TIPOLOGIA BUSINESS
3. UN CASO DI INCUBAZIONE DEL VENETO: LO START CUBE DI PADOVA
3.1 PREMESSA: I CITT E GLI INCUBATORI DEL VENETO
La creazione di nuova conoscenza e il suo trasferimento sono due processi centrali nell’ambito della crescita economica e della competitività aziendale e territoriale, soprattutto negli ultimi anni, nei quali la conoscenza rappresenta il principale fattore produttivo e i confini (aziendali, regionali, nazionali) hanno assunto un significato che si allontana da quello di barriere difensive e si avvicina a quello di finestra di opportunità per l’accesso a risorse complementari.
Tra le politiche di sviluppo industriale che hanno interessato l’Italia nel corso degli ultimi decenni, in relazione anche a interventi attuati a livello internazionale ed europeo, rientra la creazione dei centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico. Le iniziative sia in Europa che in Italia hanno visto le Regioni, in ragione della loro crescente autonomia istituzionale e del loro ruolo come sistemi locali di innovazione (regional innovation systems), come soggetto intermediario qualificato per l’elaborazione e implementazione di politiche per il trasferimento tecnologico.
Perciò a tale scopo è utile analizzare velocemente quella che è divenuta la fertilizzazione incrociata89 tra mondo dell’imprenditoria e mondo della ricerca in una regione come il Veneto.
Il sistema di trasferimento tecnologico nel Veneto sembra avere subito lo stesso percorso storico che ha caratterizzato il resto dell’Europa, con un’evoluzione a più stadi:
nascita dei centri più storici negli anni ottanta e poi un deciso impulso durante gli anni novanta. Le forme più recenti di collaborazione tra mondo della ricerca e dell’imprenditoria si registrano dopo il 2000 e si organizzano, soprattutto, sotto forma di Parchi Scientifici tecnologici e di incubatori universitari.90
89 In questo testo il termine fertilizzazione incrociata vuole spiegare come una collaborazione tra il mondo dell’impresa e il mondo della ricerca può avere delle ricadute positive per entrambi, in modo che possano esservi degli stimoli tali da far cogliere nuove opportunità a entrambe le realtà.
90 Fonte: COMACCHIO ANNA E BONESO SARA, Open innovation nel Veneto: mappatura dei centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel veneto, RIDITT: rete italiana per la diffusione dell’innovazione e il trasferimento tecnologico e università cà foscari di venezia (www.riditt.it)
Quello che si sta configurando come un boom tecnologico degli ultimi anni è ancora difficile da analizzare; sembra, comunque, che le strutture di incubazione stiano concentrandosi nelle aree industriali depresse anche se la logica del sistema di trasferimento tecnologico sta spingendo la nascita di incubatori in corrispondenza degli di istituti accademici di più lunga tradizione storica nel campo dell’insegnamento e ricerca (ad esempio Padova).
“Gli incubatori d’imprese in Veneto sono una realtà recente e in pieno sviluppo, ma senza una guida. Non fanno rete tra di loro e non esiste alcun collegamento. Non solo:
non c’è un censimento ufficiale degli incubatori esistenti in regione, nonostante i soggetti promotori siano pubblici (comuni, regioni o società pubbliche). Infatti, ad esempio, la regione Veneto co-finanzia con circa 15 milioni di Euro gli incubatori attraverso il Docup 2,1 (che consente la riqualificazione e il recupero di siti industriali e di infrastrutture pubbliche in stato di abbandono ai fini dell’insediamento di nuove attività produttive o di centri servizi)91. Una grossa parte della somma viene poi versata dall’ente promotore del progetto, che in genere mette “sul piatto” anche la proprietà dell’immobile. E proprio per questo la maggior parte degli incubatori veneti sorge nelle aree depresse classificate “Obiettivo 2”92 in modo da poter attingere ad una serie di agevolazioni in grado di alleggerire questo importo. Ciò spinge i promotori nella tentazione di effettuare solo operazioni immobiliari, senza di fatto fornire servizi alle imprese.”93
91 Il Documento Unico di Programmazione (DOCUP) è quel documento che, partendo dall’analisi economico – sociale della regione, individua gli obiettivi da raggiungere e le strategie che si intendono adottare, specificando le linee di intervento e le risorse finanziarie stanziate.
92 http://www.obiettivo2imprese.it/it/progetto/aree-obiettivo-2: Le Aree Obiettivo 2 delle quali si occupa la nostra ricerca sono delle zone individuate nel 1999 dall’Unione Europea che presentano difficoltà
“strutturali” nello sviluppo. Vale a dire che presentano ritardi nello sviluppo economico o più semplicemente sono aree meno ricche di opportunità rispetto a quelle vicine.
Per il Veneto la mappa delle Aree Obiettivo 2 presenta una situazione molto chiara. Infatti queste aree sono incluse quasi totalmente nelle province di Belluno, Rovigo ed aree limitrofe, mentre nella provincia di Venezia sono situate in differenti punti della gronda lagunare. Zone dunque con tradizioni culturali ed economiche non certo orientate alla produzione industriale o al turismo di massa. Questa era la situazione di partenza, ma in sei anni di programmazione comunitaria il quadro d’insieme è cambiato.
Le nuove tecnologie stanno rendendo sempre meno importante la localizzazione delle attività di servizi in una determinata area, inoltre le tendenze del turismo sono cambiate.Il diffondersi di una coscienza ecologica e la rinnovata attenzione verso i beni culturali hanno creato ampi spazi a quelle imprese che vogliano lavorare in questi nuovi mercati, per un Veneto sempre più orientato ai servizi ad alto valore aggiunto.
93Cfr. FULLIN NICOLA, Incubatori senza una strategia unica: il rischio è l’aumento dei costi – di 15 milioni il budget dell’ente locale, IL SOLE 24 ORE NORD EST 16 Novembre 2005
Infatti, in seguito alla crisi delle sue aree industriali, Venezia risulta oggi prima tra i capoluoghi per la concentrazione di strutture di incubazione. Nello specifico gli incubatori veneti sono l’incubatore della Giudecca, Venice Cube, che ospita 23 aziende del terziario avanzato, quello di Ca’ Emiliani a Marghera che accoglie 10 start up industriali e artigiane e il parco scientifico tecnologico Vega che concentra la sua attività di incubazione nell’offerta degli spazi fisici. Infine, esistono una struttura di incubazione a Padova e una a Treviso che si chiamano rispettivamente Start Cube e la Fornace.
Tabella 10: Elenco degli incubatori del Veneto94
Caratteristiche incubatore Caratteristiche start up Periodo incubazione Incubatore Provincia Ancora incubate Uscite Totale Personale
totale**
*In fase di chiusura - **Stima comprensiva anche dei collaboratori esterni
I dati di questa tabella permettono di fare una prima analisi delle strutture di incubazione presenti in Veneto, sia dal punto di vista della dimensione degli incubatori e delle start up incubate, sia dal punto di vista del periodo di incubazione.
Dal punto di vista della dimensione emerge che l’incubatore universitario Start Cube, insieme all’incubatore di origine comunale Ca’ Emiliani, è quello di più piccole dimensioni poiché ospita il minor numero di start up. Infatti, gli incubatori veneziani Parco Vega e Venice Cube unitamente a quello di Treviso (La Fornace) ospitano 20 o più imprese contemporaneamente. E tale differenza dimensionale è rimarcata dal fatto
94 La tabella 1 riporta l’elenco dei 7 incubatori pubblici presenti in regione Veneto censiti dal Sole-24Ore Nord-Est e pubblicato il 14/03/2007.
che alcuni incubatori tendono ad ospitare imprese di maggiori dimensioni e con più personale; ad esempio, le imprese ospitate da Start Cube hanno una quantità media (3,1) di personale impiegato inferiore a quelle del Venice Cube (12). Inoltre, per quanto riguarda l’offerta temporale dei servizi di incubazione alle start up, emerge che la formula di incubazione più comune è quella che prevede tre anni più una eventuale deroga di ulteriori tre anni. E anche questa formula sembra appartenere a quegli incubatori di dimensioni maggiori come i due di Venezia e quello di Treviso, mentre non è attuata dall’incubatore padovano (Start Cube). Infine, per quanto riguarda la struttura Nanotech Veneto essa non agisce propriamente come incubatore, ma opera con lo scopo di gestire i progetti di ricerca e di trasferimento tecnologico del Distretto veneto delle nanotecnologie. Per tale ragione finora ha supportato i team imprenditoriali fino alla partecipazione a Business Plan Competition specifici del settore e ha delegato l’attività di incubazione vera e propria allo start cube che risulta così essere l’unico ed effettivo incubatore padovano.
“Ad oggi, sono 131 le aziende venete nate negli incubatori presenti in regione, con un totale di oltre 500 addetti. Però, di queste imprese solo dieci (il 7,6%) sono uscite dalla fase embrionale per muoversi in autonomia sul mercato, acquistando sede propria. Le start up coprono il 71% del totale con 94 aziende. Molte di loro sono spin off universitari che hanno preferito prolungare la fase di incubazione in una sede diversa dal laboratorio, ma a costi limitati e con la garanzia di alcuni servizi di consulenza.
Poche le start up uscite dagli incubatori solo 6 su 95, con Venezia prima tra i capoluoghi sia per concentrazione che per dimensione delle strutture.”95
In generale, gli incubatori veneti sono da considerarsi di non grande dimensione, poiché anche il numero medio degli addetti impiegati nell’incubazione è basso (2/3 persone) e ciò è dovuto alla scelta di esternalizzare buona parte dei servizi. Questo aspetto non va però considerato in modo negativo, perché, così, si opera mantenendo una struttura flessibile che si avvale anche di collaborazioni con personale esterno che raggiunge in media la stessa quantità dei dipendenti dell’incubatore. Per ciò che riguarda la presenza di laureati questi costituiscono la metà del personale, ma con una differenziazione in base alle specializzazioni degli incubatori.
95Cfr. VALLIN ELEONORA,Veneto, dagli incubatori sono nate 131 aziende: Ma solo il 7,6% ha superato la fase iniziale dandosi una sede, IL SOLE 24 ORE NORD EST 14/03/2007
Quindi, da una prima analisi dei dati sugli incubatori del Veneto non sembrerebbero emergere strutture di grandi dimensioni dotate della possibilità di offrire assistenza a tutte le imprese del sistema imprenditoriale Veneto, soprattutto perché rimarrebbero scoperte le aree di Verona, Vicenza, Rovigo e Belluno.
Questi dati, però, non vanno assolutamente interpretati come una incapacità di servire il tessuto industriale regionale; essi sono invece indicazioni positive in quanto in linea con il trend europeo che segnala una localizzazione degli incubatori e della maggioranza dei CITT96 nelle vicinanze dei centri di ricerca e istituzioni accademiche per favorire processi di collaborazione e di diffusione incrociata delle conoscenze.
“In generale, I Centri di Innovazione e Trasferimento Tecnologico Veneti sono strutture che si distribuiscono su due classi di fatturato: la piccola dimensione fino a 200,000 euro che riguarda il 28% del campione e la media che comprende enti da 1,000,000 a 3,000,000 che rappresentano il 33 % del campione.
L’elevata presenza di strutture di piccola dimensione, associata al dato sulle fonti di finanziamento, che indica come la maggior parte dei centri si avvalga prevalentemente di risorse derivanti dall’erogazione del servizio, suona come un campanello d’allarme.
Le risorse di cui possono disporre alcune strutture per svolgere la propria attività possono essere relativamente ridotte, date le dimensioni e la fonte di finanziamento utilizzata prevalentemente e ciò può impedire a una parte dei CITT di raggiungere una massa critica necessaria per finanziare numerosi progetti di ricerca o sviluppo tecnologico high tech.
Relativamente agli incubatori d’impresa, in Veneto è limitato il ricorso a fondi pubblici, soprattutto in termini di peso percentuale che tali fondi hanno sul totale delle fonti di finanziamento. I fondi pubblici a cui gli incubatori hanno ricorso in modo più diffuso sono quelli regionali, mentre pochi centri accedono a quelli europei. Si nota inoltre che il ricorso a questo tipo di fondi sia contestuale ad altre fonti, in altri termini chi accede ai fondi europei ha anche accesso a quelli nazionali e regionali”97.
96 I Centri di Innovazione e Trasferimento Tecnologico (CITT) hanno il ruolo di alimentare la capacità innovativa dell’imprese fungendo da boundary spanning tra sistemi diversi: sistema delle imprese, sistema istituzionale e sistema della ricerca scientifica, con particolare attenzione alle esigenze delle imprese di piccola e media dimensione
97 Cfr. COMACCHIO ANNA E BONESO SARA, Open innovation nel Veneto: mappatura dei centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel veneto, RIDITT: rete italiana per la diffusione
dell’innovazione e il trasferimento tecnologico e università cà foscari di venezia (www.riditt.it)
Per quanto riguarda la tipologia di servizi offerti dagli incubatori, prevale un orientamento a supportare soprattutto l’innovazione incrementale, mentre minori sono le risorse dedicate alla ricerca. Infatti, risulta difficile che un incubatore dia la possibilità di effettuare, ad esempio, test in laboratorio, poiché egli si concentra su quelle attività che rientrano nel concetto di TT a supporto di innovazione, ossia la R&S tecnologica e l’assistenza specialistica.
Gli incubatori veneti dimostrano una flessibilità di servizio che risponde ad esigenze diverse del sistema delle imprese e ciò è da considerarsi un aspetto positivo; tuttavia questa scelta probabilmente non consente di sfruttare i vantaggi che una maggiore specializzazione potrebbe garantire sia sul piano dell’efficienza che dell’eccellenza del servizio. Infatti, in Veneto, sembra mancare sia una specializzazione in relazione all’orientamento temporale (progetti di lungo, medio o breve termine), sia quella relativa alla personalizzazione/standardizzazione (attività su commessa vs attività standard).
In sintesi si tratta di un sistema che cerca linee di crescita, ma più che verso un rafforzamento della specializzazione ed eccellenza tecnologica, sembra orientarsi verso una copertura sempre più ampia di servizi e tecnologie.
La generale efficacia del servizio di TT nei confronti del sistema economico regionale va valutata soprattutto in funzione della specializzazione settoriale dei CITT. Da questo punto di vista, i CITT in generale risultano in prevalenza specializzati in quei pochi settori che nella regione hanno tendenzialmente un maggiore impatto in termini di numero di imprese e di addetti, mentre le strutture di incubazione tendono a investire nelle imprese che operano nei settori competitivi con alto contenuto tecnologico.
Certamente i CITT98 sono costretti a offrire un profilo di servizi orientati ai settori tipici
98 La Crui definisce i Centri di Innovazione e Trasferimento Tecnologico come segue:
• Uffici di trasferimento tecnologico e incubatori: struttura promossa dall’ università con lo scopo di valorizzare la ricerca accademica attraverso lo sfruttamento di brevetti , la cessione di licenze e il sostegno di aspiranti imprenditori, con l'intento di agevolare la nascita di nuove imprese.
• Stazioni Sperimentali: strutture pubbliche che svolgono analisi e controlli di laboratorio, attività di R&S, certificazione e normazione tecnica, consulenza e formazione.
• BIC: struttura finalizzata a favorire lo sviluppo delle PMI, in settori innovativi, che offrono servizi integrati di orientamento e sostegno che vanno dal business planning alla consulenza specializzata, al marketing territoriale, fino all’incubazione di imprese start-up.
• Laboratori Tecnici delle CCIAA: strutture afferenti al sistema camerale, con specifiche funzioni di servizio (prove di laboratorio,ricerca applicata,trasferimento tecnologico),rivolte alle imprese iscritte alla Camera di Commercio locale.
del Veneto come i settori a basso contenuto tecnologico (industrie alimentari, abbigliamento e industrie di metalli e della gomma), ma l’efficacia di tali centri va valutata anche in funzione della capacità del sistema di TT di alimentare la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Pertanto, è importante per lo sviluppo della regione che vi siano delle strutture come quelle di incubazione che investono nei settori a medio-alta tecnologia caratterizzati dall’industria meccanica, dall’industria elettrica, elettronica/informatica o da quella ad alta precisione.
Tra il mondo imprenditoriale e il mondo della ricerca vi è dunque un legame di relazioni, contatti interconnessi e ciò gioca un ruolo essenziale per la sopravvivenza delle imprese sul mercato, soprattutto in regioni come il Veneto, dove l’innovazione si basa su conoscenze legate ad un processo induttivo ed è di tipo prevalentemente incrementale. Infatti, qui, l’innovazione nasce, spesso, dall’esperienza pratica di quegli imprenditori che interagiscono con fornitori o clienti, e colgono opportunità da sfruttare cercando di dare risposte professionalmente adeguate. L’attività di incubazione del Veneto sta quindi agendo nella consapevolezza che in Veneto:
• i legami con l’Università sono ancora limitati;
• le collaborazioni con l’Università si basano su progetti di ricerca applicata piuttosto che di ricerca base;
• la conoscenza codificata e brevettata è meno rilevante della conoscenza tacita basata su processi di learning by doing e learning by interacting,.
• Centri Multisettoriali: strutture dotate di competenze, know-how e conoscenze su molteplici ambiti tecnologici e che erogano servizi diversificati verso imprese appartenenti a più settori industriali.
• Centri Tematici:strutture, frequentemente di origine privata, con una vocazione specifica su un determinato settore industriale o su una particolare area tecnologica soventi operanti all’interno di un distretto industriale.
• Aziende di sviluppo Industriale: strutture, prevalentemente di origine pubblica, che perseguono lo sviluppo economico di una determinata area geografica facendo leva sull’innovazione tecnologica (es. agenzie regionali per l’innovazione, Consorzi Città Ricerche,finanziare per lo sviluppo locale).
• Parchi scientifici e Poli tecnologici: strutture costituite generalmente da Università,associazioni imprenditoriali,amministrazione pubbliche locali, banche ecc. per favorire lo sviluppo
economico del territorio in cui operano attraverso la collaborazione tra il mondo della ricerca e il mondo dell’imprenditoria. Spesso ospitano incubatori specializzati nell’assistenza alle imprese in fase di start –up.
• Università e Centri di Ricerca pubblici: strutture pubbliche che svolgono principalmente attività di formazione e di ricerca di base.
In conclusione, lo scenario Veneto spinge gli incubatori d’impresa ad agire per supportare e rilanciare il processo innovativo favorendo in modo più deciso le dinamiche di apprendimento tra imprese e università, creando le condizioni per un migliore accesso delle imprese al sistema di incentivi e fondi pubblici e favorendo in generale una maggiore fusione tra ruoli. Infatti, ad oggi, per sostenere la crescita economica del territorio in una società knowledge based è importante la connessione con le organizzazioni deputate alla ricerca scientifica e tecnologica (es. università)., oltre che le relazioni tra il sistema economico e il sistema istituzionale (es. governo)99. 3.2 PRESENTAZIONE DELL’INCUBATORE UNIVERSITARIO IN ATTIVITA’ A PADOVA
“Start Cube“ è uno dei primi casi di incubazione che nasce in Veneto e si costituisce sin da subito come una struttura giovane e dinamica studiata per rispondere alle esigenze di giovani e dinamici aspiranti imprenditori. Questa struttura di incubazione universitaria nasce alla fine del 2002 come prosieguo e ideale completamento del Premio per l’Innovazione Start Cup Veneto, poiché è emersa la necessità di ospitare le start up che hanno superato con successo le selezioni di questo progetto di business plan competition.
L’incubatore “Start Cube” è stato fondato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e dall’Università degli Studi di Padova con l’intento iniziale di promuovere la nascita di realtà aziendali innovative provenienti da idee dell’ambiente universitario. Infatti, ha come obiettivo principale quello di sostenere studenti, ex studenti e personale docente e tecnico-amministrativo dell’Università nella creazione di nuove imprese che possano valorizzare la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo è di fatto il vero e proprio artefice finanziario dell’operazione poiché coi suoi finanziamenti (circa 140.000 nel 2008) arriva a coprire più di due/terzi dei fondi che permettono l’operatività
99 Fonte: COMACCHIO ANNA E BONESO SARA, Open innovation nel Veneto: mappatura dei centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel veneto, RIDITT: rete italiana per la diffusione dell’innovazione e il trasferimento tecnologico e università cà foscari di venezia (www.riditt.it)
dell’incubatore. Infatti, nel rispetto della mission degli incubatori no profit, i soldi ottenuti dalla vendita dei servizi alle imprese incubate creano un volume di entrate (74.995 Euro) che non è sufficiente a coprire le spese dell’incubatore. In questo modo il supporto della Fondazione unitamente a quello dell’Università degli studi di Padova ha reso attrattivo l’incubatore verso l’esterno, cosicché sin dal 2003 Start Cube ha ricevuto domande di incubazione da potenziali nuove imprese. All’inizio del 2004 le aziende che entrano nell’incubatore sono degli spin off (ad esempio Inova e Aitia), poiché derivanti da team di giovani ricercatori che hanno saputo cogliere immediatamente la nuova opportunità; ma col tempo l’incubatore è diventato conosciuto e l’interesse di aziende esterne all’università è aumentata.
In particolare le prime tre aziende entrate nell’incubatore padovano sono due spin off (Inova e Aitia) e una azienda esterna, che era comunque legata da una partnership all’Università di Padova, l’E-Business Consulting. Successivamente a queste tre aziende che operano prettamente nel mondo della consulenza tecnico-scientifica o strategico-organizzativa si sono aggiunte altre imprese che provengono dal territorio e che non sono il risultato di uno spin off universitario, come ad esempio le società Utilteam, Ideogroup, Consept.
Questo cambiamento di posizionamento dell’incubatore avviene sin dalla fine del 2004
Questo cambiamento di posizionamento dell’incubatore avviene sin dalla fine del 2004