• Non ci sono risultati.

CAP. 3 – LA FORESTA NELLA LETTERATURA TARDOLATINA E ALTOMEDIEVALE

3.1 IL BOSCO DI GRENDEL IN BEOWULF

Beowulf è un poema epico, di datazione incerta (probabilmente collocabile tra il 650 e l'850 d. C.)

ed autore anonimo, giuntoci attraverso un unico codice, il Cotton Vitellius, il cui manoscritto più antico (il codice Nowell, costituente la seconda parte del Cotton Vitellius) parrebbe risalire al X secolo.197 Questo poema è il più antico testo poetico lungo in un volgare europeo, nonché l'unica epica compiuta delle letterature germaniche antiche: scritto in un sassone occidentale stilizzato, ricco di arcaismi e forme regionali, il poema tratta tematiche tradizionali della materia scandinava, suggerendo un interesse per la cultura nordica impensabile nelle isole britanniche dal IX secolo in poi (dati i rapporti divenuti ostili con le popolazioni vichinghe, in seguito alle numerose razzie da esse commesse). La narrazione segue lo schema archetipico dello scontro tra l'eroe e il mostro, con l'eroe (Beowulf) che per ben tre volte si erge in difesa dell'umanità minacciata da diversi mostri.

La vicenda inizia con la costruzione, da parte del re di Danimarca Hrodgar, di una splendida reggia, il “Cervo”, progettata come luogo sociale e di feste; presto questo luogo conviviale viene però preso di mira da un mostro gigantesco proveniente da una misteriosa palude: si tratta di Grendel, il primo antagonista del poema. Dopo dodici anni di stragi, un giovane principe dei Geati (popolo della Svezia meridionale), accompagnato da un pugno di guerrieri, attraversa il mare per venire in aiuto di Hrodgar: è Beowulf, uomo dotato di forza fisica straordinaria. Lo scontro tra l'eroe geata e Grendel avviene la notte stessa, e l'eroe, combattendo a mani nude, ha la meglio sul mostro, al quale strappa un braccio. Grendel riesce a scappare, ma muore poco più tardi nella sua palude. La liberazione è però solamente provvisoria: dalla palude arriva al Cervo la madre di Grendel, in cerca di vendetta per il figlio ucciso, la quale rapisce e uccide un uomo di Hrodgar, per poi fuggire. Beowulf, su richiesta del sovrano Hrodgar, va alla ricerca del nuovo mostro, andando a

197Per informazioni più dettagliate sulla storia, ancora molto discussa, di questo poema, si consideri la Nota al Testo in:

Beowulf, traduzione a cura di G. Brunetti, Roma: Carocci, 2003, pp. 78-79. Userò il testo di Brunetti anche per la

stanarlo nel suo ambiente naturale; durante il viaggio l'eroe attraversa anche una foresta dalla forte connotazione di locus horridus, come vedremo più avanti. Giunto alla caverna subacquea di Grendel e sua madre, Beowulf combatte a lungo con la madre di Grendel (il cui nome non viene mai riportato dall'autore), ma riesce ad avere la meglio solo grazie ad una gigantesca spada magica trovata nella grotta. L'eroe porta con sé la testa di Grendel, il cui cadavere giace nella grotta, come trofeo, e viene festeggiato con regali e canzoni del poeta di corte. Beowulf prende quindi commiato da Hrodgar, per tornare in patria, dove racconta la sua avventura a Hygelac, re dei Geati. Dopo cinquant'anni di pace, Beowulf, divenuto re dei Geati, è ormai vecchio e famoso: a turbare la serenità del suo popolo è un drago, il quale cerca vendetta per il furto di una coppa dal tumulo funerario sul quale riposa. Dopo aver devastato con le sue fiamme l'intero paese e la reggia di Beowulf, il drago viene attaccato dal re dei Geati, il quale vuole anche impossessarsi dell'intero tesoro sul quale il drago riposa. Tuttavia le cose volgono al peggio per l'eroe: durante lo scontro la spada gli si spezza, e le fiamme del drago lo avvolgono; solo grazie all'aiuto del giovane nipote Wiglaf, Beowulf riesce ad uccidere il mostro, dal quale viene però ferito a morte. La morte del sovrano prospetta il disastro per i Geati, ora esposti a numerosi pericoli esterni: il poema si chiude col grandioso funerale del re, e la sua sepoltura in riva al mare.

Il passaggio più interessante del poema, per un'analisi del ruolo dell'ambiente boschivo, è quello in cui il re danese Hrodgar, nel pregare Beowulf di andare alla ricerca della madre di Grendel, la quale sta seminando il panico nel Cervo, descrive i luoghi in cui i due mostri risiedono:

Hie dygel lond

warigeað wulfhleoþu windige næssas frecne fengelad ðær fyrgenstream under næssa genipu niþer gewiteð flod under foldan nis þæt feor heonon milgemearces þæt se mere standeð· ofer þæm hongiað hrinde bearwas· wudu wyrtum fæst wæter oferhelmað· þær mæg nihta gehwæm niðwundor seon fyr on flode· no þæs frod leofað

gumena bearna þæt þone grund wite. 198

198Beowulf, vv. 1357-1367, p. 169: “Una terra segreta occupano pendici di lupi, promontori ventosi, paurosi sentieri palustri dove una corrente montana scende sotto le nebbie dei picchi, flutti sotto la terra; non distante di qui in misura di miglia sta lo stagno; sopra vi pendono boschi brinati, alberi saldi a radici sull'acqua incombono; là ogni

Hrodgar comincia a descrivere uno scenario inospitale, un luogo dai forti connotati orrorifici e quasi infernali. I luoghi tradizionali del locus amoenus vengono descritti in una prospettiva negativa, regalando al lettore una descrizione che richiama quella del Tartaro virgiliano199: gli orchi che si contrappongono alla civiltà, e che Beowulf è venuto a combattere, vengono quindi inseriti in un contesto infernale. Ma la descrizione di Hrodgar continua:

Ðeah þe hæðstapa hundum geswenced heorot hornum trum holtwudu sece feorran geflymed· ær he feorh seleð aldor on ofre ær he in wille

hafelan helan· nis þæt heoru stow· þonon yðgeblond up astigeð won to wolcnum þonne wind styreþ lað gewidru oð þæt lyft drysmaþ· roderas reotað. 200

L'immagine del cervo che rifiuta di usare il bosco come rifugio rende chiara al lettore l'aura di negatività che circonda tale luogo: si tratta di un vero e proprio luogo infernale. Le creature che in questo luogo vivono assumono a loro volta un ruolo infernale, come anime dannate ed escluse dal mondo civile, costrette a rifugiarsi in tali luoghi. E infatti, più volte l'autore del poema si riferisce a Grendel e alla madre come appartenenti alla genia di Caino, sin dalla prima presentazione del mostro:

wæs se grimma gæst Grendel haten mære mearcstapa se þe moras heold fen ond fæsten· fifelcynnes eard wonsæli wer weardode hwile

siþðan him scyppend forscrifen hæfde in Caines cynne þone cwealm gewræc ece drihten þæs þe he Abel slog·

ne gefeah he þære fæhðe ac he hine feor forwræc metod for þy mane mancynne fram·201

notte si vede nefasto portento, fuoco nei flutti; uno così esperto non vive tra i figli degli uomini che ne conosca il fondo.”

199Virgilio, Eneide, VI, 124-294. Alcuni critici hanno evidenziato anche la stretta correlazione tra il luogo descritto in

Beowulf e l'Inferno descritto nella Visio Sancti Pauli, testo apocrifo risalente al V secolo, che probabilmente funse da

intermediario tra l'opera latina e l'autore del Beowulf.

200Beowulf, vv. 1368-1376, p. 169: “Benché braccato dai cani il cursore della brughiera, il cervo forte di corna cerchi la foresta in fuga da lontano, piuttosto rende lo spirito, la vita sulla riva anziché volervi entrare a riparare il capo; non è posto piacevole; le onde sconvolte di là ascendono nere alle nuvole quando il vento solleva ostili bufere finché si rabbuia l'aria, piange il cielo.”

201Beowulf, vv. 102-110, p. 103-105: “Aveva nome Grendel il demone crudele, errante famoso della marca che occupava acquitrini, paludi e luoghi inaccessibili; la terra dei mostri l'uomo infelice teneva da tempo, da quando l'aveva condannato il creatore fra la razza di Caino, vendicò l'omicidio l'eterno signore perché uccise Abele; egli non gioì del delitto ma lo bandì dio per quel delitto lontano dagli uomini.”

Nel poema, infatti, religiosità cristiana e pagana si mischiano, come nota Richard North nel suo saggio Heathen Gods in Old English Literature:

In view of the poet's uncertainty about the fate of the heathens in the world to come, it seems reasonable to suppose that he insured the souls of Beowulf and the other heroes in this poem by making their religious status comparable with that of the tribes of Israel in the Old Testament... he refocused the diversity of Germanic pre-Christian beliefs into a binary opposition between the Lord and the devil.202

I mostri della tradizione germanica (in questo caso, Grendel e sua madre) vengono quindi ricollocati in una teologia cristiana o, più propriamente, biblica, come demoni derivati dalla stirpe di Caino: il bosco orrido della tradizione norrena nel quale vengono collocate le creature mostruose si avvicina alla versione infernale che ne viene data in Virgilio, e conseguentemente nella tradizione cristiana medievale. Le figure divine sono tuttavia assenti nel Beowulf: i riferimenti dell'autore a episodi della tradizione biblica (alla Creazione nei versi 91-98, a Caino e Abele ai versi 107-108 e 1261-1263, e al Diluvio Universale ai versi 1689-1691)203 sono sempre esterni alla narrazione, e il Dio cristiano stesso appare come figura esterna agli eventi. La morale cristiana tuttavia permea l'intera narrazione, come rileva McNamee nel discutere la possibile allegoria di redenzione rappresentata dal poema:

The god referred to throughout by Hrothgar and Beowulf alike is the one, providential God of the Christians, the Creator and Lord of the whole universe and the Creator and Final Judge of man as well. Idolatry and especially devil worship are looked upon as aberrations hateful to the true God and subject to divine punishment.204

In questa prospettiva, pare evidente una netta separazione tra le forze del bene, rappresentate da Beowulf e dagli esseri umani, e le forze del male (Grendel, la madre, il drago): i luoghi nei quali queste due opposte tipologie risiedono assumono caratteristiche positive o negative in base alla morale dei personaggi che le popolano. Ecco quindi che, mentre il Cervo, luogo della civiltà e della convivialità tra gli uomini, diventa catalizzatore di connotazioni positive, il bosco, la palude, la caverna, e più in generale la natura selvaggia, dove dimorano i tre mostri, divengono luoghi orridi,

202North, Richard, Heathen Gods in Old English Literature, Cambridge: Cambridge University Press, 1997, p. 202. 203Il dibattito sulle effettive influenze cristiane dell'opera è apertissimo; da segnalare in particolare il contributo di

J.R.R. Tolkien, il quale esprime seri dubbi riguardo l'"originalità" di alcuni dei passaggi cristiani nel testo, in: Tolkien, John Ronald Reuel, The Monsters and the Critics, Londra: George Allen and Unwin, 1983.

204McNamee, M.B., "Beowulf: An Allegory of Salvation?", in R.D. Fulk, (a cura di), Interpretations of Beowulf – A

luoghi del male. E proprio la contrapposizione tra i due luoghi principali della narrazione rappresenta, secondo John Halverson, uno dei temi centrali dell'opera:

In the first part of Beowulf, Heorot is the center of the world. Almost all movement is focused on it. Grendel seeks it out for destructive purposes; Beowulf comes to cleanse it... It shines out over many lands, a beacon of civilization; it is the people's place... In comparison there is notably little description of nature. What there is is mostly associated with the monsters of the poem, and presents the outside world as cold, dark, and forbidding.205

Emerge chiaramente la dicotomia tra il "dentro" e il "fuori": il Cervo (Heorot nel testo originale) è il luogo della civiltà, dove avvengono tutte le tipologie principali di relazioni sociali. In contrapposizione, la natura al di fuori del palazzo conviviale non è adatta agli esseri umani: in essa si trovano solamente mostri e insidie. Anche in questo testo si delinea la contrapposizione tra ordine e caos, tra città e natura. Ecco che, come Gilgamesh deve uscire dalle mura di Uruk per andare a portare la civiltà al di fuori della città, Beowulf deve avventurarsi fuori dal Cervo per affrontare Grendel; e come Remo valica il pomerium che delimita i confini della neonata città di Roma, trasgredendo alle leggi imposte dal fratello, Grendel, favorito dall'oscurità, si introduce nel palazzo costruito da re Hrodgar per seminare il panico tra coloro dai quali è escluso, gli esseri umani. Sempre Halverson scrive:

The result of the conflict between the constructed, rationalized human world and the chaotic, frightening world out there is not reassuring. The victories of Beowulf are great ones, but they are temporary; the threat remains, and the entire poem is haunted by the vision of ultimate destruction... Beowulf, Hrothgar, Heorot, the achievement of civilization constitute a brave and defiant intrusion of human order into the formlessness of the outside world.206

Va quindi sottolineato il sostanziale pessimismo che permea il poema: l'eterno conflitto tra lo sforzo civilizzatore dell'uomo e l'informe massa caotica della natura (perfettamente esemplificata dall'oscurità del bosco) ha un esito scontato in partenza, favorevole a quest'ultima. Questa visione apparentemente contrastante con l'etica cristiana sottolineata in precedenza è forse legata alla fragilità e all'instabilità della società Anglo-Sassone nel periodo in cui la leggenda di Beowulf prese piede: in un periodo storico incerto, in cui la civilizzazione delle isole britanniche, dopo la forte accelerazione avuta durante l'invasione romana, veniva ridimensionata, il clima culturale era

205Halverson, John, "The Struggle Between Order and Chaos in Beowulf", in Stephen P. Thompson (a cura di),

Readings on Beowulf, San Diego: Greenhaven Press, 1999, pp. 99-106.

probabilmente poco incline ad una visione ottimistica del futuro della civiltà. Beowulf muore nell'ultimo scontro, quello contro il drago, lasciando il suo popolo senza una guida adatta ad affrontare le difficoltà del mondo esterno: in un'epoca di profonda incertezza e di decrescita economica e sociale come l'Alto Medioevo, questo timore per il futuro era probabilmente molto radicato nei popoli che avevano vissuto i fasti della civiltà romana, e che vedevano ora i boschi, e in generale la natura selvaggia, imporsi progressivamente sulle rovine dell'antica civiltà.