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Il Business Innovation Centre (BIC) è una struttura tecnica che offre servizi specialistici rivolti al tessuto economico locale, per promuovere processi di innovazione e di sviluppo sostenibile del territorio. Si tratta di uno strumento pensato come catalizzatore di risorse e forze locali che si coagulano in un unico organismo capace di rappresentare a livello di azionariato gli Enti e le società interessate allo sviluppo di un'area o di una regione. Infatti, i Business Innovation Centres sono istituzioni miste, pubbliche e private, senza fine di lucro che hanno un azionariato costituito prettamente da Regioni, Province, Camere di Commercio, associazioni di categoria e banche o altri privati.

Essi sono gestiti con criteri imprenditoriali e hanno la missione di promuovere lo sviluppo economico nella propria area geografica di operatività agendo secondo due direttrici: il supporto alla creazione di nuove imprese innovative e il sostegno alle imprese esistenti nella loro fase di ammodernamento, innovazione e diversificazione.

I Business Innovation Centres sono strutture tutt’altro che nuove nel nostro Paese, tanto che, già nel 1984, a seguito di una sperimentazione della Direzione Generale per le Politiche Regionali della Comunità Europea, si registrano i primi casi di BIC, nati allo scopo di favorire interventi nelle aree “svantaggiate” dei Paesi dell’Unione Europea, con l’intento di accogliere piccole e medie imprese innovative, fornendo loro un’area protetta dove potersi sviluppare nei primi due o tre anni di vita. In quanto centri di offerta di servizi comuni alle imprese, possono fornire dalla consulenza al marketing, dall’idea al progetto; possono inoltre aiutare a redigere lo studio di fattibilità, dare assistenza finanziaria, con il fine ultimo di promuovere nascita e mantenimento di nuovi posti di lavoro. Negli ultimi anni sono nati in Italia soggetti che svolgono la medesima funzione dei BIC e che si sono sviluppati sull’intero territorio nazionale, ma soprattutto al Sud. La Spi, finanziaria del gruppo IRI/Cofiri ha creato i CISI che sono dei Centri Integrati per lo Sviluppo d’Imprenditorialità che hanno, così come i BIC, l’obiettivo principale di promuovere lo sviluppo, agendo nei confronti di tutti i settori produttivi.

I BIC, vista l’origine chiaramente internazionale, hanno sempre agito cercando di combinare la dimensione operativa locale con un coordinamento a livello sopranazionale;è opportuno infatti che l’intero sistema territoriale collabori attivamente offrendo alle imprese quelle caratteristiche tali da consentire loro di essere competitive nei tempi più brevi possibili. Per questo i Bic si sono organizzati in modo da allargare il

proprio campo d’azione e hanno così costituito dei “comitati nazionali” che fanno parte di una rete europea denominata EBN. Questa rete è oggi sempre più vista come un luogo di incontro utile a discutere le singole esperienze realizzate dai BIC e tale da permettere un confronto sulle diverse opportunità derivanti da programmi nazionali ed internazionali per lo sviluppo locale.

Gli imprenditori reali o potenziali, si rivolgono ai BIC perché trovano risposte e servizi utili per affrontare i momenti più critici del ciclo della vita aziendale. Infatti, così come ha affermato l’European Commission nel 2000, questi centri non solo supportano la creazione di imprese innovative, ma provvedono anche ad aiutare le imprese esistenti.

Tali imprese vengono spinte ad innovarsi attraverso l’azione della struttura locale di BIC poiché essa stimola e migliora l’ambiente in cui operano. In genere, quindi, i BIC agiscono pienamente come degli incubatori fornendo assistenza alle aziende in fase di start up, partendo dall’analisi strategica della Business Idea arrivando a fornire una attività di tutoraggio gestionale per i primi 2-3 anni di vita, ed eventualmente, offrendo anche gli spazi adibiti ad uffici.

In merito alle diverse modalità di sostegno finanziario alle start up incubate, è possibile analizzare i risultati della ricerca condotta dall’AIFI sulla presenza o meno della disponibilità di capitali offerta dai BIC nei confronti delle start up. Dalla figura seguente emerge che la maggioranza degli incubatori analizzati ha una propria disponibilità di fondi da offrire agli imprenditori interessati. I valori indicati permettono di capire che spesso in Italia gli incubatori svolgono un ruolo di finanziamento che in altri Paesi è proprio del Venture capitalist. Infatti, la figura immediatamente successiva mostra che una percentuale pari al 57% dei BIC si spinge a sostenere le start up fino al punto di acquisire una quota di controllo anche elevata, assumendosi così il rischio nelle fasi iniziali del ciclo di vita dell’impresa. Esistono invece altri incubatori che preferiscono supportare le start up in maniera più contenuta, acquisendo partecipazioni minime o limitandosi a offrire fondi sotto forma di finanziamenti o di garanzie a prestiti altrui.

Tale comportamento, che caratterizza questa tipologia di incubatore no profit, fa agire i BIC come dei veri e propri advisor di grandi finanziatori o fondi nazionali e internazionali, funzionando, di fatto, come un vero e proprio primo filtro per le iniziative che quotidianamente raggiungono le loro sedi.

Figura 7: Disponibilità di capitali per l'investimento nelle start up30

Figura 8: Modalità di sostegno finanziario alle incubate*

*I questionari oggetto della ricerca prevedevano una risposta multipla

Nella ricerca dei finanziamenti per le start up i BIC svolgono, di fatto, un ruolo di orientamento e di guida che spesso integra e completa altri strumenti di sostegno e di servizio che le start up possono richiedere ad altri soggetti o altre istituzioni presenti nel territorio. Per questo si avvalgono non solo di consulenti interni ma anche di professionisti esterni specializzati nell’offrire assistenza in materia di business plan, tecnologie, marketing, formazione, contabilità oppure proprietà intellettuale e altro.

Inoltre i Centri dell’innovazione sono spesso chiamati a soddisfare le esigenze di espansione nazionale e internazionale delle PMI del proprio territorio di competenza e questo li spinge a cooperare con le reti nazionali e internazionali (es. EBAN).

Attraverso queste reti si permette, in primis, all’impresa servita di espandersi, ma si

30 Figura tratta dal sito www.bic-italia.net che riporta una ricerca dell’AIFI fatta nel 2001 attraverso la consegna a un campione di incubatori di questionari a risposta multipla.

rende possibile anche la diffusione e lo scambio delle conoscenze e delle “migliori pratiche” acquisite per risolvere problemi comuni a tutti i BIC.

I BIC, come già detto, lavorano in stretta relazione con le agenzie di sviluppo regionale, con le Camere di Commercio, con i Parchi Scientifici e con altri Enti o Consorzi presenti nel proprio territorio di riferimento. Spesso, però, instaurano relazioni stabili anche con altri soggetti riconducibili al settore privato, come i business angels, i venture capitalists, le banche o altri incubatori. I BIC si collocano nei confronti di tutti questi organismi non come concorrenti, ma come partner in ragione e in funzione della loro specializzazione, permettendo così di ottenere un servizio ad alto valore aggiunto ed a basso costo per le imprese beneficiarie.

Figura 9: Altri soggetti con cui si instaurano rapporti stabili di collaborazione31

I questionari oggetto della ricerca prevedevano una risposta multipla

“Il risultato è la fornitura di servizi ad alto valore aggiunto ed a basso costo per le imprese beneficiarie, grazie, al sostegno garantito da contributi pubblici italiani e comunitari. Raramente i BIC offrono prestazioni ad alto contenuto tecnologico: solo il 13% di loro offre servizi di laboratorio, il 10% effettua certificazioni di qualità, il 37%

eroga attività di formazione, quasi tutti invece sono attivi nell’offerta di informazione tecnologica (84%), data la possibilità di organizzare facilmente questo servizio anche all’interno di strutture agili e poco personali. La maggior parte, assiste le imprese nei progetti di R&S (69%), soprattutto per quanto riguarda le analisi di fattibilità tecnico-economica e la pianificazione del processo di sviluppo. L’attività più frequente è comunque quella riguardante la fornitura di servizi di natura non tecnologica, effettuata

31 Fonte: www.bic-italia.net

dal 97% dei BIC (CNEL/CERIS-CNR, 1997) che quindi si configurano sempre più come una sorta di incubatori di nuove iniziative imprenditoriali.

Dal 1991 al 1996, 22 di loro, dislocati in 14 regioni italiane, hanno contribuito alla creazione di 390 imprese e 8.700 posti di lavoro. Complessivamente, da quando sono stati creati, hanno prodotto 671 nuove imprese e circa 13.000 nuovi posti di lavoro, per un totale di oltre duemila miliardi di lire di investimenti.”32