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I L PROCESSO DI FORMAZIONE DI ACIM

L A GENESI DI ACIM E ALCUNI RIFERIMENTI STORICO BIOGRAFIC

2 “Q UESTO È UN CORSO IN MIRACOLI P ER FAVORE , PRENDI NOTA ”

5. I L PROCESSO DI FORMAZIONE DI ACIM

Il Dipartimento di Psichiatria del Presbyterian Hospital era un ambiente molto stimolante dal punto di vista professionale, ma visibilmente assai carico di tensioni, competizioni e inimicizie interne. Bill ed Helen si trovarono dunque a fronteggiare problematiche continue relative agli aspetti relazionali, in aggiunta alle necessità spossanti del lavoro e dell’organizzazione interna: a volte la situazione sembrava proprio insostenibile. In aggiunta a tutto ciò, il carattere tendenzialmente ottimista ma

68 Miller commenta così il coinvolgimento di Bill con la psicologia umanistica: “Thetford’s

brush with humanistic psychology may have also prepared him for the transpersonal dimensions of the Course material”, MILLER, The Complete Story of the Course, 47.

un po’ poco pragmatico di Bill non coincideva facilmente con gli atteggiamenti solitamente ansiosi, depressivi, e insicuri di Helen. Tuttavia, i due colleghi sembravano lavorare in stretta relazione, e, pur mantenendo un continuo risentimento reciproco, avevano sviluppato una mutua dipendenza molto stretta.

Un pomeriggio del 1965, Bill entrò nell’ufficio di Helen poco prima di una delle usuali riunioni del gruppo di ricerca, alle quali nessuno dei due partecipava volentieri a causa dell’aggressività caratteristica di quegli incontri. Un po’ imbarazzato pronunciò un breve discorso, che poi si sarebbe rivelato la porta di accesso ad ACIM: disse pressappoco così “Ci deve pur essere un altro modo. I nostri atteggiamenti sono così negativi che non riusciamo a concludere niente. Ho deciso di provare a vedere le cose in modo diverso”. Voleva cercare il lato costruttivo di ciò che le persone avrebbero detto, evitando reazioni aggressive di qualunque tipo e mantenendo una predisposizione costruttiva anziché competitiva69

.

Con sua grande sorpresa, Bill vide Helen balzare in piedi e approvare con entusiasmo la proposta, promettendosi di unirsi a lui in questa nuova direzione.

A partire dalla riunione di quel pomeriggio fino alla fine dell’estate di quell’anno, le relazioni fra i membri del dipartimento sembrarono decisamente mutate, e il clima generale del dipartimento ne risentì molto positivamente. La relazione personale fra Helen e Bill invece tardava a migliorare, loro malgrado, rimanendo prevalentemente su registri di grande antagonismo.

In quel periodo le immagini mentali che Helen aveva sempre avuto fin da bambina cominciarono a mutare: visualizzava sequenze di immagini anziché rappresentazioni statiche, e la più significativa per lei fu quella di una “sacerdotessa” che suscitava in Helen un amore intenso, e le assicurava che avrebbe riacquistato “la sua funzione”; altre sequenze invece includevano anche la presenza di Bill, in vesti e contesti culturali differenti, come ricordi di un tempo passato, diceva Helen. Spesso, durante le sequenze, avvertiva la presenza silenziosa di una “voce” che la guidava: sarà la stessa che poi detterà il Corso.

69 Kenneth Wapnick afferma che in quel momento accadde ciò che ACIM chiama il “momento

santo”: “One can truly say that the birth of A Course in Miracles occurred that June afternoon. In Helen and Bill’s joining together to find that other way, an example of what the Course would later call a ‘holy instant’, one finds a shining example of a miracle”, WAPNICK, Absence from Felicity, 94.

In un sogno notturno che le rimase particolarmente impresso, Helen parla di un grande libro nero con una scritta dorata sulla copertina: “Esculapio”, il nome del dio greco della guarigione. Tutto sembrava suggerire che si trattasse di ricordi di chissà quale passato.

Nonostante l’idea della reincarnazione mi fosse particolarmente ripugnante, mi era chiaro che molte delle immagini che avevo sembravano essere delle visioni in retrospettiva di me stessa in epoche e in luoghi diversi. Spiegai queste esperienze a Bill come se si trattasse della consueta simbologia dei sogni con la quale ogni psicologo clinico è familiare. Ammetto, tuttavia, che man mano che le immagini continuavano, il mio dogmatismo sull’argomento mostrò qualche leggero, molto leggero segno di diminuzione.

Bill era molto interessato al racconto che Helen gli faceva delle sue visualizzazioni, ma queste erano per Helen causa di grande ansietà e turbamento. Bill, convinto di trovarsi di fronte ad un interessante fenomeno psichico paranormale, cominciò ad informarsi e a leggere libri di parapsicologia, fra cui la biografia di Edgar Cayce, “il più grande sensitivo d’America” morto nel 1954. Ciò che lo interessava particolarmente nel materiale di Cayce era l’idea di una possibilità delle menti di comunicare fra loro secondo canali sconosciuti alla scienza. Ne discusse con Helen, la quale acconsentì di leggere la biografia di Cayce scritta dal figlio Hugh Lynn, trovando a sua volta quel materiale interessante.

Subito dopo Helen cominciò a vivere esperienze di chiaroveggenza, che la meravigliavano, la lasciavano esterrefatta e spaventata, ma di cui tutto sommato si sentiva compiaciuta. Bill propose di recarsi a Virginia Beach, a visitare l’organizzazione nata con l’intento di perpetuare gli insegnamenti di Cayce: la Association for Research and Enlightement.

Le persone dell’Associazione, allora un piccolo gruppo votato a rendere disponibile al pubblico li materiale di Cayce, erano intelligenti, sincere, e ovviamente sane di mente. E la massiccia documentazione non era qualcosa che si potesse facilmente mettere da parte. Ero colpita ma molto a disagio, anche se Hugh Lynn Cayce, il figlio di Edgar Cayce e capo dell’Associazione, era particolarmente ospitale e compassionevole nei nostri confronti.

Seguirono per Helen altre esperienze simili a quella della metropolitana, in cui sentiva un improvviso senso di pace, gioia e soprattutto amore per tutti coloro che in quel momento le si trovavano vicino. Ma visse anche un episodio del tutto opposto, una volta in cui si alzò da un breve sonnellino pomeridiano in preda ad una “furia omicida” ingiustificata, che la lasciò sconvolta. Mentalmente chiese aiuto, e le giunse

l’immagine di un vivaio di piante posto in mezzo al deserto. La “voce” cui Helen era abituata, le disse: “Adesso che finalmente è cominciato, tu continuerai ad annaffiarlo, non è vero?”. Helen promise di sì.

Fu dopo questi avvenimenti che il dettato del Corso cominciò.

Dopo circa un anno da quella sera del 1965 in cui Helen aveva cominciato a ricevere la dettatura del Corso, Bill cercò di convincerla a sottoporre il materiale scritto fino a quel momento a Hugh Lynn Cayce, il figlio di Edgar Cayce che erano stati a visitare tempo addietro. Nonostante le resistenze di Helen, l’incontro avvenne. “Notevole”, disse Hugh Lynn dopo aver letto il materiale e avendolo trovato simile ai messaggi ricevuti in trance da suo padre, “è assolutamente ispirato”. Rassicurò Helen e la incoraggiò a continuare il suo lavoro al di là del timore, del dubbio, della resistenza, e perfino del risentimento che ella provava per il materiale.

Il lavoro di trascrizione quindi riprese, grazie al sostegno di Bill ma anche di Louis, il marito di Helen, il quale sapeva bene che Helen poteva uscire dai suoi soliti stati di angoscia e depressione solo compiendo il suo compito di scriba. “Senza il sostegno di questi due uomini”, scrive Robert Skutch, “è ovvio che Helen non avrebbe potuto compiere il suo lavoro”70

.

Bill, da parte sua, cominciò a leggere avidamente testi di tradizioni mistiche occidentali e orientali, per acquisire possibili chiavi di lettura del materiale che trascriveva. Ciò che lo sorprese maggiormente fu la somiglianza fra il Corso e la tradizione indiana dell’Advaita Vedanta, con la differenza che il Corso si articolava in un linguaggio cristiano e utilizzava categorie della psicologia familiari ad un auditorio contemporaneo.

Dopo circa due anni dall’inizio della trascrizione del Corso, Helen si accorse che alcune pagine erano versi sciolti scritte in pentametro giambico senza rima, lo stile di Shakespeare. Il riconsocimento dell’alto valore “estetico” del materiale contribuì ad aumentare la sua considerazione per esso, a guardarlo con meno ostilità, o perfino a sentirsene orgogliosa.

Helen riconosceva che il Corso rifletteva il suo back ground culturale, non solo per l’aspetto stilistico, in quanto era da molto tempo un’appassionata lettrice di Shakespeare, ma anche per quello filosofico, con particolare riferimento a Platone e a

70 S

Freud. Anche Kenneth Wapnick, al riguardo, afferma senza incertezze che sia stata la mente di Helen a dare al Corso la sua forma, e che il contenuto sia giunto invece da una sorgente esterna alla sua mente egoica, una sorgente nondimeno presente nella sua mente, come in quella di tutti71. L’assonanza dei contenuti del Corso con il training di

Helen non ha costituito per gli studenti del Corso un ostacolo concettuale per accettare il messaggio come “rivelazione” autentica: come spesso accade nella letteratura channeling, la persona che funge da canale viene naturalmente considerata un “filtro” attraverso il quale la “fonte” si comunica utilizzando le possibilità di comprensione e di linguaggio disponibili. Altrimenti il fatto stesso che Gesù, nel Corso, parli inglese e non aramaico, sarebbe già di per sé problematico.

Ma tornando alle vicende del Corso, nel settembre 1968 la dettatura sembrava terminata, e per alcuni mesi la “voce” non si fece più presente. Sorprendentemente Helen, nonostante si sentisse sollevata, dovette riconoscere a quel punto che la sua funzione tutto sommato le mancava. Ma nella primavera dell’anno successivo la “voce” riprese a dettare: era il momento del “Libro degli esercizi”, che venne presentato come segue:

Una base teorica come quella fornita dal testo è una struttura necessaria per rendere significativi gli esercizi di questo volume. Tuttavia è il fare esercizi che renderà possibile raggiungere l’obiettivo del corso. Una mente non allenata non può realizzare nulla. Lo scopo di questo libro degli esercizi è di addestrare la tua mente a pensare secondo le linee del testo.

Gli esercizi sono molto semplici. Non richiedono molto tempo e non è importante dove li fai. Non richiedono preparazione. Il periodo di addestramento è di un anno. Gli esercizi sono numerati da 1 a 365. Non cercare di farne più di uno al giorno.

Ricorda solo questo: non è necessario che tu creda alle idee, non è necessario che tu le accetti e nemmeno che tu le accolga volentieri. Ad alcune opporrai attiva resistenza. Niente di tutto ciò ha importanza, né ridurrà la loro efficacia.

(W-I, 1-2,9)

La dettatura del Libro degli Esercizi durò quasi due anni, così nel febbraio 1971 il Corso sembrò nuovamente terminato: le ultime parole che Helen ricevette furono:

Affidiamo a Lui i nostri passi e diciamo “Amen”. Continueremo in pace lungo la Sua via e affideremo ogni cosa a Lui. … Tu non cammini da solo. Gli angeli di Dio si librano vicino

a te e tutt’intorno. Il Suo Amore ti circonda, e di questo sii certo: io non ti lascerò mai privo di conforto.

(W-E.6:1-2,6-8)

Per i successivi 14 mesi Helen e Bill si dedicarono a rileggere tutto il materiale e a suddividerlo in capitoli, paragrafi, e versetti numerati, per renderlo più leggibile, nonostante per il momento non fosse nei loro progetti di diffonderlo: temevano infatti che avrebbe seriamente e definitivamente compromesso la loro credibilità professionale. Nel rivedere il materiale erano guidati sempre dalla “voce”, che aveva apparentemente acconsentito a questa revisione, e alla quale man mano chiedevano consiglio come in un lavoro di squadra. Il Testo venne suddiviso in 31 capitoli, ma il lavoro di sistematizzazione non era ancora terminato quando la “voce” annunziò la prossima dettatura del “Manuale per gli insegnanti”.

Sebbene con una certa riluttanza, Helen e Bill si apprestarono a compiere questa terza parte di trascrizione pur non sapendo quanto tempo avrebbe impiegato. Cominciava così:

Insegnare è imparare, cosicché insegnante e studente sono la stessa cosa. … L’insegnamento non è che un evocare le testimonianze che attestano ciò in cui credi. È un metodo di conversione. … Qualsiasi situazione deve essere per te un’occasione per insegnare agli altri cosa sei e cosa essi sono per te. Niente di più di questo, ma anche niente di meno. …

Un insegnante di Dio è chiunque scelga di esserlo. I suoi requisiti consistono unicamente in questo: in qualche modo, da qualche parte, egli ha fatto una scelta deliberata in cui non ha visto i propri interessi separati da quelli di qualcun altro. … [Gli insegnanti di Dio] vengono da tutte le religioni e da nessuna. Sono quelli che hanno risposto. Il Richiamo è universale.

(M-I.1:5;2:7-11; M-1.1:1-2;2:2-4)

Nel settembre del 1972 anche il Manuale era terminato: questa volta il Corso era veramente concluso.

Dal 1972 al 1978 Helen ricevette però anche la dettatura di due brevi “ampliamenti” del Corso che tuttavia appaiono in una edizione a parte: “Psychotherapy: Purpose, Process, and Practice” (“La psicoterapia: il proposito, il processo, e la pratica”) e “The song of Prayer: Prayer, Forgiveness, Healing” (“Il canto della preghiera: la preghiera, il perdono, la guarigione”). I due opuscoli sono ispirati completamente ai principi del Corso, e in qualche modo ne riassumono le linee

principali, soprattutto per quanto riguarda l’approccio “psicoterapico” proposto da ACIM.

6. L

A PUBBLICAZIONE E LA DIFFUSIONE DI

ACIM:

DAL

1975

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