CAPITOLO 5 – LA FORESTA IN LE MORTE DARTHUR
5.2 LA CONTRAPPOSIZIONE TRA LA CORTE DI ARTÙ E LA FORESTA
5.2.4 LA QUEST DI LAUNCELOT
Uno degli episodi più celebri all'interno dell'opera di Malory è quello che narra le avventure di Launcelot: tra i cavalieri più celebrati nella materia di Britannia, Launcelot è protagonista di numerosi romance cronologicamente precedenti a Le Morte Darthur316. Ritengo che, all'interno de
Le Morte Darthur, la Noble Tale of Sir Launcelot du Lake ricopra un ruolo di fondamentale
importanza, soprattutto per gli scopi di questa tesi: nel corso delle sue avventure nella foresta, Launcelot incontra diversi componenti paradigmatici dell'estraneità della foresta rispetto al mondo della corte. Destreggiandosi tra elementi magici, ambiguità sessuali, cavalieri negativi ed elementi religiosi, Launcelot dimostra il suo smisurato valore, comunque già riconosciuto nella corte prima ancora dell'inizio della sua quest:
But in especially hit was prevyd on Sir Launcelot de Lake, for in all turnementes, justys, and dedys of armys, both for lyff and deth, he passed all other knyghtes. (151)
Launcelot è il miglior cavaliere della corte di Artù, e la sua quest nella foresta, alla ricerca di avventure per provare ulteriormente il suo valore già riconosciuto a corte, non può non trasformarsi in una serie di travolgenti successi che contribuiscono ad imporre l'ordine della corte arturiana sul mondo caotico e ribelle della foresta. Come rileva giustamente Saunders317, lo scopo della quest di Launcelot in Malory, diversamente dalle narrazioni precedenti (a partire da quella fatta da Chrétien
316Per un confronto tra le fonti di Malory e la sua Noble Tale of Sir Launcelot du Lake, in particolare sulla descrizione del paesaggio e dell'ambientazione, si veda: Lambert, Mark, Malory – Style and Vision in Le Morte Darthur, New Haven and London: Yale University Press, 1975, pp. 78-86.
de Troyes nel Lancelot ou le Chevalier de la Charrette), non è di vincere l'amore di Ginevra, bensì di sostenere i valori della cavalleria. Di conseguenza, la foresta si apre davanti a Launcelot come uno spazio indefinito e privo di percorsi prestabiliti da seguire: ogni oggetto, ogni personaggio ed ogni situazione creatasi al suo interno possono servire il proposito del cavaliere, il quale non ha una meta e un obiettivo precisi. Come scrive Saunders:
For Launcelot the importance of setting forth into the forest on the quest lies less in the achievement of a specific object than in the delight of the action itself. The adventures of the forest define his existence and, indeed, his happiness.318
Le avventure di Launcelot non hanno una scadenza temporale, come quelle di Gawain, Uwayne e Marhaus, né un finale già scritto dal fato, come quelle dello sventurato Balyn: nella tale che lo vede protagonista, il primo cavaliere di Artù può muoversi liberamente all'interno di uno spazio fitto di pericoli e tranelli, di avversari da affrontare e di prove di cavalleria da portare a termine. Il valore cavalleresco di Launcelot è garanzia, non solo per il cavaliere stesso ma anche per il lettore, che le sue vicende avranno un lieto fine.
Quando si avventura all'esterno della corte, Launcelot viene accompagnato da un altro cavaliere, Sir Lyonell, suo nipote; la presenza di Lyonell all'inizio della quest è importante perché, attraverso la biforcazione del percorso seguito dai due cavalieri, Malory costruisce un intreccio che gli permetterà di evidenziare ulteriormente la disparità di valore tra Launcelot e gli altri cavalieri della corte. Avventuratisi in una depe foreste, i due avvistano un albero di mele e decidono di riposarsi alla sua ombra:
Than Sir Lyonell aspyed a grete appyll tre that stoode by an hedge and seyde, “Sir, yondir is a fayre shadow; there may we reste us and oure horsys.” “Hit is trouthe,” seyde Sir Launcelot, “for this seven yere I was not so slepy as I am nowe.” So there they alyted and tyed there horsys unto sondry treis; and Sir Launcelot kayde hym downe undir this appyll tre, and his helmet undir his hede. And Sir Lyonell waked whyles he slepte. (152)
Saunders rileva la somiglianza del passaggio narrato da Malory, in cui Launcelot verrà successivamente rapito da un gruppo di donne, con un altro passaggio contenuto nel poema medievale inglese Sir Orfeo, in cui la moglie del re Orfeo, Heurodis, viene rapita mentre dorme all'ombra di un melo. Nonostante questo poema narrativo non tratti la materia di Britannia, va
certamente annoverato tra le fonti d'ispirazione di Malory. Il melo, o più in generale l'albero da frutto, è presente in tutta la tradizione del mito di Orfeo: nella versione classica il cantore tenta, inutilmente, di aiutare Tantalo, il quale deve subire un terribile supplizio per aver offeso gli dei. Tantalo è appeso ad un albero, del quale non può però raccogliere i frutti nonostante la fame lo torturi. L'albero di mele, o più in generale l'albero da frutto, appare comunque frequentemente nella letteratura precedente a Malory: dal ramo d'oro dell'Eneide, passando per Sir Gawain and the Green
Knight, lo stesso Sir Orfeo e le Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer (in particolare la tale della Wife of Bath)319. Il sonno che coglie Launcelot una volta giunto all'ombra di questo particolare albero di mele, assume immediatamente una connotazione estrema e conseguentemente sovrannaturale, e risulta quindi necessaria una breve riflessione sulla natura del luogo stesso: nonostante si definisca apparentemente come locus amoenus, essendo caratterizzato abbastanza tradizionalmente da un melo e da una siepe, viene presto avvolto da un alone di magia. Launcelot non è mai stato così assonnato negli ultimi sette anni: lo stesso numero sette ha molteplici significati religioso-mitologici nella tradizione occidentale, e la scelta di questo numero da parte dell'autore non può non essere finalizzata all'evocazione dell'ultraterreno. Nonostante sia forse eccessivo parlarne in termini di locus horridus, questa sezione della foresta si pone in un territorio di confine tra l'umano e il sovrannaturale, e anticipa le disavventure che seguiranno nel corso della narrazione.
I percorsi di Launcelot e Lyonell si separano quando il giovane cavaliere, durante la sua veglia sul sonno di Launcelot, vede un cavaliere forte e di bell'aspetto sconfiggere in breve tempo tre cavalieri suoi sfidanti: Lyonell sfida a sua volta il cavaliere, ma viene disarmato e sconfitto, per poi essere condotto nelle carceri del castello di quest'ultimo. Malory introduce quindi sulla scena un terzo cavaliere di Artù, sir Ector de Marys, il quale decide di abbandonare la corte per raggiungere Lyonell e Launcelot; Ector incontra un abitante della foresta, a cui chiede di essere indirizzato verso “ony adventures that bene here nyghe honde” (153). Ector, come Launcelot, è alla ricerca
319Vedi Sir Orfeo, in The Middle English Breton Lays, a cura di A. Laskaya ed E. Salisbury, Kalamazoo: Medieval Institute Publications, 1985, pp, 15-59, nota ai versi 57-72.
dell'avventura: una volta allontanatosi dalla corte, si ritrova immerso nella stessa foresta priva di riferimenti e di percorsi prestabiliti in cui si sono avventurati Lyonell e Launcelot. Il forestiero gli indica un altro spazio topograficamente costruito come un locus amoenus, ma con alcune caratteristiche che lasciano presagire una connotazione diversa:
“By that maner, on the lyffte honde, there is a fayre fourde for horse to drynke off, and over that fourde there growys a fayre tre, and thereon hongyth many fayre shyldys that welded somtyme good knyghtes; and at the boole of the tre hongys a basyn of couper and latyne. And stryke uppon that basyn with the butte of thy spere three tymes, and sone aftir thou shalt hyre new tydynges, and ellys haste thou the fayreste grace that ever had knyghte this many yeres that passed thorow this foreste!” (153)
Oltre al ruscello dove abbeverare il cavallo, e all'albero all'ombra del quale riposarsi, questo luogo presenta elementi insoliti, ovvero gli scudi di molti cavalieri appesi ai rami dell'albero, e un catino di rame, che il forestiero consiglia di colpire tre volte con la punta della lancia. L'importanza del catino di rame è legata alla sua funzione di oggetto magico: è un vero e proprio richiamo per nuove avventure. Risulta interessante la comparazione fatta da Lambert tra l'episodio narrato da Malory e la fonte da lui utilizzata, il Lancelot del Ciclo in Vulgata:
Two changes here are especially notable. First, Malory adds and devotes a fair amount of space to the motif of striking the basin: a passage which in the French was basically a description of things becomes a description of action... Second, in a characteristic rearrangement, Malory substitutes dialogue for authorial narrative. This change makes the description itself an action.320
Questa analisi è interessante in quanto ribadisce come nell'opera di Malory non vi sia molto spazio per la descrizione dei luoghi: la stessa combinazione albero-ruscello che compone il locus in cui Ector trova il catino non viene espressa descrittivamente dall'autore; i luoghi vengono tratteggiati accennando i pochi elementi che vi trovano posto, e la maggior parte del testo si focalizza sulle azioni che vengono compiute in questi luoghi. Meno spazio per la descrizione comporta più spazio per l'azione, permettendo a Malory di costruire un fittissimo intreccio tenuto assieme da una raffinata concatenazione causa-effetto tra gli episodi che compongono l'opera. Nonostante la breve descrizione, i loci amoeni e horridi sono immediatamente riconoscibili dal lettore, poiché Malory utilizza gli elementi tradizionalmente impiegati nella descrizione di queste tipologie di luoghi sin dalla classicità, ossia gli elementi già indicati da Quintiliano nella Institutio Oratoria (X, 3-24)321.
320Lambert, p. 81.
Sir Ector, riconosciuto lo scudo di Lyonell tra quelli appesi all'albero, colpisce ripetutamente il catino, richiamando così sir Tarquyn: è lui il cavaliere del catino, colui che ha appeso gli scudi dei cavalieri sconfitti ai rami dell'albero. Tarquyn sconfigge anche Ector, e lo conduce alla prigione dove è custodito Lyonell: i due cavalieri, dolendosi per la loro triste sorte, invocano l'aiuto dell'ancora dormiente Launcelot.
Durante il suo profondissimo sonno, Launcelot viene rapito da Morgan le Fay ed altre tre regine, le quali vogliono l'amore del cavaliere. Le regine vengono presentate da Malory con una breve descrizione che le associa immediatamente al colore verde dei loro parasole; il verde è il colore della regalità femminile, ma è soprattutto il colore della foresta322:
So there com by hym foure queenys of a grete astate; and, for the hete sholde nat nyghe hem, there rode four knyghtes aboute hem and bare a cloth of grene sylke on foure sperys betwyxte hem and the sonne.
Than they loked and were ware of a slepynge knyght lay all armed undir an appil tree. And anone as they loked on his face they knew well hit was Sir Launcelot, and began to stryve for that knyght, and every of hem seyde they wolde have hym to hir love. “We shall nat stryve,” seyde Morgan le Fay, that was Kyng Arthurs sister. “I shall put an inchauntement uppon hym that he shall nat awake of all this seven owres, and than I woll lede hym away unto my castell. (154)
Il personaggio di Morgan le Fay (la fata Morgana della tradizione arturiana in lingua italiana323) è estremamente interessante nell'ottica del dualismo corte-foresta. Sorella di Artù e moglie del re Uriens, nonché madre di Uwayne, Morgan le Fay è dotata di poteri magici: apprendiamo già all'inizio dell'opera che “Morgan le Fey was put to scole in a nonnery, and ther she lerned so moche that she was a grete clerke of nygromancye” (6). Durante la maggior parte dell'opera, lo scopo di Morgan è rovesciare il regno del fratello, per porre sul trono il marito o il figlio. Tuttavia, come rileva Whitaker:
Unlike her analogue in the Prose Lancelot, she is here never successful in her designs... Hostile to Arthur throughout his life, she turns up at the end as an affectionate and beneficient healer.324
Morgan si configura come una figura ostile al sovrano, conseguentemente il luogo in cui si rifugia e
322Whitaker, p. 59.
323Whitaker fa derivare l'origine di questo personaggi dalla fusione di diverse divinità Celtiche: Morrigan, dea mutaforma della guerra e della distruzione, nota per le sue capacità profetiche; Matrona, benigna dea bianca, e Morgen, nata dalle acque. Vd. Whitaker, p. 58. Per un'indagine più approfondita sul personaggio di Morgan Le Fay, sulle sue origini mitologiche e sulla sua evoluzione nel corso di tutta la letteratura arturiana, si consiglia la lettura di: Hebert, Jill M., Morgan Le Fay, Shapeshifter, New York: Palgrave Macmillan, 2013.
nel quale architetta i suoi tentativi di rovesciare l'autorità del fratello è la foresta. Morgan non è esiliata dalla corte, ma preferisce rimanervi ai margini in quanto la sua natura è inconciliabile con l'ordine dei cavalieri arturiani; come esplicita Saunders, in Morgan Le Fay Malory mette assieme l'umano e l'ultraterreno, per cui la foresta nella quale ella agisce si presenta sia come spazio simbolico che come paesaggio realistico325.
Launcelot, sotto incantesimo, viene portato al Castell Charyot, e relegato in una cella. È interessante quanto nota Saunders riguardo alla connotazione del castello di Morgan Le Fay:
It is striking that in the Morte the otherworld is never fully characterized or explored... One might expect Launcelot's “chambir colde” to be described as part of a kingdom of faery rather than as the peripheral dwelling of Morgan le Fay. Instead, the focus remains the forest itself, a landscape poised between romance and reality, never notably employing the denizens of the real forest, but never fully opening onto an otherworld of faery.326
Le quattro regine cercano di convincerlo a scegliere l'amore di una di loro, ma il cavaliere si rifiuta. L'amore adultero tra il cavaliere e Gwenyvere viene solamente accennato dalle quattro regine, e mai da Launcelot, il quale lo nega con forza per preservare la virtù della regina:
“And as for my lady, Dame Gwenyvere, were I at my liberté as I was, I wolde prove hit on youres that she is the treweste lady unto hiir lorde lyvynge.” ( 155)
Rifiutate le quattro regine, Launcelot viene lasciato nella prigione, dalla quale lo libera però la damigella incaricata di portargli i pasti; in cambio del dono della libertà, la damigella chiede a Launcelot di aiutare il padre, re Bagdemagus, a vincere un torneo da lui indetto contro il re del North Galys. Finalmente uscito dalla prigione, Launcelot, dirigendosi verso il castello di re Bagdemagus, si avventura ancora una volta nella foresta:
And so he rode into a grete foreste all that day, and never coude fynde no hygheway, and so the nyght fell on hym; and than was he ware in a slade of a pavylyon of rede sendele. “Be my feyth,” seyde Sir Launcelot, “in that pavylyon woll I lodge all this nyght.” (156)
Malory presenta ai suoi lettori uno spazio riparato all'interno della foresta, un padiglione incustodito nel quale Launcelot può riposare. Il padiglione funge solitamente da avamposto del mondo civilizzato nella foresta: in esso trovano rifugio i cavalieri in missione, le damigelle in viaggio e in generale i personaggi della corte avventuratisi nella foresta Tuttavia, Malory spesso utilizza questi
325Saunders, p. 170. 326Saunders, p. 171.
luoghi per mettere in scena degli imprevisti: in questo caso, Launcelot si introduce nel padiglione di un altro cavaliere, temporaneamente assente. Il cavaliere, al suo ritorno, è convinto che la figura sdraiata nel suo giaciglio sia quella della sua lady; Malory innesca in questo modo un equivoco di natura sessuale, che non potrebbe accadere all'interno della corte, dove il rispetto delle regole cortesi impedisce il crearsi di situazioni ambigue:
Than within an owre there com that knyght that ought the pavylyon. He wente that his lemman had layne in that bed, and so he leyde hym adowne by Syr Launcelot and toke hym in hys armys and began to kysse hym. And whan Sir Launcelot felte a rough berde kyssyng hym, he sterte oute of the bedde lyghtly, and the othir knyght after hym. And eythir of hem gate their swerdys in their hondis, and oute at the pavylyon dore wente the knyght of the pavylyon, and Sir Launcelot folowed hym. And there by a lytyll slad Sir Launcelot wounded hym sore, nyghe unto the deth. (156)
Malory costruisce una scena intenzionalmente umoristica, evidenziando l'ambiguità che caratterizza la situazione: non appena i due cavalieri realizzano quanto sta accadendo, immediatamente tentano di ristabilire l'ordine attraverso un duello che vendichi la presunta offesa subita. Launcelot, scambiato per una ragazza dal cavaliere del padiglione (che scopriremo chiamarsi sir Belleus), non pronuncia nemmeno una parola fino all'esito del duello (dal quale esce naturalmente vincitore): l'intera scena è permeata da un'atmosfera surreale, che si spezza solamente dopo il duello, quando tutto torna sui binari della normalità cavalleresca, con l'arrivo della damigella, la guarigione di Belleus e la sua nomina a cavaliere della Tavola Rotonda da parte di Launcelot327. Il padiglione nella foresta diviene teatro di un episodio completamente astratto dal contesto delle avventure di Launcelot, più simile ad un racconto chauceriano o ad una novella boccaccesca.
Dopo aver portato a compimento la promessa fatta alla damigella, ovvero dopo aver vinto il torneo indetto da re Bagdemagus, Launcelot si inoltra nuovamente nella foresta dove era stato colto dal sonno all'inizio dell'avventura:
And so Sir Launcelot departed, and by adventure he com into the same foreste there he was takynge his slepe before. (159)
Sottolineando come la foresta sia la medesima in cui il cavaliere si era trovato all'inizio della sua
327Una breve analisi del rapporto Launcelot-Belleus viene fatta in Hodges, Kenneth, Forging Chivalric Communities
in Malory's Le Morte Darthur, New York: Palgrave Macmillan, 2005, p. 76. L'autore riassume così quanto accade
nell'episodio: "Their encounter in bed does result in a public bond and social advancement (even for Launcelot as he gains a client), although the private sexual expression of the bond is violently rejected."
avventura, Malory riallaccia i fili dell'intreccio, riportando l'attenzione su quanto lasciato in sospeso prima del rapimento di Launcelot. Infatti, una damigella indirizza Lancillotto verso Sir Tarquyn, che tiene in ostaggio vari cavalieri, tra i quali Lyonell ed Ector: l'incontro tra i due cavalieri fra presagire l'epicità dello scontro che li vedrà protagonisti; Launcelot colpisce il catino per richiamare l'attenzione di Tarquyn, come già fatto da Ector, e il cavaliere si presenta con un prigioniero legato al suo cavallo, che Launcelot riconosce come Sir Gaheris, fratello di Gawain. Il primo scontro tra Tarquyn e Launcelot si conclude con una parità, dopo la quale avviene l'identificazione reciproca:
“What knyght is that that thou hatyste abovyn all thynge?” “Feythfully,” seyde Sir Terquyn, “his name is Sir Launcelot de Lake, for he slowe my brothir Sir Carados at the Dolerous Tower, that was one of the beste knyghtes on lyve... And for Sir Launcelottis sake I have slayne an hondred good knyghtes”... “And now, sir knyght, at thy requeste I woll that thou wete and know that I am Sir Launcelot du Lake, Kynge Bannys son of Benwyke, and verry knyght of the Table Rounde. And now I defyghe the, and do thy beste!” (162)
Lo scontro tra i due cavalieri assume maggior significato alla luce della rivelazione fatta da Tarquyn: la serie di rapimenti da lui compiuti avevano come scopo come quello di richiamare l'attenzione di Launcelot, per poter affrontarlo e vendicare la morte del fratello Carados. Tarquyn, in virtù del suo valore e delle sue capacità in combattimento, si configura come un anti-Launcelot, un