• Non ci sono risultati.

Gli Stati Uniti non avevano mai smesso di mostrare grande preoccupazione per quanto riguardava la ricerca iraniana delle armi nucleari. Già nel 1995, dopo l’accordo tra Iran e Russia, l’allora segretario di Stato Warren Christopher aveva espresso molta apprensione per questo tema229, confermando che l’Iran stava

perhaps because of their own frustration with their government, they said it was to some extent correct, by almost 50 percent.”, Intervista con il giornalista irano-americano Afshin Molavi su National Public

Radio, “Analysis: Politics And Reform In Iran”, Talk of The Nation, January 22, 2003, http://www.npr.org/programs/totn/transcripts/2003/jan/030122.conan.html 228

“The United States president is threatening and accusing other countries of evil involvement while

America has opposed popular movements, supported undemocratic regimes, sold lethal weapons and looted the wealth of other nations more than any other country. The Islamic Republic is proud to be the target of the hate and anger of the world's greatest evil, we never seek to be praised by American officials”, Nazila Fathi, “Evil Label rejected by Angry Iranian Leaders”, February 1, 2002,

http://www.nytimes.com/2002/02/01/international/middleeast/01IRAN.html 229

"In terms of its organization, programs, procurement, and covert activities, Iran is pursuing the classic

route to nuclear weapons which has been followed by almost all states that have recently sought a nuclear capability”, Warren Christopher, “Calling Iran ‘Outlaw State’, Christopher defends U.S. Trade

111 cercando la maniera per entrare in possesso delle capacità necessarie per costruire l’arma atomica.

Nel 1997, anche la nuova Segretaria di Stato, Madeline Albright, confermò la preoccupazione degli Stati Uniti, invitando l’Europa, e in particolare la Russia, a cessare l’attività di scambio di informazioni rispetto all’energia nucleare230. Ancora nel 2002, mentre il mondo si stava preparando al dramma dell’imminente guerra in Iraq e lo scontro politico tra il Presidente Bush e il leader iracheno Saddam Hussein si faceva sempre più acceso, la preoccupazione riguardante la capacità nucleare iraniana non era passata, ma una notizia sconvolgente rimase quasi inosservata.

Paradossalmente fu il braccio politico del MEK231 (Mojahedin-e-Khalq) che dette la notizia. Nell’agosto del 2002, il National Council of Resistance of Iran (NCRI), dichiarò che fonti loro avevano scoperto due impianti segreti in Iran costruiti per produrre materiale fissile necessario per costruire l’arma atomica. Affermarono che le installazioni nascoste erano l’impianto per la centrifugazione del gas a Natanz, per l’arricchimento dell’uranio, e quello ad acqua pesante a Arak, per l’estrazione del plutonio. Nel dicembre del 2002, i Servizi di intelligence statunitensi confermarono l’esistenza di questi due nuovi impianti232 e le attività svolte all’interno.

http://www.nytimes.com/1995/05/02/world/calling-iran-outlaw-state-christopher-defends-us-trade- ban.html

230

“President’s Clinton new Secretary of State, Madeline Albright renewed this warning in her trip to

Europe in February, 1997. She expressed particular concern that Europe and Russia cease the supply of dual-use and nuclear weapons-related technology to Iran”, Anthony Cordesman, “Iran’s Military Forces…”, p.362.

231

Il MEK è un organizzazione rivoluzionaria di estrema sinistra che nel 1979 partecipò alla rivoluzione per rovesciare il regime dello Shah. Contrario però fin da subito all’Ayatollah Khoemeini e

all’insaturazione di un regime teocratico, il MEK iniziò una battaglia che lo portò a fuggire dall’Iran. Oggi è un movimento d’opposizione in esilio che spinge per rovesciare il regime iraniano. Il gruppo ha rinunciato alla violenza nel 2001 e oggi è la componente principale del National Council of Resistance of

Iran (NCRI), nata nel 1981, con sede a Parigi.

232

“Iran is apparently constructing a heavy-water production plant at Arak and a gas-centrifuge plant at

112 Non era una sorpresa che gli iraniani fossero interessati all’arricchimento dell’uranio ma, dato che l’amministrazione Clinton riuscì a convincere i russi a non vendere più impianti di centrifugazione di gas, era una sorpresa che gli iraniani avessero trovato un’altra maniera di farlo, totalmente di nascosto. Nonostante le promesse all’amministrazione Clinton da parte del nuovo presidente Khatami che l’Iran sarebbe stato favorevole ad andare incontro alle istanze americane, questo significava che il programma nucleare iraniano rivolto al perseguimento della bomba atomica non era mai cessato.

Il 13 dicembre 2002 il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Richard Boucher, disse durante il briefing del Dipartimento che gli Stati Uniti erano arrivati alla conclusione certa che l’Iran stesse lavorando attivamente allo sviluppo della capacità militare nucleare. Il 18 dicembre 2002, il presidente Khatami respinse questa accusa, affermò che le supposizioni americane erano infondate e che l’Iran stava seguendo le norme internazionali233.

Fino a quel momento però gli americani non pensavano che il programma nucleare iraniano fosse tanto sviluppato e, in generale, nonostante le molte preoccupazioni, lo consideravano rudimentale, non ancora pericoloso da costituire una vera e propria minaccia. Per questo fu uno shock il fatto che Teheran fosse molto più vicino di quanto si pensasse nel costruire l’arma atomica.

In risposta a queste rivelazioni, la IAEA decise di iniziare una più dettagliata investigazione sulle attività nucleari iraniane234. A fine febbraio 2003, un team della IAEA ispezionò l’impianto di Natanz. La visita confermò quanto rivelato dal questions….”, Michael Eisenstadt, “Iran’s Nuclear Program; Gathering Dust or Gaining Steam?”,

February 3, 2003, http://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/irans-nuclear-program- gathering-dust-or-gaining-steam

233

Global Security, “Nuclear Weapons-2002 Developments”, http://www.globalsecurity.org/wmd/world/iran/nuke2002.htm

234 “Satellite photos published last week showed two sites in Iran that might house a civilian energy

program and/or a nuclear weapons program. To determine exactly what purpose these sites serve would require an on-site inspection.”, Chen Zak, “Iran’s Nuclear Activities: what might the IAEA learn?”,

December 23, 2002, http://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/irans-nuclear-activities- what-might-the-iaea-learn

113 NCR. Scoprì inoltre l’esistenza di 160 centrifughe assemblate in un programma pilota. In breve, l’Iran appariva sulla strada buona per ottenere tutti gli elementi necessari per produrre grandi quantità di materiale fissile sia per il plutonio, che per l’arricchimento di uranio235. Inoltre, la IAEA trovò tracce di uranio arricchito nelle centrifughe; questo significava che quest’ultime appunto, erano state utilizzate per arricchire l’uranio, violando l’Iran Safeguards Agreement236 con la IAEA, parte degli impegni del Trattato di Non Proliferazione. Infine, gli ispettori trovarono uranio proveniente da altre nazioni e ciò costrinse l’Iran ad ammettere che aveva acquistato grandi quantità di uranio da Cina e Pakistan237.

Con questo ritmo l’Iran, secondo gli esperti, avrebbe potuto costruire la sua prima bomba atomica nel giro di 3 anni.

In seguito a queste clamorose scoperte, la IAEA redasse una serie di richieste da fare al governo iraniano. Chiese innanzitutto che a partire da quel momento il governo di Tehran avrebbe dovuto rispondere a ogni questione riguardante il programma nucleare nazionale. Poi venne richiesta la firma del Protocollo Addizionale del NPT238, che avrebbe costretto l’Iran a fornire informazioni per ogni step del programma nucleare e avrebbe permesso anche controlli a sorpresa da parte della IAEA.

In più si richiedeva all’Iran che bloccasse le attività di arricchimento dell’uranio che non avevano un chiaro collegamento con i propositi nucleari pacifici dichiarati dal governo iraniano239.

235

Michael Eisenstadt, “Iran Nuclear Weapons (Part 1); the challenges of U.S. preventive action”, May 27, 2003, http://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/view/iranian-nuclear-weapons-part-i-the- challenges-of-u.s.-preventive-action

236

Regolamento disponibile sul sito web della IAEA,

http://www.iaea.org/Publications/Documents/Infcircs/Others/infcirc214.pdf 237

M. Pollack, “The Persian Puzzle”, op.cit., p.364 238

Nel 1993 si pensò di rafforzare e estendere il sistema di prevenzione sulla proliferazione nucleare, e nel 1997 il cda dell’IAEA, decise di istituire un protocollo addizionale che avrebbe permesso all’IAEA di ottenere maggiori informazioni sui programmi nucleari dei paesi e maggiori ispezioni, anche a sorpresa, degli agenti dell’organizzazione.

239

“Implementation of the NPT Safeguards Agreement in the Islamic Republic of Iran”, June 6, 2003, p.7 http://www.iaea.org/Publications/Documents/Board/2003/gov2003-40.pdf

114 Infine, la IAEA avvertì che se l’Iran non avesse accettato le richieste dell’Agenzia, avrebbe dichiarato il paese in violazione del Npt e avrebbe passato tutto nelle mani del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Anche l’Europa reagì severamente a questa nuova situazione. Francesi, tedeschi e inglesi intrapresero una serie di pressioni diplomatiche per persuadere gli iraniani ad accettare le richieste della IAEA. Fecero intendere inoltre che se l’Iran avesse rifiutato, probabilmente avrebbero bloccato il commercio con Teheran.

Gli iraniani si trovarono stretti nella morsa americana ed europea e per paura di dover incorrere nuovamente in nuove sanzioni, nell’autunno del 2003, decisero di accettare le richieste della IAEA. L’Iran accettò però solo le richieste dell’Agenzia e, per quanto riguardava l’arricchimento dell’uranio, decise di sospendere l’attività temporaneamente e non in modo definitivo.

Anche nel febbraio e giugno del 2004, dopo le ispezioni della IAEA, gli agenti rivelarono di aver trovato tracce di uranio arricchito, vicino al grado necessario per l’arma atomica, e altri due impianti segreti240. L’Iran dopo queste ispezioni cercò di ritardarne delle ulteriori per ostacolare l’azione della IAEA.

Il risultato fu che nel giugno 2004 il Cda della IAEA adottò una risoluzione che condannava l’Iran per non aver dato informazioni reali, per ostruzione delle indagini e per non aver sospeso il processo di arricchimento dell’uranio come promesso. Tuttavia non rimise la risoluzione nelle mani del Consiglio di Sicurezza dell’Onu241.

Il problema del nucleare iraniano arrivati a questo punto si presentava sempre più misterioso e preoccupante, perché nonostante i provvedimenti della IAEA, degli Stati Uniti e dell’Europa, l’Iran a luglio 2004 fece capire che non aveva

240

In February, the IAEA announced that inspectors had found traces of highly enriched weapons-grade uranium that either was bought overseas or developed in Iran, and an isotope of polonium-210, an initiator--or trigger--for nuclear weapons.”, Esther Pan, “Iran: Curtailing the Nuclear Program”, Council

of Foreign Relations, http://www.cfr.org/iran/iran-curtailing-nuclear-program/p7821?print=1 241

Resolution adopted by IAEA on june 18, 2004, www.cfr.org/iran/iran-curtailing-nuclear- program/p7821?print=1

115 intenzione di fermare i processi di arricchimento dell’uranio messi in atto, anzi, avrebbe ricominciato242.