CAP. 3 – LA FORESTA NELLA LETTERATURA TARDOLATINA E ALTOMEDIEVALE
3.3 HYLE E SILVA: LA SELVA COME CAOS E MATERIA PRIMORDIALE
Il concetto di hyle (in antico greco ύλη) è ampiamente presente nella filosofia greca, sia in Platone che in Aristotele: in italiano il termine è traducibile come "selva, foresta, bosco", "legname, materiale legnoso" e "materia, sostanza"222, ma è l'ultimo di questi tre significati ad essere utilizzato dai filosofi dell'antica Grecia, che intendono hyle come la materia primordiale, il caos da cui tutto ha origine (nel caso di Platone e dei suoi seguaci), o la materia di cui ogni cosa si compone (nel caso di Aristotele)223. L'ambiguità di significato del termine greco è però all'origine dell'interpretazione che ne viene fatta in seguito al commento fatto da Calcidio (filosofo neoplatonico romano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo) al Timeo di Platone. Calcidio è infatti il primo a tradurre hyle in quanto caos e materia primordiale col termine latino silva:
Post enim chaos, quam Graeci hylen, nos silvam vocamus, substitisse terram docet in medietate mundani ambitus ut fundamenta fixam et immobilem.224
Necessitatem porro nunc appellat hylen, quam nos Latine silvam possumus nominare, ex qua est rerum universitas eademque patibilis natura, quippe subiecta corpori principaliter, in qua qualitates et quantitates et omnia quae accidunt proveniunt.225
Come nota George Economou:
The Calcidian doctrine on matter insists that matter is eternal, without motion or quality, and that it is the sole source of evil in the universe since it is wholly negative.226
Con silva Calcidio indica sia lo spazio platonico (il caos primordiale), sia la materia dalla quale altra materia può originarsi, attraverso il concetto di potenzialità (derivato da Aristotele)227; l'associare questi concetti ad un termine che, nell'uso latino, indicava la selva (originalmente senza ulteriori connotazioni filosofico-concettuali) portò un'innovazione nelle sfumature attribuite alla
222Montanari, Franco, Vocabolario della Lingua Greca (Greco-Italiano), Torino: Loescher, 2004, sub voce "ύλη". Va osservato come il terzo significato sia derivabile dal secondo: il legname era il principale materiale di costruzione per i greci, così come la materia primordiale per Platone è il materiale con cui sono costruite tutte le cose terrene. 223Van Winden, J.C.M., Calcidius on Matter: His Doctrine and Sources – A Chapter in the History of Platonism,
Leida: E.J. Brill, 1959, p. 243.
224Calcidio, In Platonis Timaeum Commentarius, CXXIII; a cura di C. Moreschini, Milano: Bompiani, 2003, p.345. “Infatti dopo il Caos, che i Greci chiamano hyle e noi silva, egli spiega che la terra rimase salda al centro del cerchio dell'universo, fissa alle sue fondamenta ed immobile”.
225Calcidio, CCLXVIII, p. 554. "Con il termine "necessità" Platone indica la hyle, che in latino possiamo chiamare silva: da essa ha esistenza l'intero universo ed essa stessa è natura sensibile, in quanto soggetta al corpo prima di tutto, e in essa si manifestano la qualità, la quantità e tutti gli accidenti."
226Economou, George, The Goddess Nature in Medieval Literature, Cambridge: Harvard University Press, 1972, pp. 180-181.
silva. A permettere il passaggio di questo concetto nella cultura medioevale fu Isidoro di Siviglia
(vescovo della città spagnola, vissuto tra il 560 e il 636), con la sua opera enciclopedica suddivisa in venti libri, le Etymologiae o Origines. Nelle Etymologiae Isidoro si propone di spiegare il significato di ciascun termine attraverso la comprensione della sua etimologia, ricorrendo però talvolta a spiegazioni forzate o fantasiose. In Isidoro si ritrovano entrambi i significati di silva, sia quello legato alla traduzione fatta da Calcidio, che quello classico di selva:
ύλη Graeci rerum quandam primam materiam dicunt, nullo prorsus modo formatam, sed omnium corporalium formarum capacem, ex qua visibilia haec elementa formata sunt; unde et ex eius derivatione vocabulum acceperunt. Hanc υλην Latini materiam appellaverunt, ideo quia omne informe, unde aliquid faciendum est, semper materia nuncupatur. Proinde et eam poetae silvam nominaverunt, nec incongrue, quia materia silvarum sunt.228
Silva vero spissum nemus et breve. Silva dicta quasi xylva, quod ibi ligna caedantur; nam Graeci εύλον lignum dicunt.229
Un'ulteriore analisi etimologica di Isidoro collega il termine materia a mater, in quanto da essa è costituito tutto ciò che esiste230. Ne deriva che silva, da cui viene la materia, è mater, e quindi origine, di tutto ciò che esiste.
Non fu solo Isidoro a permettere il passaggio delle teorie calcidiane all'età medievale. Le rielaborazioni neoplatoniche in chiave cristiana fatte dalla Scuola di Chartres, scuola cattedrale di studi filosofici e teologici sorta nella città francese di Chartres alla fine del X secolo, contribuirono alla diffusione della dottrina originale di Calcidio, influenzando non poco la letteratura a venire (come nota Saunders, Chrétien de Troyes, probabilmente l'autore più influente nei primi secoli del secondo millennio, sembrava possedere una certa familiarità con le complesse riflessioni del neoplatonismo Chartriano231). I filosofi della Scuola di Chartres prestarono particolare interesse alla natura della materia: l'associazione della silva\hyle al caos è esplorata particolarmente in dettaglio
228Isidoro di Siviglia, Etymologiae sive Origines, XIII, III-1, a cura di A. Valastro Canale, Torino: UTET, 2006, vol. II, p. 112. "I Greci chiamano ύλη la materia prima, per così dire, della realtà, assolutamente priva di forma corporea: da essa hanno preso appunto forma gli elementi visibili, donde, per derivazione, il vocabolo elemento. I Latini hanno dato a questa ύλη il nome di materia, in quanto tutto ciò che è privo di forma e costituisce il componente di una realtà futura è sempre chiamato materia. Per questo i poeti hanno dato alla materia anche il nome di selva, e non senza ragione, in quanto materia è detto il legname che si ricava dalle selve stesse".
229Isidoro, XVII, V-33, p. 405. "La silva, o bosco ceduo, è un bosco spesso e basso, così chiamato quasi a dire xylva, in quanto vi si taglia la legna: in Greco, infatti, legno si dice εύλον".
230Isidoro, XIX, XIX-4. 231Saunders, p. 21.
da Bernardo Silvestre nella sua Cosmographia. Vissuto probabilmente tra il 1085 e il 1178, Bernardo Silvestre concepisce la sua Cosmographia come un testo quasi epico, con l'uso di personificazioni allegoriche degli elementi che contribuiscono alla creazione. Alternando capitoli in prosa e in metro, Bernardo divide la sua opera in due parti, Megacosmo e Microcosmo, proponendo una sua teoria della creazione. Per noi risulta di particolare interessa la prima parte di Megacosmo, in cui Silva (o Hyle)232 compare come personaggio, insieme a Natura e Nous:
Quando ancora Silva, informe ammasso, teneva mescolati insieme e agglomerati gli elementi delle cose, apparve Natura, lamentandosi con Dio e rivolgendo a Nous queste parole: “O Nous... se per caso, pensando che Silva debba essere modellata con più arte e che, liberata dal suo torpore, possa assumere un aspetto di più nobile forma, tu disapprovi questa mia opera, io abbandono i miei progetti”.233
Natura e Nous (principio che per Aristotele era primo motore immobile) discutono quindi sulla forma da dare a Silva, che per Natura:
“Ancorché non cedevole, e caos informe, miscuglio combattivo, volto incolore della sostanza, massa disarmonica, tende impazientemente, nella sua scompostezza all'armonia, nella sua informità alla forma, nella sua grossolanità all'eleganza, e, bramando uscire dal suo primitivo disordine, ricerca un'armonia che la componga, per così dire, come in vincoli musicali.”234
Nous risponde a Natura sottolineando l'ambiguità di Silva\Hyle, e assumendosi l'incarico di darle una forma:
“Anche se Hyle (Silva) si trova in una situazione di incertezza, a metà tra il bene e il male, tuttavia, per il prevalere della sua malizia, tende più facilmente ad acconsentirvi. La malizia di Silva, a quanto sembra, non potrà venir meno né trasformarsi in cosa perfetta, infatti, per la sua abbondanza, e perché si erge grazie alle potenza native nelle cui sedi è radicata, difficilmente può scomparire. Ma io, perché la malizia di Silva non ostacoli la mia opera e l'ordine relativo, per mezzo tuo allontanerò quella malizia e, quasi a colpi di lima, ne ridurrò la rozzezza.”235
Silva è dunque il caos primordiale, al quale Nous dà un ordine attraverso la creazione; è la materia, che funge da contatto tra il divino (che la forgia) e l'umano (che a partire da essa viene formato). Nous, motore della creazione, conosce l'ambiguità morale di Silva, e si incarica di rifinirla, smussarla, nel dare forma alle cose. L'ambiguità morale di Silva passerà all'umano, come evidenzia
232Entrambi i termini vengono usati da Bernardo per indicare la materia, apparentemente come sinonimi. Tuttavia, Brian Stock nota che: "Silva is to be refined into a more cultivated visage for the world while hyle represents the eternal source of matter which reproduces itself." Stock, Brian, Myth and Science in the Twelfth Century: A Study of
Bernard Silvester, Princeton: Princeton University Press, 1972, p. 100
233Bernardo di Tours, (Bernardo Silvestre), Cosmographia, I, 1, in Il Divino e il Megacosmo – Testi Filosofici e
Scientifici della Scuola di Chartres, a cura di E. Maccagnolo, Milano: Rusconi, 1980, p. 462.
234Bernardo di Tours, I, 1, p. 463. 235Bernardo di Tours, I, 2, pp. 465-466.
Saunders:
Even in Bernardus' writings, however, there is an ever-present fear that the defects of silva, its savagery, formlessness and confusion, will manifest themselves in human behaviour... The ordering of the world and the creation of man as a rational being are entirely due to the action of Providence: without the infusion of the divine, matter would remain chaos... The human world too, should it lose the divine which uplifts it, might revert to the savagery and confusion of the silva.236
Tambling sottolinea concisamente il dualismo dell'umano, in sospeso tra il caos originario e “materiale” di Silva e la celestialità di Urania (una delle tre creatrici, assieme a Physis e Natura, dell'uomo, secondo Bernardo) :
It is hard to escape from the sense that in Bernardus Silvestris there are two origins for man: one out of the upper world, one from 'silva', unformed, primal matter.237
L'interpretazione della selva come origine del mondo, come caos primordiale dal quale il divino crea tutte le cose esistenti, può suggerire nuove letture di alcune opere medievali (e non solo238) in cui la selva è protagonista, come rileva sempre Tambling:
Remembering Silva, we may ask: since the Commedia begins in the 'selva oscura' (Inf. I,2), could this be considered as prime matter, and was this what Dante was trapped in?... Chretien's Perceval emerges from the gaste forest of his origins and moves steadily towards the goal of sacramental vision. This makes Perceval an anticipation of Dante's picture of human growth, since Dante speaks of the adolescent “who enters into the wandering wood of this life” in Convivio 4.24.12.239
E proprio Perceval e Dante sono i personaggi della letteratura medievale che più di tutti si muovono tra il terreno e il divino: entrambi partono dalla foresta, “oscura” o “gaste” per iniziare il loro viaggio verso Dio. Il significato allegorico di queste foreste, alla luce dell'analisi fatta in questo paragrafo, non può che essere collegato al caos originario, all'informità (peccaminosa o semplicemente passiva) da cui l'uomo cerca disperatamente di uscire per raggiungere la perfezione divina. Con la rielaborazione del platonismo fatta dai filosofi cristiani, silva si carica quindi di
236Saunders, pp. 23-24. 237Tambling, p. 77.
238Molto interessante è il commento di Servio, grammatico romano vissuto a cavallo tra IV e V secolo, all'Eneide di Virgilio: Servio glossa la parola "silva" nel I libro (incontro tra Enea e Venere nella foresta deserta in Libia) così:
"Quam Graeci ύλη vocant poetae nominant silvam, id est elementorum congeriem, unde cuncta procreantur". (Servio Mario Onorato, Commentarii in Vergilii Aeneidos Libros. a cura di G. Thilo, Lipsia: B.G. Teubner, 1881,
1.314; "Ciò che i Greci chiamano hyle i poeti chiamano silva, ossia il caos degli elementi, da cui tutte le cose sono create".). Servio accetta la dottrina calcidiana e la convergenza di significato dei termini hyle e silva: il paesaggio della selva in cui Enea si avventura viene dunque associato al caos allegorico delle vicessitudini e tentazioni terrene che l'eroe, mosso dalla pietas, deve affrontare per raggiungere la perfezione spirituale. Il commento di Servio all'Eneide ebbe ampia diffusione in età medievale, e sicuramente la sua interpretazione della selva di Enea influenzò autori più tardi.
significati che vanno oltre la topografia del bosco, le caratteristiche del locus amoenus\horridus e l'accezione di deserticità derivata dalla trasposizione delle vicende bibliche: l'allegoria, figura retorica ampiamente adoperata nella letteratura medievale, permetterà l'utilizzo del paesaggio forestale, e della attività ad esso tradizionalmente legate, per la trasmissione di concetti filosofici e metafisici.