Parte II. Il πόνος della filosofia
3.1 Catabasi e anabas
L’intero dialogo, com’è stato notato, gioca sulla contrapposizione tra ascesa e discesa, κατάβασις e ἀνάβασις: Socrate scende (κατέβην, 327a1) al Pireo, ed è proprio mentre sta per risalire verso Atene che è fermato da Polemarco, Adimanto ed altre persone. Gige scende (καταβῆναι, 359d6) nelle viscere della terra aperte da un terremoto, dove trova il famoso anello, e risale (359d ss.), per farne l’uso poi descritto. Il prigioniero liberato dalla caverna sale al mondo esterno e poi ridiscende nell’antro. Nel mito di Er, alcune anime, premiate per aver vissuto una vita buona, salgono in alto a destra, verso il cielo, mentre le anime condannate alle punizioni per aver vissuto una vita malvagia scendono in basso a sinistra, sottoterra (614c). Il dialogo stesso si conclude con un invito a tenere «sempre la via che sale verso l’alto, comportandoci in ogni circostanza secondo giustizia unita a saggezza (τῆς ἄνω ὁδοῦ ἀεὶ ἑξόμεθα καὶ δικαιοσύνην μετὰ φρονήσεως παντὶ τρόπῳ ἐπιτηδεύσομεν)» (621c5-6). L’insieme dei movimenti ascendenti e discendenti, e in particolar modo il controbilanciamento simmetrico tra la discesa che apre il libro I e l’invito a tenere la via verso l’alto che conclude l’opera, creano la struttura «a cornice» del dialogo378. Tale struttura,
comunque, non è un mero ornamento letterario, ma, oltre a fornire coesività narrativa all’opera, serve a richiamare alla mente le narrazioni mitologiche di catabasi eroiche.
Le parole stesse con cui si apre il dialogo richiamano la dimensione eroica in cui esso è immerso. Κατέβην χθὲς εἰς Πειραιᾶ, «Proprio ieri scesi al Pireo», sono le parole con cui Socrate comincia il racconto degli avvenimenti del dialogo. Si tratta di un esplicito richiamo alla catabasi nell’Ade di Odisseo, il quale racconta a Penelope la sua avventura aprendo la narrazione con la stessa parola: Κατέβην δόμον Ἄϊδος (Od. XXIII, 252). L’intero racconto è dunque inserito nella cornice di una catabasi eroica: come Odisseo scende nell’Ade, così
378 Klonoski 1993 commenta: «the myths of descent and ascent [...] are essential protocols for reading the
Republic» (257). La struttura a cornice del dialogo è stata studiata in modo approfondito da Friedländer 2004
[1964-75], 858-860, Voegelin 1986 [1966], 106-117, e Vegetti 1998a. Si vedano anche le riflessioni di Dorter 2006, 23-24, sull’importanza dei riferimenti alle divinità all’inizio e alla fine dell’opera: il dialogo si apre con un riferimento alla dea Bendis, associata a culti notturni, dionisiaci ed orgiastici, e si chiude descrivendo le tre Moire e la dea Necessità, sulle cui ginocchia giace l’universo stesso e la sua brillante luce (616c ss.). Si crea così una contrapposizione tra notte/giorno, oscurità/luce, disordine dionisiaco/armonia. Baracchi 2002, 222, invece, sostiene che il riferimento alle Moire nel mito di Er richiami i riti notturni descritti nel libro I, in quanto in Esiodo le Moire sono figlie della Notte. Non solo la struttura narrativa, ma anche la struttura argomentativa è a cornice, come mette in luce Barney 2010. Sulla coesività di fondo dell’argomentazione dell’intero dialogo si veda anche Kahn 1993.
Socrate scende al Pireo. Il primo compie la sua catabasi per poter conoscere il proprio futuro interrogando l’indovino Tiresia, il secondo perché mosso dal desiderio di vedere (θεάσασθαι, 327a3) le celebrazioni in onore della dea Bendis.
Ma è necessario aggiungere un caveat a quanto detto: pur notando le analogie tra la discesa di Odisseo e quella di Socrate, bisogna evitare di sovrapporre il contenuto dell’Odissea a quello della Repubblica. È chiaro che la funzione della catabasi di Odisseo nel poema epico è diversa da quella di Socrate nel dialogo platonico. Ciò che interessa a Platone è sfruttare il tema stesso della catabasi. Questo riferimento con cui si apre la Repubblica, infatti, potrebbe essere letto in modo più generale come un richiamo al tema stesso delle catabasi eroiche, non solo quella di Odisseo, di cui la tradizione greca è ricca: Eracle, Orfeo, Epimenide, Pitagora, Teseo, Zalmoxis379… Socrate, dunque, veste i panni di un nuovo
Odisseo (o Eracle) che si imbarca in un’impresa eroica – impresa in cui dovrà affrontare le difficoltà nella ricerca della giustizia sollecitate dai suoi interlocutori e in generale dallo stato della città. La sua discesa nella casa di Cefalo è una nuova catabasi nell’Ade: come Odisseo interroga le anime nell’aldilà, così Socrate interroga i suoi interlocutori sul significato della giustizia380.
Certamente l’analogia più stringente in questo gioco di ascese e discese – e la più citata nella letteratura critica – è quella tra la discesa di Socrate al Pireo e il ritorno del prigioniero liberato nella cavena. In entrambi i casi la discesa è descritta nei termini di una catabasi eroica, di un’impresa da affrontare, difficile e rischiosa. Socrate scende nella casa di Cefalo, dove deve affrontare le difese dell’ingiustizia da parte di Trasimaco, Glaucone e Adimanto. Il filosofo deve tornare a scendere nell’antro, dove affronta i vecchi compagni di prigionia, che lo deridono, e addirittura lo uccidono se prova a liberarli: la vita stessa è a rischio (come fu per Socrate) nella difficile impresa eroica della vita filosofica.
379 Come notano Segal 1978, 330, e Vegetti 1998a, 96-97 (il quale nota anche connessioni con il viaggio di
Parmenide, 98-99). Nightingale 2004, invece, collega la discesa di Socrate al Pireo – compiuta per vedere (θεάσασθαι) la processione religiosa – alla pratica culturale della θεωρία. Le città greche erano solite inviare un ambasciatore (θεωρός) presso i grandi festival religiosi (come i giochi Olimpici), affiché potesse renderne un resoconto dettagliato all’assemblea cittadina. L’Autrice esamina come i filosofi antichi concettualizzino la θεωρία filosofica prendendo a prestito, e trasformando per i loro fini, le strutture della θεωρία tradizionale: «in the venerable and authoritative institution of theoria, they found a model that helped them define and defend the new discipline of “theoretical” philosophy» (72). Il capitolo 3 è interamente dedicato a Platone, e in particolar modo all’immagine della caverna. Albinus 1998, 94-95, collega il motivo della discesa alle pratiche cultuali Orfiche e Pitgoriche, insistendo sulla dimensione religiosa, iniziatica e misterica di tale discesa. Sugli aspetti iniziatici dell’immagine della caverna in particolare si veda Dewincklear 1993. Campese 2003, 462, invece pone l’accento sulla rottura con la tradizione sapienziale: «da luogo di un sapere rivelatorio ed escatologico, [essa] diviene il luogo laico dei saperi e della forma di vita della polis».
380 Montiglio 2011, 55, commenta: «Odysseus’ inquisitive spirit provides a model for Socrates’ relentless