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L’Occidente contro il programma nucleare iraniano

La situazione si stava facendo sempre più complicata. Proprio per l’acutizzarsi della questione nucleare a partire dal giugno 2006, Russia, Cina e Stati Uniti si aggiunsero all’ormai famoso EU3, per discutere del programma nucleare iraniano. Il gruppo adesso chiamato P5+1 ( 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania), attraverso le Nazioni Unite, da questo momento in poi, adottarono risoluzioni sanzionatrici verso Teheran.

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La trascrizione della lettera disponibile alla pagina web http://www.mideastweb.org/ahmadinejad_letter_to_bush.htm 271

President Bush and Prime Minister Tony Blair of the United Kingdom Participate in Joint Press Availability, May 25, 2006, transcription of the Press Conference available at the website of White House, http://georgewbush-whitehouse.archives.gov/news/releases/2006/05/20060525-12.html 272 “This letter isn't it," Secretary of State Condoleezza Rice told the Associated Press. "This letter is not

the place that one would find an opening to engage on the nuclear issue or anything of the sort. It isn't addressing the issues that we're dealing with in a concrete way. . . . It is most assuredly not a proposal.",

Karl Vick and Colum Lynch, “No Proposals in Iranian’s Letter to Bush”, May 9, 2006, Washington Post, http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/05/08/AR2006050800141.html

127 La prima Risoluzione venne adottata il 31 luglio 2006 (Risoluzione 1696). Questa richiedeva che l’Iran sospendesse le attività di arricchimento dell’uranio entro un mese e che permettesse alla IAEA ulteriori ispezioni. Non venne imposta nessuna sanzione, ma Teheran venne avvisata che se non avesse adempiuto, sarebbero state adottate misure appropriate273. Teheran considerò la risoluzione illegale e il 26 agosto il Presidente Ahmadinejad inaugurò un impianto di produzione ad acqua pesante ad Arak274.

Le reazioni furono quasi immediate. Un mese e mezzo dopo, il Congresso americano varò l’ “Iran Freedom Support Act”, che dava aiuti economici a organizzazioni non governative operanti in Iran e a gruppi di opposizione al governo di Teheran275.

Alcuni dissero che questo era il primo passo verso un’azione militare degli Stati Uniti contro l’Iran.

Due mesi dopo, il 23 dicembre 2006, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 1737 che sanzionava l’Iran per non aver adempiuto agli obblighi della Risoluzione 1696 di luglio e obbligava nuovamente Teheran a bloccare l’arricchimento di uranio. Inoltre veniva vietata la vendita di tecnologia nucleare all’Iran e venivano congelati i conti individuali e delle compagnie legate al programma nucleare iraniano276.

L’Iran continuava a ignorare le risoluzioni dell’Onu perché sapeva che nessuna potenza occidentale poteva combattere una semplice minaccia con la forza, perché non ancora abbastanza pericolosa per poter intraprendere un’azione militare. Nessuna nazione avrebbe pagato un prezzo così alto. Dato questo, l’Iran continuava a sviluppare la sua capacità nucleare sempre dichiarando il diritto naturale di una nazione nel poter sviluppare energia nucleare a scopi

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http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/1696%282006%29 274

“Timeline of Iran’s Nuclear Activities”, Semira N. Nikou, “The Iran Primer”, op.cit., p. 247

275 Text available at http://www.treasury.gov/resource-center/sanctions/Documents/pl109_293.pdf 276

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128 pacifici. E questo includeva anche l’arricchimento dell’uranio277. Inoltre, forte della situazione si permetteva anche di lanciare provocazioni agli Stati Uniti, come fece la Guida Suprema Khamenei l’8 febbraio 2007 avvertendo che l’Iran avrebbe colpito gli interessi internazionali americani in caso di un attacco da parte all’Iran278.

Le Nazioni Unite non potevano fare altro che sanzionare Teheran. Il 24 marzo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 1747 che irrigidì le sanzioni economiche, bandì la vendita di armi all’Iran e incrementò il congelamento dei conti individuali, delle compagnie e banche legate alle attività nucleari dell’Iran279.

Nonostante le posizioni ufficiali del Consiglio di Sicurezza dell’Onu fossero in contrapposizione con le politiche nucleari iraniane, il 16 ottobre il Presidente russo Vladimir Putin incontrò il Leader Supremo Khamenei nella sua prima visita ufficiale in Iran. Lo scopo ufficiale della visita era rafforzare i rapporti commerciali tra i due paesi. Durante il meeting tuttavia, Putin non perse l’occasione nel riconoscere che il programma nucleare iraniano non mostrava nei fatti uno scopo militare e che le controversie con l’Occidente andavano risolte pacificamente e in via diplomatica. Putin voleva preservare il ruolo non del tutto ostile nei confronti di Teheran e farsi garante che il confronto con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sarebbe rimasto pacifico. Dure, chiaramente, furono le reazioni soprattutto da parte degli Stati Uniti. Il portavoce del Dipartimento di Stato Tom Casey affermò che Putin avrebbe dovuto trasmettere la preoccupazione condivise del fallimento dell’Iran a rispettare le

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“There is not evidence to prove or disprove that Iran is seeking nuclear weapons. Given this, Iran

insists that it's well within its rights to pursue a civilian nuclear program that includes uranium enrichment. And without solid proof of nuclear weapons development and the

belief that Iran is still safely removed from a weapon-grade fissile material capability, the

Western countries have not initiated a military strike.”, The Bulletin of Atomic Scientists, “Settling the Iranian Nuclear Issue”, May 21, 2007, http://thebulletin.org/settling-iranian-nuclear-issue

278 Semira N.Nikou, Timeline of Iran’s Foreign Relations, “The Iran Primer”, op.cit., p.236 279

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129 richieste della comunità internazionale sul suo programma nucleare280, invece di portare avanti gli interessi della Russia.

Una settimana dopo la visita del Presidente russo in Iran, precisamente il 25 ottobre, gli Stati Uniti imposero le più ampie sanzioni unilaterali dalla presa dell’ambasciata americana a Teheran del 1979. Le sanzioni erano rivolte in primis alle Guardie Rivoluzionarie iraniane, accusate di supportare il terrorismo e le attività annesse alla proliferazione nucleare. Venivano per di più congelati anche i conti delle Guardie negli Stati Uniti. Era la prima volta che gli Stati Uniti sanzionavano le forze armate di un altro Stato sovrano. Inoltre, venivano sanzionate più di 20 compagnie e le maggiori banche. Tutto questo per forzare Teheran a sospendere le attività di arricchimento dell’uranio e il supporto alle azioni terroristiche. Il segretario di Stato Condoleezza Rice dichiarò che erano state prese queste decisioni per aumentare i costi dell’Iran nel portare avanti il suo programma nucleare e terroristico281 e punire il suo comportamento.

Il 4 dicembre 2007, dopo che gli Stati Uniti stavano riuscendo a convincere gli altri paesi della pericolosità del programma nucleare iraniano, uno studio condotto dalla U.S National Intelligence Estimate mise in difficoltà l’amministrazione Bush. Il Rapporto diceva che l’Iran aveva sospeso il suo programma militare nucleare nel 2003. Questo entrava in profonda contraddizione con quanto detto dall’amministrazione Bush sin dal 2005, e cioè che l’Iran stesse perseguendo la costruzione dell’arma atomica. Inoltre, il Rapporto faceva notare come l’Iran, almeno fino al 2007, non avesse ripreso i

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In Washington, State Department spokesman Tom Casey said the U.S. government expected Putin to "convey the concerns shared by all of us about the failure of Iran to comply with the international

community's requirements concerning its nuclear program.", FoxNews, “Putin Visits Iran, Offers Veiled

Warnings Against U.S.”, October 16, 2007, http://www.foxnews.com/story/2007/10/16/putin-visits- iran-offers-veiled-warnings-against-us/

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Sue Pleming, “U.S. imposes New Sanctions on Iran’s Military”, , Reuters, October 25, 2007 http://www.reuters.com/article/2007/10/25/idUSN25505572; Helen Cooper, “New Steps by U.S.

Against Iranians”, New York Times, October 25, 2007,

http://www.nytimes.com/2007/10/25/washington/25tehran.html?_r=0; Michael Abramowitz and Robin Wright, “Iran Sanctions are meant to Prevent War”, The Washington Post, October 26, 2007,

130 lavori sull’arma nucleare. Il reportage si concludeva affermando che non era certo che l’Iran stesse lavorando per sviluppare la bomba atomica. Ciò nondimeno, le tecniche sviluppate fino a quel momento, se utilizzate per scopi nucleari, avrebbero potuto dar vita a un’arma nel giro di dieci anni282.

Nonostante il Rapporto andasse chiaramente contro le previsioni che erano state fatte dall’amministrazione Bush fino a quel momento, il governo riuscì lo stesso a indirizzare le nuove rivelazioni a proprio favore. Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Stephen J.Hadley, affermò infatti, che i sospetti riguardo le attività iraniane erano stati confermati proprio da questo studio. In particolare, affermò che a conti fatti le notizie riportate erano buone e che da una parte attestavano che gli Stati Uniti erano preoccupati a ragione, perché veniva dimostrato che l’Iran aveva nelle sue intenzioni quella di costruire l’arma atomica. Dall’altra parte sottolineò che il Rapporto faceva notare come le azioni intraprese da Stati Uniti e Onu avessero assicurato che questo non succedesse. Infine, sempre secondo Hadley, veniva ribadito che la questione nucleare rimaneva un’assoluta priorità e una preoccupazione da non sottovalutare283.

A riprova del fatto che le rivelazioni di quest’ultimo studio circa il programma nucleare dell’Iran non avessero inficiato le opinioni internazionali sulla questione, il 3 marzo 2008 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu adottò la Risoluzione 1803 che imponeva altre sanzioni economiche all’Iran e chiedeva per l’ennesima volta a Teheran di desistere dal continuare ad arricchire

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Semira N.Nikou, Timeline of Iran’s Nuclear Activities, “The Iran Primer”, op.cit., p.247; Steven Lee Mayers, “An Assessment Jars a Foreign Policy Debate About Iran”, The New York Times, December 4, 2007, http://www.nytimes.com/2007/12/04/washington/04assess.html; Matt Spetalnick, “Report

Contradicts Bush on Iran Nuclear Program”, Reuters, December 3, 2007,

http://www.reuters.com/article/2007/12/03/us-iran-usa-idUSWBT00801220071203 283

“On balance, the estimate is good news,” Mr. Hadley said, appearing at the White House. “On one

hand, it confirms that we were right to be worried about Iran seeking to develop nuclear weapons. On the other hand, it tells us that we have made some progress in trying to ensure that that does not happen. But it also tells us that the risk of Iran acquiring a nuclear weapon remains a very serious problem.”, Steven Lee Mayers, “An Assessment Jars a Foreign Policy Debate About Iran”, The New York

131 uranio284. Ancora una volta l’Iran rifiutò di smettere con il suo programma nucleare, ribadendone la natura pacifica.

L’Europa intanto si apprestava a rimettere in piedi i “Geneva Talks with Iran”, cessati già da tempo, per indurre l’Iran a negoziare con l’Occidente. La data fissata era per il 19 luglio. A sorpresa l’amministrazione Bush, il 18 luglio decise di inviare il sottosegretario di Stato, William Burns, a presenziare per la prima volta ai “Geneva Talks”, per discutere sulla questione nucleare iraniana. Teheran dal canto suo prese bene la decisione americana di far parte dei negoziati, e attraverso il ministro degli Esteri Mottaki e il presidente Ahmadinejad, espresse la sua approvazione, manifestando ottimismo che si sarebbe arrivati a qualcosa di buono. Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice si disse speranzosa che l’Iran avrebbe recepito il messaggio di pace offerto dall’Occidente285.

Purtroppo anche questo incontro fu un fallimento e non venne raggiunto nessun accordo. La proposta europea, e in generale del gruppo di lavoro P5+1, di incentivi economici in cambio della sospensione delle attività di ricerca e di arricchimento dell’uranio, non venne accettata da Teheran, che considerava la richiesta europea non negoziabile. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza Comune dell’Unione Europea, Javier Solana, disse poche ore dopo la fine dell’incontro che non erano arrivate le risposte sperate286.

In questo stesso periodo, anche la IAEA stava portando a termine delle investigazioni sulle attività nucleari iraniane. Dopo il Rapporto del febbraio 2008

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UN official website,

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/1803%282008%29 285

“In Policy Shift, U.S. envoy to attend Iran Talks”, PBS Public Broadcasting Service, July 18, 2008, http://www.pbs.org/newshour/updates/middle_east-july-dec08-iran_0718/; Elaine Sciolino and Sheryl Gay Stolberg, “U.S. considers opening a diplomatic post in Iran”, The New York Times, July 18, 2008, http://www.nytimes.com/2008/07/18/world/middleeast/18iran.html

286 Glenn Kessler, “Iran Nuclear Talks End Without Agreement”, The Washington Post, July 19, 2008, http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2008/07/19/AR2008071900540.html; Elaine Sciolino, “Nuclear Talks with Iran end in a Deadlock”, The New York Times, July 20, 2008,

http://www.nytimes.com/2008/07/20/world/middleeast/20nuke.html; Semira N.Nikou, Timeline of Iran’s Nuclear Activities, “The Iran Primer”, op.cit., p.248

132 che incolpava l’Iran di non avere ancora risposto alle questioni poste dalla comunità internazionale sul suo programma nucleare, il 15 settembre l’Agenzia rilasciò un Rapporto sull’esecuzione delle norme del Trattato di Non Proliferazione in Iran e sull’adempimento delle richieste delle Nazioni Unite attraverso le Risoluzioni adottate precedentemente. La conclusione era che l’Iran non stava seguendo le norme internazionali e le Risoluzioni dell’Onu. Inoltre venne segnalato come l’Iran stesse facendo notevoli progressi riguardo lo sviluppo delle centrifughe nucleari287.

Alla luce di tutto questo, il 26 settembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottò all’unanimità la Risoluzione 1835 che riaffermava le precedenti Risoluzioni, non aggiungendo però nessun tipo di sanzione, a causa dell’opinione contraria di Cina e Russia. L’unica cosa richiesta dalle Nazioni Unite era che l’Iran adempiesse ai suoi obblighi “fully and without delay”288.