Ma come si presentava la foresta nell'isola britannica nel corso del Medioevo? Nel periodo tardo-imperiale, al contrario di molte altre regioni dell'Europa Occidentale, in Britannia persisteva una situazione economicamente piuttosto prosperosa, nonostante i segnali di debolezza politica interna e la crescente pressione barbarica all'esterno80. Tra il quarto e il quinto secolo, dunque:
(The literary and archaeological evidence) suggest that, at any rate over much of lowland Britain, the rural economy displayed a surprising resilience in the face of Rome's increasing political weakness.81
Le foreste avrebbero dunque fornito legname da costruzione e combustibile per mantenere in piedi l'economia e l'urbanizzazione iniziati in epoca romana: sempre secondo Myres, la gran parte dei boschi naturali britannici era già stata abbattuta nel IV secolo82. Con le invasioni di Angli, Sassoni e
78 Robin Hood and Other Outlaw Tales, a cura di S. Knight e T. Ohlgren, Kalamazoo: Medieval Institute Publications, 2000.
79 The Tale of Gamelyn, a cura di W.W. Skeat, Londra: Clarendon, 1884.
80 Myres, J.N.L., The English Settlements, Oxford-New York: Oxford University Press, 1986, p. 203. 81 Myres, p. 206.
82 Myres, p. 205. Inoltre, a pagina 216, Myres sostiene che le foreste del sud-ovest dell'isola furono molto meno sfruttate di quelle dell'est durante il dominio romano, e gli insediamenti tardo-imperiali in quelle regioni furono conseguentemente più numerosi e fortificati.
Juti a partire dal V secolo, l'economia britannica, come quella del resto d'Europa, subì un notevole ridimensionamento: tra il 450 e il 600 vi fu una riduzione demografica, accompagnata da un ripiegamento della società urbana e delle economie ad essa collegate83, e quindi da una generale avanzata dell'ambiente selvaggio. Tuttavia, in alcune aree vi sarebbero prove di un'opera di deforestazione continuata fino al VII secolo inoltrato84. Le fonti dirette non sono molto numerose: sappiamo tuttavia che i neo-padroni dell'isola britannica, di origine germanica, dovettero affrontare la resistenza della popolazione romano-britannica nell'istituire i loro nuovi regni; Beda il Venerabile, nella sua Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum ne cita otto: Anglia orientale, Mercia, Middle Anglia (che venne poi assorbito dalla Mercia), Northumbria (tutti e quattro appartenenti agli Angli), Essex, Sussex, Wessex (tre regni di origine sassone) e Kent (abitato dagli Juti)85. Con un processo di integrazione secolare, le popolazioni germaniche degli invasori si mescolarono tra di loro e con i romano-britannici rimasti sull'isola: quando Alfredo il Grande, re del Wessex, alla fine del IX secolo riuscì a sconfiggere gli invasori Vichinghi (ponendosi anche come difensore della cristianità) e si nominò King of the Anglo-Saxons, era già presente una identità condivisa tra gli abitanti dell'isola britannica86.
I secoli successivi alla conquista da parte dei normanni, avvenuta nel 1066 con Guglielmo il Conquistatore87, videro un enorme aumento della popolazione britannica: secondo alcune stime, nei tre secoli successivi essa triplicò, passando da 1.100.000 abitanti nel 1086 ad almeno 3.700.000 nella seconda metà del quattordicesimo secolo88. Questa sensibile espansione indubbiamente amplificò lo sfruttamento delle risorse boschive dell'isola, le quali vennero necessariamente tutelate
83 Myres, p. 213.
84 Collins, Rob, "Before the End: Hadrian's Wall in the Fourth Century and After", in R. Collins e J. Gerrard (a cura di), Debating Late Antiquity in Britain, AD 300-700, Oxford: BAR, 2004, pp. 123-132. Collins si riferisce in particolare alle regioni attigue al Vallo di Adriano.
85 Bede the Venerable, Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, I, 15, a cura di B. Colgrave e R.A.B. Mynors, Oxford: Clarendon, 1969, p. 51.
86 Turner, Charles W., "The Permanent Influence of Alfred the Great", The Sewanee Review, 9 (1901), pp. 473-482. 87 Proprio Guglielmo commissionò la compilazione del Domesday Book, un censimento completato nel 1086: questo
manoscritto, suddiviso in due volumi (Little Domesday e Great Domesday) ci fornisce numerosi dati sullo sfruttamento delle foreste inglesi all'inizio del secondo millennio, nonché importanti informazioni riguardanti la popolazione di buona parte dell'Inghilterra e del Galles.
88 Strayer, Joseph R., (a cura di), Dictionary of The Middle Ages – Vol. 4, New York: CSS, 1984, sub voce "demography".
da un sistema di leggi forestali introdotte dai re normanni: con la conquista dell'Inghilterra, i Normanni introdussero il concetto di “foresta reale” secondo il modello carolingio, già diffuso nell'Europa continentale; tuttavia, le foreste reali in Inghilterra differivano da quelle dell'Europa continentale: Guglielmo I infatti incluse nel demanio forestale interi villaggi e piccole città, non solamente aree boschive89. L'interesse primario di queste leggi era quello di tutelare la caccia, attraverso la definizione di alcune “foreste reali” dove il re potesse esercitare il suo privilegio: in tali foreste venivano preservate alcune specie animali (su tutte il cervo, il daino, il capriolo e il cinghiale) e l'ambiente boschivo che dava loro rifugio, in maniera da permettere al re e ai suoi affittuari (soprattutto ecclesiastici) una preda sicura durante le battute di caccia90. L'appropriazione della foresta da parte dei re normanni contiene una dicotomia di significato ben analizzata da Jones e Page:
On the one hand... forests were essentially an economic resource, possessing a largely functional value as a source of timber, grazing, venison and raw materials. The imposition of forest law allowed the king to retain rights over land that did not form part of the royal demesne... On the other hand... the exclusive right to hunt in designated areas of countryside was one of the royal powers which the Norman dukes appropriated from the Carolingian kings in the tenth century. The extension of this right to his newly conquered kingdom... was a powerful symbol of William's mastery over his English subjects.91
Contravvenire alla forest law istituita dal re poteva portare anche alla pena capitale o a mutilazioni per i trasgressori: tuttavia, col passare degli anni, i successori di Guglielmo modificarono il loro interesse verso la foresta in una prospettiva di sfruttamento puramente monetario; le multe inflitte ai trasgressori divennero una enorme fonte di ricchezza per la corona, e già prima che la Charter of
the Forest del 1217 (documento immediatamente successivo alla celebre Magna Charta) rendesse
ufficiale il cambiamento di prospettiva, i provvedimenti presi da re Enrico II (sul trono dal 1154 al 1189) mostrano la strada intrapresa dalla corona92: allentando la morsa sui trasgressori, la monarchia poteva intascare grandi quantità di denaro attraverso multe e pagamenti per le concessioni dei diritti
89 Strayer, Joseph R., (a cura di), Dictionary of The Middle Ages – Vol. 5, New York: CSS, 1985, sub voce "forests, european".
90 Poole, Austin Lane, Domesday Book to Magna Charta 1087-1216, Oxford-New York: Oxford University Press, 1993, p. 30.
91 Jones, Richard, e Page, Mark, Medieval Villages in an English Landscape – Beginnings and Ends, Macclesfield: Windgather Press, 2006, p. 105.
forestali. L'uso del legname fornito dalle foreste reali era inizialmente concesso solamente a determinate categorie di individui (ad esempio, gli abitanti di villaggi siti all'interno delle foreste reali) ma, in seguito alla promulgazione della Magna Charta, come constata Birrell:
The area subject to forest law, perhaps more than one fourth of England at its peak in the late twelfth century, was successively reduced by disafforestations (in the technical sense of freeing from forest law) forced on weak kings by local landlords and peasants who hated the constraints that forest law imposed.93
Si fecero quindi sempre più frequenti i casi di disafforestation, ovvero di cessioni di demanio reale (quindi della foresta come terreno di proprietà del re, indipendentemente dalla presenza di alberi) a conti, duchi o comunque a privati. Progressivamente, a causa dello sfruttamento da parte dei privati, e dell'eccessiva permissività da parte delle autorità regie, la percentuale di territorio coperta da boschi calò drasticamente (si stima che, nell'intera isola britannica, essa si dimezzò nel giro di soli tre secoli, dal 1100 al 140094). Un ruolo decisivo in quest'opera di deforestazione fu giocato dalla necessità di ricavare nuove terre coltivabili, per coprire il fabbisogno alimentare di una popolazione in forte crescita: nonostante le migliorie tecnologiche nel campo agricolo, la redditività del suolo coltivato era molto bassa rispetto agli standard odierni, e per sfamare una persona per un anno serviva circa un ettaro di terreno coltivato a grano95. I numerosi processi di disafforestment portarono anche alla progressiva scomparsa delle forest eyre, corti di giustizia itineranti che istituivano i processi per la violazione delle leggi forestali; dal 1368, esse non vennero più convocate96. Come scrive Strayer:
The forest inquests that replaced the eyres were sporadic and failed to supervise the lower forest courts, which had only the power to prepare cases for the justices and could decide penalties only for minor offenses.97 Venendo meno il controllo sullo sfruttamento dei terreni boschivi, e aumentando il bisogno di terreno sfruttabile per scopi agricoli, le foreste dell'isola britannica si ridussero in maniera sensibile. Il processo di deforestazione dell'isola britannica realizzato in età basso-medievale consegnò
93 Birrell, Jean R., “The Medieval English Forest”, Journal of Forest History, 24 (1980), p. 80. 94 Birrell, pp. 78-86.
95 Sommerville, Johann Peter, "Medieval English Society",
http://faculty.history.wisc.edu/sommerville/123/123%2013%20society.htm, (consultato il 5 Aprile 2014). 96 Strayer, Dictionary of The Middle Ages – Vol. 5, sub voce "forests, european".
a Malory e ai suoi contemporanei, nel XV secolo, uno scenario ormai già artificiale e profondamente modificato dall'intervento umano. È legittimo quindi supporre che l'autore di Le
Morte Darthur (il quale in prima persona non si poneva problemi nel contravvenire alle leggi poste
a tutela della foresta, come dimostrano alcuni processi a suo carico98) si riferisse, nella sua opera, a uno scenario più letterario che reale, ispirato alle opere cavalleresche dalle quali egli stesso estrasse le sue narrazioni. Solamente nella letteratura, infatti, poteva continuare ad esistere una foresta realmente selvaggia, scevra da interventi umani e culturalmente contrapposta alla civiltà umana racchiusa tra le mura della città. La rivoluzione industriale, che proprio in Inghilterra prese piede nel XVIII secolo, avrebbe di lì a poco inferto alle foreste europee il definitivo colpo di grazia.
98 Cfr. la biografia di Malory nell'introduzione a: Malory, sir Thomas, Le Morte Darthur, edizione a cura di S.H.A. Shepherd, pp. XXV-XXVI.