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2. Dall’avvento del Fascismo all’elezione dell’Assemblea Costituente

2.3 La caduta del Fascismo

Il 24 luglio del 1943, a seguito delle gravi difficoltà militari incontrate dalle truppe italiane in Africa e all’invasione della Sicilia161

, si riunì il Gran Consiglio del Fascismo. Nella notte tra il 24 e il 25, dopo una lunga discussione, fu approvato162 l’ordine del giorno Grandi163, col quale il Gran Consiglio destituì Mussolini, ripristinando, in capo al Re, il Comando delle Forze Armate. Nella mattina del 25, prima ancora di ricevere Mussolini a Villa Savoia, il Re conferì l’incarico di formare il nuovo governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio. Nel pomeriggio, il Re comunicò a Mussolini la sua destituzione, e lo mise agli arresti, ordinando che fosse condotto presso la Caserma Allievi dei Carabinieri in Roma. Da lì, il 27 luglio fu trasferito all’isola di Ponza, poi alla Maddalena e, infine, a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dove venne poi liberato dai nazisti.

Intanto, il 27 luglio, Badoglio formò un governo tecnico – militare. Il 2 agosto, col regio d.l. n. 705, fu sciolta la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e stabilito che, entro quattro mesi dalla fine della guerra, si sarebbero svolte le elezioni per la

159 P. Tonini, ibidem

160 Nei confronti di ufficiali e agenti di p.g. - e, si badi bene, di p.s. - per fatti compiuti in servizio e

relativi all’uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica

161 Il 22 luglio, gli Alleati conquistarono Palermo.

162 Con diciannove voti a favore, otto contrari e un astenuto

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nuova Camera dei Deputati. Il 3 settembre del 1943, a Cassibile, il generale Giuseppe Castellano, su delega del Re, firmò l’armistizio con gli Alleati. L’8 settembre, alle ore 18.45, il Capo del Governo comunicò alla Nazione l’avvenuta stipula dell’Armistizio, ordinando la cessazione delle ostilità nei confronti delle truppe Alleate. La mattina del 9, il Capo del Governo, il Re, la famiglia reale ed alcuni militari lasciarono la Capitale, fuggendo a Brindisi. Il 10 settembre, Roma si arrese ai nazisti. A causa dell’occupazione della Capitale e del fatto che molti Ministri non riuscirono a raggiungere Brindisi, Badoglio fu costretto al “rimpasto” di governo. Il 22 aprile del 1944, a Salerno, venne così formato il primo governo politico post - fascista d’unità nazionale sostenuto dai sei partiti164 del Comitato di Liberazione Nazionale (d’ora in poi, C.N.L.). Tale avvenimento fu preceduto dall’

aut - aut di alcuni membri165 del futuro Governo e del C.N.L. a S.M. il Re Vittorio Emanuele II: quest’ultimo avrebbe dovuto abdicare, lasciando la reggenza a Badoglio e la Corona al nipote infante. L’impasse venne superata, a Salerno, con l’accettazione della proposta di Enrico De Nicola, sottoscritta anche da Sforza e Croce, secondo la quale il Re avrebbe formalmente mantenuto il trono mentre tutte le sue funzioni sarebbero state trasferite al figlio Umberto in qualità di Luogotenente del Regno. Alla fine della guerra, d’altra parte, sarebbe stata indetta una consultazione popolare per l’elezione di un’Assemblea costituente e la scelta della forma di Stato.

A seguito della liberazione di Roma e delle dimissioni di Badoglio, il C.N.L. ottenne l’affidamento dell’incarico di formare un nuovo governo al proprio presidente, Ivanoe Bonomi. Nel giugno del 1944, il nuovo Governo fissò l’accordo con la Corona nel d.l.lgt. n.151 (la c.d. I Costituzione provvisoria) stabilendo appunto che, all’esito della guerra, si sarebbero svolte le elezioni, a suffragio universale diretto e segreto, di una Assemblea Costituente per scegliere la nuova forma di Stato e preparare la nuova Carta costituzionale. Con lo stesso decreto, il Presidente del Consiglio nominava i Presidenti di Camera e Senato nelle persone di Vittorio Emanuele Orlando e Pietro Tomasi della Torretta, «per

164 I sei partiti rappresentati sono: Democrazia Cristiana (D.C.), Partito Comunista Italiano (P.C.I.)

Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria(P.S.I.U.P.), Partito Liberale Italiano (P.L.I.) Partito Democratico del Lavoro (P.D.L.) Partito d’Azione (P.d.A.)

165 Si ricorda qui soprattutto quello dell’illustre antifascista Carlo Sforza, voluto dal Maresciallo

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sottolineare una ideale continuità tra l'antica Camera dei Deputati e l'Assemblea che sarebbe stata liberamente eletta sulla base della nuova Carta costituzionale»166. Il 5 aprile del 1945 , col d.lgs.lgt. n.146, il Governo Bonomi II istituì la Consulta Nazionale con funzione di assemblea legislativa provvisoria.

A seguito della liberazione del nord Italia, Bonomi fu tuttavia costretto a dimettersi e l’incarico di formare il nuovo governo venne affidato a Ferruccio Parri, leader della Resistenza dell’Alta Italia. Il Presidente del Consiglio, causa l’ostilità dei suoi Ministri liberali e il mancato sostegno di quelli socialisti e comunisti, si dimise il 22 novembre.

Il 10 dicembre giurò il primo governo De Gasperi, l’ultimo del Regno. Il Governo, d’unità nazionale, modificò, col d.lgs.lgt. 16 marzo 1946 n. 98 (la c.d. II Costituzione provvisoria), il d.l.lgt. n.151 del 1944, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato e aggiungendo che, in caso di vittoria della Repubblica, l'Assemblea Costituente, come suo primo atto, avrebbe eletto il Capo Provvisorio dello Stato.

Il 31 maggio 1946, come suo ultimo atto, il Parlamento del Regno approvò il r.d.lgs. 511, rubricato «Guarentigie della Magistratura», con il dichiarato obiettivo di ripristinare tutte le garanzie che il fascismo aveva sottratto alla magistratura: l’inamovibilità di sede e funzioni; il ripristino della democraticità dei Consigli giudiziari e del C.S.M. - composto da tredici membri, tutti magistrati, eletti in parte dai Consigli giudiziari, in parte da cinque magistrati della Cassazione e cinque magistrati in servizio presso il Ministero; il ristabilimento, in capo ai Tribunali disciplinari, della competenza in merito al procedimento disciplinare; l’esercizio dell’azione disciplinare da parte del p.m., su richiesta del Ministro della Giustizia; la modifica di alcuni articoli dell’ordinamento giudiziario Grandi incompatibili con le nuove disposizioni.

A seguito del referendum del 2 giugno 1946, il Consiglio dei Ministri conferì a De Gasperi le funzioni di Capo provvisorio dello Stato ad interim. Il giorno stesso, Umberto II lasciò il Paese. L’Assemblea Costituente s’insediò il 25 giugno del 1946. Tre giorni dopo, il 28, elesse Capo Provvisorio dello Stato Enrico De

166 Secondo quanto affermato sul sito della Camera dei Deputati, al link

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Nicola che, dopo l’entrata in vigore, assunse il titolo di Presidente della Repubblica.