SEMPLICE
Ricercatezza e Ricchezza nella strutturazione dei costrutti, specie dal punto di vista ornamentale, non si adattavano ad alcuni “lavori” che facevano, invece, proprio della Paupertas o, comunque, della
Semplicitas un preciso assunto estetico. Era il caso
dell’ordine Rustico che «è più nano e di più grossezza che tutti gl’altri ordini, per essere il principio e fondamento di tutti, e si fa nelle modanature delle cornici più semplici, {e per conseguenza più bello}, così ne capitelli e base come in ogni suo membro» (Introduzione all’opera, III). E nelle applicazioni concrete, anche Donatello fece «il basamento
[della statua della Giuditta], {ch’è un balaustro} di granito con semplice ordine, e che si dimostra ripieno di grazia et a gli occhi grato in aspetto» (Vita di
Donatello). A dire che ciò che è semplice può essere
anche «bello», «ripieno di grazia et a gli occhi grato in aspetto».
attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’ordine
Rustico ovvero Toscano; Vita di Donatello, il «basamento». riferimenti lessicali generali:
facile. anchein: Ser., IV,5,p.128v; Cat.,V,VII,p.124;
Pall.,I,13-14,pp.15,16; Scam.II,VI,22,p.94. SESTO
Il termine indica l’andamento geometrico di un arco a seconda della monta e del tracciamento del suo profilo. Un aspetto fondamentale, questo, specie per il rapporto tra Ordine e sua chiusura sommitale, che può inficiare tutta la bellezza di un costrutto. Il che era avvenuto, nel racconto di Vasari del 1568, a Leon Battista Alberti che «{a Cosimo Rucellai fece il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna [Vecchia a Firenze] e quello della loggia che gl’è dirimpetto ... quando volle girare l’arco della volta di dentro, veduto non potere dargli il sesto del mezzo tondo, che veniva stiacciato e goffo, si risolvette a girare in sui canti, da un risalto all’altro, con certi archetti piccoli}».
attestazioni: Vita di Leon Battista Alberti, l’errore
nella concatenazione: la mancata tangenza tra arco e trabeazione nella Loggia rucellai di Firenze. riferimentilessicaligenerali: arco.
SFONDATO
Nell’intradosso di una copertura (piana o a volta) o, specificatamente, in quello del gocciolatoio della trabeazione, già gli Antichi inserivano cassettonati decorativi, qualificati al centro di ogni cassettone, da una grande rosa. Si identificavano, così, due piani di giacitura: quello esterno dell’«incorniciamento» di ogni singolo riquadro; e quello interno ad ogni riquadro stesso su quale si imperniavano le rose, quasi che si trattasse di un doppio cielo (quello delineato da un piano più esterno e quello interno). Proprio quello interno, individuato geometricamente da tutti i piani arretrati dei singoli cassettoni, prendeva il nome di «sfondato» Nella sola edizione del 1568,
Vasari ricordava come i Da Maiano, esimi legnaioli fiorentini del XV secolo, avesse lavorato a suo tempo ad Arezzo: «{Benedetto alla Madonna delle Grazie che è poco fuor Arezzo, facendo un portico e una salita ... nel portico mise gl’archi sopra le colonne et a canto al tetto girò intorno intorno un architrave, fregio e cornicione; et in quello fece per gocciolatoio una ghirlanda di rosoni intagliati ... E perché non voleva che questo cielo apparisse di pezzi come era, riquadrò pezzo per pezzo d’un corniciamento intorno, che veniva a fare lo sfondato del rosone, che incastrato e commesso bene a cassetta, univa l’opera di maniera che chi la vede la giudica d’un pezzo tutta}».
attestazioni: Come soffitto piano: Vita di Benedetto
da Maiano, ‘sopra il capitello’: la trabeazione.
riferimenti lessicali generali: a casetta, cielo,
SGUSCIATO
Tra i vari tipi di lavorazione si distingue, secondo Vasari, la ‘sgusciatura’ ottenuta tramite un incavo continuo (a sezione semircolare o con porzioni di essa), a caratterizazione delle modanature semplici, come la gola rovescia, nella quale quella lavorazione risultava con un profilo all’incirca ad ‘S’ molto stesa (ma con un verso invertito o meno, a seconda che si trattasse di gola diritta o gola rovescia con sguscio diritto o rovescio). Così, tra le più auliche applicazioni di quell’effetto, Vasari descriveva, nella sola edizione del 1568, il fatto che «per la sepoltura del signor Giovanni de Medici in San Lorenzo a Firenze, Baccio Bandinelli murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso ... che ha sopra una gola alta tre quarti, che va in dentro sgusciata a rovescio a uso di fregio, nella quale sono intagliate alcune ossature di teste di cavalli legate con panni l’una all’altra»
attestazioni: {Vita di Baccio Bandinelli} e la sepoltu-
ra di Giovani dalle Bande Nere a Firenze. riferimenti lessicaligenerali: gola, guscia, a rovescio’.
SGUSCIO
cfr. GUSCIA SIMILE
Nell’ambito della comparazione tra componenti o tra costrutti, il concetto di ‘Similitudine’ risulta di grande rilevanza soprattutto se impiegato nei confronti delle opere antiche che comunque servono da modelli agli Architetti moderni. Anche in riferimento ai singoli Ordine, però, la Similitudine/ Somiglianza permette di operare su una Varietas oppure su una differenziazione che viene poi a mutare, intrinsecamente, la natura del costrutto stesso. Lo si può notare nella suite degli Ordini, ladovve il Corinzio ripropone forme derivate (e dunque ‘simili’ a) dallo Ionico, e il Composito dal Corinzio e Ionico. Così per Vasari, «la basa Composita sia per la metà della grossezza della colonna e misurata simile alla Corinta ... E chi vorrà far canali in questa colonna, può fargli simili alla Ionica, o come la Corinta, o come sarà l’animo di chi farà l’architettura di questo corpo, ch’è misto con tutti gli Ordini. I capitelli si posson far simili ai Corinti, salvo che vuole essere più la cimasa del capitello e le volute o viticci alquanto più grandi» (Introduzione all’opera, III). E dunque, puntando ora alla ripetizione similare di costrutti come metodo operativo: «Piero de’ Medici volle far la cappella della Nunziata ... nella chiesa de’ Servi [a Firenze] ... Sopra le colonne posano architrave, fregio e cornicione, doppii similmente di membri e d’intagli» (Vita di Michelozzo).
attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’’or-
dine Composito’; Vita di Michelozzo, la cappella della Annunziata a Firenze. riferimenti lessica- li generali: uguale. anche in: Vign., Tav.XVI;
Cat.,V,IV,p.115; Pall.,I,18,p.44. SMINUIRE
La perfetta indicazione, proporzionale e morfologica, di membri induce alla conclusione che solo precise caratteristiche ottengono il meglio della percezione;
così togliere o diminure qualcosa (‘sminuire’ appunto dl punto di vista dimensionale), priverebbe l’opera della sua Bellezza. Una tale capacità di equilibri, peraltro piuttosto rara, era stata secondo Vasari conseguita da Bramante: «[nella Basilica di San Pietro] vedesi in quella parte, ch’è finita di suo, la cornice che rigira attorno di dentro correre in modo, con grazia, che il disegno di quella non può nessuna mano meglio in essa levare e sminuire».
attestazioni: Vita di Bramante, l’Ordine in San
Pietro a Roma. riferimenti lessicali generali:
uguale. anche in: Vitr./ Barb., p.132; Vign., Tav.
XXXI; Scam.II,VI,5,p.17. SMISURATO
Nel senso di ‘colossale’ e quindi in grado di destare meraviglia. Vasari nel 1568 ricorda come Sanmicheli «a Verona fondò e tirò in alto la porta detta volgarmente del Palio ... Dalla parte di fuori è d’ordine Dorico, con colonne smisurate che risaltano, striate tutte secondo l’uso di quell’Ordine». attestazioni: {Vita di Michele Sanmicheli}, l’’opera
Rustica’ associata all’ordine Dorico. riferimenti lessicaligenerali: misura.
SODEZZA (e SODO)
Con riferimento alla “Firmitas” vitruviana, la categoria della ‘Sodezza’ di un componente o di un costrutto, risultava fondamentale per l’equilibrio statico di tutto l’Ordine. Ad entrambi gli aspetti fa riferimento Vasari nel 1568 in relazione all’ordine Dorico. [1] Per tutto il costrutto dell’Ordine: «{vedesi ancora che la proportione ne’ fusi delle colonne di questa ragione [Dorica] è molto ben intesa, come quelle che non essendo né grosse grosse né sottili sottili hanno forma somigliante, come si dice, alla persona d’Ercole, mostrando una certa
sodezza molto atta a regger il peso degli architravi,
fregi, cornici, e il rimanente di tutto l’edificio che va sopra}» (Introduzione all’opera, III). [2.] La sodezza del singolo componente, come nel caso delle bozze: «benché continuamente si veda di questa maniera [Dorica] tempii antichi e moderni, e così palazzi, i quali per la sodezza e collegazione delle pietre son durati e mantenuti più che non hanno fatto tutti gli altri edificii» (Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Dorico’). Infatti, «[quando] le bozze son pulite e sode di membri, non hanno possanza i casi di fortuna e del tempo nuocergli tanto rigidamente, quanto fanno alle altre pietre intagliate e traforate» (Introduzione all’opera, III, le bozze dell’ordine Rustico ovvero Toscano). [3.] ‘Sodo’ come sinonimo di “fusto” della colonna quasi che la funzione statica, per metonimia, si sostituisse al valore morfologico: «[il fatto di porre architravi sulle colonne] questo modo di fare è stato dagl’architetti passati fuggito, perciò che gli architravi di pietra, che d’ogni sorte si trovano, antichi e moderni, si veggono tutti, o la maggior parte, esser rotti nel mezzo, nonostante che sopra il sodo delle colonne, dell’architrave, fregio e cornice siano archi di mattoni piani [piattabande] che non toccano e non aggravano» (Introduzione all’opera, III, gli intercolumni trabeati).
Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Dorico’. 2. La
sodezza del singolo componente, come nel caso delle bozze: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Dorico’;
Introduzione all’opera, III, le bozze dell’ordine
Rustico ovvero Toscano. 3. ‘Sodo’ come sinimo di “fusto” della colonna: Introduzione all’opera, III, gli intercolumni trabeati. riferimenti lessicali generali: misura. anche in: Cat.,V,XII,p.132;
Pall.,I,15,19,pp.22,51; Scam.II,VI,1,p.2. SODO (sost.) anche in: Alb./ Bart., p.235; Cat.,V,XII,p.132; Scam.II,VI,29, p.136. SODO (agg.) anche in: Alb./ Bart.,pp.229-230; Ser., IV,5,pp.126-126v; Pall.,I,12,p.15; Scam.II,VI,17,p.67.
SOMMITÀ
La parte alta di un costrutto, viene specificata da Vasari per la sua collocazione. E, in questo caso, la cimasa del piedistallo appare riproposta anche nella sua trasposizione a grande imbasamento sepolcrale. Infatti «per la sepoltura del signor Giovanni de Medici in San Lorenzo a Firenze, Baccio murò tutto l’imbasamento, il quale è un dado isolato di braccia quattro incirca per ogni verso, et ha dapiè un zoccolo con una modanatura a uso di basa che gira intorno intorno e con una cimasa nella sua sommità, come si fa ordinariamente a’ piedistalli, e sopra una gola». attestazioni: {Vita di Baccio Bandinelli}, la
sepoltura di Giovanni dalle Bande Nere in San Lorenzo a Firenze. riferimentilessicaligenerali:
in alto. anchein: Vitr./ Barb., p.159; Ser.IV,7,p.159;
Cat.,V,XI,p.131; Scam.II,VI,15,p.56. SOPRA LA COLONNA
Vasari impiega la locuzione in senso generico indicando il posizione di archi appunto ‘sopra le colonne’ e al di sopra la trabeazione vera e propria. E ciò nell’accurata descrizione di quanto realizzato da Benedetto da Maiano in Santa Maria delle Grazie ad Arezzo: «{Benedetto alla Madonna delle Grazie che è poco fuor Arezzo, facendo un portico e una salita ... nel portico mise gl’archi sopra le colonne et a canto al tetto girò intorno intorno un architrave, fregio e cornicione}».
attestazioni: Vita di Benedetto da Maiano.
riferimentilessicaligenerali: arco.
SORTE (o SORTA)
Per caratterizzare un’individualità ornamentale – rispetto a “specie”, lemma fornito di maggiori rimandi semantici – Vasari usava genericamente ‘sorte’. Per questo la parola poteva indicare ogni tipo di carattere, che l’Aretino individuava, ad esempio, nella diversa natura delle pietre («sorte di pietre», «sorte di marmi») o «sorte di legni», «sorte di ferri», «sorte di stromenti» (Introduzione all’opera). Nella sua genericità, dunque, la parola può indicare gli Ordini («di questa sorte di [ordine Rustico] se ne vede in Toscana molte logge pulite»: Introduzione
all’opera, III; e «di queste ... “opera di quadro” o
“d’intaglio” si fanno tutte le sorti di ordini: Rustico, Dorico, Ionico, Corinto e Composto; e così se ne fece al tempo de’ Goti il lavoro Tedesco: Introduzione all’opera, II); o i componenti diversi di ciascuno come per l’ordine Corinzio, «il suo architrave, fregio
e cornice con le misure descritte da lui [Vitruvio], tutte intagliate con le mensole et uovoli et altre sorte d’intagli sotto il gocciolatoio ... Sono i canali nelle colonne di questa sorte a numero ventisei, benché n’è di manco ancora» (Introduzione all’opera,III); o tutti i tipi di ornamenti («i queste sorte [di lavoro “doppio” d’intaglio e cioè] “opera di quadro” o “d’intaglio” si fanno tutte le sorti di ordini ... E non si può lavorare nessuna sorte d’ornamenti che prima non si lavori di quadro e poi d’intaglio: Introduzione all’opera, II). Fino a giungere a «questa sorte di edificii [i palazzi] tanto quanto più sodi e semplici si fanno e con buon disegno» (Introduzione all’opera, III).
attestazioni: Introduzione all’opera, I, Delle diverse
pietre; Introduzione all’opera, II; Introduzione
all’opera, III, De’ cinque ordini; Introduzione all’opera, III, l’ornamentazione. riferimenti lessicaligenerali: specie. anchein: Alb./ Bart.,
p.216; Ces., pp.LVv-LVI; Ser., IV,5,p.127v; Vign., Tav.XXXI; Cat.,V,I,p.110; Pall.,I,15,19,pp.22,51; Scam.II,VI,11,p.38.
SOTTILE
Il mancato rispetto delle ‘buone’ Regole relative al proporzionamento degli elementi ‘lunghi’ può facilmente originare un effetto negativo di ‘sottigliezza’ che non solo appare alla vista, ma che, dal punto di vista statico, può compromettere la stabilità di tutto il costrutto. L’effetto visivo si intersecava fortemente con quello strutturale. Infatti «si ha a conoscere uno edificio proportionato bene ... [poiché] i fusi delle colonne non siano lunghi o sottili, o grossi o corti, servando sempre il decoro degli Ordini suoi» (Introduzione all’opera, VII ). Già in epoca gotica erano state errate le giuste proporzioni: «gli ornamenti loro furono confusi e molto imperfetti ..., faccendo le [colonne] grosse grosse o sottili sottili, come tornava lor meglio» (Proemio alla Parte Seconda). Errori che si ripetevano però anche presso i Moderni, poiché «[nel coro di Santa Maria del Fiore a Firenze] ... le due colonne, le quali mettevono in mezzo il pilastro da’ canti, lo facevano parer sottile e accompagnavano con disgrazia lui e tutta quell’opera» {Vita di Baccio Bandinelli}. attestazioni: Introduzione all’opera, VII, come
ben proporzionare; Proemio alla Parte Seconda, le invenzioni Tedesche; {Vita di Baccio Bandinelli}, errore nel rapporto tra pilastro triangolare e colonne addossate. riferimentilessicaligenerali:
proporzione. anche in: Vitr./ Ces., p.LVv; Vitr./
Barb., p.132; Alb./ Lauro, p.146v; Alb./ Bart., p.212; Ser.IV,9,p.183; Pall.,I,13,p.15.