• Non ci sono risultati.

I PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI

2. GLI INCUBATORI UNIVERSITARI: LA LORO ATTIVITA’ E UN CONFRONTO CON GLI ALTRI INCUBATORI

2.1 DEFINIZIONI, ORIGINE E ALCUNI ASPETTI GENERALI

“Gli incubatori universitari sono strutture pubbliche nate in seguito a processi promossi dalle autorità locali e sostenute finanziariamente sia da soggetti di matrice pubblica sia da soggetti di matrice privata. L’orizzonte geografico di riferimento è solitamente limitato all’area locale in cui essi sono inseriti e si estende al massimo fino ai confini regionali; l’apertura internazionale esiste solo in virtù di particolari e specifici accordi di collaborazione e di scambio con strutture simili presenti in altri paesi.”42

L’origine di quest’ultima tipologia di incubatori no profit oriented è da ricercare negli Stati Uniti e nei paesi anglosassoni; infatti è qui che le università hanno iniziato a sviluppare forti legami con le industrie. Le università si sono attivate per favorire la valorizzazione economica e le applicazioni industriali dei risultati delle ricerche; in una fase successiva anche le università europee e quelle internazionali hanno intrapreso questa stessa strada. Il ruolo delle università si è quindi arricchito di nuovi aspetti; la ragione è da ricercare nel fatto che, col passare degli anni, in tutti i paesi industrializzati la richiesta di innovazioni tecnologiche si è fatta sempre più pressante con lo scopo di mantenere competitivo il proprio tessuto industriale. Le università di tutto il mondo hanno dovuto reagire gradualmente a tali stimoli, facendo evolvere il loro ruolo tradizionale, centrato sull’insegnamento di alto livello e sulla ricerca, sino a comprendere anche lo sviluppo economico e sociale del territorio. Hanno, così, dato vita a nuove strutture tese a favorire i contatti con le industrie, a svolgere ricerche in stretta cooperazione con loro ed a sviluppare le applicazioni dei risultati. Il risultato è che oggi molte università hanno fatto proprio l’obiettivo di rivitalizzare il territorio nazionale e locale attraverso la costituzione di Technology Transfer Office, gli uffici brevetti, e gli incubatori per start-up e spin-off.43

42 Cfr. GERVASONI ANNA, Dall’idea all’impresa: il ruolo degli incubatori MILANO GUERINI E ASSOCIATI 2004, p. 101

43 Fonte: SERAFINI GIUSEPPE, Gli incubatori universitari, IL POLITECNICO-RIVISTA 2006 www.ai.polimi.it

Infatti, anche se la principale missione istituzionale delle università rimane sempre la ricerca e l’istruzione, oggi viene riconosciuta all’università la possibilità di contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo delle economie locali attraverso la ricerca applicata che conduce a scoperte e ad innovazioni brevettabili, spin-off accademici e attraverso il trasferimento tecnologico44.

Gli incubatori universitari hanno quindi un forte legame con la ricerca universitaria tale da garantire una sorgente inesauribile di idee innovative, alimentate dalle tesi e dai laboratori delle università associate. Da questo legame scaturisce la principale mission di tale tipologia di incubatori che svolgono la propria attività per fornire servizi e spazi ai propri studenti, ricercatori e docenti allo scopo di far evolvere i risultati delle ricerche verso reali applicazioni industriali. Tutto ciò permette agli incubatori universitari di garantirsi un flusso continuo di start up, caratteristica riscontrabile eventualmente solo presso gli incubatori privati derivanti dai grandi gruppi industriali.

Infatti, gli Indipendent private individuals e gli altri incubatori no profit sono spesso costretti a procacciarsi le imprese da incubare attraverso una vera e propria attività di promozione di se stessi, tale da spiegare e pubblicizzare l’esistenza e il funzionamento della attività di incubazione.

Un altro aspetto differenzia gli incubatori universitari dagli altri operatori no profit ed è il fatto che le Università agiscono soprattutto per valorizzare e sfruttare i propri patrimoni di competenze e conoscenze, mentre i Parchi scientifici e i Bic sono strettamente legati al territorio locale ed è ad esso che si rivolgono con maggiore attenzione. Gli incubatori universitari sono spesso situati all’interno dei campus universitari e rispetto agli altri modelli sono focalizzati su settori specifici, spesso riconducibili a quelli in cui l’università che li ha creati eccelle, ad esempio ICT, nanotecnologie, biotech, farmaceutica….

44 “Il trasferimento tecnologico è quel processo mediante il quale il risultato dell’attività di ricerca, svolta all’interno delle istituzioni ad essa preposte, si trasforma in un nuovo prodotto industrializzabile o in u nuovo processo produttivo. Le principali modalità con cui è possibile realizzare la trasformazione da risultato di una ricerca a prodotto o processo utilizzabile dal mercato sono la brevettualizzazione della scoperta o la realizzazione di uno spin off. Il trasferimento tecnologico può, quindi, essere concepito come un vero e proprio meccanismo di creazione d’impresa.”

Cfr. GERVASONI ANNA, Dall’idea all’impresa: il ruolo degli incubatori, MILANO GUERINI E ASSOCIATI 2004, p. 51

Gli incubatori universitari, a differenza degli incubatori privati, difficilmente offrono il seed capital necessario per l’avvio della attività, ma mettono a disposizione strutture, servizi e know-how a prezzi molto bassi. Questi servizi sono ascrivibili a due macro categorie45:

• servizi tipici delle strutture incubatrici, tra cui servizi di segreteria, assistenza al business, contatti per accesso al capitale, network di relazioni, ecc…

• servizi specifici delle università, fra cui consulenza da parte di professori, servizi di biblioteca, accesso ai laboratori e infrastrutture scientifiche, attività di ricerca e sviluppo, programmi di trasferimento tecnologico, ecc…

Questa suddivisione in due macrocategorie evidenzia che il numero di servizi che gli incubatori possono offrire è elevato e difficilmente definibile; emergono,infatti, numerose differenze a seconda delle scelte strategiche e dell’età della struttura di incubazione. Ad esempio, è chiaro che incubatori di prestigiose università (si pensi a Cambridge o Oxford), avviati da molti anni in paesi altamente industrializzati, avranno caratteristiche e risultati ben diversi da altri avviati recentemente da università più piccole in paesi meno sviluppati.

Col passare degli anni il ruolo assunto dagli incubatori, le loro strutture ed i servizi offerti si sono evoluti profondamente ma, ciò nonostante, ai fini definitori è possibile individuare alcune caratteristiche di sintesi che è possibile riscontrare in tutti gli incubatori universitari. Esse sono:

• La focalizzazione su progetti di ricerca scientifica;

• La presenza fisica all’interno dell’ateneo;

• La frequente assenza di fondi predestinati;

• Il focus su discipline universitarie;

• L’incubazione di idee provenienti da studenti laureandi o laureati o da ricercatori universitari;

• Una relazione forte con le industrie che già sponsorizzano la ricerca universitaria;

• Lo sviluppo di brevetti.

45 Fonte: CIAPPEI CRISTIANO, SCHILLACI STEFANIA, TANI SIMONE, Gli incubatori d’impresa:

esperienze internazionali a confronto, FIRENZE UNIVERSITY PRESS 2006

A proposito di queste caratteristiche è utile rimarcare che spesso sono le stesse imprese del territorio che sostengono e finanziano l’incubatore attraverso la partecipazione a veri e propri progetti di sponsorizzazione. E’ infatti loro interesse che l’università non solo effettui l’attività di ricerca su determinati prodotti, ma anche che provveda a implementare tali ricerche attraverso le start up. Già capita spesso che le imprese si facciano finanziatori di progetti di ricerca universitari, ma, con la nascita di una struttura di incubazione, le opportunità di applicazione aumentano enormemente. E’ quindi interesse delle imprese partner dell’università che nasca una struttura di incubazione universitaria; attraverso di essa potrà avvenire quel graduale passaggio dalla innovazione all’idea imprenditoriale e quindi al mercato.

In questo caso gli investitori privati interpretano a tutti gli effetti il ruolo di stakeholder dell’incubatore, poiché hanno un effettivo interesse a che le iniziative dell’incubatore abbiano successo. Ciò significa che l’attività dell’incubatore produrrà tanto valore da remunerare col profitto gli investimenti fondiari-immobiliari degli azionisti privati. Il profitto soddisferà, però, in maniera residuale tale categoria di stakeholder, poiché prima sono stati remunerati altri stakeholder, come i lavoratori e i manager che operano all’interno, o l’incubatore.

Altri stakeholder interessati all’operato dell’incubatore sono gli Enti Locali, il Governo, l’UE e l’Università.

Le autorità locali sono spesso azioniste degli incubatori e quindi condividono l’interesse al profitto che già appartiene agli azionisti privati, ma ciò è spesso secondario rispetto a obiettivi che sono ritenuti di maggior valore. Infatti questa tipologia di stakeholder si aspettano dall’incubatore universitario un contributo allo sviluppo locale-regionale, in modo da avere ricadute positive utili a creare occupazione e innovazione. Queste attese possono avere spesso dimensione nazionale, quando il Governo, rappresentando diverse istanze sociali, arriva a relazionarsi con l’incubatore. Quest’ultimo interlocutore sociale svolge raramente un ruolo da azionista, ma costituisce ugualmente un importante apportatore di risorse, quali i consensi e i contributi della popolazione, necessarie per l’attività dell’incubatore e delle sue start up. Perciò il governo nazionale è interessato a che l’incubatore operi per il rafforzamento della competitività del Paese oltre che alla competitività delle imprese nazionali o internazionali stanziate sul proprio territorio.

Uguali attese, benché aventi per oggetto il territorio europeo, sono portate avanti dallo stakeholder Unione Europea.

Nell’ottica degli interlocutori rappresentativi delle amministrazioni pubbliche, l’incubatore crea generalmente valore quando i benefici sociali ed economici percepiti (quali sviluppo economico, crescita qualitativa e quantitativa dell’occupazione, difesa ambientale, crescita professionale) sono superiori ai costi sociali ed economici percepiti.

Infine, analizzando in particolare lo Stakeholder Università si scopre che, talvolta, esso ha delle attese in comune con gli investitori privati e gli interlocutori sociali rappresentati dalle amministrazioni pubbliche. Infatti, essendo l’università azionista dell’incubatore, ha anche interesse a ottenere una remunerazione del capitale investito (profitto), ma ha soprattutto un’attenzione focalizzata sul potenziamento e lo sviluppo a lungo termine delle imprese innovative in modo da creare ricadute occupazionali positive sul territorio. L’Università ha, tuttavia, alcune peculiarità che la distinguono dagli altri stakeholder e per essa l’incubatore crea valore soprattutto se:

• Aumentano i contratti di ricerca e incrementano le opportunità di consulenza;

• Crescono le partecipazioni ai programmi comunitari sia per quanto riguarda l’incubatore, sia per quanto riguarda le imprese incubate;

• Migliora l’inserimento dell’università nelle reti internazionali;

• Migliora l’interazione tra teoria e pratica sia per i professori che per i ricercatori e gli studenti, in modo tale da garantire una migliore preparazione degli studenti alla vita professionale.

In conclusione, la creazione di valore è il compito principale dell’incubatore universitario; questo permette la nascita di un sistema di relazioni che tiene uniti tutti i gruppi chiave di interesse che sono rappresentati nella figura qui sotto.

Tabella 3: Le prospettive e le attese degli stakeholders dell'incubatore46

STAKE HOLDERS

Azionisti/

Gestori

Autorità

locali/regionaliGoverno UE Università

ATTESE

Profitto X X X

Lavoro X X X X

Competitività X X X X

Innovazione X X X X

Infine, è utile presentare alcuni esempi italiani di incubazione universitaria.47

In Italia, il Politecnico di Milano48 ha da poco avviato un incubatore o acceleratore di impresa, nella sede decentrata di Bovina:è sostenuto dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Cariplo. Tre sono le strutture di questo incubatore:

• Il punto “nuova imprenditoria” che fornisce servizi per l’assistenza allo start-up ad imprese che opereranno nel campo dell’alta tecnologia;

• Il punto trasferimento tecnologico che favorisce il trasferimento della tecnologia dalle Università alle imprese locali;

• L’incubatore vero e proprio, che ospita fisicamente le imprese, fornisce servizi di base centralizzati e l’ambiente stimolante che rappresenta il valore più importante per gli incubatori universitari.

Il Politecnico di Milano, attraverso il suo acceleratore, non agisce però direttamente da venture capitalist e svolge, quindi, la sua attività senza arrivare alla fase di seed money.

Un altro esempio di incubatore si trova sempre nell’area lombarda; infatti, presso gli spazi dell’Università di Milano-Bicocca, è sorto il Biopolo scrl. Il Biopolo è una società senza fine di lucro, costituita nel gennaio del 1995 da Pharmacia, Lepetit Group Spa, Zambon Group Spa, Primm Srl e Hydra Srl, per promuovere attività ed iniziative nel settore delle biotecnologie. Nell’ambito di tale organizzazione è prevista una

46 Fonte: CIAPPEI CRISTIANO, SCHILLACI STEFANIA, TANI SIMONE, Gli incubatori d’impresa:

esperienze internazionali a confronto, FIRENZE UNIVERSITY PRESS 2006

47 Fonte: www.nbia.org

48Fonte: www.cpi.polimi.it/acceleratore

specifica area di assistenza e supporto alla nuova imprenditorialità proveniente dalle attività di ricerche svolte. Biopolo promuove la nascita di nuove imprese nel settore delle biotecnologie e ne sostiene lo sviluppo fornendo servizi tra i quali: assistenza alla preparazione del business plan, individuazione delle forma di finanziamento, assistenza alla definizione degli aspetti brevettali, affitto di spazi attrezzati per laboratori e uffici, ricerca di partner tecnologici, pacchetti per la gestione dell’outsourcing delle aree amministrazione, finanza, controllo di gestione ufficio-acquisti, amministrazione del personale.

Un ultimo esempio è quello del politecnico di Torino49 che ha creato I3P. Il quale è un incubatore di imprese innovative, nato sotto forma di società consortile senza scopo di lucro al cui capitale partecipano Il Politecnico di Torino, la Provincia, la Camera di Commercio Industria e Artigianato di Torino e Finpiemonte Spa. I3P è uno spazio attrezzato che ospita nuove aziende per il periodo del decollo iniziale, da tre a cinque anni, a prezzi d’affitto convensionali. Ma è soprattutto, una struttura che fornisce servizi essenziali centralizzati, supporto di consulenza per la creazione e la gestione della nuova impresa. A Torino le imprese vengono ospitate in uno spazio di 2.000 metri quadrati, che può accogliere 35 aziende; l’accesso è riservato alle start-up che non abbiano superato l’anno di vita, o che siano al massimo nel secondo anno e dimostrino di essere in grado di sviluppare progetti innovativi con modalità imprenditoriali corrette, per lo sviluppo di progetti e servizi che il mercato sia disposto ad accettare. Per l’ammissione, è dunque necessario passare al vaglio di un comitato di valutazione, che finora ha accolto la candidatura di una dozzina di imprese per lo più nate da spin off universitari.

49 Fonte: www.polito.it/incubatore.