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I L MANTENIMENTO DELLA SEPARAZIONE NELLA MENTE DEL FIGLIO : LA PROIEZIONE

L A FRAMMENTAZIONE E IL RITORNO ALL’UNO: UN PROCESSO DELLA MENTE

2. I L MANTENIMENTO DELLA SEPARAZIONE NELLA MENTE DEL FIGLIO : LA PROIEZIONE

Si è visto come il mondo del “nulla” ha la funzione di interrompere la comunicazione fra il figlio e il Padre, di protrarre l’illusione. Ma come dicevamo, per poter sussistere deve anche offrire al figlio un rimedio al suo senso di colpa, per far sì che egli non sia portato a cercarne l’origine e giunga così a ricordare la propria identità.

Ora, il meccanismo escogitato dall’ego per ottenere questo scopo è quello della proiezione della colpa, il “collocarla altrove”:

È inevitabile che coloro i quali si sentono in colpa tenteranno di collocarla altrove perché ci credono davvero. Ma anche se soffrono, non guarderanno al proprio interno e non la lasceranno andare. … La loro preoccupazione principale è percepire la fonte della colpa al di fuori di se stessi, al di là del loro controllo.

(T-13.X.3:4-7)

Questo è possibile proprio in virtù dell’idea di separazione su cui si fonda il mondo: è solo percependo l’altro come “altro” che la proiezione può avere senso.

Nel sistema dell’ego questa è una soluzione ingegnosa: proiettando la colpa il figlio non può riuscire a coglierne l’origine in se stesso, nella propria mente, e quindi a “lasciarla andare” avendola vista nella sua irrealtà. Al contrario, la proiezione permette di trovare per la colpa un numero indefinito di giustificazioni e di fonti “esterne”, e giustificare la colpa significa affermarne implicitamente l’esistenza:

La fine della colpa non arriverà mai fintanto che crederai che sia giustificata, perché devi imparare che la colpa è sempre totalmente folle e non ha alcuna ragione d’essere.

(T-13.X.6:2-3)

La proiezione infatti non annulla la colpa, ma la protegge nascondendola, e quindi rendendola un tormento continuo ma misterioso da cui non sembra esistere via di scampo.

Il fine ultimo della proiezione è sempre di liberarsi dalla colpa. Tuttavia, come è sua caratteristica, l’ego tenta di liberarsi della colpa soltanto dal suo punto di vista. … Potrebbe indurti a proiettare la colpa, e perciò mantenerla nella tua mente, soltanto persuadendoti che tu sia l’ego. … Tu proietti la colpa per liberartene, ma in realtà stai semplicemente nascondendola. Senti la colpa, ma non hai la minima idea del perché. Al contrario, la associ con uno strano assortimento di “ideali dell’ego”, che l’ego afferma tu non abbia soddisfatto. Ma non hai la minima idea del fatto che, vedendolo colpevole, stai tradendo il Figlio di Dio.

(T-13.II.1:1-4; 2:1-5)

In altre parole, nonostante la proiezione il figlio continua a sentire la colpa su di sé, e il meccanismo della proiezione si protrae indefinitamente. La proiezione, d’altra parte, che si manifesta come condanna dell’altro, esprime la necessità di liberarsi dalla colpa: una necessità inconscia, ma “reale”.

Solo colui che accusa se stesso condanna. … Non odî mai tuo fratello per i suoi peccati, ma solo per i tuoi. Qualunque forma i suoi peccati sembrino assumere, non fa che oscurare il fatto che credi che essi siano tuoi e quindi meritevoli di un “giusto” attacco.

(T-31.III.1:1-6) Il peccato è una percezione strettamente individuale, vista nell’altro, ma che ognuno crede di avere dentro di sé.

(T-22.in.1:4)

La proiezione, inoltre, serve lo scopo dell’ego in due modi: da una parte nasconde la colpa e la mantiene nella mente del figlio, e dall’altra finisce per creare

Ciò che accade, infatti, è che gli individui si separano fra loro sempre più a causa dell’attribuzione reciproca della colpa, poiché questa attribuzione prende la forma del “giudizio” e “dell’attacco”:

Se non ti sentissi in colpa non potresti attaccare, poiché la condanna è la radice dell’attacco. È il giudizio da parte di una mente che ne considera un’altra come non degna di amore e meritevole di punizione. Ma la divisione consiste in questo. Perché la mente che giudica si percepisce separata dalla mente che viene giudicata, credendo che punendone un’altra sfuggirà alla punizione.

(T-13.in.1:1-4)

Questo meccanismo, per tanto, non offre al figlio alcun sollievo reale dalla paura, ma al contrario, il suo esito ultimo è proprio quello di alimentarla: ad ogni proiezione, cioè ad ogni attacco, segue un altro attacco, in una reazione a catena. La colpa non scompare, ma sembra sempre più giustificata.

Ecco dunque che il mondo diventa agli occhi del figlio l’effetto e la rappresentazione stessa del giudizio emesso per la colpa originaria, il “simbolo stesso della punizione”, perfettamente plausibile così com’è, dunque protetto: ogni forma di “male” di cui il figlio fa esperienza viene inconsapevolmente interpretato come punizione, e la punizione giustifica la colpa.

La punizione non è che un’altra forma della protezione della colpa, perché ciò che merita punizione deve essere stato fatto davvero. La punizione è sempre il grande preservatore del peccato, che tratta con rispetto e di cui onora l’enormità.

(T-19.III.2:3-4) La colpa richiede punizione, e la sua richiesta è esaudita… nel mondo di ombre e illusioni costruito sul peccato.

(T-26.VII.3:1-2)

O ancora:

Il mondo che vedi non è che un giudizio su te stesso. Non esiste affatto. Tuttavia il giudizio emette una sentenza su di esso, lo giustifica e lo rende reale. Tale è il mondo che vedi: un giudizio su te stesso, fatto da te.

(T-20.III.4:3; 5:2-5)

La stessa struttura spazio-tempo su cui il mondo è basato, manifesta nell’ottica di ACIM il medesimo meccanismo di proiezione:

Tempo e spazio sono una sola illusione che assume forme differenti. Se è stata proiettata oltre la tua mente, pensi ad essa come tempo. Più viene portata vicino alla tua mente, più pensi ad essa in termini di spazio. C’è una distanza che vorresti mantenere per essere separato da tuo fratello, e questo spazio lo percepisci come tempo perché credi ancora di essere esterno a lui.

(T-26.VIII.1:3-5)

Nel sistema dell’ego ciò che conta maggiormente è di sicuro il passato, poiché è lì che è stata compiuta la colpa originaria. Quindi tutta l’interpretazione del tempo, agli occhi del mondo, si basa sulla valorizzazione del passato e su un’interpretazione del tempo come un continuum del tutto vincolato a quel fatidico “istante remoto”:

L’ego investe pesantemente nel passato e alla fine crede che il passato sia il solo aspetto significativo del tempo. Ricorda che la sua enfasi sulla colpa lo mette in grado di assicurarsi la continuità rendendo il futuro come il passato, e così evitando il presente. Con la nozione di pagare nel futuro per il passato, il passato diventa ciò che determina il futuro, rendendoli continui senza l’intervento del presente. … Le figure indistinte del passato portano nella tua mente i segni del dolore, e ti incitano ad attaccare nel presente come rivalsa per un passato che non è più.

(T-13.IV.4:2-4; 6:3)

ACIM quindi risponde così all’antico problema del male: è solo e unicamente

nella mente, e lì va corretto. “Dio sarebbe crudele” se avesse creato un mondo come

questo, una realtà in cui la morte, il mutamento, la separazione, sembrano irrinunciabili:

Il mondo che vedi è il sistema delirante di coloro che si sono resi pazzi dalla colpa. Guarda attentamente questo mondo e ti renderai conto che è così. Poiché questo mondo è il simbolo della punizione e tutte le leggi che sembrano governarlo sono le leggi della morte. …Se questo fosse il mondo reale, Dio sarebbe crudele.

(T-13.in.2:2-4;3:1)

Ad ogni forma di dolore che si possa sperimentare viene quindi data una lettura che è in linea con tutto questo: provare dolore significa confermare uno stato di deprivazione, di incompletezza, che non può essere quello del figlio di Dio. La sofferenza è “il prezzo di ogni illusione” (T-22.V.6:3), poiché provare dolore significa confermare la separazione:

Ogniqualvolta acconsenti a provare dolore, ad essere deprivato, trattato ingiustamente o ad aver bisogno di qualsiasi cosa, non fai che accusare tuo fratello di aver attaccato il Figlio di Dio. Tieni un’immagine della tua crocifissione davanti ai suoi occhi, cosicché possa vedere che i

suoi peccati sono scritti in Cielo col tuo sangue e con la tua morte, e che lo precedono, chiudendo la porta e condannandolo all’inferno.

(T-27.I.3:1-2)

Si comprende ora come la proiezione possa mantenere e confermare la separazione nella mente del figlio. Ma la separazione non esiste, non può esistere, ed è quindi fondamentale cercare di non percepirla. Cambiare la percezione della separazione è per l’appunto la chiave di volta nel percorso di ritorno all’unità, ma la percezione, come vedremo ora, è proprio lo schermo estremamente efficace dietro cui si nasconde l’ego.

3. L

A PROIEZIONE FA LA PERCEZIONE

:

NON C

È PECCATO

,

MA

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