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2 “T UTTE LE COSE DEVONO PRIMA ESSERE PERDONATE E POI COMPRESE ”: IL PERDONO COME IMMAGINAZIONE DELLA

L A SANTITÀ : INTEREZZA CHE GUARISCE

2 “T UTTE LE COSE DEVONO PRIMA ESSERE PERDONATE E POI COMPRESE ”: IL PERDONO COME IMMAGINAZIONE DELLA

SANTITÀ

Nel linguaggio di ACIM, la scelta di rinunciare al giudizio e di percepire uno scopo comune va definendosi più chiaramente quando si parla del “perdono”: il perdono è ciò che mette la mente in grado di interpretare il mondo secondo quell’unica idea di santità, quindi si può dire che è il tramite per poter “immaginare” la santità come significato del tutto: contrapponendosi al giudizio e neutralizzando la colpa, rimuove l’ostacolo alla percezione corretta. Esso è “la fonte della guarigione” (T- 18.IX.10:3), il “ponte” che dà accesso al “mondo reale”, il collegamento fra la dimensione dell’illusione e la dimensione della verità:

Il ponte tra il mondo reale e questo è così piccolo e così facile da attraversare che potresti non credere che è il punto di incontro di mondi così differenti. Eppure questo piccolo ponte è assolutamente la cosa più forte in contatto con questo mondo.

(T-17.II.2:4-5)

Il mondo che si svela allo sguardo di chi ha perdonato, infatti, è completamente trasformato, è un mondo di perfezione e di bellezza; viene definito il “mondo reale”:

Puoi immaginare come ti sembreranno belli coloro che perdoni? In nessuna fantasia hai mai visto qualcuno così bello. … Perché vedrai il Figlio di Dio. … Tutta questa bellezza si leverà a benedire la tua vista quando vedrai il mondo con gli occhi del perdono. Perché il perdono trasforma letteralmente la visione e ti permette di vedere l’avvento del mondo reale calmo e dolce attraverso il caos, eliminando tutte le illusioni che hanno sviato la tua percezione legandola al passato. La più piccola foglia diventa una meraviglia e un filo d’erba un segno della perfezione di Dio.

(T-17.II.1:1,6,6:1-3)

Ma qui è necessario fare attenzione: il vero perdono non è il rinunciare a punire/attaccare una giusta colpa, poiché questo non farebbe che confermare ulteriormente l’esistenza effettiva di una colpa, per quanto perdonata. Il vero perdono è invece la decisione di “non percepire cosa non è successo”:

Non ti viene chiesto di offrire il perdono dove l’attacco è dovuto e sarebbe giustificato. Perché ciò significherebbe che perdoni un peccato senza vedere ciò che realmente c’è. Questo non è perdono. … Il perdono è sempre giustificato. Ha un solido fondamento. … La salvezza

non consiste nella richiesta di risposte innaturali, non appropriate a ciò che è reale. Piuttosto, ti chiede semplicemente che tu risponda in modo appropriato a ciò che non è reale, non percependo ciò che non è successo. … Finché lo vedrai come un dono immeritato, confermerà la colpa che vorresti “perdonare”.

(T-30.VI.1:6-8,2:1-2,4-5,3:4)

Di nuovo, il legame con le premesse di ordine metafisico risulta evidente: il mondo dell’ego è il “nulla”, in contrapposizione al “tutto di Dio”, quindi “non percepire ciò che non è successo” significa non dare valore al nulla, allineare la mente con la realtà in cui l’errore non è possibile: “non vedere la nullità è semplicemente giudicarla correttamente” (T-10.IV.2:4). L’ego invece chiede che l’errore prima di tutto sia visto, quindi reso reale:

Il piano dell’ego è di farti prima vedere chiaramente l’errore, per poi non vederlo più. Tuttavia, come puoi non vedere ciò che hai reso reale? Vedendolo chiaramente [ossia interpretando qualcosa come colpa] lo hai reso reale e non puoi non vederlo.

(T-9.IV.4:4-6)

Percepire effettivamente il “nulla” della colpa, quindi perdonare davvero, ha un’esplicitazione in termini pratici, per così dire:

Il perdono non è reale a meno che non porti una guarigione a tuo fratello e a te. Devi

provare che i suoi peccati non hanno effetto su di te per dimostrare che non sono reali. In che

altro modo potrebbe essere senza colpa? (corsivo mio)

(T-27.II.4:1-3)

Infatti, secondo le premesse di ACIM, tutto ciò che non ha effetto non può essere reale, in quanto tutto ciò che è reale si “estende” come la causa si estende nei propri effetti. Per tanto, non reagire ad un supposto “peccato” come ad un peccato, impedirne gli effetti, significa di fatto annullarlo. Annullandone gli effetti il peccato scompare perché si rivela nella sua irrealtà, nella sua inconsistenza: il figlio di Dio non ha mai peccato, non può peccare, non è mai uscito dalla sua perfezione, perché il figlio di Dio viene da Dio, è il suo “effetto”, ed è come Lui. Il perdono allora è proprio ciò che permette di vedere la realtà, ciò che apre gli occhi alla santità del tutto:

Tutte le cose devono prima essere perdonate e poi comprese (corsivo mio).

(T-30.V.1:6)

Ora, poiché le percezioni di colpa che occupano la mente sono molteplici e continue, per giungere realmente a mutare la percezione, ad annullare gli effetti del

peccato, e quindi il peccato stesso, è necessaria quella che ACIM chiama la memoria

selettiva: il perdono cioè si realizza attraverso una specifica volontà di ricordare e

dimenticare secondo un criterio d’amore:

Perdonare è semplicemente ricordare solo i pensieri d’amore che hai dato nel passato e

quelli che ti sono stati dati. Tutto il resto deve essere dimenticato. Perdonare è ricordare in modo

selettivo (corsivo mio).

(T-17.III.1:1-3)

Dunque il perdono si attua fondamentalmente attraverso due scelte compiute dalla mente, e in entrambi i casi si tratta di un vero annullamento della colpa: da un lato, impedendo al peccato di avere effetti nel proprio comportamento, e dall’altro, ricordando esclusivamente i “pensieri d’amore”. Il peccato in tal modo scompare poiché non è più visibile attraverso i suoi effetti e non è più visibile nella percezione. In un certo senso dunque scompare dal tempo, poiché non esiste più nel futuro né nel passato, e il presente viene così liberato per la percezione corretta.

Perdono (o percezione corretta) e amore sono quindi legati indissolubilmente, così come lo sono la percezione errata e la paura; si tratta di due cicli diametralmente opposti, capaci di auto alimentarsi: il primo va dalla paura, alla percezione errata, alla paura; l’altro va dall’amore, al perdono, all’amore, e così via. In altre parole, la paura originaria dovuta al senso di colpa genera la percezione errata (per via della proiezione della colpa), e, come si era detto, la percezione errata è riconoscibile per l’effetto che genera nella mente, cioè paura, da cui deriverà naturalmente una nuova percezione errata; al contrario la percezione corretta parte da un pensiero amorevole, ed è infatti riconoscibile per l’effetto che genera nella mente, cioè amore. Perciò se il figlio sceglierà di “ricordare solo l’amore dato e ricevuto”, percepirà conseguentemente solo amore attorno a sé, e non avrà più paura; questo significa che avrà “perdonato”, cioè che sarà guarito: “ogni guarigione è essenzialmente liberazione dalla paura” (T- 2.IV.1:7).

La decisione di svegliarsi è il riflesso della volontà d’amare, poiché ogni guarigione implica la sostituzione della paura con l’amore.

(T-8.IX.5:2)

Per compiere questo passaggio, per ACIM, è solo necessario “disporre” la mente:

Ogni pensiero amorevole che il Figlio di Dio abbia mai avuto è eterno. I pensiero amorevoli che la sua mente percepisce in questo mondo sono la sola realtà del mondo. Si tratta ancora di percezioni, perché egli crede ancora di essere separato. Tuttavia sono eterni perché sono amorevoli. … Il mondo reale può veramente essere percepito. Tutto ciò che serve è essere

disposti a non percepire nient’altro (corsivo mio).

(T-11.VII.2:1-4,6-7)

“Essere disposti a non percepire nient’altro” significa che la mente deve iniziare a tornare all’unità eliminando gli opposti in se stessa, per poter essere pronta a “riconoscere” la realtà, che è già, da sempre e per sempre, una e senza contrasto al suo interno:

La percezione di ciò che è bene non è conoscenza, ma la negazione dell’opposto di ciò che è bene ti metterà in grado di riconoscere una condizione in cui gli opposti non esistono. E questa è la condizione della conoscenza. … La salvezza è percepire solo questo, perché è il riconoscimento che la realtà è solo ciò che è vero.

(T-11.VII.4:1-2,9)

Questo significa che se la mente è in grado di “volere” l’unità, questa stessa sua volontà è in grado di guarirla proprio perché contiene in sé il principio dell’unità, che è santo e onnipotente, perché sempre intero. Scegliendo di non giudicare, di perdonare, ovvero di ricordare/percepire solo l’amore, che è per definizione uno, già in quel momento la mente sta realizzando la propria guarigione:

L’amore è uno. … È il cuore di Dio e anche di Suo Figlio. Il significato dell’amore è oscuro per chiunque pensi che l’amore possa cambiare. … L’Amore non può giudicare. Essendo esso stesso uno, vede tutto come una cosa sola. Il suo significato risiede nell’essere uno. … La sua interezza è il potere che mantiene ogni cosa come una sola, il legame fra il Padre e il Figlio che Li tiene per sempre come la stessa cosa.

(W-pI.127.1:3,7,2:1,3:1-3,8)

Ecco perché ACIM può affermare che “nella percezione santa verrai reso

intero (corsivo mio)” (T-12.VII.1:5): la percezione santa è amore, e l’amore “è uno” e

“ha il potere di mantenere ogni cosa come una sola”, quindi vedere l’intero significa già essere reso intero, in virtù di quella volontà che desiderato vedere così. Questo può fare l’interezza contenuta in quel semplice desiderio che si esprime nel perdono: il potere dell’unità è rendere uno, il potere della santità rendere santo.

Per tutto quel che si è detto, è comprensibile che il perdono è un mezzo temporaneo: esso è “la guarigione della percezione della separazione” (T-3.V.9:1), e

così come la percezione cesserà e si trasformerà in conoscenza, allo stesso modo anche il perdono terminerà la sua funzione e verrà lasciato.

Neppure il perdono è la fine. Il perdono rende davvero amorevoli, ma non crea. È la fonte della guarigione, ma è il messaggero dell’amore, e non la sua Fonte. … Quando il ricordo di Dio sarà venuto a te nel santo luogo del perdono, non ricorderai altro, e il ricordo sarà altrettanto inutile quanto l’apprendimento, poiché il tuo solo scopo sarà creare. … Il perdono elimina soltanto ciò che non è vero, sollevando le ombre dal mondo e portandolo allo splendente mondo di percezione nuova e pulita. Ecco il tuo scopo di ora.

(T-18.IX.10:1-3,14:1,3-4)

Il ricordo di Dio, giunto nella mente attraverso il perdono, restaurerà la coscienza della perfetta innocenza del tutto, e renderà il perdono superfluo.

La tua innocenza sarà stata stabilita ai tuoi occhi e a quelli di tuo fratello. E la risata sostituirà i tuoi sospiri, perché il Figlio di Dio ha ricordato che egli è il Figlio di Dio.

(T-27.II.8:8) Il mondo che i santi vedono è bellissimo perché in esso vedono la loro innocenza. … Lo hanno dolcemente interrogato, sussurrando “cosa sei”? e Colui Che veglia su ogni percezione ha risposto.

(T-20.III.6:3,5-6) Il Cielo non è ancora del tutto ricordato, poiché lo scopo del perdono permane. Tuttavia ognuno è certo che andrà oltre il perdono, e che rimarrà solo fino a quando non lo avrà reso perfetto dentro di sé. … In lui c’è una speranza di felicità così sicura e costante, che può a mala pena rimanere ad aspettare un po’ di più, con i piedi che ancora toccano la terra. Tuttavia è lieto di aspettare fino a quando ogni mano si unirà e ogni cuore sarà reso pronto a sorgere e andare con lui. Perché così sarà pronto per il passo in cui il perdono verrà completamente lasciato alle spalle.

(T-30.V.3:1-2,5-7)

In questo senso, il perdono è l’amore che permette il dischiudersi della conoscenza, ma è anche una forma di amore che prepara la mente all’amore assoluto di Dio:

Il Padre deve rimanere non ricordato, fino a quando Suo Figlio non giunge al di là del perdono, dove è l’Amore di Dio. Tuttavia l’amore di Cristo viene accettato per primo. E poi verrà la conoscenza che Essi sono uno.

Tuttavia, per quanto temporaneo, il perdono è “l’unica funzione che abbia significato nel tempo” (T-25.VI.5:3), in questa dimensione, dove ancora regna l’illusione. Deve giungere ad essere “completo” per non essere più necessario, come l’apprendimento:

Quando il perdono riposa su tutto è completo, e ogni funzione di questo mondo è completata con esso. Allora il tempo non esiste più. Tuttavia, finché sei nel tempo, c’è molto da fare. E ciascuno deve fare ciò che gli è assegnato, perché tutto il piano dipende dalla sua parte di esso.

(T-25.VI.5:6-9)

“C’è molto da fare”, dice ACIM, ma Dio non ha lasciato il suo figlio solo a svolgere il suo compito nel mondo dell’illusione: gli ha donato un aiuto divino, il suo Spirito Santo.

3. “N

ULLA PUÒ ESSERE CAUSATO SENZA QUALCHE FORMA DI

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