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3 “E CCO TUTTO CIÒ CHE È IL MONDO DELL ’ EGO : NULLA ”

I L TUTTO D IO MENTE E L ’ EGO NULLA

3 “E CCO TUTTO CIÒ CHE È IL MONDO DELL ’ EGO : NULLA ”

Dio è tutto ciò che esiste, esiste in quanto condivide il suo essere, ed esiste in totale unione con la propria creazione, dall’eternità e per l’eternità, in una inesauribile espansione di gioia.

Data questa premessa, ne segue che tutto ciò che non è Dio, tutto ciò che non partecipa della divina gioia ed unità, tutto ciò che non è in espansione, in realtà non

Ecco tutto ciò che è il mondo dell’ego. Nulla. Non ha significato. Non esiste.

(T-7.VI.11: 4-11)

Il Corso tuttavia si sviluppa proprio come percorso di ritorno all’unità divina, poiché sebbene l’ego non esista in realtà, esiste evidentemente come illusione. L’illusione è un’idea, è anch’essa un prodotto della mente, e come tutte le idee può avere una grande forza espansiva: una forza tale da creare tutto il mondo che ci sta dinanzi, secondo ACIM. Un’idea “folle” e “impossibile”, e pur tuttavia operante.

Riuscire a rendersi conto del “nulla” di questa idea significa la salvezza, significa il ritorno all’Uno, significa l’abbandono dell’ego in nome del nostro vero Sé, che è l’unica realtà. Per rendersi conto del nulla nascosto sotto all’idea della separazione si dovrà giungere a non crederla vera, a vederne l’assenza di significato, l’inconsistenza; e per non credere a questa idea si passerà attraverso il miracolo, l’idea della relazione amorevole, come vedremo.

Alla domanda sul come sia possibile che nella situazione di perfetto amore e perfetta unione del Padre col Figlio sia potuta nascere l’idea della separazione, il Corso non risponde, per due ragioni.

La prima è che, essendo la separazione di per sé impossibile, sarebbe altrettanto illusorio cercarne le ragioni, e affermare quindi, tramite queste ragioni, ciò che non esiste. La domanda infatti viene attribuita all’ego, che vuole cercare una base per la propria esistenza. Negare la legittimità della domanda, in questo senso, equivale a negare l’ego:

Non cercare di capirle il mondo dell’ego, perché, se lo fai, crederai che possa essere compreso e perciò capace di essere apprezzato ed amato. Ciò giustificherebbe la sua esistenza, che non può essere giustificata. Non puoi rendere significativo ciò che non ha significato. Ciò può essere soltanto un tentativo folle.

(T-7.VI.11: 4-11)

Il secondo motivo per non giustificare la nascita dell’ego è nell’impostazione pratica del Corso: il suo intento fondamentale non è la speculazione filosofica, ma l’esercizio ad una diversa percezione di sé e del mondo, in vista di un’esperienza

trasformativa della mente. Solo quella esperienza, secondo ACIM, può togliere senso

alla domanda sull’ego, e mostrarla come irrisolvibile perché senza senso.

ACIM tuttavia dà una “narrazione” sulla nascita dell’ego-nulla-illusione, in relazione al tutto-Dio-mente: la nascita dell’ego fu un errore di identificazione. Ciò

che avvenne fu che il Figlio non accettò di essere stato creato, di essere creatura, quindi appunto di essere “figlio”, e desiderò negare questo rapporto di figliolanza col Padre, assumendo per sé anche l’unica qualità che il Padre non aveva condiviso con lui, non potendola condividere, ossia la paternità. Sembra insomma che il Figlio abbia desiderato essere non solo causa delle sue proprie creazioni, ma essere causa di se stesso, come per un tentativo di auto-identificazione. Il Corso ne parla facendo riferimento al racconto biblico della Genesi come ad una rappresentazione simbolica della volontà di “crearsi da sé”:

Mangiare il frutto dell’albero della conoscenza è un’espressione simbolica per usurpare la capacità di crearsi da sé. Questo è l’unico senso in cui Dio e le sue creazioni non sono co- creatori. Il creder che essi siano co-creatori è implicita nel “concetto di sé”, ovvero la tendenza del sé di fare un’immagine di se stesso. … Puoi percepirti come se ti fossi creato da te, ma non puoi far altro che crederci. Non puoi renderlo vero. … Credere di poter crearsi da sé è la pietra

angolare del tuo sistema di pensiero.

(T-7.VII.4: 1-8)

A questa idea venne dato valore, e quindi essa assunse consistenza: essendo un’idea impossibile, non avrebbe potuto avere effetti di sorta se non grazie al fatto che fu “creduta” vera. ACIM lo dice in modo originale:

Nell’eternità, dove tutto è uno, si insinuò una piccola, folle idea, della quale il Figlio di Dio si è dimenticato di ridere. In questa dimenticanza, il pensiero è diventato un’idea seria, passibile sia di compimento che di effetti reali (corsivo mio).

(T-27.VIII.6:2-3)

Se il Figlio di Dio avesse saputo ridere della sua folle idea, insomma, essa non avrebbe avuto seguito, poiché il ridere di un’idea significa non crederci. Ma il Figlio credette a questa idea, e in quel momento nacque l’ego.

L’ego è una parte di noi stessi, quindi della nostra mente: è, specificamente, “quella parte della mente che crede alla separazione” (T-5.V.3:1). Il rifiuto di essere creazione di Dio coincide col rifiuto di essere in Dio, di esistere come parte di Lui: è dunque la scelta di esistere separatamente. Ecco perché ACIM afferma che “l’ego è un errore di identificazione” (T-7.VIII.4:7): è il figlio che non sa riconoscersi figlio, è la mente creata che non vuole pensarsi creata. Il figlio si identifica con un sé separato, ossia crede di poter esistere solo auto-definendosi, questo è il punto cruciale: egli vuole un’esistenza svincolata, del tutto autonoma, non un’esistenza ricevuta o

condivisa. Quindi nell’ottica dell’ego è la separazione, e non l’unità, la condizione di esistenza.

La correzione dell’errore di identificazione è quindi il percorso a ritroso, è la via per il ritorno all’unità: solo la conoscenza del Padre come Padre può portare il figlio alla verità su di sé.

Il riconoscimento di tuo Padre è il riconoscimento di te stesso così come sei.

(T-10.V.9:7)

Solo allora il Figlio sarà “salvo”, e tutto il suo stato esistenziale sarà trasformato: quando avrà riportato alla consapevolezza il proprio stato di unione con Dio, quando avrà riconosciuto la nullità dell’ego.

Alla “radice di tutti i mali” (T.3.VI.7:3; 8:1-3) sembra esserci un “problema di autorità”, secondo il linguaggio di ACIM: l’errore del figlio infatti non è stato negare l’esistenza del Padre, ma aver voluto sostituirsi a Lui.

Il problema dell’autorità è ancora l’unica fonte di conflitto, perché l’ego è stato fatto dal desiderio del Figlio di Dio di fare da padre a Dio. L’ego, dunque, non è nient’altro che un sistema delirante nel quale tu hai fatto il tuo stesso padre.

(T.11.intro.2:3-4)

Ora, questo desiderio di far da padre a Dio, questa inversione di ruoli, che il Corso chiama “attacco” a Dio, ha segnato la nascita della “depressione”, in alternativa alla gioia, come conseguenza del sentirsi “senza padre”:

“L’attacco contro Dio” ha fatto pensare a Suo Figlio di essere senza Padre e dalla sua depressione ha fatto il dio della depressione. Questa è stata la sua alternativa alla gioia poiché non ha voluto accettare il fatto che, sebbene fosse un creatore, era stato creato.

(T-10.V.4:2-3)

Ma oltre alla depressione, con l’ego, è nata la colpa, e con essa la paura, per aver pensato di poter “usurpare” il potere di Dio:

Tutte le paure sono alla fine riconducibili all’errata percezione di base secondo la quale hai la capacità di usurpare il potere di Dio. Naturalmente non puoi, né sei stato capace di farlo.

(T-2.I.4:1-2)

Come si vede, la credenza dell’ego è tutta illusoria: non è possibile derubare Dio, perciò colpa e paura appartengono anch’esse al mondo del “nulla”. Derivando da un gesto solo immaginario, non sono che un’illusione a loro volta, un’auto-

attribuzione del Figlio. Ma la colpa che il Figlio sente su di sé è dovuta proprio al fatto che egli crede di aver effettivamente usurpato qualcosa. In realtà, a determinare la sensazione della colpa è l’ego, che tramite essa riconferma l’idea di separazione, quindi l’ego diventa il “simbolo” stesso della colpa:

Se l’ego è il simbolo della separazione, è anche il simbolo della colpa. La colpa è più di qualcosa che semplicemente non viene da Dio. È il simbolo dell’attacco a Dio. Questo è un concetto completamente privo di significato salvo che per l’ego, ma non sottovalutare il potere che deriva dal fatto che l’ego crede in esso. Tutta la colpa viene dal credere in ciò.

(T-5.V.2:8-12)

Il “potere che deriva dal credere” è inimmaginabile, come sottolinea questo passaggio, ed è proprio su una modificazione del “credere” che ACIM si focalizza.

Separazione, colpa, paura, sono nello stesso “nulla” dell’ego, ma sono ben protette e nascoste dalle creazioni dello stesso ego, come vedremo, che pur essendo inesistenti sono credute vere. Da qui deriva il loro potere. Il nulla tornerà ad essere semplicemente nulla quando verrà riconosciuto tale.

CAPITOLO 5

HEAL

LA FRAMMENTAZIONE E IL RITORNO

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