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§2.5 NOI E LORO

I: Perché “grande sconosciuto”?

MdG: Perché dal V secolo in poi, lentamente e lentamente… lo Spirito Santo non era una cosa più semplice, più facile di Gesù no? [ride] Gesù che si è incarnato… e anche il Padre… Lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità ed è il dinamismo della chiesa. Gesù ha detto: “è bene che me ne vada, sennò non arriva lo Spirito Santo”. E dopo la pentecoste cambia tutto, no? E la chiesa ha due cose coessenziali: l’istituzione — tradizione, scrittura, magistero, tutte queste cose qui… però come si esprime? Lo Spirito Santo come entra in questa realtà? La illumina, la carica. E ci accorgiamo quindi che lo Spirito Santo è colui che fa le sorprese. Dà dei doni particolari che noi chiamiamo “carismi”. Ai singoli. Non tutti sono attenti a questi doni ma, come dice san Paolo in una lettera, noi tutti siamo pietre vive per formare la chiesa. Ogni pietra ha il suo compito. La riscoperta di questo grande sconosciuto, che è lo Spirito Santo, è cominciata nel Novecento eh — è una cosa entusiasmante.

Perciò i carismi, i doni dello Spirito Santo, li hanno proprio tutti.

MdG: Eh sì, sì. Basta che li vivano e che li scoprano. E questa era una cosa per tutti, no? E quando sono entrato in parrocchia, pian pianino, abbiamo parlato di questo. Abbiamo cercato di fare le cellule parrocchiali di evangelizzazione, di cui molto dipende dal Rinnovamento. E queste cose, carismi, doni, preghiera… li abbiamo fatti. E ci siamo accorti che questa non era una “pastorale moderna”, ma era la vera pastorale. Cosa che nessuno pensa, il carisma più grande che ha il Rinnovamento è il carisma della “consolazione”. E poi c’è anche la preghiera di guarigione, ma quella è strategica.

Quest’ultima affermazione nasconde un ben preciso caveat riguardo l’esercizio dei carismi, il quale finisce col produrre un’ulteriore e centrale differenziazione…

Noi e i carismatici indisciplinati — …quella tra associazioni di laici che svolgono opere carismatiche

con l’approvazione istituzionale del Vaticano (“noi”) e coloro che invece decidono di fare altret- tanto senza l’ausilio o i vincoli della gerarchia ecclesiastica (“loro”). Come ho già osservato sopra, il RnS è una tra altre creature associative nate dalla corrente carismatica cattolica, il cui statuto prevede però l’inserimento in ogni comunità di sacerdoti della chiesa cattolica. A costoro è affida- to il ruolo di ultimo e definitivo riferimento spirituale — ma non tutti i carismatici cattolici si ri- conoscono nelle regole del Rinnovamento e par tale ragione molti non ne fanno parte. Gruppi, associazioni, confraternite ma anche singoli esponenti del movimento carismatico cattolico parte- cipano e agiscono in maniera decisamente autonoma e indipendente dall’autorità istituzionale. Uno dei principali punti di inconciliabilità tra queste due fazioni riguarda l’autenticità o meno di chi esercita il potere dello Spirito Santo per svolgere ministeri sui quali il Vaticano preferisce man- tenere competenza esclusiva — in particolar modo il ministeri di guarigione e di esorcismo. Un po’ perché c’è sempre il rischio che qualcuno si serva dei doni carismatici per spettacolarizzazione o per sete di fama, rischiando di danneggiare coloro che chiedono aiuto; un po’ perché la diffu- sione di pratiche carismatiche lontano dal controllo istituzionale conduce a fenomeni di ibri-

dazione che si nutrono e della personalità di chi amministra e di altri universi terapeutici non con- formi alla dottrina cattolica.

Mons. di Gregorio: Se uno dice che ha un carisma, un momento! Fattelo riconoscere dagli altri. […]

I: Per dire, qualcuno del pastorale non può gestire una manifestazione…

MdG: No, no, non può fare un esorcismo alle persone. Non escludo che possa avere un permesso… però, non si sa mai. […] Alcuni [al di fuori del RnS nda] lo fanno per soldi. Hanno capacità, direi, an- che di carattere… di suggestionare. Poi spillano soldi a tanta gente. Ma anche quando non li prendono, dà un senso di potere. Ti parlano di magia bianca, magia nera. Di queste cose qui, direi, la gran parte non sono vere.

[…]

Però ci sono molti che sono toccati da queste cose qui [terapie alternative nda]. E questo reiki, mi han detto, il primo anno va bene, ma poi il secondo anno si mettono a chiedere soldi, poi fanno filosofia, insomma, c’è da stare attenti a quella roba lì.

I: Che cosa c’è in quella “energia”? Loro lavorano con l’energia, in qualche modo, impongono le mani, anche loro…

MdG: Eh sì, sì. Spesso ci sono delle cose… i pranoterapeuti ad esempio usano il calore che c’è nelle mani e ti tolgono delle infiammazioni che poi tornano, insomma, c’è questo no? Ma oramai l’energia è diventata una cosa che risolve tutto. Noi invece parliamo di grazia. Non c’entra niente l’energia. Si deve confessarsi e comportarsi bene. Però non dico che non… tu pensa che nel Rinnovamento c’è un corso, non so se lo fanno più, per i pranoterapisti… ehm… cristiani cattolici, no? Dove si raccomanda di non esagerare mai, di farne a meno e di non lucrare. E c’era un certo professore, che era originario di Perugia, era un fisico… Sono cose in parte vere, in parte fasulle. Ti ripeto, per me sono all’80% fasulle. Ma se è l’80%, allora un 20% ha una certa credibilità… [cfr. Appendice]

Noi e coloro che vivono nella confusione — Da ultimo ritroviamo nuovamente una critica alla contem-

poraneità, che si traduce nella separazione tra l’insieme aggregato e solido di ha aderito a un corredo di valori cristiani non ulteriormente negoziabili (leggi “assoluti”) (“noi”) e l’insieme vario e gregario delle vittime del relativismo (“loro”). Lo abbiamo riscontrato nelle catechesi, nelle chi- acchiere rubate agli informatori e soprattutto nelle parole di Mons. di Gregorio:

Mons. di Gregorio: Per dire, se uno vive in una famiglia con determinate cose, eh, il bambino prende tutto, il bambino è come una spugna. Una volta ho visto fare un’intervista in televisione al figlio di un boss mafioso, gli hanno chiesto cosa volesse fare da grande e lui ha risposto: “il boss”. Eh, ho visto tutto. Se c’è una famiglia buona, invece, le radici sono buone. Ma oggi, in questa solitudine… in questa mancanza di valori, in questo relativismo, dove tutto è possibile, dove puoi fare quello che vuoi… Se pensi poi… oggi si parla di femminicidio, che è scoppiato in una tale maniera… Però io ti direi, cioè ti direi anche altre cose, però prima di tutto ti direi, a delle ragazze, prima di dare il tuo cuore, il tuo fisi- co, pensaci un po’. Non dico per fede, umanamente. Tu ti doni a una persona e poi dopo un anno, due

o sei mesi ti accorgi che non va bene niente. Se incontri quel matto, è capace a farti del male. Devi stare attenta anche tu! I ragazzi oggi… cominciano a cambiare un po’ eh, ci sono molti ragazzi in gamba. Però bisogna stare più attenti. Perché poi ne prendi le conseguenze no? Nella Genesi c’è scrit- to tutto. Dio ha creato le cose in una certa maniera, li ha fatti maschio e femmina, li ha fatti così e così, con determinate cose… Tutto il resto è… [resta in silenzio].

Particolarmente rilevante mi è sembrata la posizione di Gioia, che è nel RnS da decenni e che nel- la vita quotidiana fa l’insegnante di scuola primaria presso un istituto cattolico. Durante l’inter- vista concordata, Gioia riprende il tema del relativismo e lo sviluppa adattandolo alla sua espe- rienza lavorativa. Dal suo punto di vista non solo il relativismo contribuisce a creare uno vissuto confusionario nelle nuove generazioni, ma questo può evolversi facilmente in “violenza teorica” quando tenta di trasmettere normativamente, tramite una strategia di “naturalizzazione”, una serie di comportamenti che richiedono, piuttosto, la maturazione di un’esperienza personale e condi- visa.

Gioia: La divisione è l’arma più bella del demonio, è quello che distruggerà tutto. Parlo anche a livello di famiglia, il nucleo-famiglia: mamma, papà, figli… Se viene spezzettata, che generazione avremo? Io parlo anche come maestra. […] C’è bisogno secondo me di punti di riferimento chiari. Tutto questo panorama che ci si sta presentando, io non lo contesto… si lo posso anche contestare… lo accetto — come dire — non posso mettermi a fare una battaglia… Ma farlo passare per “normalità” mi dà l’idea che crei qualche confusione nelle nuove generazioni…