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La politica estera di Ahmadinejad: scontro con l’Occidente

L’ostilità del nuovo presidente nei confronti dell’Occidente e Israele non tardò a presentarsi. Nell’autunno 2005, durante un convegno a Teheran intitolato “ Un

mondo senza sionismo”, il presidente Ahmadinejad tornò su un tema caro al

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Mahmud Ahmadinejad è nato ad Aradan il 28 ottobre 1956, ed è un politico ed ingegnere iraniano. Laureato in ingegneria civile e conseguito il dottorato in pianificazione del traffico e dei trasporti, nel 1985 partecipò alla guerra contro l’Iraq e l’anno dopo entrò come volontario nelle forze speciali dei Pasdaran. Alla fine della guarra divenne governatore delle città di Maku e Khoi, al confine con la Turchia e per due anni consigliere del governatore generale del Kurdistan iraniano. Infine per tre anni

governatore della provincia di Ardabil. Nel 1997 lasciò la politica per l’insegnamento universitario e nel maggio 2003 vi farà ritorno diventando sindaco di Teheran. Nel 2005 venne eletto presidente dell’Iran e fu riconfermato nel 2009

121 fondatore della repubblica islamica Khoemeini e a tutte le formazioni islamiste, anche sunnite, e cioè il profondo odio verso la nazione di Israele. Durante il convegno il neopresidente utilizzò parole durissime, affermando che Israele doveva essere “cancellato dalle mappe del mondo”, aggiungendo che qualsiasi paese arabo osasse riconoscerlo sarebbe “bruciato nelle fiamme della rabbia

della nazione islamica”255. Disse anche che l’Olocausto era stato esagerato dagli storici e che andava rielaborata una analisi storica più reale.

Inoltre, durante il convegno, a più riprese, Ahmadinejad legò la campagna contro i sionisti alla necessità del mondo islamico di combattere il Grande e Piccolo Satana, cioè Stati Uniti, e appunto Israele.

Secondo la visione del neopresidente, Israele era l’avamposto che l’Occidente usava per espandere la sua influenza in Medio Oriente.

Dopo otto anni di sostanziale moderazione, nonostante l’appoggio a Palestina e Hamas non fosse mai cessato, queste parole ribaltarono per l’ennesima volta una situazione già assai difficile e scatenarono reazioni durissime da parte di molti paesi. In primis da parte di Israele, che attraverso il suo vicepremier Shimon Peres chiese l’espulsione dell’Iran dalle Nazioni Unite, in quanto Ahmadinejad aveva fatto affermazioni che a suo parere violavano la Carta dell’Onu256.

Rilanciando la retorica rivoluzionaria e la dura polemica nei confronti di Israele e Stati Uniti, l’Iran di Ahmadinejad sembrava perseguire più che un distruttivo, diretto confronto militare, l’obiettivo di riproporsi come avanguardia del mondo della Mezzaluna. Non tanto come potenza islamica, quanto come potenza

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“Le potenze arroganti del mondo hanno fondato il regime sionista nel cuore del mondo musulmano

come base per i loro obiettivi espansionistici. Ma non c'è dubbio che la nuova ondata che si è formata in Palestina, rimuoverà questo stigma vergognoso (Israele, ndr) dal mondo dell'Islam". Iran, il Presidente sotto accusa, “Voglio un mondo senza Israele”, La Repubblica.it, 26 ottobre 2005,

http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/moriente21/moriente21/moriente21.html 256 “Iran, il Presidente sotto accusa…”, La Repubblica.it, 26 ottobre 2005,

http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/esteri/moriente21/moriente21/moriente21.html; “Dopo

122 antisionista e antiamericana che mirava a definire un nuovo assetto politico del Medio Oriente257.

La partita contro gli Stati Uniti e l’Occidente si giocava però sulla questione nucleare. I primi mesi del 2005 tuttavia, dopo la conferma di Bush come Presidente degli Stati Uniti e la nomina di Condoleeza Rice a Segretario di Stato, gli americani si mostrarono più concilianti con i negoziati EU3 e con le azioni della IAEA, in vista delle elezioni iraniane. Per scongiurare la vittoria dei conservatori, gli Stati Uniti decisero di adottare una politica più conciliante, in modo tale da supportare i riformisti che si erano dimostrati aperti a un dialogo con l’Occidente.

EU3, Iran e IAEA intanto stavano negoziando per arrivare a un accordo che soddisfacesse entrambe le parti. Il negoziato prevedeva che l’Iran avrebbe dovuto sviluppare energia nucleare sotto la totale supervisione della IAEA; in cambio Teheran avrebbe voluto degli incentivi economici, soprattutto la

possibilità di commerciare con l’Europa e diventare un maggior fornitore di energia per i paesi europei258.

Entrambe le parti tuttavia, non si fidavano l’una dell’altra. L’Iran pensava che il vero obiettivo di EU3, IAEA e Stati Uniti fosse debellare del tutto il progetto di energia nucleare iraniano, mentre gli altri pensavano che l’Iran stesse bluffando e che in qualsiasi modo avrebbe portato avanti il suo progetto per arrivare a costruire l’arma atomica.

Nel maggio del 2005 l’Iran annunciò che nel giro di poco tempo avrebbe ripreso le attività di arricchimento dell’uranio a Esfahan. Il ministro degli Esteri iraniano Kharrazi disse che il perseguimento dell’energia nucleare da parte del suo paese era un “diritto naturale”259, e che l’obiettivo finale degli Stati Uniti e l’Europa era non solo la sospensione del programma nucleare, bensì la fine.

257 Renzo Guolo, “La via dell’Imam”, op.cit, p.120 258

Anthony H. Cordesman, “Iran’s weapons…”, op.cit. pp.138-139 259

Separately, Foreign Minister Kamal Kharrazi said in Tehran on 9 May that restarting "part" of Isfahan's activities is Iran's natural right.", Newsline May 2005, Radio Free Europe, Radio Liberty,

123 Stati Uniti e Europa accusarono l’Iran di non adempiere ai suoi impegni , e annunciarono la possibilità di coinvolgere il Consiglio di Sicurezza dell’Onu qualora l’Iran avesse continuato nel suo programma di sviluppo dell’energia nucleare a scopo militare.

Ma la doccia fredda arrivò nel giugno del 2005 con l’elezione di Ahmadinejad . il governo appena eletto dichiarò che l’Europa e la IAEA non avevano adempiuto agli impegni presi nell’Accordo di Parigi del dicembre 2004 e, attraverso una lettera formale al segretario della IAEA, confermò che l’Iran avrebbe ripreso le attività di arricchimento dell’uranio a Esfahan260. L’11 agosto la IAEA adottò una risoluzione che chiedeva ufficialmente all’Iran di sospendere la ripresa delle attività di arricchimento dell’uranio a Esfahan261. Inoltre, come segno di protesta nei confronti di Teheran, l’EU3 decise di annullare l’incontro programmato con l’Iran per il 31 agosto in quanto Francia, Germania e Gran Bretagna si resero conto che l’Iran si stava definitivamente allontanando dagli impegni presi con l’Accordo di Parigi262.

Il 17 settembre 2005, nel suo primo discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite, Ahmadinejad dichiarò che l’Iran non avrebbe accettato che nessun altro paese potesse influenzare il programma nucleare dell’Iran, enfatizzando la natura pacifica e il diritto del paese a portare avanti questo processo263.

Nonostante il 24 settembre 2005 la IAEA avesse offerto nuovamente all’Iran la possibilità di negoziato, insieme alla richiesta di sospendere le attività nucleari,

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Amir M. Haji-Yousefi, “Iran's Foreign Policy during Ahmadinejad: From Confrontation to

Accommodation”, p.7, Presented to the Annual Conference of the Canadian Political Science Association

June 2-3, 2010, Concordia University, Montreal, Canada, http://www.cpsa-acsp.ca/papers-2010/Haji- Yousefi1.pdf

261

Risoluzione disponibile alla pagina web,

http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2005/gov2005-64.pdf

262 Il portavoce del Ministro degli Esteri francese disse che “ in comune accordo tra le tre potenze

europee è chiaro che non verrà effettuato nessun meeting …fino a quando gli iraniani rimarranno fuori dall’Accordo di Parigi”, Anthony H. Cordesman, “Iran’s Weapons of Mass Destruction”, op.cit, p144

263

Amir M. Haji-Yousefi, “Iran's Foreign Policy”, p.9, http://www.cpsa-acsp.ca/papers-2010/Haji- Yousefi1.pdf

124 nel gennaio 2006, Ahmadinejad annunciò che l’Iran avrebbe ripreso tutte le attività di ricerca nucleare e di arricchimento dell’uranio scatenando le reazioni negative di tutto il mondo. Per primi dopo l’incontro del 12 gennaio 2006, gli europei annunciarono che sebbene avrebbero continuato a lavorare per una soluzione diplomatica della questione, i negoziati con Teheran erano arrivati alla fine264.

Il 4 febbraio 2006, il Consiglio di Amministrazione della IAEA adottò una risoluzione che rinviava la questione iraniana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite265. Dopo aver denunciato che l’Iran non stava seguendo le norme previste, Il 29 marzo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu rilasciò una dichiarazione ufficiale nella quale esprimeva seria preoccupazione riguardo la mancanza di disponibilità dell’Iran nei confronti della IAEA, e sollecitò Teheran a cooperare266.

Nonostante ciò, Ahmadinejad continuò con la sua politica di perseguimento della capacità nucleare e l’11 aprile 2006 ,addirittura, annunciò che l’Iran aveva completato con successo il processo di arricchimento dell’uranio sufficiente per poter essere utilizzato nei reattori nucleari, raggiungendo così le potenze nucleari. Il Presidente tuttavia, insistette sulla natura pacifica del progetto267. La reazione più dura fu da parte degli Stati Uniti.

Il segretario di Stato Condoleezza Rice, il giorno dopo l’annuncio di Ahmadinejad, dichiarò che il Consiglio di Sicurezza doveva intraprendere

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Statement by Germany, United Kingdom, France and EU High Representative on Iranian Nuclear Issue, January 12 2006, available at http://europa-eu-un.org/articles/en/article_5554_en.htm 265

http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2006/gov2006-14.pdf 266

United Nation Security Council, “Calls on Iran to Take Steps Required by IAEA Board of Governors;

Request Report from IAEA Director General in 30 Days”, March 29, 2006, available at

http://www.un.org/News/Press/docs/2006/sc8679.doc.htm

267 “…we have mastered the nuclear fuel cycle on a laboratory scale. And we have enriched uranium to

the necessary level for nuclear power generation.”, President Ahmadinejad, Iran Nuclear Program defies

125 “decisioni forti” per indurre Teheran a desistere dalla sua ambizione nucleare perché, disse, non si poteva più proseguire in questa maniera268.

Illuminante fu inoltre, lo studio da parte dell’ “Institute for Science and

International Security”, pubblicato il 14 aprile. Il lavoro presentava una serie di

immagini fotografate dal satellite e analizzate accuratamente nei particolari. Da queste foto si evinceva la struttura degli impianti nucleari di Esfahan e Natanz. Interessanti furono le scoperte di un nuovo tunnel costruito accanto alla “Uranium Conversion Facility” al sito nucleare di Esfahan e una montagnola di terra accanto a questa nuova entrata, segno di una recente scavatura nel terreno. La scoperta di questo nuovo tunnel di entrata indicava la possibilità di modifica della struttura esistente o addirittura la possibilità di un allargamento dell’impianto di Esfahan. Per quanto riguardava il sito nucleare di Natanz, le foto mostrarono che l’Iran stava lavorando per allargare il sito. L’obiettivo di Teheran era costruire 3.000 centrifughe e produrre tutto l’uranio arricchito necessario per mettere in moto il reattore nucleare di Bushehr269.

La situazione tra Iran e Stati Uniti, ma più in generale tra Iran e Occidente si stava facendo molto complicata. Oltre agli Stati Uniti, anche l’Europa, soprattutto EU3 (Francia, Germania e Regno Unito), attaccarono duramente l’Iran. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, più la Germania (P5+1), si stava preparando per prendere delle precauzioni riguardo Teheran.

Ed è proprio in questo contesto difficile che Ahmadinejad giocò una carta a sorpresa. L’8 maggio il Presidente iraniano inviò una lettera di 18 pagine direttamente al Presidente degli Stati Uniti George W. Bush. In questa missiva

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“It will be time when it reconvenes on this case for strong steps to make certain that we maintain the

credibility of the international community on this issue. We are consulting now, and when the Security Council reconvenes, I think it will be a good time for action. We can't let this continue.", Condolezza Rice

Speech, “Iran Details Nuclear Ambition; Rice Urges “Strong Steps” “, Nazila Fathi and Christine Hauser, April 11 2006, New York Times, http://www.nytimes.com/2006/04/12/world/middleeast/12cnd- iran.html?_r=0

269 Paul Brannan and David Albright, “New Activities at the Esfahan and Natanz Nuclear Sites in Iran”, The Institute of Science and International Security, April 14, 2006, available at http://www.isis- online.org/publications/iran/newactivities.pdf

126 venivano proposte agli Stati Uniti “nuove vie” per terminare una volta per tutte la disputa sulla questione nucleare270.

Il presidente Bush durante una conferenza stampa con il Primo Ministro inglese Tony Blair alla Casa Bianca venti giorni dopo, disse di aver trovato interessante la lettera però non toccava il tema per cui questa missiva era stata inviata, cioè la questione nucleare271. Anche Condolezza Rice e il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Stephen Hadley, la lessero e le impressioni erano le stesse, cioè che non veniva data una soluzione al problema atomico272.

La lettera, prima forma di comunicazione scritta tra i leader di Stati Uniti e Iran dopo 27 anni, criticava le invasioni americane in Afghanistan e Iraq, i centri di detenzione di Guantanamo e di Abu Ghraib in Iraq, e infine il supporto americano a Israele. Inoltre, Ahmadinejad chiedeva se nell’attentato dell’11 settembre ci fossero state delle infiltrazioni dei servizi segreti statunitensi. La lettera quindi, fu respinta dagli Stati Uniti.