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Il programma per lo sviluppo dell’arma atomica era tra le priorità del regime, che continuava a investire in questo settore nonostante le dure costrizioni economiche a cui era sottoposto. L’impegno del governo agli inizi degli anni Novanta si concentrava sulla creazione delle infrastrutture necessarie per produrre le armi atomiche e sull’acquisto di razzi e missili.

Nonostante avesse firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Box 1) l’Iran continuava ad acquistare l’attrezzatura necessaria per l’energia atomica. Anche se in questi anni non c’era la piena certezza che Teheran avesse degli intenti nucleari non pacifici, i servizi segreti degli Stati Uniti, Germania e Israele erano convinti che l’Iran avesse imboccato la strada verso il nucleare145.

Benché la maggior parte dei rapporti collocassero il programma sotto l’autorità dell’Organizzazione per l’Energia Atomica Iraniana (AEOI)146, i sospetti erano

145

“It will take a combination of measures to slow the spread of nuclear weapons: security guarantees,

multilateral technical and export constraints as well as unilateral measures. Avoiding an epidemic of new weapons states is the highest priority. If governments are uncomfortable with dealing with the

proliferation problem, they will be all the more uncomfortable managing a proliferated world. In the final analysis several nations are determined to seek nuclear weapons capability, and some may

eventually attain that goal. The world will almost certainly confront additional nations that either overtly or covertly possess a nuclear capability. This altered balance of power will influence political and military events in unpredictable and dangerous ways. It must always be remembered that the ultimate objective is to assure that there is no nuclear use.”, John M. Deutch, Foreign Affairs, Fall 1992, Vol.71 Issue 4, “The New Nuclear Threat”, p.15

146

The Atomic Energy Organization of Iran (AEOI) è l’associazione ufficiale responsabile per l’esecuzione delle norme e il funzionamento riguardanti le installazioni per lo sviluppo dell’energia nucleare. Fu costituita nel 1974. Il quartier generale dell’associazione si trova a Teheran. Il responsabile attuale è Ali Akbar Salehi, docente universitario e diplomatico iraniano

74 che il ministero della difesa fosse implicato nell’approvvigionamento illegale di materiale necessario per la fabbricazione di armi atomiche. Secondo le prove, risalenti già a molti anni prima, i servizi segreti statunitensi e europei in particolare, avevano collezionato numerose informazioni che invischiavano funzionari del governo di Teheran in viaggi diretti nell’ex Unione Sovietica, alla ricerca di materiale nucleare, “know-how” e scienziati147.

Numerose erano le motivazioni per le quali Teheran voleva approvvigionarsi dell’arma atomica148:

• L’arma nucleare avrebbe trasformato l’Iran nella potenza militare regionale più forte, fornendola degli strumenti necessari per poter intimidire i paesi circostanti e consentendogli di giocare il ruolo che, secondo la classe dirigente iraniana, gli spettava di diritto

• L’arma atomica forse era l’unica via per l’Iran per diventare la potenza militare egemone senza distruggere l’economia del paese. Una bomba nucleare costava sicuramente molto meno che ricostruire le forze armate.

• La guerra contro l’Iraq aveva messo a nudo la vulnerabilità del paese e quindi l’importanza di avere un potente deterrente149 così da distogliere l’Iraq e in generale tutte le altre potenze ostili all’Iran da un nuovo attacco.

• Infine era circondata da tre potenze che possedevano capacità atomiche; Iraq e Israele150 a ovest e Ucraina; Russia, Bielorussia e Kazakhstan al nord; India e Pakistan a est.

147

David Albright, “An Iranian Bomb?”, Bullettin of Atomic Scientist, July-August 1995, p.21

http://books.google.ca/books?id=VQwAAAAAMBAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summa ry_r&cad=0#v=onepage&q&f=false

148

Michael Eisenstadt, “Iranian Military Power”, op.cit., pp 10-11 149

“Nuclear weapons provide several kinds of deterrence. They are particularly useful in providing states

with effective existential deterrence or general deterrence, the capacity to deter threats to the state’s survival. Faced with the threat of destruction, a nuclear-armed state will have no reason to refrain from annihilating its attacker”, Shai Feldman, “Nuclear Weapons and Arms Control in Middle East”, Center of

Science and International Affairs, Harvard University, Cambridge, Massachusetts, 1997, p.18 150 “There is no easy solution to this problem of regional arms control. What is clear is that Israel's

substantial stockpile of nuclear weapons must not be left off the list of the realities that are critical to any future Middle East peace. It is understandable that the Israeli government has been reticent on this

75 Oltre a ciò, l’Iran si rese conto che le sole armi chimiche e biologiche non sarebbero state sufficienti a scoraggiare gli Stati Uniti da imbarcarsi in un conflitto; l’unica soluzione era possedere l’arma nucleare151

Box 1 Trattato di non proliferazione di armi nucleari (Tnp)

Firmato il primo luglio 1968 a Londra, Mosca e Washington ed entrato in vigore il 5 marzo del 1970, il Trattato di non proliferazione di armi nucleari (Tnp) apportò una significativa regolamentazione in un mondo che altrimenti avrebbe potuto conoscere una diffusione indiscriminata dell’arma nucleare, limitandone il possesso a cinque stati riconosciuti come “militarmente nucleari”: Stati Uniti, Unione Sovietica (poi Russia), Gran Bretagna, Francia e Cina. Queste ultime, pur avendo diritto alla qualifica di “stato militarmente nucleare” in base ai termini del trattato, vi hanno aderito soltanto nel 1992. Il Trattato prevede che le potenze militarmente nucleari – riconosciute tali sub condicione di aver condotto test atomici anteriormente al primo gennaio 1967 (art. IX.3) – non trasferiscano né forniscano assistenza o incoraggiamento di alcun tipo a potenze militarmente non nucleari per produrre o procurarsi armi nucleari (art. I). A loro volta gli stati non nucleari,impegnandosi a non acquisire in alcun modo tale tecnologia per usi militari (art. II), ricevono in cambio assistenza per lo sviluppo di subject; there is a certain tactical good sense in its formal position that it is not a nuclear weapon state and will not be the first to introduce these weapons into the region. It is also understandable (although I think it is wrong) that our own government has chosen to accept this formal Israeli stance. It is absurd, however, to try to talk seriously about the reduction of nuclear danger in the Middle East without taking into account the reality that Israel has a substantial stockpile of nuclear warheads.” McGeorge Bundy,

Foreign Affairs. Fall1991, Vol. 70 Issue 4, “Nuclear Weapons and the Gulf”, p.92 151

Queste considerazioni poggiavano anche sulle parole rilasciate dall’ex ministro della Difesa Akbar Torkan, in un’intervista del Financial Times l’8 febbraio 1993: “ Possono le nostre forze aeree…competere

con le forze aeree americane? Può la nostra marina militare competere con la marina miltare

americana? Se impiegassimo tutte le nostre risorse economiche in una guerra di questo tipo avremmo bruciato i nostri soldi. La via per evitare questo tipo di minaccia richiede una soluzione completamente differente.” Michael Eisenstadt, “Iranian Military Power”, op.cit., p.12.

Un’altra intervista fatta dal Washington Post il 17 novembre 1992 al Presidente dei Deputati Ataollah Mohajerani, lasciava intendere che l’Iran non si sarebbe privato facilmente della possibilità di acquisire la capacità nucleare: “ A causa del fatto che il nemico (Israele) possiede strutture nucleari, anche gli stati

islamici dovrebbero possedere la stessa capacità.” Michael Eisenstadt, “Iranian Military Power”, op.cit.,

76 tecnologia nucleare ad uso pacifico (art. IV), assieme all’impegno delle potenze nucleari di intraprendere un percorso di graduale disarmo (art. VI). Rimane inalienabile tuttavia il diritto delle parti, qualora ritengano che circostanze straordinarie connesse alla materia disciplinata dal Trattato minino interessi supremi dello stato, a recedere dal Trattato stesso, a condizione di darne informazione a tutte le parti e al Consiglio di Sicurezza con almeno tre mesi di anticipo (art. X.1). Il Trattato stabilisce che l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) verifichi la natura solo pacifica dei programmi atomici degli stati militarmente non nucleari firmatari del Tnp (art. III). Gli strumenti di verifica dell’Aiea sono i cosiddetti accordi di tutela per prevenire la diversione di programmi nucleari civili in militari,

integrati dal Protocollo Aggiuntivo approvato nel 1997. Mentre il Tnp vincola gli Stati non nucleari a stringere con l’Aiea un accordo di tutela, il Protocollo Aggiuntivo viene adottato su base volontaria. L’Aiea, per statuto, ha anche il compito di coordinare la cooperazione internazionale nel settore nucleare civile. Allo scopo di monitorare lo stato di attuazione del Trattato vengono convocate, su base quinquennale, apposite conferenze di riesame (art. VIII.3). Queste ultime sono volte non alla modifica bensì alla discussione del Trattato e dei suoi obblighi generici. La conferenza di riesame del 1995, in accordo con le disposizioni del Trattato stesso (art. X.2), ha approvato l’estensione a tempo indeterminato della durata del Trattato. Con più di 190 adesioni, il Trattato di non proliferazione nucleare a quarant’anni anni dalla sua entrata in vigore si è dimostrato lo strumento più efficace nel contenere il numero di stati nucleari nel mondo. Esso è però caratterizzato da asimmetrie e incoerenze che ne minano in misura crescente la credibilità.

Il Trattato di non proliferazione nucleare costituisce l’elemento fondamentale nell’ambito degli accordi che regolano il possesso, l’uso e la circolazione di armi nucleari. Il Trattato di non proliferazione nucleare si fonda su tre pilastri.

1)Non-proliferazione orizzontale. L’art. II il vieta agli stati militarmente non nucleari e di entrare in possesso e di fabbricare armi o altri congegni esplosivi nucleari.

2)Non-proliferazione verticale (disarmo). L’art. VI impegna gli stati militarmente nucleari firmatari

a frenare la corsa agli armamenti e a ridurre le proprie dotazioni nucleari in vista di un disarmo completo.

3)Cooperazione nel settore nucleare civile. In cambio della rinuncia ad esercitare l’opzione militare gli stati militarmente non nucleari hanno acquisito il diritto di accesso alle tecnologie e materiali nucleari degli stati militarmente nucleari. L’art. IV del Trattato sancisce il diritto inalienabile degli stati di dotarsi di tecnologie nucleari civili.

77 internazionale in ambito nucleare, al compito di verificare l’effettiva destinazione pacifica dei programmi nucleari degli stati non militarmente nucleari. In base all’art. III del Tnp, ogni stato non militarmente nucleare è tenuto a concludere con l’Aiea un accordo di tutela per verificare la natura pacifica dei

loro programmi nucleari attraverso ispezioni sulle attività nucleari dichiarate. Gli aspetti procedurali della verifica di conformità vengono definiti dall’articolo XII.C dello Statuto dell’Aiea. Gli ispettori riportano le anomalia al Direttore Generale che a sua volta riferisce al Consiglio dei governatori dell’Aiea (board), composto da 35 stati membri. È il Consiglio dei governatori a valutare sulla gravità dell’infrazione riferita dal Direttore generale. Lo Statuto dell’Aiea fissa alcuni parametri per giudicare la gravità dell’inadempienza:

- l’effettiva diversione militare del programma militare; - il tipo di impiego del materiale fissile;

- il contesto antecedente alla violazione dell’accordo; - l’eventuale ostruzione alle attività degli ispettori.

In caso di accertata violazione il Tnp dispone che sia il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare le misure necessarie per richiamare lo stato alla conformità ed eventualmente punirlo.