppo di controllo. Lo studio di Klein et al. (1998) evidenzia che il peer support individuale nell’ambito delle tossicodipendenze può ridurre l’abuso di sostanze e migliorare la qualità della vita, a dimostrazione di come la consapevolezza della propria condizione di vita cambi grazie all’intervento di peer support.

Moulton et al. (2013), hanno condotto una ricerca quantitativa caratterizzata dalla somministrazione di un questionario a 143 donne affette da cancro all’utero e partecipanti al programma “Woman to Woman” del Mount Sinai Hospital di New York che prevede anche l’intervento di peer support individuale. Da questa ricerca emerge che le donne dopo aver incontrato le peer supporter per alcuni

89 mesi si sentono maggiormente fiduciose, speranzose e competenti rispetto alla propria malattia, in linea con quanto sostenuto anche da Mead, Hilton e Curtis (2001) secondo i quali il peer support favorisce l’incremento di fiducia e speranza di migliorare la propria condizione di vita.

- Benefici per le persone che forniscono il supporto alla pari:

Essere peer supporter offre aumento della fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, incrementa le abilità di coping della malattia, l’autostima e il senso di speranza (Mead, Hilton e Curtis, 2001;

Solomon, 2004). Savishiky (1992) parla di “perfect symmetry” dell’altruismo che permette di offrire il proprio tempo come un dono che non può mai essere recuperato, in cambio di gratitudine altrui considerata una ricompensa non acquistabile. Schwartz et al. (1999), riferendosi a un sondaggio condotto dall’università di Harvard su base nazionale (ha coinvolto 3617 persone anziane che svolgevano attività di volontariato) dalla quale è emerso che gli anziani grazie al volontariato si sentivano utili e meno depressi (Krause et al., 1992), afferma che allo stesso modo i peer supporter si sentono competenti, vedono valorizzata positivamente la propria esperienza di malattia e apprendono a loro volta grazie all’incontro con i pazienti (Schwarz et al., 1999). Greenwood et al.

(2013) nella loro ricerca qualitativa sul peer support per i caregiver di anziani con demenza, affermano che i peer supporter da loro intervistati (4 interviste in profondità) riconoscono il beneficio per sé nel restituire quanto ricevuto in precedenza e fare buon uso della propria esperienza.

- Benefici per gli operatori e i servizi sanitari:

Sherman & Porter (1991) all’interno della loro ricerca qualitativa di interviste in profondità ai peer supporter, individuano il beneficio della riduzione di ospedalizzazione nelle persone che hanno ricevuto peer support. Altri (Colella et al, 2004; Greenwood et al, 2013; Moulton et al., 2013) parlano invece di maggior accessibilità e conoscenza rispetto all’uso dei servizi grazie alle informazioni ricevute durante tale supporto. Uno dei maggiori benefici in questo caso, secondo Solomon (2004), è il potenziale risparmio di costi per il servizio sanitario derivante dalla presenza di un servizio di peer support che potenzialmente può favorire la riduzione dei ricoveri. L’altro beneficio sempre collegato al contenimento dei costi è dato dall’assenza di costi pe la sanità pubblica nell’istituzione di tali programmi (Ivi).

L’acquisizione dell’abilità di un Servizio di favorire l’incontro tra i bisogni di salute e la comunità grazie alla presenza di un programma di peer support è un altro beneficio per gli operatori e i Servizi.

A sostegno di ciò, la ricerca condotta da Nàpoles-Springer et al. (2008) sul peer support per le donne di origine latino-americane con cancro al seno effettuata in California. La ricerca è stata costituita da una survey telefonica a 89 donne latino-americane operate di cancro al seno che hanno ricevuto l’aiuto del peer support e 29 interviste alle peer supporter sempre della medesima origine. Lo studio mostra come il forte sostegno tra pari basato sull’appartenenza comunitaria, in questo caso quella di essere donne latino-americane con cancro al sendo, rende i Servizi socio-sanitari per il cancro al seno più

90 accessibili, pertinenti ed efficaci. I risultati di questo studio richiamano l’attenzione alla necessità di comprendere meglio i bisogni psicosociali delle sempre più diverse coorti di malati di cancro, in tal caso al seno, e offrire soluzioni possibili per massimizzare la loro qualità di vita.

Il riconoscimento dei benefici per tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nel peer support emerge anche da ricerche più recenti, come ad es. quella di Kessler et al. (2014) sullo studio di caso condotto attraverso interviste semi-strutturate a 18 nuovi pazienti colpiti da ictus (8 ai loro partner, 7 ai peer supporter, 3 ai coordinatori del programma di peer support e 4 a operatori sanitari della struttura ospedaliera di Ottawa) dove si è svolto lo studio di caso. Dall’analisi dei dati emerge che il peer support aiuta nella riduzione dei sentimenti di diffidenza nei confronti delle abilità dei pazienti (da parte degli operatori) e nella solitudine (da parte dei pazienti e dei peer supporter); produce maggior competenza sociale (in tutti e 3: peer supporter, operatori, pazienti), accettazione della propria malattia e delle conseguenze da essa derivanti.