§2.2 BORN AGAIN
I: Che cosa hai pensato di “questi” [scherzosamente]?
T: …matti… [sorride]
Titti per la prima volta nella CA reagisce come coloro che, davanti agli apostoli e ai loro atti carismatici, li prendono per folli o per ubriachi (At 2). Durante gli incontri in chiesa i fedeli fanno cose strane, alzano le mani, piangono, parlano con Dio, a volte “parlano in lingue”, cominciano cioè a emettere una serie di fonemi asemantici così velocemente e con una tale sicurezza da sem- brare una lingua antica, una “sorta di aramaico”. Subito Titti non capisce, è incredula, distaccata, e le ci vorranno un paio di anni prima di riuscire a fare come gli altri.
Titti: …mah! Parlare in lingue? All’inizio non ci credevo. Questo non fa per me… non ci credevo. La Bib- bia dice: “in quei tempi”, forse, ma no ora! Eppure io ho parlato in lingue, cosa che mai… mai… MAI… Una mattina il pastore mi disse: “chi vuole fare il battesimo nello Spirito Santo ?”. E io non volevo farlo, 29
perché l’ho fatto una volta: niente. L’ho fatto ancora: e niente! La terza no! “Ma dai!” mi diceva. Con sua voce dolce, dolce… “ma vai! Tu vai e lasciati andare. Lasciati andare… vai…” [ridiamo insieme]. Ma ti
Il battesimo/effusione dello Spirito Santo: è un momento iniziatico improvviso che segnala l’avvenuta conversione e la
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capacità di entrare in contatto personale con gli invisibili del culto. Invece, il battesimo in acqua è un rito istituzionale, sia protestante che cattolico, il quale può avere in certi casi gli stessi effetti dell’effusione, seppur non si verifichi sempre.
dico, sono andata non convinta. Prima ha iniziato il pastore e non sentivo niente… quando il pastore mi ha toccato, sentivo la voce di Serena [una componente della comunità]: “lasciati andare… non mettere resistenza…”. E allora il pastore ha detto “è ora, è ora che tu riceva lo Spirito Santo, ora! Prega!”. Io l’ho guardato…. prega… ho chiuso gli occhi… ho cominciato a piangere, a piangere, a piangere….! Ho chiesto perdono, ho chiesto questo, l’altro, mi sono… guarda… a un certo punto…. mi sono lasciata an- dare… dopo… mi sono fermata e… “oh! ma che sto parlando??”. Stavo parlando in lingue… io mi sono fermata e ho detto “sto parlando in lingue…” e il pastore “No! Continua, continua Titti, non ti fermare! Non lasciare che il nemico ti fermi, continua!” e allora io chiudevo gli occhi un’altra volta, cominciavo a respirare, a vedere… ehm… il pastore mi diceva “immaginati… chiudi gli occhi e immagina che davanti a te c’è Dio”. E io lo vedevo, tutto bianco, su un trono bianco, ma mai visto la faccia. E tutte le volte che mi immaginavo “vado da Dio”, seduto in trono, con le mani così [mima ponendo le braccia aperte in alto], però mai la faccia. Il pastore diceva che la persona deve annullarsi nel presente e pensare a Dio. Immagi- nati che tuo padre è davanti a te. Diceva così a tutta la comunità: “tu non sei in questa chiesa, tu sei davan- ti a tuo padre”. Allora io me lo immaginavo, come se fosse in cielo, tutte le nuvole bianche e un trono davanti, in altro, e lui seduto con le mani così, ma non le vedevo la testa, era nella luce. Io non lo so per- ché. Allora ero io e quell’immagine. Io ho cominciato a chiederle perdono, a dirle di tutto, io dicevo: “io voglio ricevere lo Spirito Santo” ma io lo parlavo in mia lingua. Credevo veramente di parlare…A un certo punto di questa situazione mi sono fermata e … “che sto parlando”?? Immaginavo le parole per dire in italiano, e dopo un po’ mi sono fermata che non era italiano ma un’altra lingua.
L’approccio di Titti è molto emotivo e intimo. Non cerca di analizzare ciò che succede, succede e basta. A suo avviso, finalmente era riuscita a fare un’esperienza di incontro diretto con Dio, per- ché non si può parlare in lingue senza “abbandonarsi” all’azione della terza persona, lo Spirito Santo. Come la corrente elettrica, lo Spirito entra nei corpi e produce degli effetti tangibili, allenta la tensione, allarga lo stato cosciente, elimina il chiacchiericcio del pensiero raziocinante e finisce per disarticolare il linguaggio. Per ottenere questi risultati ci vuole un tempo fisiologico, che è di- verso per ciascuno, ma anche una particolare dimestichezza a lasciarsi andare. Da questo breve estratto si percepisce già come la presenza del pastore e la manipolazione dell’immaginazione ab- biano avuto un ruolo importante. Anche l’intenzione del soggetto fa la differenza. Per Titti l’ab- bandono e la volontà, uniti alla fiducia nella figura esperta del pastore, hanno facilitato il processo in un balzo. Come dice Dalida il rito non basta, ci vuole volontà: «quando decidi che “io voglio Dio” … la tua vita cambia. Lo senti che non sei sola, comincia a capire quanto è grande, cominci a gustarlo». Non è una predisposizione intellettuale a comprendere, cioè, che innesca il cambia- mento. Piuttosto si tratta di preparare con costanza i sensi a recepire qualcosa che si può “gustare” solo se lo si desidera ardentemente.
Altri hanno un approccio più analitico di Titti, come Francesca, che passa dall’italiano alle lingue e viceversa senza alcuno sforzo. Allora diventa fondamentale per lei capire se le lingue sono una sua manipolazione, un prodotto dell’intelletto, oppure se si tratta davvero d’ispirazione spirituale.