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Immagine evocativa del peer support

CAPITOLO 6 – L’ANALISI DELLE INTERVISTE

6.11. La scelta di diventare peer supporter

6.11.4. Immagine evocativa del peer support

L’ultima domanda dell’intervista è stata uguale per tutti: “Se dovessi descrivere il peer support con un’immagine, quale ti viene in mente?”. Interessante notare come due operatori e tre peer supporter hanno pensato a qualcosa che collega e accompagna due punti: un ponte, un traghetto, due mani che si toccano, una stretta di mano. Si può supporre che la funzione di collante tra operatori e pazienti

195 svolta dai peer supporter sia realmente presente e in qualche modo ritenuta aspetto fondamentale per gli intervistati.

Altra immagine richiamata da un operatore, tre pazienti e due peer supporter è di qualcosa che evoca serenità: un prato fiorito e un sorriso. Qui si può evidenziare come siano per lo più i pazienti a pensare a un’immagine che ricorda tranquillità o un momento di gioia, in linea con i benefici rilevati per i pazienti stessi nei precedenti paragrafi.

Un peer supporter e un paziente richiamano un’immagine che protegge: una madonna e un angelo custode. È questa una dimensione non emersa durante le interviste e aspetto non esplicitato in letteratura.

Infine, un altro gruppo di immagini è quello che evoca il fare assieme e la reciprocità esplicitato da quattro operatori, quattro pazienti, tre peer supporter: un girotondo, due persone che portano la stessa valigia, due persone che si incontrano o che fanno qualcosa insieme. L’immagine maggiormente evocata è proprio questa, segno, probabilmente, che la reciprocità rappresenta elemento primario del peer support.

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CONCLUSIONI

La presente tesi di ricerca ha tentato di spiegare il funzionamento del peer support all’interno dei reparti ospedalieri e d’individuare le ragioni che spingono alcuni pazienti a fornire tale aiuto ad altre persone che vivono una simile condizione di malattia.

Inizialmente, nella prima parte, si è definito il frame teorico sociologico nel quale il peer support è inserito, trovando nella sociologia sanitaria e nell’approccio relazionale al lavoro sociale i riferimenti necessari per comprendere i concetti di salute, malattia e benessere. Dall’analisi della letteratura sembra confermarsi la seguente idea: sempre più il medico ha bisogno del paziente e, viceversa, il paziente ha bisogno del medico per conoscere meglio la malattia.

Questo atteggiamento di riconoscimento reciproco può trovare terreno fertile all’interno di un sistema di welfare di tipo societario in grado di valorizzare il coinvolgimento del cittadino e la prospettiva del recovery sembra essere un valido riferimento per il raggiungimento tale obiettivo. Essa, infatti, prevede che il paziente abbia un ruolo attivo all’interno del suo percorso di guarigione.

Definito il quadro di riferimento scientifico, a partire dalla letteratura internazionale, si è approfondito il significato del peer support, con particolare riferimento al profilo del peer supporter e le differenze rispetto alle altre forme di aiuto. In linea con i risultati delle ricerche internazionali si sono esaminati anche i benefici e le criticità del peer support.

È emerso che il peer support è una forma di aiuto complessa. La letteratura stessa propone definizioni differenti sempre riconducibili a una dimensione sociale della malattia nella quale la condivisione di una simile condizione genera una sorta di “dare-ricevere” in grado di aiutare entrambi, chi riceve l’aiuto e chi lo fornisce. Si tratta di un aiuto emotivo, pratico e informativo fornito da pazienti che hanno seguito un percorso di consapevolezza della propria malattia che li ha portati a essere in grado di utilizzare la propria esperienza in maniera competente e di supporto ad altri pazienti definiti pari.

La seconda parte di questo lavoro ha affrontato l’aspetto empirico del fenomeno qui studiato attraverso una ricerca qualitativa in tre reparti ospedalieri italiani che al loro interno vedono presente il peer support.

I reparti studiati sono stati i seguenti: il servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) dell’Ospedale di Esine, l’unità spinale dell’ospedale Rehabilitation Institute di Montecatone e l’oncologia senologica dell’Ospedale Sacco di Milano.

Sono reparti diversi per patologia affrontata, organizzazione e strutturazione del peer support, tuttavia presentano analogie definite dai criteri di selezione e in grado di fornire un quadro chiaro, seppur parziale dell’oggetto di studio.

Uno sguardo internazionale è stato dato attraverso la conduzione in loco di due interviste a peer supporter referenti dell’associazione Positively+ con sede a Londra. Le informazioni raccolte sono

197 servite per rinforzare alcune riflessioni quali a esempio la necessità d’individuare dei criteri di selezione per i pazienti che intendono diventare peer supporter o l’importanza di una comunicazione continua con il personale sanitario.

Dalla ricerca è emerso un chiaro profilo del peer supporter caratterizzato da quattro elementi:

caratteristiche, atteggiamenti, competenze e funzioni. Rispetto a queste ultime nell’analisi delle interviste ne sono apparse due non rilevate nell’analisi della letteatura internazionale: “funzione specchio” e “ funzione ponte”. Per quanto riguarda la prima, s’intende che i peer supporter sono dei testimoni positivi in grado di fungere da specchio per i pazienti che riconoscono in loro un modello positivo da seguire e al quale affidarsi durante il percorso di ricovero in reparto.

Rispetto alla seconda funzione, i peer supporter rappresentano una sorte di ponte tra i pazienti e gli operatori; ciascuno si riferisce cioè ai peer supporter per avvicinarsi all’altro, conoscere maggiormente il sapere altrui e comprendere meglio la patologia stessa. Si tratta di uno scambio comunicativo che può verificarsi in due modi. Da un lato quando il medico conosce il sapere esperienziale, apprende il significato per il paziente di vivere in una determinata condizione di malattia e dall’altro quando il paziente comprende il sapere tecnico, apprende cioè il significato per il medico d’impartire nei suoi confronti una determinata indicazione terapeutica. In questo modo, attraverso il peer support, tutti gli attori coinvolti diventano maggiormente “competenti”, cresce la possibilità di affidarsi reciprocamente al fine di un miglioramento condiviso al di là della malattia, in un processo che produce relazionalità. Per raggiungere tale risultato emerge che è però necessario il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori (operatore, peer supporter, paziente), aspetto auspicato ma non sempre presente nei reparti ospedalieri studiati.

Un elemento già conosciuto dalla letteratura ma approfondito grazie alla ricerca è dato dalla presenza di un criterio di accesso per diventare peer supporter. Nella ricerca compaiono come requisiti principali il possesso di alcune caratteristiche. Utilizzando le parole degli intervistati: “avere raggiunto uno stile di vita normale nonostante la presenza della malattia” ossia aver raggiunto soddisfazione della propria vita; avere una visione positiva della vita al di là della patologia e saperla trasmettere ad altri. Tra gli elementi per svolgere al meglio il ruolo di peer supporter emerge poi l’importanza di un atteggiamento caratterizzato dal non giudizio e dall’ascolto durante l’interazione con i pazienti.

Lo schema seguente sintetizza i risultati appena descritti:

198 Fig. n. 7 Peer Supporter’s Skills10

Dalla ricerca si rileva una generale soddisfazione per la presenza di questo tipo di supporto all’interno dei contesti ospedalieri presi in esame. In particolare, gli operatori ritengono che la propria attività con i pazienti si semplifichi grazie alla presenza del peer support; gli stessi affermano di sentirsi utili e di poter in tal modo utilizzare la propria esperienza di malattia in maniera positiva per altre persone;

i pazienti sostengono di vedere nel peer supporter un punto di riferimento credibile cui affidarsi per comprendere la propria nuova condizione di vita e conoscere i propri diritti e doveri come pazienti.

Attraverso i risultati della ricerca si comprende come il supporto tra pari sia un processo strutturato d’interazione sociale, che consente a una persona affetta da patologia di adottare ruoli socialmente rilevanti, nei quali non essere ristretta al mero ruolo di paziente, bensì poter esprimere competenze esperienziali acquisite grazie a un percorso di recovery che l’ha portata a divenire peer supporter. È questo l’effetto di reciprocità dell’interazione paziente-peer supporter caratterizzata dalla possiblità, per i peer supporter, di sperimentare su di sé l’effetto positivo e benefico di supportare dei pari.

Rispetto alle criticità è emersa per lo più la fatica di garantire l’abbinamento tra il peer supporter e il paziente affinchè la relazione sia quanto più possibile efficace. Nella maggior parte dei casi, l’impossibilità di garantire una pura relazione di parità viene risolta attraverso l’accoppiamento di peer supporter considerati “più simili”11 al paziente. Tale cricità è data dalla difficoltà, nei reparti studiati, di reperire peer supporter esperti in una precisa patologia.

10 Lo schema rappresenta sinteticamente il profilo del peer supporter emerso dalla ricerca.

11 Per la diagnosi ricevuta

Caratteristiche

- Essere socievoli - Essere disponibili

- Essere solari - Essere fiduciosi

- Avere un approccio positivo alla vita

Atteggiamenti

- Ascolto - Non giudizio - Accettazione

Funzioni

- Specchio - Ponte - Testimoni positivi

Competenze

- Saper comunicare con altre persone - Saper parlare della propria malattia

- Empatia

- Saper leggere la comunicazione non verbale dell'altro - Saper fornire informazioni correlate alla propria malattia

- Saper rispondere senza dare consigli

Peer Supporter's

Skills