• Non ci sono risultati.

§2.4 LIBERACI DAL MALE

I: E infatti è questo che cercavo di capire…

PAdS: Nella psicologia, nella psichiatria invece la persona sta sempre male. [cfr. Appendice]

Seguendo il ragionamento di di Stefano, l’individuo vessato da forze maligne non mostra continu- ità sintomatica, diversamente da quanto avviene in chi soffre per ragioni non spirituali. La sof- ferenza nel corpo e nella psiche, quando ha eziologia organica o psichica, è invece continua, al punto da diventare una caratteristica non separabile dallo stesso individuo. Nei casi spirituali il problema non nasce nell’individuo come evoluzione disfunzionale della sua costituzione, ma è piuttosto l’irruzione di un agente esterno, o di più agenti, che poi albergano nell’individuo e ne influenzano il comportamento, la personalità, la fisiologia, restandone comunque ontologica- mente separati. È per questo che a livello quotidiano gli ossessi possono non essere immediata- mente riconoscibili come tali e ci vogliono delle circostanze particolari per innescare la manifes- tazione, se non un un vero e proprio setting. Di Stefano, ad esempio, elenca alcune tecniche che sono sia strumenti diagnostici sia strumenti di terapia, come la lettura della Bibbia, la preghiera, l’invocazione delle persone della Trinità: il vessato, quando è tale, ha difficoltà a svolgere questi compiti e, quasi come per insofferenza cumulativa, lo spirito maligno è costretto a rivelarsi e a

“Personificare” può essere inteso come quell’operazione retorica che isola un malessere e gli attribuisce intenzionalità, di

56

modo che ci si possa parlare e gli si possa comandare di andarsene. Ad esempio: “depressione vai via”, “mal di stomaco vai via”.

reagire pur di interromperli. Tuttavia non c’è una regola né una norma statistica: le modalità di manifestazione rimangono imprevedibili e possono talvolta mettere in seria difficoltà gli esorcisti più esperti. Concludiamo questo paragrafo con un caso concreto che, per di Stefano, è stato un vero e proprio battesimo sul campo a causa della sua particolare difficoltà.

PAdS: Una situazione drastica che sembrava ci fosse scappata dalle mani. È stato il mio battesimo. Nel senso che fu il momento in cui attraverso una lucida indicazione spirituale io presi il sopravvento e ri- solvemmo la situazione. Mi trovavo in una comunità in Sicilia, e ci avevano parlato di un uomo che aveva bisogno di una liberazione. Che faceva delle cose strane, che in certi momenti era capace di fare delle cose quasi impossibili per l’uomo. Ovviamente, forti della nostra esperienza, non avevamo dato niente per as- sodato, ma volevamo soltanto incontrarlo. Questo ci fece abbassare le barriere. Pensavamo di farci due chiacchiere con un uomo frustrato, bisognoso di relazione, e mentre che si parlava lui si manifestò. Men- tre parlavamo del più e del meno come stiamo parlando noi.

I: Un agguato.

S: Sì. Ma in realtà è come se l’agguato l’avessimo fatto noi. Perché poi fu questa in parte la sua espres- sione. «Voi mi avete voluto qui, io sono qui». E mi ricordo che proprio ci gelò il sangue nelle vene. Perché non solo cambiò il suo modo di guardare e digrignò i denti, ma proprio cambiò il suo modo di essere. Era come se avessimo di fronte una persona che riuscisse a gonfiarsi e a sgonfiarsi a suo piacimento. Incomin- ciò ad avere una voce diversa, ma non la solita voce oscura e cavernosa… Una voce che ti incute timore già a priori. E comunque fummo attaccati e la cosa che mi colpì è che lui cominciò a tracciare con le dita tutta una serie di simbologie sulla moquette del nostro pulpito. E quei simboli era come se prendessero fuoco, cioè lasciava proprio la bruciatura nella moquette. Togliendo il primo momento, in cui ci siamo trovati sbandati, incominciammo tutti quanti a pregare e io cominciai a rispondere ai suoi simboli con altri simboli. Lui fece la famosa stella a cinque punte, che è il viso del caprone al contrario, e immediatamente io disegnai un cerchio intorno alla stella, dicendo che quello era il cerchio della grazia. Quindi ci fu imme- diatamente una guida, io dico, potente e immediata dello Spirito Santo. La cosa più pericolosa andò avanti quando lui incominciò a saltare da un capo all’altro della stanza, da fermo incominciò a fare dei salti di otto dieci metri, quindi al di là della possibilità umana, cercando di colpirci con una sbarra di ferro. E tutti noi, nell’affrontarlo, scappavamo, perché ci siamo trovati in una situazione mai vista, non pensata. In quel momento lui scendendo accanto a me, io mi misi di spalle, eravamo spalla per spalla e lui cercava di darmi dei colpi e non ci riuscì. Gliela bloccai, la sbarra di ferro, e questa sbarra si piegò in due, come se fosse un elastico. E in quel momento mi ricordai le parole di Gesù che diceva: “tutte le cose che voi legherete in terra saranno legate nei cieli e tutto ciò che scioglierete in terra sarà sciolto nei cieli”. E quindi in quel momento io, nel nome di Gesù, legai questo spirito. Il risultato fu che lui cadde a terra, e restò totalmente assente per più di un’ora. E noi eravamo indecisi se far intervenire la medicina tradizionale o… Lui si ri- alzò, non si ricordava più niente. [cfr. Appendice]

Per di Stefano, e per la sua équipe, si è trattato di un caso molto difficile e rischioso sotto tutti i punti di vista. Verso la fine del racconto il pastore dice di come l’esorcismo termini nel momento in cui il tecnico responsabile riesca a “legare” il demone, cioè a bloccare la sua azione. La legatura

del demone non significa la risoluzione del problema. Infatti, come è successo in questo caso, il demone legato dovrà subire altre sedute prima di venire definitivamente cacciato dall’ospite. In questi casi, se il tempo tra una seduta e l’altra si rivelasse più lungo del solito, il pastore esperto, qualora lo sappia fare, può ricorrere a un’operazione di “chiusura”: la dimensione spirituale del- l’individuo viene “sigillata” per evitare ulteriori scambi o contatti con altre entità spirituali, cosic- ché all’incontro successivo l’équipe di liberazione ritrovi quasi esattamente la stessa situazione inte- riore prodotta dall’incontro precedente. Questa operazione è molto complicata e delicata, al pun- to che di Stefano non soltanto l’ha vista fare pochissime volte ma, nonostante 40 anni di attività, non ha ancora imparato ad eseguirla in modo sicuro.

«La gente non vede altro che quello»

Rinnovamento nello Spirito

Nel contesto cattolico italiano la questione delle origini spirituali del male ha subito un’impen- nata notevole. Nel novembre 1998 la Congregazione per il Culto Divino la Disciplina dei Sacra- menti ha promulgato il decreto De exorcismis et supplicationibus quibusdam, successivamente tradotto e diffuso dalla Conferenza Episcopale Italiana con il titolo: «Il Rito degli Esorcismi». Nel docu- mento si trova la trascrizione precisa delle principali (e obbligatorie) sequenze liturgiche, del setting e degli oggetti rituali previsti per svolgere il “Rito dell’Esorcismo Maggiore” — indirizzato questo esclusivamente ai sacerdoti esorcisti, cioè a coloro che hanno ricevuto personalmente dal Vescovo locale il mandato esorcistico. Non è stato sempre così. Prima del Concilio Vaticano II la situ- azione era differente: l’esorcistato faceva parte degli ordini minori (assieme all’accolitato, il let- torato, e il suddiaconato) che ogni aspirante sacerdote era tenuto ad acquisire prima di ricevere l’ordinazione. Pertanto, prima del Concilio, ogni sacerdote era, automaticamente, esorcista. Oggi esorcistato e suddiaconato sono decaduti, sicché l’esorcistato è divenuto un ministero istituito per il quale è necessaria una specifica licenza episcopale: in altri termini, non tutti i sacerdoti cattolici oggi sono esorcisti. Nel proemio del De exorcismis viene ribadita, peraltro, la necessità di fornire un’unica linea liturgica ufficiale, al fine di far fronte all’emersione di pratiche di liberazione con- siderate “deviate” e arbitrarie, in un più generale contesto di rivalutazione, in chiave “pseudo-sci- entifica”, di piste terapeutiche a sfondo magico-esoterico:

Il nuovo «Rito degli esorcismi» vede la luce in una situazione culturale segnata da una larga diffusione di pratiche cultuali deviate o apertamente superstiziose. La carenza in molte persone di un'incisiva esperienza di fede e di solide convinzioni religiose, la perdita di alcuni importanti valori cristiani e l'oscurarsi del sen- so profondo della vita concorrono a creare un clima di incertezza e di precarietà, il quale a sua volta fa- vorisce il ricorso a forme di divinazione, a pratiche religiose venate di superstizione, a espressioni rituali di magia e talora perfino a riti estremamente aberranti, come quelli del culto a Satana.

Dall'esperienza pastorale risulta che, in alcuni ambienti, la superstizione e la magia convivono con il pro- gresso scientifico e tecnologico; la cosa non sorprende più di tanto se si considera che la scienza e la tec- nica non sono in grado di dare risposte ai problemi ultimi dell'esistenza, non essendo competenti sui fini, ma solo sui mezzi. Anzi non è escluso che l'efficienza scientifica e tecnica, stimolando la bramosia di suc- cesso, possa in certi casi predisporre l'animo alla ricerca dell’efficienza magica, conferire alle pratiche su- perstiziose una patina di scientificità e di rispettabilità, suggerendo collegamenti con la medicina, la psi- cologia, la psichiatria, l'informatica, offrire infine alla magia il supporto per uno sviluppo imprenditoriale di vaste dimensioni, con un movimento di cospicui capitali.

Nell'attuale temperie culturale si riscontra un diffuso e malsano interesse per la sfera del demoniaco al quale i mezzi di comunicazione sociale contribuiscono a dare risonanza e supporto. D'altra parte in ampi settori della cultura contemporanea viene spesso sottovalutata o negata la presenza e l'azione di Satana nella storia e nella vita personale. Spesso si prende pretesto dal linguaggio, immaginoso e mitico, di cui a volte si servono la Scrittura, la Tradizione e la predicazione popolare, per rifiutare, senza il necessario dis- cernimento, insieme all'involucro verbale anche il reale contenuto della Rivelazione e della dottrina della Chiesa.

Il testo prosegue ponendo a chiare lettere l’esclusiva pertinenza delle questioni esorcistiche a col- oro che hanno ricevuto espressa licenza episcopale: «in questo libro il termine “esorcista” signifi- ca sempre “sacerdote esorcista”». Lo stesso canone 1172 del Codice di Diritto Canonico esprime la medesima posizione: «nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ha ottenuto dall'ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza. L'ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d'integrità di vita». Tra le altre, una clausola de «Il Rito degli Esorcismi» si rivela particolarmente interessante:

Se necessario o utile, in base alla cultura e al genio delle varie popolazioni, introdurre adattamenti nei segni e nei gesti, con il consenso della Santa Sede.

Ci dovremo tornare. Ciò detto, la corsa ai ripari contro la temperie culturale di rinnovato e “mal- sano” interesse per il demoniaco si ripropone anche su iniziative di formazione pubblica, stavolta aperte anche a operatori socio-sanitari ed educativi. Nello scorso 2016 ad esempio si leggeva, su diverse testate, dell’inaugurazione, a Roma, di un “Corso per esorcisti”. Eccone un esempio:

Il corso è organizzato dall’Istituto Sacerdos in collaborazione con il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa di Bologna (Gris) e l’Associazione Internazionale Esorcisti (Aie). Un ciclo di lezioni che si propone di fornire ai sacerdoti ma anche ai laici (operatori pastorali, psicologi, medici, insegnanti, giuristi) gli strumenti idonei di formazione su un argomento a volte sottaciuto e controverso, come quello della pratica dell’esorcismo e della preghiera di liberazione. […] A differenza del passato, però,

l’esorcismo non è più inteso come una ritualità medievale: “Il corso, che per la natura dell’argomento potrebbe prestarsi a un sensazionalismo che deborda da una sana teologia, si prefigge di approfondire la base teologica della natura e dell’azione di angeli e demoni da un punto di vista biblico, liturgico, dogmatico e morale, in aperto dialogo con altre scienze come la psicologia, la giurisprudenza e la med- icina”, si legge in una nota» (S. Pezzini, La Stampa, 04/04/2016).

Si percepisce come dietro a iniziative come questa ci sia il desiderio di fare chiarezza su un tema tanto delicato quanto esasperato a livello mediatico. D’altro canto, i tentativi istituzionali di for- mazione si rivolgono ora anche a una tipologia di personale — non sacerdotale — che, proprio per il servizio che offre, non possiede in generale alcuna competenza teologica, né tanto meno è tenuto a procurarsela. Sono aperture che fanno riflettere e che sembrano sottolineare un comune bisogno di essere pronti per far fronte all’aumento di segnalazioni di presunta ossessione che vengono denunciati da un sempre maggior numero di individui. Di queste cose ho discusso con Mons. di Gregorio, il consigliere spirituale della comunità, il quale è anche consigliere spirituale diocesano e offre, insieme a un’équipe, un servizio di liberazione ed esorcismo a chiamata, previa autorizzazione episcopale. Mons. di Gregorio sembra confermare questa tendenza: