§2.4 LIBERACI DAL MALE
I: Il “Deliverance Service” Quindi la chiamano…? Lei dà un appuntamento…?
POO: Sì. Ma non necessariamente deve esserci un appuntamento. Puoi essere liberato dalla parola di Dio. Non è che debba per forza esistere un servizio speciale per la liberazione. Perché molti tra gli spiriti si muovono
sulla base di ciò in cui credi. [cfr. Appendice]
L’ultima frase di pastor Obasun ritorna sul comportamento degli spiriti: gli spiriti si muovono sulla base di ciò in cui si crede. Se ci si mette nella condizione di non entrare in relazione son gli spiriti, gli spiriti perdono tutto il loro potere. Queste osservazioni si pongono in continuità con certe logiche culturali che ci impediscono di concettualizzare il passaggio al pentecostalismo come “rottura” col passato. La statanizzazione dei culti locali, ad esempio, non ha eliminato modalità culturalmente specifiche di produzione e di relazione con le entità immateriali, siano esse rielaborate come sataniche o divine. Come sostiene Barber (1981) lo statuto ontologico delle divinità Yoruba non è di tipo essenziale, ma relazionale: una divinità che non dà frutti e non con- cede potere a chi la venera può essere abbandonata, dimenticata e ridotta al nulla. Il potere delle divinità dipende sostanzialmente dal numero, dal fervore e dalla prosperità dei propri accoliti. Questa sistemazione, secondo lo studioso, rispecchia la struttura sociale del mondo Yoruba, una struttura fortemente gerarchica, bastata sul prestigio dell’anzianità e suddivisa per lignaggi, che però rimane sufficientemente flessibile da consentire l’impresa individuale. Possedere particolari competenze e conoscenze, un’economia redditizia, un seguito di sostenitori e di lavoratori, una grande casa, ecc. può aumentare il prestigio individuale e consentire l’accesso immediato alle più alte posizioni gerarchiche, tendenza in seguito accentuata nel passaggio da economie di tipo sus- sistenziale alla produzione di mercato. Il recente revival africano del pentecostalismo, con la sua retorica di definitiva rottura col passato, si pone in continuità con queste tendenze: proponendo l’investimento su un Dio onnipotente il cui potere non può in alcun modo e in alcun tempo venire meno, diventa concepibile ottenere una garanzia stabile di successo che comporta, paralle- lamente, la disfatta di un pantheon minore, oscuro e incerto. La stessa gestione del potere all’in- terno della RCCG — nonostante la pervasiva gerarchizzazione e i principi di assoluto rispetto e obbedienza dovuti ai pastori più anziani — è aperta all’intraprendenza del singolo: essere partico- larmente dotati di carisma, buona dialettica, conoscenze accreditate e poteri spirituali (visione, guarigione, profezia, esorcismo), in altre parole “dare molto frutto”, indica la complicità e la grazia di Dio e costituisce una carta d’imbarco verso le posizioni più prestigiose. Sia Akindayomi che Adeboye si distinguevano per i loro poteri profetici e terapeutici e avevano guadagnato il massimo grado di autorità anche a causa dell’enorme quantità di seguaci che erano in grado di richiamare da tutte le regioni della Nigeria. Quello che offrivano, e che oggi offrono i pastori della RCCG, è una strategia di liberazione fondata esclusivamente sulla relazione triadica individuo-pas- tore-Dio. Come dice pastore Obasun, non è il gesto che cura, o una particolare preghiera, ma la relazione tra Dio, colui che ha bisogno di liberazione e un terzo (in genere il pastore, ma può far- lo qualsiasi iniziato) che si metta a disposizione dello Spirito Santo, si faccia cioè canale di passag-
gio. La liberazione dipende dallo Spirito Santo che viene convocato e agisce attraverso la figura del terzo. Non servono quindi procedure specifiche, se non quelle che ciascun pastore compie sotto ispirazione divina. In realtà ogni pastore, nel suo percorso di formazione, apprende partico- lari modi dai suoi superiori e poi li mette in pratica, raddrizzando con l’esperienza la propria strategia. A volte basta una chiacchierata, altre volte si può ricorrere al solo parlare in lingue, op- pure si può toccare con le mani l’individuo, benché non ci sia alcuna regola predefinita. Gli ele- menti essenziali del setting sono la presenza di un iniziato collettivamente reputato autorevole e potente e la presenza di Dio canalizzata dall’iniziato. In comunità è stato possibile assistere a di- verse sessioni di liberazione. In generale nella RCCG queste si svolgono previa “chiamata al- l’altare”: il pastore fa alzare gli interessati per raggiungerlo nella sua posizione frontale all’assem- blea. Nel nostro caso, le liberazioni sono state condotte da tre figure di riferimento diverse: pastor Obasun, il suo assistente e il suo maestro, pastor Amos Emovon (durante una visita alla comu- nità). Tra pastor Obasun e il suo assistente si vedono continuità importanti: entrambi fanno in- ginocchiare i “liberandi” e, a turno, si chinano su ciascuno di essi toccando una parte del corpo (la testa, i polsi, il collo). In seguito iniziano a pregare mantenendo lo sguardo fisso sull’individuo. La preghiera è libera e mira a scacciare l’ostacolo spirituale attraverso il nome di Gesù: «vai via spirito! vai via! nel nome di Gesù!», «qualunque cosa lotti contro il tuo destino: vattene via!». Non è raro che, durante la preghiera, i due pastori inseriscano dei segmenti glossolalici. Non mi è mai capitato, tuttavia, di assistere a particolari manifestazioni di possessione. In genere l’esito delle liberazioni era uno stato di spossatezza e di stanchezza, che conferiva difficoltà a rialzarsi. Leg- germente diversa è stata, invece, la liberazione operata da pastor Emovon, il quale è di grado su- periore a pastor Obasun nonché suo padre spirituale (per lui, “daddy”), e il quale gode di ottima fama all’interno della RCCG per le sue doti carismatiche. Anche pastor Emovon lavora su chia- mata all’altare: il servizio è rivolto a coloro che intendono sbarazzarsi di impedimenti, barriere e ostacoli spirituali per arrendendosi a Dio: una «call of surrender». Pastor Emovon raccoglie gli interessati e li dispone in fila dinanzi a lui, in piedi. Come negli altri casi, passa tra di loro e li tratta uno per uno, accompagnato da un’équipe di uomini che si mettono alle spalle dei liberandi per in- tervenire in caso di brusche cadute . Emovon parla solo in lingue, articolando con rapidità e 59
chiarezza una successione di fonemi che principiano sempre con un medesimo prefissoide: «obobobobobo … » — una caratteristica che lo accomuna allo stile glossolalico di T. B. Joshua, un predicatore pentecostale nigeriano di estrema notorietà, nonché fondatore della “Synagogue Church Of All Nations”. Con dei segnali facciali comunica il suo dialogo interiore con lo Spirito Santo (stringe le mandibole mostrando i denti, chiude gli occhi e li strizza ad intermittenza). Il procedimento è sempre lo stesso: pone la mano con dolcezza sulla guancia destra dei soggetti e prega in lingue guardandoli fissi negli occhi. Quando i soggetti iniziano ad essere agiti dalle forze spirituali, la mano passa sulla fronte e si fa forte e dura, il tono della voce aumenta. I fedeli com-
Le cadute si riferiscono al “riposo nello Spirito” [cfr. cap. III §3.2], come mi spiega personalmente pastor Emovon.
inciano a reclinare il capo all’indietro, ad accasciarsi sui fianchi e a oscillare dolcemente col busto. Altri alzano le mani e aprono la bocca, in silenzio, con gli occhi chiusi. In un caso particolare, un giovane uomo ha cominciato a correre all’indietro tutt’attorno a pastor Emovon, il quale non gli ha tolto la mano dalla fronte nemmeno un attimo e ha continuato a pregare in lingue mantenen- do lo sguardo. L’équipe si è allontanata per dare libero sfogo alla manifestazione e poi, verso il suo esaurirsi, si è riavvicinata per sostenere il soggetto e per riaccompagnarlo in seguito al suo posto. Durante un colloquio personale, Pastor Emovon mi spiega cosa succede negli individui quando lui inizia a pregare: i movimenti, dice, sono prodotti dalle forze maligne e benigne che scorrono nei loro corpi e lottano tra loro. La liberazione ha una modalità d’azione simile al riempimento di una bottiglia piena di sabbia. La sabbia equivale alle impurità spirituali, mentre lo Spirito Santo è l’acqua con cui si vuole riempire la bottiglia. Mentre si inserisce acqua, la sabbia si solleva e fa confusione, finché a un certo punto l’acqua non l’avrà fatta uscire completamente dal collo, las- ciando la bottiglia pulita e piena. Il movimento delle persone e la spossatezza finale sono le con- seguenze della battaglia che si agita dentro di loro, finché lo Spirito Santo non li riempie e li rasserena, li assuefà di pace.