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LO SCOUTING DELLE IDEE DI IMPRESA

2.5 L’ATTIVITA’ DI INCUBAZIONE D’UN INCUBATORE UNIVERSITARIO

L’attività di incubazione è intesa come quell’insieme di operazioni poste in essere dall’incubatore per permettere la crescita e lo sviluppo della Start up. In particolare, l’incubatore universitario supporta il neo imprenditore nell’intento di trasformare l’idea imprenditoriale incubata in una impresa consolidata.

In prima analisi, l’attività di incubazione che mira alla trasformazione e/o all’avvio dell’impresa avviene secondo approcci che si distinguono a seconda dello stadio di sviluppo appartenente alla start up incubata. Perciò esistono diversi modelli di incubazione o addirittura incubatori specializzati che mirano a svolgere prettamente:

1. la Pre-incubazione;

2. l’Incubazione di early stage financing;

3. l’Accelerazione d’impresa.

1. Gli incubatori universitari che si concentrano e si specializzano sul modello della pre- incubazione sono ambienti orientati ad accogliere delle idee imprenditoriali per offrire loro il supporto iniziale utile a farle divenire delle start up. In questo modo, i potenziali imprenditori vengono aiutati a definire precisamente il progetto imprenditoriale e più in generale, a risolvere tutti gli aspetti che sono ancora poco chiari prima di avviare concretamente l’attività di impresa. Infatti, l’incubatore può aiutare l’imprenditore proponente a:

• Ricercare nuovi potenziali imprenditori e completare i team imprenditoriali attraverso l’individuazione dei profili mancanti e la scelta dei più adatti tra i potenziali imprenditori disponibili;

• Diffondere lo spirito imprenditoriale attraverso corsi, seminari, workshops orientati agli studenti o ai ricercatori che aspirano a creare una impresa;

• Formulare e predisporre un business plan;

• Focalizzarsi su business models specifici e strutturati, valutando la fattibilità tecnologica delle idee proposte e delle opportunità di business ipotizzate70.

70 Fonte: TROMBETTI GUIDO, Start up, spin off, incubatori, idee di business: esperienze e testimonianze nelle università italiane, TORINO PNICUBE 2006

Dunque, col modello della pre-incubazione, l’incubatore deve rispondere realmente ai problemi ed alle difficoltà che un nuovo potenziale imprenditore, pur portatore di un’idea valida e innovativa, si trova ad affrontare nel momento in cui è necessario tradurre l’idea in impresa. Si avvia, così, una fase di co-progettazione in cui l’incubatore e l’imprenditore studiano insieme le caratteristiche della struttura organizzativa e il posizionamento sul mercato che l’impresa dovrà avere.

L’incubatore supporta quindi l’imprenditore nella ricerca e nell’analisi di mercato con lo scopo di definire il prodotto core dell’azienda, verificando la presenza di eventuali nicchie libere di riferimento.

Questa primo approccio di incubazione alla start up permette di effettuare un primo studio di fattibilità utile a determinare ciò che talvolta viene definito software dell’impresa e che serve a determinare con chiarezza la combinazione tra prodotto e mercato di riferimento. E tutto ciò costituisce un aspetto indispensabile per la formazione di una prima struttura aziendale.

2. Gli incubatori early-stage sono quegli incubatori universitari e non, che si specializzano sulle start up che hanno già vissuto e superato la pre-incubazione. A questo punto della vita della start up, i neo imprenditori hanno già dato una prima struttura poiché dispongono già di un modello di business giudicato valido e di un team di imprenditori completo.

Il supporto fornito dagli incubatori alle start up del secondo stadio di sviluppo dovrà permettere alle aziende di effettuare :

• Definizione e completamento delle strutture aziendali;

• Ricerca dei primi clienti ai quali distribuire dei prototipi di prodotti;

• Validazione del business model71 in base alle esperienze effettuate con i prototipi;

71 Il termine business model viene usato per definire diversi modelli formali e informali che sono usati dalle imprese per rappresentare diversi aspetti del business aziendale, come ad esempio l’offerta, la struttura organizzativa, le strategie, i processi aziendali, le pratiche commerciali e le politiche operative Questa è una delle tante definizioni che vengono date dagli studiosi:

“A business model is a conceptual tool that contains a big set of elements and their relationships and allows expressing the business logic of a specific firm. It is a description of the value a company offers to one or several segments of customers and of the architecture of the firm and its network of partners for

• Attività di supporto attraverso il tutoring e le consulenze nei vari settori nei quali operano;

• Valutazione dei finanziamenti necessari in base ai primi risultati ottenuti72.

La definizione e il completamento delle strutture aziendali consistono nel determinare ciò che è qualificato come l’hardware dell’organizzazione dell’impresa stessa. Questo si traduce, concretamente, nel predisporre i processi aziendali rilevanti, avendo particolare riguardo al processo produttivo ed alla struttura organizzativa interna. Quest’ultima si esplicita nel dimensionamento della struttura della start up, in una corretta suddivisione dei compiti, in una chiara definizione dei ruoli, in uno stile di direzione, in sistemi informativi ed operativi ben delineati.

Una volta che il lavoro comune tra l’imprenditore e l’incubatore ha prodotto una struttura in grado di avviare una produzione è possibile concentrarsi sul prodotto e sulle sue singole componenti. In questo caso si procede alla ricerca dei primi clienti e alla costruzione dei primi prototipi, conducendo dei test sul mercato di riferimento in grado di verificare la validità dei prototipi. Infatti, in questo modo è possibile verificare dal punto di vista pratico se il prodotto della start up è apprezzato dalla clientela e se ciò conferma i business models pianificati in modo da garantire un giorno l’autosufficienza dell’azienda. In caso di esito negativo dei test, saranno necessarie ulteriori ricerche e ulteriori consulenze per poi procedere a modifiche e revisioni della struttura della start up o dei suoi prodotti. Nel momento in cui i vari e ulteriori test di sperimentazione forniscono indicazioni positive si giungerà alla determinazione del prodotto finale, allo studio sui finanziamenti necessari ed alla predisposizione della struttura produttiva ed organizzativa necessaria per avviare a tutti gli effetti l’attività di produzione e vendita che renderà la start up completamente autosufficiente. L’incubatore, di fatto, ha quasi finito il suo ruolo e offre solo spazi o servizi di tutoring alla start up che sta costruendo la propria struttura esternamente all’incubatore.

creating, marketing, and delivering this value and relationship capital, to generate profitable and sustainable revenue streams.” Fonte: Osterwalder, Pigneur and Tucci (2005), www.wikipedia.it

72 Fonte: TROMBETTI GUIDO, Start up, spin off, incubatori, idee di business: esperienze e testimonianze nelle università italiane, TORINO PNICUBE 2006

C’è da dire che durante la fase di early stage gli incubatori supportano anche economicamente le start up attraverso l’offerta del seed capital indispensabile per la costruzione della struttura operativa e per la produzione dei prototipi. Spesso tale capitale non è offerto direttamente dall’incubatore e allora la sua attività verso le incubate ha lo scopo di metterle in contatto con istituti specializzati nell’offerta dei finanziamenti. In ogni caso, i finanziamenti e il seed capital offerti sono di entità limitata e vengono concessi con l‘intento di recuperarli successivamente.

Le start up vedono questi aiuti dell’incubatore come qualcosa di veramente prezioso, poiché agli inizi è praticamente impossibile per una piccola impresa ottenere credito da parte di banche o da altri istituti finanziari. E a prova di ciò c’è il fatto che più dell’80% delle start up è costretta a ricorrere agli autofinanziamenti per poter iniziare l’attività.

3. Gli incubatori che agiscono come acceleratori d’impresa operano su imprese che hanno già dimostrato la validità dei loro prodotti/servizi e del relativo business model e che necessitano di supporto per sviluppare ulteriormente la propria attività.

Le start up che vengono incubate in questa fase hanno già parecchi clienti e ottengono già un discreto fatturato e non vivono problematiche relative alle fasi di ideazione, progettazione, sperimentazione e avvio della fase produttiva. Le imprese che richiedono l’intervento dell’acceleratore di impresa sono, spesso, start up che escono con successo dagli incubatori early stage oppure spin off universitari basati su brevetti o su attività industriali che hanno un buon potenziale di successo.

In questa fase si richiede l’intervento di un incubatore con un profilo generalista poiché il background e le competenze degli operatori non devono più essere specificamente orientate al settore industriale di riferimento quanto piuttosto verso il campo della consulenza o della commercializzazione. Questo perché l’imprenditore della start up vuole valutare in modo approfondito la validità commerciale del prodotto/servizio e vuole venire a conoscenza di eventuali nuove opportunità per il proprio mercato di sbocco.

In questo caso è molto importante che l’acceleratore possa mettere a disposizione della start up un network con i principali attori del mercato e con altre start up in modo da poter realizzare facilmente delle collaborazioni utili a completare l’offerta.

Inoltre, poiché sono indispensabili consistenti finanziamenti per sostenere lo sviluppo, è fondamentale avere i supporti necessari per dialogare anche con i venture capitalists e per predisporre tutta la documentazione richiesta.

In conclusione, gli acceleratori forniscono supporti alle imprese incubate per effettuare:

• Il consolidamento e l’eventuale creazione di tutte le strutture necessarie per competere sul mercato;

• L’ingegnerizzazione dei prodotti/servizi;

• Il networking con tutti gli attori del mercato ed il clustering73 con altre start up per il completamento dell’offerta;

• La realizzazione di tutta la documentazione necessaria per la ricerca di finanziatori e la gestione di tutte le varie fasi della trattativa.”74

Tra lo specializzarsi su uno dei tre modelli di incubazione o su un modello generalista, l’incubatore universitario di solito predilige di solito la seconda opzione; spesso,però, le capacità strutturali possono spingere l’incubatore a scartare il modello che risulta più impegnativo, ossia l’accelerazione di impresa. La variabile fondamentale per decidere i servizi da offrire e in quale settore investire è costituita dalla dimensione dell’incubatore.

Nella sua scelta dimensionale l’incubatore dovrà quindi considerare due aspetti fondamentali e contrastanti: l’attenzione all’offerta di servizi logistici (servizi commodity) o l’attenzione all’offerta di servizi di consulenza. Si tratta di due aspetti contrastanti poiché, più numerosi sono i moduli fisici (gli spazi) e quindi le imprese insediate, maggiori saranno i risparmi sui costi fissi; però, viceversa, un numero elevato di aziende incubate rischiano di ricevere una minore attenzione da parte dell’incubatore.

“Una dimensione ridotta aumenterà le capacità dell’incubatore di offrire servizi

73 Il Clustering o analisi dei cluster o analisi di raggruppamento è un insieme di tecniche di analisi multivariata dei dati volte alla selezione e raggruppamento di elementi omogenei in un insieme di dati.

Tutte le tecniche di clustering si basano sul concetto di distanza tra due elementi. Infatti la bontà delle analisi ottenute dagli algoritmi di clustering dipende essenzialmente da quanto è significativa la metrica e quindi da come è stata definita la distanza. La distanza è un concetto fondamentale dato che gli algoritmi di clustering raggruppano gli elementi a seconda della distanza e quindi l'appartenenza o meno ad un insieme dipende da quanto l'elemento preso in esame è distante dall'insieme. Fonte: www.wikipedia.it

74 Cfr. TROMBETTI GUIDO, Start up, spin off, incubatori, idee di business: esperienze e testimonianze nelle università italiane, TORINO PNICUBE 2006, p.62

specializzati e di sostenere l’attività imprenditoriale attraverso un monitoraggio costante, ma dall’altra riduce la possibilità di generare importanti economie di scala.

Non esiste di conseguenza una scelta migliore dell’altra, ma essa deve essere effettuata tenendo ben presenti tutti gli altri aspetti strategici dell’incubatore, quali dimensione del personale, quantità di servizi offerti internamente e tipologia degli stessi e se si decide di specializzarsi o se si preferirà diversificare, nonché la tipologia delle aziende di cui si farà riferimento.”75

Il processo tipico di incubazione universitaria può essere brevemente ricondotto ai 3 modelli precedentemente descritti che di fatto scandiscono le tre fasi della incubazione.

La fase della pre-incubazione riguarda la nascita dell’idea imprenditoriale che, una volta concepita dal potenziale imprenditore, viene testata attraverso verifiche tecniche sul prodotto/servizio, accertamenti circa la possibilità di affermarsi sul mercato e comprensione delle effettive potenzialità complessive del business. In questo modo l’incubatore effettua il supporto alla formulazione del business plan che risulta essere la formazione vera e propria dell’idea. In questa fase il nuovo potenziale imprenditore è coadiuvato dallo staff interno dell’università che gli offre i propri servizi di tutoring e di consulenza.

Con la stesura del business plan termina la prima fase e si procede all’incubazione in senso stretto che prevede la costituzione della società con l’adempimento di tutti gli obblighi amministrativo-legali spesso anche inerenti all’acquisizione di diritti di proprietà intellettuale. Ed inoltre permette, attraverso l’incubazione di early stage financing, la maturazione dell’impresa consentendole poi l’autonomia e l’uscita dalla sfera universitaria. Infine, il processo di incubazione si conclude con le operazioni riconducibili all’accellerazione di impresa.

Dall’esperienza italiana di incubazione universitaria si può notare che l’attività di incubazione prevede quasi sempre l’offerta di spazi fisici (mediamente 12 uffici per incubatore) alle aziende incubate a cui però, vanno aggiunti gli ulteriori servizi offerti dall’incubatore. Infatti, la ricerca AIFI del 2002 evidenzia che tutti e cinque gli incubatori universitari italiani offrivano l’assistenza al business plan e l’assistenza

75 Cfr. CIAPPEI CRISTIANO, SCHILLACI STEFANIA, TANI SIMONE, Gli incubatori d’impresa:

esperienze internazionali a confronto, FIRENZE UNIVERSITY PRESS 2006, p. 134

brevettale, mentre solo due casi offrivano consulenza legale e manageriale e solo un incubatore offriva consulenza di marketing e recruiting76.

A seconda del tipo di servizi offerti occorreranno, per gli addetti dell’incubatore, diversi e specifici background di conoscenze. Per ciò che riguarda l’Italia emerge che vi sono almeno 4 addetti per ogni struttura e il loro background è costituito per un 29% da conoscenze di tipo amministrativo, da un 21% di tipo commerciale, da un 18% di tipo manageriale-strategico, da un 11% di tipo tecnologico e dal restante 21% di tipo diverso dai precedenti. Questi dati sugli addetti degli incubatori universitari dimostrano che questa tipologia di incubazione tende a non specializzarsi in un settore per poter così appoggiare in modo più completo tutto il proprio territorio e tutti i potenziali imprenditori del luogo. Naturalmente ciò rimane valido anche se dalle ricerche dell’AIFI emergono dei settori privilegiati nella scelta di incubazione, come ad esempio, l’ICT, il mondo Internet, il settore dell’automazione industriale e il settore delle biotecnologie.

Figura 15: Background degli addetti all’incubazione77

Tecnologico 11%

Commerciale 21%

Strategico 18%

Amministrativo 29%

Altro 21%

76 Il recruiting è visto come quel processo di reclutamento che una organizzazione effettua per selezionare il personale indispensabile alla propria o altrui attività.

77 Fonte: AIFI in collaborazione con l’APSTI, Research Paper: L’incubazione no profit in Italia, www.bic-italia.net

L’esperienza italiana di incubazione permette di notare che nella maggior parte dei casi gli addetti dell’incubatore focalizzano la propria attenzione nella fornitura di servizi che possono essere condivisi e che possono andare a vantaggio di tutte le aziende incubate, distinguendoli, eventualmente, solo per settore di appartenenza. Come già detto, l’incubatore universitario provvede ad assistere le start up nella predisposizione del business plan, ma cerca anche di provvedere alla diffusione di conoscenze attraverso la concessione di brevetti. Tale concessione prevede, però, una attività di assistenza attraverso la quale l’incubatore adatta le conoscenze di natura generica alle esigenze specifiche della singola impresa.

Gli incubatori universitari, inoltre, provvedono alla fornitura di tutti i servizi di natura amministrativa di cui le imprese necessitano, come i servizi di call centre, unitamente a servizi che prevedono una alta personalizzazione, come il marketing. Naturalmente, tutti i servizi offerti non possono essere a titolo gratuito e a tal proposito si è visto che in Italia il compenso richiesto dagli incubatori è di natura mista. Infatti, il compenso assume in parte la natura di vera e propria commissione e in parte la natura di partecipazione al capitale sociale.

In riferimento agli aspetti legati al sostegno finanziario, la ricerca AIFI del 2002 ha riscontrato che solo un incubatore su quattro e ricorso all’acquisto di partecipazioni nelle aziende incubate, mentre negli altri casi ha scelto di agire come sponsor per accedere a finanziamenti provenienti da fondi comunitari o da istituzioni creditizie. E anche a livello di governance nessuno degli incubatori prevede, come prassi, l’inserimento di rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione delle incubate.

In ogni caso, in Italia l’attività sistematica di incubazione realizzata all’interno delle Università è ancora estremamente giovane; ciò nonostante la ricerca AIFI ha potuto rilevare dei dati relativi al periodo medio di permanenza delle start up incubate (2,7 anni) e relative al numero medio di imprese incubate annualmente (21). Questo è stato reso possibile dalla disponibilità degli incubatori a rispondere ai questionari.

Gli incubatori, data la loro giovane età, hanno interesse a farsi conoscere da un vasto numero di soggetti e probabilmente per questo hanno mostrato una alta disponibilità nei confronti dell’AIFI.

Alla conclusione della incubazione le imprese si costruiscono una struttura autonoma e esterna all’incubatore universitario. Ciò però non significa che cessano i rapporti tra

questi due soggetti. Infatti, nella totalità dei casi l’incubatore mantiene i suoi rapporti con le aziende precedentemente incubate, anche qualora abbia ceduto le eventuali partecipazioni in esse detenute. Questi rapporti generano dei vantaggi sia alle aziende, che possono avvalersi del supporto dell’incubatore anche successivamente, sia a quest’ultimo, il quale attribuisce un alto valore strategico ai contatti, poiché costituiscono le singole parti del suo network78. Network, che come già detto, è una parte indispensabile per lo svolgersi dell’attività dell’incubatore nelle migliori condizioni.

2.6 UN CONFRONTO TRA TUTTE LE DIVERSE STRUTTURE