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Nel suo “Address to the Nation”, il 28 settembre 1980, meno di una settimana dopo l’inizio del conflitto, Saddam Hussein descrisse la decisione di intraprendere una guerra contro l’Iran come un’azione preventiva nei confronti di un imminente attacco da parte proprio degli iraniani84. L’idea di Saddam era di una guerra rapida e limitata che poggiava su una strategia formata da tre pilastri principali e cioè il riconoscimento da parte dell’Iran dei diritti dell’Iraq sopra le proprie terre e acque, la cessazione di una politica espansionistica e aggressiva, e la fine dell’interferenza negli affari interni degli Stati del Golfo85.

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“America's leverage in particular has been circumscribed: at the outset of the war we did not have

diplomatic relations with either Baghdad or Teheran and were not supplying arms to either side. Moreover, once the U.S. position in Iran had been lost as the result of Ayatollah Ruhollah Khomeini's Islamic revolution, and once the world saw that it could absorb the loss of a major portion of Iraqi and Iranian oil without shortages or continuing price increases, the stake for the United States and its allies in the progress of the war no longer seemed as great. This was the case, at least, as long as the war appeared headed toward a military impasse, and as long as it did not spread to other countries in the Gulf. And indeed, for the first 18 months of the war, the course of the conflict seemed to stay comfortably within those parameters. Washington was content to set up a watching brief. The evolution of the Iraq-Iran war, however, drawn the United States into a larger role in the conflict ”, Michael

Sterner, “The Persian Gulf: the Iran-Iraq War”, Fall 1984 Issue, Foreign Affairs 84

“ Their massing of troops on the front and the information we received before and during the battles

absolutely confirmed that the iranian authorities had decided to launch war against Iraq”, Saddam

Hussein, “Address to the Nation”, Baghdad Radio, 28 settembre 1980; riportato in Foreign Broadcast

Information Service, Middle East and North Africa, 29 settembre 1980, Ralph King, “The Iran-Iraq War..”, op.cit., pp 50-60

85 Ibid.

47 L’Iraq iniziò la guerra il 22 settembre 1980 e memore della vincente tattica israeliana nella Guerra dei Sei Giorni, colpì con un attacco aereo su larga scala 10 campi d’aviazione iraniani con l’intenzione di distruggere a terra le forze aeree, mentre contemporaneamente operò un ampio sfondamento terrestre. La manovra investì il Nord e il Centro del paese, ma il fronte principale era quello del Sud. Lo sfondamento iracheno fece sperare Baghdad in una rapida vittoria ma le truppe di Saddam incontrarono un’inaspettata resistenza da parte di una parte delle forze iraniane che, seppur prive di un coordinamento specifico, non furono prese completamente alla sprovvista poiché durante l’estate avevano notato uno strano dispiegamento di forze irachene lungo la frontiera e di conseguenza si erano preparati per un eventuale attacco86.

Khoemeini dal fronte interno non perse tempo a far leva sul sentimento nazionalista iraniano e a mobilitare l’intero paese contro l’aggressione. Le parole d’ordine fecero presa su coloro che volevano battersi per la difesa della Rivoluzione Islamica, sia in quanti volevano salvaguardare l’integrità territoriale della patria. Centinaia di migliaia di volontari, inquadrati da Pasdaran e Basij, le milizie islamiche, affluirono al fronte. Su impulso di Bani Sadr, il regime richiamò nei ranghi, nonostante i sospetti che gravavano sulla loro lealtà politica, anche veterani delle forze armate imperiali.

Dopo la conquista di Khorramshahr l’avanzata irachena esaurì la sua spinta e nel gennaio 1981, su sollecitazione di Bani Sadr, le truppe iraniane contrattaccarono. La controffensiva però fallì e gli iraniani si ritrovarono circondati.

Il disastroso piano di contrattacco di Bani Sadr provocò la sua estromissione da comandante in capo delle forze armate e da Presidente dell’Iran. Nel giugno 1981Khoemeni lo privò di ogni potere e Bani Sadr, umiliato dalla Guida Suprema, si scagliò contro di lui accusandolo di voler stabilire in Iran solo il culto della sua personalità. Dopo questa affermazione lasciò l’Iran e si rifugiò a

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Il 28 settembre 1980 venne adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la risoluzione 479 che invitava l’Iran e l’Iraq alla cessazione delle ostilità e proponeva loro di accettare la mediazione delle Nazioni Unite per risolvere la disputa. http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/479%281980%29

48 Parigi, mentre contemporaneamente Khoemeini emise un mandato d’arresto nei confronti dell’ex Presidente. La Repubblica islamica venne momentaneamente affidata a un Comitato presidenziale nominato dalla Guida della Rivoluzione.

Dopo l’estromissione di Bani Sadr in Iran scoppiò una vera e propria rivolta interna guidata dai Mujaheddin del popolo iraniano87, che dopo la repressione sanguinosissima della manifestazione a favore di Bani Sadr del 20 giugno 1981, decisero di passare alla lotta armata, con il tentativo di instaurare un governo alternativo cui Bani Sadr faceva pubblicità dall’estero. In un clima di assoluta tensione il 24 luglio 1984 si tennero le elezioni presidenziali, che portarono alla massima carica dello stato Ali Raja’i, candidato del Partito Repubblicano Islamico (Pri). Il 30 luglio successivo un ordigno scoppiò nella sede del Supremo Consiglio di Difesa in cui perse la vita il nuovo Presidente. Il regime non si lasciò intimorire neanche dal nuovo bagno di sangue e mentre incrudeliva la repressione contro i propri oppositori indisse nuove elezioni presidenziali. Per l’establishment radicale, sotto fortissima pressione interna e esterna, era importante dare un’immagine di normalità al paese, che il due ottobre si recò alle urne; la vittoria andò anche questa volta a un esponente del Pri, Ali Khamenei88. Nel giro di qualche mese l’opposizione interna venne quasi totalmente eliminata e l’Iran poté definirsi finalmente una teocrazia completamente sviluppata89.

Questo cambio di leadership a Teheran produsse un’omogeneizzazione dei vertici politici e militari, con la conseguenza di un maggiore coordinamento tra

Pasdaran e forze armate regolari attenuando così una rivalità che aveva

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I Mujaheddin del popolo iraniano, nonostante il nome, sono un gruppo laico di opposizione al regime teocratico. L'organizzazione dei Mojahedin della rivoluzione islamica, invece, sono un gruppo schierato e parte del suddetto regime.

88 Ranuzzi de’Bianchi, Emiliani, Atzori, “Nel Nome di Omar”, op.cit., pp 156-162 89

Elton L. Daniel, “The History of Iran”, Greenwood Press, Wesport (Connecticut), 2001, p.206; Kenneth Pollack, “op.cit.”, p.190

49 prodotto gravi errori militari e alimentando un cambiamento nella condotta della guerra da parte dell’Iran90.

I nuovi equilibri in campo, favorevoli alle milizie, permisero il successo dell’attacco che, nel settembre 1981, costrinse l’Iraq a ritirarsi da Abadan, e di quello, avvenuto nei mesi successivi, di Qasr-e Shirin. Entrambi gli attacchi segnarono una netta sconfitta per le truppe di Saddam.

A partire dalla primavera 1982 gli iraniani avvertirono che le sorti del conflitto si erano rovesciate, tanto che Khoemeini rifiutò le risoluzioni 514 del 12 luglio 1982 e 522 del 4 ottobre 1982 approvate all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite91, le quali prevedevano l’immediato cessate il fuoco e il ripristino dei confini internazionali.

Dopo 18 mesi di battaglie difensive le forze armate iraniane, sotto il comando di membri del clero rivoluzionario, passarono all’offensiva. L’operazione “Vittoria

Inconfutabile” partì il 22 marzo 1982 nell’area dello Shush-Dezful e fu condotta

attraverso tre fasi: iniziò con una attacco a sorpresa durante la notte da parte delle unità blindate; dopodiché venne eseguito un attacco da parte dei soldati a terra e infine le divisioni irachene vennero circondate e le truppe iraniane inflissero loro innumerevoli danni92. Questa operazione inflisse la più umiliante sconfitta all’esercito iracheno dall’inizio della guerra e costrinse gli iracheni alla ritirata, spezzando l’unità del loro fronte a Nord e a Sud. Seppur a costo di gravi perdite, a maggio gli iraniani riconquistarono Khorramshahr, luogo simbolo della guerra.

Di fronte alla controffensiva iraniana, Saddam Hussein ordinò il ritiro delle sue truppe sul confine internazionale e, convinto di ottenere una risposta positiva, a giugno offrì a Teheran l’apertura di un negoziato. L’Iran invece manifestò la sua decisiva volontà di continuare la guerra in territorio iracheno, lanciando inoltre un monito agli Stati Arabi di non vendere armi all’Iraq. Sulla scelta di proseguire la guerra pesò la volontà di buona parte del gruppo dirigente Khoemenista di

90

Renzo Guolo, “La Via dell’Imam”, op.cit, p.43

91 http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/514%281982%29 92

Efraim Karsh, “The Iran-Iraq War: A Military Analysis”, The International Institute for Strategic Studies, London, 1987, pp. 103-104

50 esportare la rivoluzione in Iraq; scommessa che si rivelerà errata in quanto tra gli arabi sciiti iracheni prevarrà l’identificazione etnonazionale, anziché quella religiosa.

Nel luglio 1982 l’Iran avviò l’Operazione Ramadan, il cui principale obiettivo era la città di Bassora, uno dei principali centri petroliferi iracheni. La città venne attaccata da ondate di militari e Pasdaran, molti dei quali perderanno la vita a causa delle mine e delle artiglierie irachene poste a difesa della città. L’Iran infatti riuscì a conquistare poco terreno in quanto le linee d’attacco iraniane si infransero sulle solide difese irachene. Alla fine dell’anno gli iracheni riuscirono a organizzare una linea di difesa su cui si infransero le tre grandi offensive lanciate dagli iraniani nel corso del 1983; alla fine di quest’ultimo anno centoventimila iraniani e sessantamila iracheni persero la vita negli attacchi portati in Iraq. Nonostante le ingenti perdite in termini di vite umane, l’Iran mantenne l’iniziativa, costringendo gli iracheni a difendersi.

Dal mancato sfondamento iraniano nacque una guerra “poco moderna”, una guerra di posizionamento, di “attrito”, che logorerà entrambi gli schieramenti.