• Non ci sono risultati.

I diversi gradi di partecipazione

CAPITOLO 2 – EVOLUZIONE DEL SISTEMA SOCIO-SANITARIO IN ITALIA

2.2. La partecipazione dei cittadini nel sistema socio-sanitario

2.2.3 I diversi gradi di partecipazione

La partecipazione può manifestarsi in diversi gradi d’intensità che possiamo immaginarci collocati lungo un continuum (Stanchina, 2014). Per rappresentare tale concetto sono state elaborate negli anni diverse “scale della partecipazione”, ma qui si prenderanno in esame brevemente solo la scala della partecipazione di Hart (1992) e i diversi gradi di partecipazione che si possono evincere da essa (Boylan e Dalrymple, 2009).

La scala di partecipazione proposta da Hart è una riformulazione del modello di Arnstein (1969) basato sulla premessa che potere e partecipazione sono inevitabilmente connessi (Stanchina, 2014).

La rappresentazione proposta da Hart (1992) fornisce un quadro di riferimento per i professionisti che lavorano in ambito sociale e sanitario e si propone il fine di valutare quanto le politiche e le prassi professionali promuovono la partecipazione. Potrebbe inoltre essere un utile strumento per stimolare un confronto con i pazienti sulle loro esperienze di partecipazione e sugli ostacoli che incontrano.

Il modello di Hart è considerato uno strumento di misurazione della partecipazione comunitaria e i vari pioli della scala rappresentano i differenti livelli di partecipazione in relazione a determinate circostanze (Hart, 1992). Come si evince dalla figura 2, Hart individua otto livelli di partecipazione riferiti alla partecipazione dei bambini negli interventi che li riguardano, ma applicabile anche in generale ai cittadini. Nella figura 2 i primi tre pioli della scala si riferiscono a una non partecipazione e i quattro successivi a una partecipazione differente a seconda del gradino della scala.

46

Fig. n. 2: The Ladder of Participation3

Tra i livelli della non partecipazione, Hart individua: la manipolazione, la retorica di facciata (decorazione) e il coinvolgimento soltanto formale o partecipazione simbolica (Boylan e Dalrymple, 2009). Per consentire una miglior comprensione dei diversi modelli si è scelto di utilizzare l’esempio di un paziente destinatario di una prestazione sanitaria.

La manipolazione è caratterizzata da un coinvolgimento della persona destinataria della prestazione solo a decisione presa senza di lui.

La retorica di facciata è un comportamento di falsa partecipazione e si ha quando le istituzioni chiedono il parere dei destinatari solo per questioni minori, che non incidono sulla decisione principale (Stanchina, 2014). In realtà la richiesta del parere degli utenti è meramente formale perché la decisione è già stata assunta.

Nel livello della partecipazione simbolica si può parlare di non partecipazione perché anche in questo caso i destinatari della prestazione vengono coinvolti solo in via formale ma, la decisione è stata presa e il parere fornito dai destinatari non viene tenuto in considerazione. Accade quando un medico decide di chiedere il punto di vista del paziente rispetto alla decisione di sottoporsi ad un intervento ma il medico ha già deciso.

3 Hart, (1992), Children’s Participation: from Tokenism to Citizenship, Innocenti Research Centre, Unicef.

47 Il livello minimo di partecipazione in Hart, è la “presenza informata”, ossia tutte quelle azioni messe in atto dalle Istituzioni per cercare di comunicare con i cittadini (volantini, manifesti, siti web, ecc…).

Attraverso tali strumenti i Servizi cercano di coinvolgere i destinatari sugli interventi che li riguardano offrendo però un’informazione unidirezionale e non strutturata.

Il livello successivo è quello della consultazione. In tal caso si prevede un processo di comunicazione bidirezionale tra decision makers e cittadini. La consultazione può essere al fine di estendere la base di conoscenze dei bisogni e interessi di un gruppo sociale, raccogliere le opinioni degli abitanti rispetto ai problemi del loro territorio o reperire i punti di vista di una comunità locale rispetto alle opzioni per un intervento di trasformazione. In generale è una modalità usata quando si percepisce l’esigenza di un feedback significativo da parte degli interlocutori. La consultazione può avvenire con diverse modalità: faccia a faccia, in gruppo, attraverso un questionario o un’intervista. Anche se qui il grado di partecipazione da parte dei cittadini è maggiore, il controllo sulla decisione finale rimane comunque in capo ai decisori.

Un altro livello è quello delle decisioni condivise, in cui i cittadini sono chiamati in causa per poter esprimere il proprio punto di vista quando si deve prendere una decisione. Qui si mette in atto una redistribuzione del potere e una condivisione delle scelte da compiere generate da una negoziazione tra Istituzioni e svariati soggetti della comunità locale che sono entrati a far parte della platea dei soggetti coinvolti. Spesso gli attori sociali sono scelti in base a criteri di rappresentatività e sono chiamati a contribuire a scelte il più possibile condivise: si parla quindi di “concertazione” che avviene in contesti definiti e ristretti come i cosiddetti tavoli di concertazione o in commissioni di lavoro miste a cui prendono parte soggetti già competenti ed organizzati. Per produrre una decisione realmente negoziata è necessario aver realizzato e superato i livelli di partecipazione precedenti volti alla diffusione di una presa di coscienza del problema.

Un livello vicino alla piena partecipazione è quello delle iniziative dirette dagli utenti stessi. I soggetti cioè svolgono un ruolo di attori delle trasformazioni sociali e propongono loro stessi delle iniziative alle Istituzioni, richiedendo la loro collaborazione. In tal caso ai cittadini viene riconosciuto il potere di autodeterminazione e hanno la possibilità di esperire il proprio potere e le competenze attraverso la proposta d’iniziative per loro utili: la regia del processo decisionale è in capo a loro.

Secondo il modello di Hart, il livello 8 è quello che riscontra il maggior grado di partecipazione. Qui le decisioni degli utenti sono condivise con le Istituzioni. Tale livello corrisponde al maggior grado di controllo possibile da parte dei cittadini nei confronti di un intervento, attraverso la piena responsabilità d’ideazione, progettazione e attuazione di un processo di cambiamento sociale.

L’istituzione, da parte sua, s’impegna allo sviluppo di comunità che si caratterizza con la scelta di sviluppare le risorse di un ambiente e potenziarle con un supporto organizzativo oppure attraverso forme di finanziamento (Boylan e Dalrymple, 2009).

48 L’idea è che sviluppando “capacitazione ” la comunità possa ridurre il proprio numero di servizi. Il livello di relazionalità è il maggiore: cittadini ed esperti lavorano assieme, sia per definire le finalità sia per realizzare le iniziative concrete atte a perseguirle. In questo livello vi è la presenza del cosiddetto “fareassieme”, un agire coordinato e consapevole di molteplici attori che scaturisce da una riflessività plurale e ha portato a individuare l’obiettivo generale dell’agire collettivo da cui discendono le peculiari azioni di ciascuno (Stanchina, 2014). Si riflette assieme, fin dall’inizio, sul

“possibile”, evitando così la creazione di aspettative illusorie che genererebbero con facilità frustrazioni, sia nei cittadini che negli esperti in campo.