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TOPOI 303 NELLA FORESTA DI MALORY

CAPITOLO 5 – LA FORESTA IN LE MORTE DARTHUR

5.1 SIR THOMAS MALORY E LE MORTE DARTHUR

5.1.3 TOPOI 303 NELLA FORESTA DI MALORY

L'obiettivo di questa tesi è di evidenziare, all'interno di Le Morte Darthur, la presenza dei topoi tradizionali relativi all'ambiente della foresta, nonché di esplorare come quest'ultima si evolva nel corso dell'opera proprio attraverso lo sviluppo di essi. Parallelamente, intendo confrontare il modo in cui Malory sviluppa i singoli topos con gli episodi letterari analizzati nei capitoli 2, 3 e 4. In particolare, i quattro topoi principali che analizzerò nei successivi capitoli sono:

– la contrapposizione della foresta alla città\corte;

– la foresta come luogo di caccia (intesa sia come attività venatoria, che come scontro col mostro\essere sovrannaturale);

– la regressione degli uomini civilizzati all'interno dell'ambiente della foresta, nonché la doppia natura (civilizzata e selvaggia) di alcuni personaggi maloriani;

– la foresta che, da luogo del paganesimo e del caos, quindi da ordinare e portare all'interno della sfera civilizzata, diviene luogo del misticismo religioso.

Sebbene il ruolo della foresta nell'opera di Malory non sia stato studiato a fondo dai critici, alcuni studiosi hanno già analizzato questo aspetto del libro, su tutti Muriel Whitaker e Corinne Saunders. L'opera di quest'ultima, in particolare, è stata uno spunto decisivo per lo sviluppo di questa tesi, nella quale ho tuttavia ritenuto opportuno affrontare la trattazione dell'argomento in maniera diversa. Nel suo The Forest of Medieval Romance, datato 1992, Saunders fornisce inizialmente un

background di letteratura antica al motivo letterario della foresta, dalla Bibbia sino ai Roman d'Antiquité, per poi dedicare gran parte dell'opera alla foresta nel romanzo medievale, soprattutto

nel Ciclo bretone. Il settimo capitolo è dedicato alle foreste di Logres (nome con cui veniva indicato il regno di Artù) nella Morte Darthur di Malory; attraverso l'analisi di vari episodi, Saunders individua un'evoluzione della foresta all'interno dell'opera:

303Utilizzo il termine topos rifacendomi all'opera di Curtius Europäische Literatur und lateinisches Mittelalter, in italiano Letteratura Europea e Medioevo Latino, traduzione a cura di R. Antonelli, Firenze; La Nuova Italia, 1992. Curtius identifica i topoi come elementi tradizionali che ricorrono nel corso della storia della letteratura, prestandosi a sviluppi e modifiche nel corso del tempo.

Over the course of the Morte, Malory's presentation of the forest moves from historical to legendary and back again, reflecting the rise and fall of Logres itself.304

Lo studio minuzioso dei vari episodi permette all'autrice di tracciare un parallelo tra lo sviluppo del regno di re Artù e le diverse tipologie di foresta nelle quali sono ambientate le avventure dei cavalieri:

This narrowing of the forest, from the vast open world of adventure gained by Arthur's kingship, to the silent, enclosed hermitage, strikingly reflects the tragic movement of the Morte Darthur.305

L'analisi fatta da Saunders è il punto di partenza della mia trattazione: riprenderò largamente alcune sue interpretazioni nel corso della mia tesi, nella quale seguo il suo medesimo metodo di indagine. Ritengo tuttavia che il lavoro da lei compiuto sia parziale, non prendendo in considerazione vari episodi e aspetti della foresta a mio avviso cruciali nell'evoluzione dell'opera: cercherò quindi di dimostrare come i quattro topoi precedentemente elencati costituiscano la struttura fondamentale attraverso la quale si dipana l'evoluzione della foresta nel corso dell'opera.

Nei paragrafi di questo quinto capitolo analizzerò come, attraverso le varie declinazioni di questi motivi letterari, la foresta di Malory segua l'evoluzione del regno di Artù. Credo però sia individuabile una traiettoria evolutiva diversa rispetto a quella rilevata da Saunders, un percorso differente le cui tappe sono fondamentalmente tre: inizialmente una foresta caotica e primitiva; nel corso dell'opera una foresta esplorata e progressivamente civilizzata; nelle ultime sezioni una foresta religiosa e ascetica. Quella che nei primi libri, in particolare nel primo, si presenta come una foresta selvaggia e oscura, rispecchiando lo stato politico della Britannia pre-arturiana, viene riportata progressivamente all'ordine dall'instancabile opera dei cavalieri di Artù: questi, alla ricerca dell'aventure e delle quest che permettono di raggiungere la gloria personale e di impreziosire il loro rango di cavalieri306, esportano l'ordine e la civiltà dalla corte di Camelot al mondo selvaggio che la circonda. In questa parte dell'opera, ossia la parte centrale e più consistente, incontriamo buona parte degli episodi ricollegabili ai topoi precedentemente citati. Gli elementi pagani, magici e

304Saunders, p. 163. 305Saunders, p. 185.

306Il ruolo del codice cortese all'interno di Malory è un argomento molto più trattato rispetto al ruolo della foresta: tra le molte opere che se ne occupano, consiglio la lettura del secondo capitolo del testo di Whitaker.

più in generale ribelli307 che popolano la foresta vengono continuamente affrontati, e solitamente sconfitti, dai cavalieri di Artù. Ma nelle ultime pagine dell'opera, dopo la guerra fratricida tra i cavalieri di Camelot, e dopo la morte di Artù, la foresta assume una terza valenza, fortemente religiosa: tutti i cavalieri della corte, a partire da Lancillotto, abbandonano le proprie spade e le proprie armature, per convertirsi ad una vita da eremiti; la stessa Ginevra, sposa di Artù, amante di Lancillotto e causa diretta della guerra tra i cavalieri della Tavola Rotonda, si ritira in un convento tra i boschi convertendosi al monachesimo. La foresta, ormai priva di elementi pagani e magici, è pronta ad accogliere quei cavalieri che in essa hanno a lungo viaggiato, combattuto e penato: è divenuta un luogo religioso, del silenzio e del ritiro spirituale. Tornati ai loro paesi d'origine, alcuni di essi si uniranno successivamente alle spedizioni dei Crociati in Terra Santa308; la foresta, inizialmente luogo oscuro, diviene in conclusione un luogo consacrato a Dio, un luogo non più disordinato e caotico, ma ordinato e disciplinato, adatto ad accogliere con armonia gli eremiti cristiani, non più cavalieri al servizio di re Artù, ma monaci al servizio di Dio.

307La corte di Camelot, oltre al potere politico, rappresenta anche l'autorità religiosa cristiana, in quanto i cavalieri combattono non solo per il re, ma anche per Dio.