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I L TUTTO D IO MENTE E L ’ EGO NULLA

1. I L T UTTO D IO M ENTE

Nella comprensione del messaggio di ACIM153

occorre chiarire innanzi tutto il sottofondo metafisico che lo sostiene. Da tale presupposto infatti tutto il resto segue quasi come corollario: ACIM presenta la natura di Dio, della creazione, la natura individuale, e quindi poi la formulazione del percorso salvifico, come un tutto sistemico legato da una stretta logica interna. Cercheremo dunque di mettere in evidenza gradualmente questo sottofondo metafisico, tenendo sempre presente come paradigma di riferimento la connessione whole-heal-holy: come dicevamo essa appare infatti la struttura portante di tutto il Corso e quindi un accesso ermeneutico di grande efficacia.

Tutto il discorso di ACIM muove da un assunto di base: la perfetta coincidenza fra “realtà” e “Dio”. Tutto ciò che realmente esiste è Dio, ed è un’unica realtà

onnicomprensiva. “La realtà è tutto” (T-9.I.13:3), e “tutto è Dio” (T-7.IV.7:4). In altre

parole, non esiste nulla di reale che non sia Dio stesso, che non faccia parte di Lui, e di conseguenza ciò che non è Dio è pura illusione, non esiste:

153 Utilizzerò la traduzione ufficiale italiana del testo: Un Corso In Miracoli. Testo, Libro degli Esercizi, Manuale per Insegnanti, (Milano: Gruppo Editoriale Armenia, 1999), e i suoi supplementi in

lingua originale: "Psychotherapy. Purpose, Process and Practice. An Extension of the Principles of A

Course In Miracles," in Supplements to A Course In Miracles (New York: Penguin Books, 1996), "The

Song of Prayer. Prayer, Forgiveness, Healing," in Supplements to A Course In Miracles (Penguin Books, 1996).

Dio è Tutto in tutto in senso strettamente letterale. Tutto l’essere è in Lui, Che è tutto Essere. Di conseguenza tu sei in Lui poiché il tuo essere è Suo.

(T-7.IV.7:4) Egli è Tutto in tutti. La Sua pace è totale, e tu devi esserne parte. Le Sue leggi ti governano perché governano ogni cosa.

(T-8.IV.1:4-6)

Non esiste nemmeno, pertanto, una creazione nel senso tradizionale del termine, come qualcosa di sostanzialmente differente, altro, distinto dal creatore. La creazione è un’estensione di quell’unico principio divino, come si vedrà meglio nel paragrafo seguente, e dunque condivide appieno, in tutto e per tutto, la natura del creatore. Tutto è Uno.

Si dice dunque che Dio è il tutto, ma ACIM ammette l’impossibilità di descrivere verbalmente e razionalmente la natura di Dio. La conoscenza di Dio si ottiene infatti solo per mezzo della rivelazione, e come tale è un fatto intuitivo, immediato, ultrarazionale, trasformativo:

Non vi è alcuna possibilità di chiarire ulteriormente quello che nessuno al mondo può comprendere. Quando giungerà la rivelazione che sei uno, essa sarà riconosciuta e pienamente compresa.

(W-pI.169.10:1-2)

Tutto quello che si può dire di Dio rimane quindi parziale, approssimativo, poiché si tratta di ciò che è indicibile, ciò per cui non esistono parole adeguate. Dio è quello che “nessuno al mondo può comprendere”, e solo l’affermazione “Dio è” sembra essere adeguata:

Noi diciamo “Dio è”, e poi smettiamo di parlare, perché in quella conoscenza le parole sono prive di significato. Non vi sono labbra per pronunciarle, né parte della mente sufficientemente distinta da sentire che è ora consapevole di qualche cosa che non sia se stessa.

(W-pI.169.5:1-5)

Poiché, cioè, Dio è tutto ciò che esiste, Egli è anche il contenuto della mente: “nessuna mente contiene nulla se non Lui”, e per ciò stesso non può essere propriamente descritto e conosciuto come qualcosa di oggettivabile, secondo i comuni procedimenti conoscitivi. L’impossibilità di conoscere Dio quindi è dovuta non tanto, o non solo, a una sua “ineffabilità”, o ad una sua eccedenza rispetto agli strumenti dell’umana comprensione, come in fondo si dice in moltissimi e diversi sistemi

religiosi: Dio non può essere conosciuto, secondo ACIM, perché “non c’è una parte della mente sufficientemente distinta da sentire che è ora consapevole di qualche cosa che non sia se stessa”. La conoscenza cioè, implicherebbe necessariamente una sorta di dualismo: un conoscente e un conosciuto. Il Dio di ACIM invece è il Dio-tutto, è il contenuto della mente, senza “distinzione sufficiente” al suo interno per articolare una conoscenza su questo tutto.

A questo punto appare evidente che quando il Corso parla di mente non parla di contenuti razionali, di rappresentazioni percettive, di immagini di memoria, né di processi cognitivi, affettivi o emozionali: secondo ACIM la mente è Dio, Dio è mente. Ma se il Dio-tutto è pura mente, la mente è l’essenza della realtà stessa, la mente è il

tutto.

Al suo interno la mente non ha limiti e non c’è nulla al suo esterno. Abbraccia tutto. Ti abbraccia completamente: tu al suo interno ed essa dentro di te. Non c’è niente altro in nessun luogo e in nessun momento.

(T-18.VI.8:8-11) Voglio condividere la mia mente con te, perché siamo una Mente unita, e quella Mente è nostra. Vedi solo questa Mente ovunque, poiché solo questa è dappertutto e in ogni cosa. È tutto, perché racchiude in sé ogni cosa. Beato sei tu che percepisci solo questo, perché percepisci solo ciò che è vero.

(T-7.V.10:9-12)

Essendo il tutto, la mente è indivisa in se stessa: “non è fatta di parti diverse che si raggiungono l’un l’altra” (T-18.VI.8:6); “la Mente di Dio è per sempre Una, eternamente unita e in pace” (T-30.III.6:9), ed essendo indivisa è immutabile e onnipotente, o invincibile, per usare il linguaggio del testo (T-8.V.1:8). Ma l’unità stessa, essendo una proprietà della mente, è in fondo un’idea: “l’unità”, dice infatti il Corso, “è semplicemente l’idea che Dio è” (W-pI.169.5:1).

La mente è il tutto, la mente è integra, la mente è Dio, e insieme il suo potere, in senso lato: potere di conoscenza, di amore, di creazione. Continuamente ACIM associa il binomio “mente-Dio” ad altri termini, come “volontà”, “spirito”, “consapevolezza”, “conoscenza”, “verità”, “amore”; il tutto costituisce una catena semantica inscindibile, che vuole esprimere una medesima realtà: il divino principio di

unità, che sta alle sorgenti di ciò che veramente esiste. Non c’è nulla di reale che non

Il tutto-Dio-mente è un’unica realtà indivisa, immutabile, onnicomprensiva, santa: “segno dell’interezza è la santità” (T-1.V.4:5). Ciò che è totale, intero (whole), è divino, santo, sacro (holy), e viceversa. E questa unica realtà è amore, dotato di conoscenza perfetta, e di potere creativo incontenibile ed inesauribile.

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