Il sistema sintattico della sovrapposizione degli Ordini, come canonicamente suggerita dal Calosseo e poi adattata e variata in Età moderna, viene indicata da Vasari, anche se non esplicitata denominativamente, allorché l’Aretino nelle “Vite” nota come «questa sorte di lavoro Dorico si può ... ancora metterlo nel secondo ordine da basso sopra il Rustico, et alzando mettervi sopra un altro ordine variato, come Ionico, o Corinto o Composto, nella maniera che mostrarono gli Antichi nel Culiseo
di Roma, nel quale ordinatamente usarono arte e giudizio. Perché avendo i Romani trionfato non solo de’ Greci ma di tutto il mondo, misero l’opera Composta in cima, per averla i Toscani composta di più maniere; e la misero sopra tutte, come superiore di forza, grazia e bellezza, e come più apparente dell’altre, avendo a far corona all’edificio».
attestazioni: Introduzione all’opera, III, De cinque
Ordini. Vasari non prevede comunque alcun lemma denominativo. riferimenti lessicali generali:
ordini.
SPARTIMENTO
In senso tecnico di ‘divisorio’ (transenna) posto tra gli intercolumni, Vasari impiega il lemma: «Piero de’ Medici volle far la cappella della Nunziata ... nella chiesa de’ Servi [a Firenze] ... Di sotto, per il cielo di detta cappella, fra le quattro colonne è uno
spartimento di marmo tutto intagliato e pieno di
smalti lavorati a fuoco e di musaico in varie fantasie». attestazioni: Vita di Michelozzo, la cappella
della Annunziata a Firenze. riferimentilessicali generali: intercolumnio. anche in: Vign., Tav.
XXX. SPARTIRE
Nel “Vocabolario degli Accademici della Crusca” del 1612 per ‘spartire’ veniva avanzato il significato «per distribuir che che sia, dandone la sua parte a ciascuno. Latino: “inter aliquos dividere”». [1.] Vasari, precedentemente aveva impiegato il lemma con lo stesso valore di ‘distribuire’ che rimandava alla «distributio» di Vitruvio (come uso conveniente:
De Arch., I,II e VI,VI,7). Anche per l’Aretino «con
lo studio e la diligenza del gran Filippo Brunelleschi l’architettura ritrovò le misure e le proporzioni degli Antichi ... Ordinossi che le cose andassino per regola, seguitassino con più ordine, e fussino spartite con misure» (Proemio alla Parte Seconda). [2.] In senso più generale ‘spartire’ veniva poi a significare ‘caratterizzare’, ‘individuare secondo caratteristiche precise’, come quando «[l’Ordine è utilizzato in edifici forti] dove si fa cantonate a ‘punte di diamanti’ et a più faccie, bellissime. {E queste si fanno spartite in vari modi, cioè a bozze piane ... o in altre maniere}» (Introduzione all’opera, III).
attestazioni: 1. Nel senso di ‘distribuire’: Proemio
alla Parte Seconda, l’ordine. 2. Con il valore di ‘caratterizzare’, ‘individuare secondo caratteristiche precise’: Introduzione all’opera, III, le bozze dell’ordine Rustico ovvero Toscano. riferimenti lessicaligenerali: ordine, regola. anchein: Vign.,
Tav.XXX; Scam.II,VI,29,p.133. SPECIE
Nelle “Vite”, la denominazione di ‘specie’ risulta si- nonimica a quella di ‘Ordine’, ma probabilmente con una diversità concettuale rispetto a «genere». Vasari sembrava anticipare la sistemazione teorica riassun- ta poi, pochi decenni dopo (1612), dal “Vocabolario
degli Accademici della Crusca”, laddove «”genere”:
secondo i Loici, è quel, che comprende sotto di se le spezie. Latino “genus”; Greco “γένος”. E «”spezie”
[specie]: che comprende sotto di se più cose, differen-
ti solamente di numero [gli individui]. Latino: “spe-
cies”». In una tale sistemazione teorica, il «genere»
sarebbe venuto a comprendere tutti i componenti (colonne, pilastri, lesene costituiti da parti princi- pali, membri, porzioni ed elementi e modanature); le «specie» sarebbero state i singoli Ordini cano- nici (Toscano-Rustico, Dorico, Ionico, Corinzio, Composito, ma anche il «Tedesco»); gli «individui» [architettonici] ne avrebbero rappresentato la singo- la esplicazione. Così, infatti, «ecci un’altra specie di lavori che si chiamano “Tedeschi”, i quali sono di ornamenti e di proporzione molto differenti dagli antichi e da moderni» (Introduzione all’opera, III). Per Vasari, forse non con la stessa lucidità gerarchica della Filosofia che sarebbe poi stata alla base della sistemazione del “Vocabolario”, «genere» equivaleva a «Ordine», ma anche «specie» sembrava rimanda- re allo stesso concetto: probabilmente la differen- za, in questo caso, sembrava risiedere tra il Canone (ordini Toscano-Rustico, Dorico, Ionico, Corinzio, Composito: «genere») e le forme «Tedesche» («spe- cie» appunto).
attestazioni: Introduzione all’opera, III, la ‘maniera
Tedesca’. riferimentilessicaligenerali: genere,
lavoro, maniera, ordine, sorte. anchein: Vitr./ Ces.,
p.LIIII; Ser. IV,5,pp.126-126v; Cat.,III,I,pp.65-66; Scam.II,VI,10,p.31.
SPIANARE
Il senso di ‘creare un andamento orizzontale’ viene sintetizzato da Vasari nel verbo ‘spianare’, impiegato per puntualizzare il giusto montaggio dei costrutti dell’Ordine in chiave sintattica: colonne sorreggenti architravi (che appunto «spianano»); pilastri dai quali spiccano gli archi. Il Medioevo e poi ancora molti usi moderni (si pensi solo a Brunelleschi) avevano commistionato i due tipi di costrutto, girando archi sopra colonne. Leon Battista Alberti era stato il primo (1452), nel suo “De Re Aedificatoria” (VII, XV) a indicare – pur nella varietas dei costrutti - l’uso corretto adottato dagli Antichi. E così Vasari, nella sua fabbrica degli Uffizi, sottolineava come «per ritornare in uso il ‘vero modo’ di fabricare, il quale vuole che gl’architravi spianino sopra le colonne, levando via la falsità de girare gli archi delle logge sopra i capitelli, nella facciata dinanzi ho seguitato il vero modo che usarono gli Antichi» (Introduzione all’opera, III).
attestazioni: Introduzione all’opera, III, gli
intercolumni trabeati. SPIGOLO
La tecnica scultorea assumeva particolare rilevanza nell’ambito della caratterizzazione degli Ordini architettonici, dove la componente decorativa – sia come componenti, sia come ‘addobbi’ qualificanti – risultava comunque imprescindibile anche per la stessa definizione degli Ordini. Ecco dunque, che lo ‘spigolo’ che si realizzava in certi tipi di trattamenti assumeva, a sua volta, valore qualificante, come nel caso di modanature o sottosquadri che permettevano di creare zone d’ombra: «diciamo che quando le pietre si lavorano per la fabrica, tutto quello dove si adopera la squadra e le seste e che ha cantoni,
si chiama “lavoro di quadro”. E questo cognome deriva dalle facce e dagli spigoli che son quadri, perché ogni ordine di cornici, o cosa che sia diritta o vero risaltata et habbia cantonate, è opera che ha il nome di “quadro” e però volgarmente si dice tra gli Artefici, “lavoro di quadro”». Sinonimo era, ovviamente, «cantone».
attestazioni: Introduzione all’opera, II,
l’ornamentazione «doppia». riferimenti lessicali generali: cantone, lavoro di quadro. anchein: Alb./
Bart.,p.258. SPORTARE
Nel senso tecnico di ‘aggettare’, il termine entra nel “Vocabolario degli Accademici della Crusca” non nella prima edizione (1612), ma solo nella seconda (1623) nel senso di «sporgere in fuore». Vasari lo aveva già impiegato nell’edizione del 1568 allorché «Cristoforo e Stefano fratelli e pittori bresciani hanno ... fra l’altre cose in Vinezia, nel palco piano di Santa Maria dell’Orto, finto di pittura un corridore di colonne doppie atorte e simili a quelle della Porta Santa di Roma le quali, posando sopra certi mensoloni che sportano in fuori, vanno facendo un superbo corridore».
attestazione: {Vita di Garofalo e altri}, i mensoloni
che reggono gli sporti. riferimenti lessicali generali: aggetto, proiettura. anche in: Vitr./
Barb., p.169; Alb./ Lauro, p.150; Alb./ Bart., p.226; Ser.IV,7,p.158v; Cat.,V,III,p.111; Pall.,I,20,p.52. SPROPORZIONARE
Seppur Vasari distingua tra «errori» (che in genere sono morfologici) e «sproporzione» (di natura proporzionale), vi sono casi in cui la mancanza di armonia sintattica nel montaggio degli elementi comporta una generale spoporzione di tutto il costrutto (da biasimarsi sia sotto l’aspetto compositivo, sia nella relazione delle parti). Infatti «ecci un’altra specie di lavori che si chiamano “Tedeschi”, i quali sono di ornamenti e di proporzione molto differenti dagli antichi e da moderni ... et in queste opere facevano tanti risalti, rotture, mensoline e viticci che sproporzionavano quelle opere che facevano».
attestazioni: Introduzione all’opera, III, la ‘maniera
Tedesca’. riferimenti lessicali generali: errori,
sproporzione. SPROPORZIONE
Non impiegando la parola generica «abuso», come invece fa gran parte della Trattistica cinquecentesca, Vasari distingue tra «errori» (che in genere sono morfologici) e «sproporzione» (di natura proporzionale). Il termine ha comunque un valore esteso, perché quando l’aspetto dimensionale prevale, l’Aretino utilizza la locuzione «sproporzione di misura». È il caso della morfologia dei ‘pilastri triangolari’ (o trapezi), che, avendo una sezione planimetrica appunto triangolare invece che quadrata o rettangolare, vedono il ‘lato minore’ (ridotto addirittura ad un punto o a un breve segmento) sproporzionarsi rispetto a quello maggiore (la base). Infatti «il disegno di Giuliano di
Baccio d’Agnolo per il coro ottagono di Santa Maria del Fiore [a Firenze] fu di fare nelle cantonate di tutte le otto facce pilastri che piegavano in su gli angoli, e l’opera tutta di componimento Ionico; e questi pilastri, perché nella pianta venivano insieme con tutta l’opera a diminuire verso il centro del coro e non erano uguali, venivano necessariamente a essere larghi dalla parte di fuora e stretti di dentro. Il che è sproporzione di misura». Un problema che Vasari sembra porsi nella sola edizione del 1568, almeno in termini lessicali.
attestazioni: {Vita di Baccio Bandinelli}, i pilastri
triangolari. riferimentilessicaligenerali: errore,
pilastro triangolare, sproporzionare. STARE BENE
Secondo l’Estetica classica e classicistica, ripresa da Vasari e da lui indicata nei suoi passaggi fondamentali delle “Vite”, sono diversi gli assunti che permettono la buona riuscita di un’opera: il fatto di seguire il “buon modo di fare”, i valori della “Grazia”, della “Bellezza” etc. Sintetizza Vasari come «imitato il buono ... l’opera ‘stava bene’»; il che permetteva anche di poter sopportare e tener testa alle critiche. Infatti, nell’edizione del 1568, ricordava come «{Baccio d’Agnolo ... fece in sulla piazza di Santa Trinita [a Firenze] un palazzo a Giovanni Bartolini [Palazzo Bartolini-Salimbeni] ... e perché fu il primo edifizio, quel palazzo, che fusse fatto con ornamento di finestre quadre, con frontespizii e con porta le cui colonne reggessino architrave, fregio e cornice, furono queste cose tanto biasimate dai fiorentini con parole, con sonetti e con appiccarvi filze di frasche, come si fa alle chiese per le feste, dicendosi che aveva più forma di facciata di tempio che di palazzo, che Baccio fu per uscir di cervello. Tuttavia sapendo egli che aveva ‘imitato’ il buono e che l’opera ‘stava bene’, se ne passò}».
attestazioni: Vita di Baccio d’Agnolo, le porte
decorate di palazzo Bartolini a Firenze. riferimenti lessicali generali: buon modo di fare, regola.
anchein: Ser.IV,7,p.159.
STIACCIATO (o STIACCIARE)
Il termine assume nelle “Vite” almeno due significati principali connessi alla pratica artistica e architettonica. [1.] In senso estetico, ciò che risulta eccessivamente schiacciato (‘stiacciato’) crea un effetto percettivo disarmonico nell’ambito della composizione complessiva di un costrutto. Come nel caso della mancata estensione del sesto di un arco, che appare “goffo” e ‘stiacciato’ qualora non fosse stato ben calcolata la possibilità di sviluppo degli appoggi e della monta. Così era successo a Leon Alberti che, sottolineava Vasari nella sola edizione del 1568, «{a Cosimo Rucellai Alberti fece il disegno del palazzo che egli fece nella strada che si chiama la Vigna [Vecchia a Firenze] e quello della loggia che gl’è dirimpetto ... quando volle girare l’arco della volta di dentro, veduto non potere dargli il sesto del mezzo tondo, che veniva stiacciato e goffo, si risolvette a girare in sui canti, da un risalto all’altro, con certi archetti piccoli}» (Vita di Leon Battista Alberti). [2.] Nel senso della lavorazione ‘a stiacciato’ cioè a basso
rilievo estremamente ridotto. Infatti. «la terza specie [dei rilievi] si chiamano bassi e stiacciati rilievi; i quali non hanno altro in sé, che ‘l disegno della figura con ammaccato e stiacciato rilievo. Sono difficili assai, atteso che e’ ci bisogna disegno grande e invenzione, avvenga che questi sono faticosi a dargli grazia per amor de’ contorni; et in questo genere ancora Donato [Donatello] lavorò meglio d’ogni artefice con arte, disegno et invenzione» (Introduzione all’opera, X, De’ bassi e de’ mezzi rilievi).
attestazioni: 1. Nel senso di goffo: Vita di Leon
Battista Alberti (l’errore nella concatenazione: la
mancata tangenza tra arco e trabeazione). 2. Come tipo di lavorazione a rilievo bassissimo: Introduzione
all’opera, X, De’ bassi e de’ mezzi rilievi. riferimenti lessicali generali: goffo. anche in: Alb./ Bart.,
p.213.
STRAORDINARIO
Se nel “Vocabolario degli Accademici della Crusca” del 1612 alla voce “ordinario” si specificava che «è ciò che è solito consueto, comune», ovviamente per ‘straordinario’ veniva ad intendersi l’opposto di tutto ciò. Come enucleava anche Vasari: «essendo l’anno 1550 creato papa Giulio Terzo ... avendo il cardinal vecchio di Monte, quando morì, lasciato agl’eredi che gli dovesse fare in San Pietro a Montorio [a Roma] una sepoltura di marmo ... e datone cura al Vasari, egli voleva che in detta sepoltura facesse il Mosca qualche cosa d’intaglio straordinaria». attestazioni: {Vita di Simone Mosca},
l’ornamentazione della tomba di papa Giulio III a Roma. riferimentilessicaligenerali: ordinario
STRIATO
Nel senso di scanalatura del fusto della colonna (almeno in ambiente veneto veronese). [1.] Come scanalatura del fusto della colonna Dorica: «Micheli Sanmicheli ... a Verona fondò e tirò in alto la porta detta volgarmente del Palio ... Dalla parte di fuori è d’ordine Dorico, con colonne smisurate che risaltano,
striate tutte secondo l’uso di quell’ordine» ({Vita di Michele Sanmicheli}. [2.] Come scanalatura del fusto
della colonna Corinzia: «Danese Cataneo ha fatto in Verona a Santa Anastasia una cappella di marmi ricca, e con figure grandi, al signor Ercole Fregoso ... d’ordine Corinto ... divisata da quattro gran ‘colonne tonde’ striate» ({Vita di Iacopo Sansovino}). attestazioni: 1. Come scanalatura del fusto della
colonna Dorica: {Vita di Michele Sanmicheli}, l’’opera Rustica’ associata con l’ordine Dorico. 2. Come scanalatura del fusto della colonna Corinzia: {Vita di Iacopo Sansovino}, la ‘colonna tonda’ in Santa Anastasia a Verona. riferimenti lessicali generali: accanalare, accanalato, canale, colonna
accanalata. anche in: Vitr./ Ces., p.LV; Ces.,
p.XLVII-XLVIIv [ma LVII]; Ser.,IV,8,pp.169/170v; Scam.II,VI,11,12,30,pp.38-39,41,141.
STUDIO
Rispetto alla categoria innata dell’“ingegno” - dote naturale in grado di risovere i problemi o di trovare la soluzione appropriata – Vasari pone anche la necessità dello ‘studio’ e la “diligenza”, in modo da
ottenere grandi capacità (la “terribilità”) e risultati nell’”inventare” e “ghiribizzare” gli Ordini, come tutti i costrutti dell’Architettura. C’erano stati, tra i Maestri, comunque artefici più ‘geniali’ (come Bramante e soprattutto Michelangelo) e artefici più studiosi e diligenti, come appunto Filippo Brunelleschi, tanto che «con lo studio e la diligenza del gran Filippo Brunelleschi l’Architettura ritrovò le misure e le proporzioni degli Antichi».
attestazioni: Proemio alla Parte Seconda, l’ordine.
riferimentilessicaligenerali: capriccio, diligenza,
ingegno, inventare, ghiribizzare, terribilità. SUPERBO
Componenti di una Bellezza unica e straordinaria, venivano ad avere da parte di Vasari, nel 1568, una indicazione eccelsa. Ricordando come la Bellezza potesse fuoriuscire dalle ‘parti minime’, dai ‘dettagli’ (il che non implicava che non vi fossero errori nella strutturazione generale): «{fu poi Antonio a Loreto dove ... rigrossando le mura e i pilastri fuori e den- tro, gli diede bella forma del tutto e nella proporzione de’ membri ... continuando un medesimo ordine nelle crociere e nelle navate della chiesa, con superbe moda- nature d’architravi sopra gl’archi, fregi e cornicioni}». attestazioni: Vita di Antonio da Sangallo il Giovane,
la basilica di Loreto. riferimentilessicaligenerali:
bellezza, bello. SVELTO
In una visione dell’architettura strettamente connessa al corpo umano e alle sue proporzioni – una visione che da Vasari, come dai suoi Contemporanei, era stata ripresa dalla trattazione di Vitruvio – anche il concetto di ‘sveltezza’ si lega non solo a quello di “altezza” (“alto”), ma più in generale ad un rapporto di ‘snellezza’ tra le parti. Così, «l’ordine Ionico, per essere più svelto del Dorico, fu fatto dagli Antichi a imitatione delle persone che sono tra il tenero e il robusto».
attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine
Ionico’. riferimenti lessicali generali: alto.
anche in: Cat.,V,X,p.129; Pall.,I,17,p.37; Scam.
II,VI,13,p.45. TEDESCO
Cfr. ORDINE TEDESCO TENERE
Vasari impiega il verbo in senso tecnico con vari significati. [1.] L’Aretino utilizza, nel 1568, il verbo nel senso di mostrare caratteristiche formali particolari (soprattutto per l’ordine Tedesco). Dunque «{[a Firenze] nella casa di Ser Giovanni Conti, uno de segretarii del signor duca Cosimo, nel fare le due finestre inginocchiate ... Giuliano di Baccio d’Agnolo le tritò tanto con risalti, mensoline e rotti, ch’elle tengono più della maniera Tedesca che dell’antica e moderna, vera e buona}» (Vita di Baccio
d’Agnolo). E, ancora «{riguardo al modello del San
Pietro a Roma eseguito dal Sangallo, Michelangelo] usò dire pubblicamente che il San Gallo l’aveva condotto ... con tanti risalti, aguglie e tritumi di membri che teneva molto più dell’opera Todesca che
del buon ‘modo antico’ o della vaga e bella ‘maniera moderna’}» (Vita di Michelagnolo). [2.] Vasari adotta il verbo in senso tecnico con il significato di occupare lo spazio: «di questa ragione [dell’] opera [Dorica] n’è in Roma al Foro Boario ... nella quale opera non si vede base, e quelle che si vedono son Corinte. Et è openione che gli Antichi non le facessero, et in quello scambio vi mettessero un dado tanto grande, quanto
teneva la base» (Introduzione all’opera, III).
attestazioni: 1. Nel senso di mostrare caratteristiche
formali particolari: Vita di Baccio d’Agnolo, la ‘maniera Tedesca’ nella casa di Giovanni Conti a Firenze; Vita di Michelagnolo, l’‘maniera Tedesca’ come gran copia di decorazioni. 2. Nel senso di occupare di spazio: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine Dorico’. anche in: Pall.,I,13-14,pp.15,16;
Scam.II,VI,24,p.104. TENERO
Pur senza giungere al valore indicato dal “Vocabolario
degli Accademici della Crusca“ del 1612, che
con ‘tenero’ significava «per metafora: lezioso, effeminato, attoso. Latino “mollis, delicatus”», Vasari aveva impiegato - nella caratterizzazione fisica degli Uomini che serviva da paragone per gli Ordini architettonici, secondo una relazione Architettura/ Corpo umano che rimontava al mondo greco ed era stata istituzionalizzata da Vitruvio – il termine ‘tenero’ per indicare un fisico delicato. Così, «l’ordine Ionico, per essere più svelto del Dorico, fu fatto dagli antichi a imitatione delle persone che sono tra il
tenero e il robusto».
attestazioni: Introduzione all’opera, III, l’‘ordine
Ionico’. riferimenti lessicali generali: robusto,
svelto. anchein: Pall.,I,20,p.51.
*TENIA
Nella categoria dei ‘listelli’ («piani») Vasari sussume, per comodità ma senza citarli dal punto di vista denominativo, anche modanature che avevano già trovato una loro sistemazione linguistica, come nel caso della «tenia» vitruviana. Infatti nella trabeazione Dorica, «facendoli sopra [la colonna] le sue cornici [cornicione] e di sotto la sua fascia [corona] col bastone [astragalo nella sottocornice] e due piani [due listelli: rispettivamente il cimatio posto nella sottocorona al di sopra dei capitelli dei triglifi; e sotto i triglifi stessi la tenia], secondo che tratta Vitruvio [Lib.IV,Cap.III]» (Introduzione all’opera, III, ‘sopra il capitello Dorico’ ovvero la trabeazione Dorica).
attestazioni: non risultano attestazioni vasariane.
riferimenti lessicali generali: listello, piano.
invece in: Vitr./ Ces., p.LXV; Ser. IV,6,p.140v;
Cat.,V,IV,p.116; Pall.,I,15,p.26. TERMINE
Nella grande Varietas degli Ordini antichi, si distiguevano anche gli ‘Ordini figurati’, le cui morfologie potevano venir riconnesse cioè – in qualche modo – a figure precise, delle quali aveva parlato, peraltro già Vitruvio facendo riferimento alle «Cariatidi» (De Arch., I,I,5), ai «Telamoni e Atlanti» (De Arch., VI,VII,6), già ‘inventati’ dai Greci.
Anche le rovine erano straripanti di quei ‘lavori’, per cui gli Architetti moderni avevano desunto quelle forme e, a loro volta, altre ne avevano inventate. Si trattava, insomma, di veri e propri ‘Ordini’, non solo per la loro funzione ‘strutturale’, ma anche per la caratterizzazione dei vari membri. Vasari aveva adottato il termine ‘Termine’ per indicare tutti gli Ordini figurati. Infatti: «usavano gli Antichi, o per porte o per sepolture o altre specie d’ornamenti, in cambio di colonne, Termini di varie sorte: chi una figura ch’abbia un cesta in capo per capitello, altri una figura fino a mezzo et il resto verso la base piramide overo bronconi d’alberi. E di questa sorte facevano vergini, satiri, putti et altre sorti di mostri o bizzarrie che veniva lor comodo, e secondo che nasceva loro nella fantasia le mettevano in opera» (Introduzione all’opera, III). Dunque i Termini potevano avere carattere figurale molto vario, nella
varitas dei costrutti. Michelangelo aveva realizzato
alcuni esempi di Termini eccelsi: [per la sepoltura di Giulio II ... in San Pietro in Vincoli a Roma] ... /cominciò alcune Vittorie ignude, che hanno sotto Prigioni, et infinite provincie legate ad alcuni Termini di marmo, i quali vi andavano per reggimento/. {Michelagnolo messe su il primo imbasamento intagliato con quattro piedistalli che risaltavano in fuori tanto quanto prima vi doveva stare un Prigione per ciascuno, che in quel cambio vi restava