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Con una stimolante ambiguità, Vasari lasciava aperto il campo alla complessa identificazione dell’ordine Rustico, variamente inteso sia come ‘ordine Toscano’, sia come ‘ordine Tuscanico vitruviano’, sia come peculiare tessitura muraria a bozze, sia come ornamentazione che si poteva estendere e poteva commistionarsi con altri Ordini. [1.] Il Rustico come Toscano modernizzato sulla base delle prescrizioni di Vitruvio e delle Antichità. Vasari, che parla esplicitamente degli Ordini con una trattazione specifica, evita l’impiego della denominazione di «Toscano» per sostituirla solo con «Rustico»: «il lavoro chiamato Rustico è più nano e di più grossezza che tutti gl’altri ordini, per essere il principio e fondamento di tutti, e si fa nelle modanature delle cornici più semplici, {e per conseguenza più bello}, così ne capitelli e base come in ogni suo membro. I suoi zoccoli o piedistallo che gli vogliam chiamare, dove posano le colonne, sono quadri di proportione, con l’avere dapiè la sua fascia soda, e così un’altra di sopra che lo ricinga in cambio di cornice. L’altezza della sua colonna si fa di sei teste, a imitazione di persone nane ed atte a regger peso; e di questa sorte se ne vede in Toscana molte logge pulite et alla rustica con bozze e nicchie fra le colonne e senza, e così molti portichi, che gli costumarono gli antichi nelle loro ville; et in Campagna se ne vede ancora molte sepolture, come a Tigoli et a Pozzuolo. Servironsi di questo ordine gli antichi per porte, finestre, ponti, acquidotti, erarii /da conservar tesori/, castelli, torri e rocche da conservar munizioni e artiglieria, e porti di mare, prigioni e fortezze» (Introduzione all’opera,III). L’uso era dunque antico («Campagna [Campania] ... a Tigoli e Pozzuolo»), ma un buon impiego se ne era fatto appunto in Toscana («di questa sorte se ne vede in Toscana molte logge»). Tra le migliori realizzazioni moderne vi era, secondo

Vasari, a Genova la Porta Molo (ora porta Siberia) realizzata da Galeazzo Alessi, che «fece fare un bellissimo portone, che giace in mezzo circolo, molto adorno di colonne rustiche e di nicchie a quelle intorno» (Vita di Lione Lioni e di altri scultori e

architetti). Con un’ambiguità, insomma, tra ‘ordine

Rustico’ e ‘ordine Toscano’ che poteva essere foriera di molte risultanze architettoniche concrete. [2.] L’ordine Rustico poteva porsi anche come una caratterizzazione muraria molto singolare che vedeva l’impiego di bozze rustiche, commistionate in genere alla morfologia dell’ordine Toscano. Infatti, «di questa sorte [di Ordini] se ne vede in Toscana molte logge ... alla rustica con bozze e nicchie fra le colonne e senza, e così molti portichi, che gli costumarono gli antichi nelle loro ville; et in Campagna se ne vede ancora molte sepolture, come a Tigoli et a Pozzuolo » (Introduzione all’opera,III). Un Ordine divenuto di gran moda alla metà del Cinquecento, dopo che, sottolineava Vasari poiché «il modello di Filippo Brunelleschi [per palazzo Pitti] non si è trovato, n’ha fatto fare sua eccellenza [il granduca Cosimo] un altro a Bartolomeo Ammannati, scultore et architetto eccellente, e secondo quello si va lavorando; e già è fatto una gran parte del cortile d’opera Rustica, simile al difuori» (Vita di Filippo Brunelleschi). Ma non erano però mancate le commistioni moderne anche con l’ordine Dorico, come ricordava Vasari allorché Bramante «fece fare in Borgo [a Roma] il palazzo che fu di Raffaello da Urbino lavorato di mattoni e di getto con casse le colonne, e le bozze di opera Dorica e Rustica, cosa molto bella et invenzion nuova del fare le cose gettate» (Vita di

Donato Bramante). E anche Michele Sanmicheli fece

a Verona «la Porta Nuova, tutta di opera Dorica rustica, la quale nella sua sodezza e nell’essere gagliarda e massiccia corrisponde alla fortezza del luogo ... La Porta del Palio ... è dalla parte di fuori d’ordine Dorico ... è di facciata larghissima e tutta di bozze, o vero bugne, non rozze ma pulite e con bellissimi ornamenti ... Dalla banda che è volta verso la città, vi fece il San Michele una bellissima loggia, tutta di fuori d’ordine Dorico e rustico e di dentro tutta lavorata alla rustica, con pilastri grandissimi, che hanno per ornamento colonne di fuori tonde e dentro quadre e con mezzo risalto, lavorate di pezzi alla rustica e con capitelli Dorici senza base » ({Vita

di Michele Sanmicheli}). Anche Sansovino, nella

Zecca di Venezia, aveva interpretato la commistione degli Ordini con la Rustica e, in particolare, con il Tuscanico a pilastri, con il Dorico e con lo Ionico colonnari, come ricordava Vasari: «Zecca, Sansovino disegnò e spartì dentro con tanto ordine e comodità ... e adornò tutto con ordine rustico molto bello, il quale modo, non si essendo usato prima in quella città, rese maraviglia assai agli uomini di quel luogo» (Vita di Jacopo Sansovino). [3.] Come singolare trattamento murario («opera» o «componimento») che poteva assurgere a vero e proprio Ordine, privo della caratterizzazione morfologica delle colonne e dei piedritti. Sottolineava infatti Vasari che «per Filippo Strozzi, Benedetto da Maiano gli fece un modello [per il suo Palazzo di Firenze] ... e condusse il guscio di fuori ... il quale è d’’ordine Rustico’ e

graduato, percioché la parte de’ bozzi dal primo finestrato in giù, insieme con le porte, è rustica grandemente, e la parte che è dal primo fenestrato al secondo è meno rustica assai ... Fecevi dunque il Cronaca la bellezza di fuori con ‘ordine Toscano’» (Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca). Un’opera che anche Bramante aveva impiegato a Roma: «al palazzo ch’a San Biagio su ‘l Tevere ... et il resto del principio di opera rustica bellissima» (Vita di

Donato Bramante). E anche Giuliano da Sangallo

che in palazzo Gondi a Firenze «dirimpetto a San Firenze, di sopra dove stavano i lioni fece di componimento rustico» (Vita di Giuliano da San

Gallo). Un ‘ordine’ che aveva trovato applicazione

anche nelle architetture militari, come mostrava l’attività di Antonio da Sangallo, poiché «facendo poi fare Sua Santità i bastioni di Roma, che sono fortissimi, e venendo fra quelli compresa la porta di Santo Spirito, ella fu fatta con ordine e disegno d’Antonio, con ornamento rustico di trevertini, in maniera molto soda e molto rara, con tanta magnificenza, ch’ella pareggia le cose antiche» (Vita

di Antonio da San Gallo). E anche Giulio Romano

nel palazzo del Te di Mantova fece «tutto fuori e dentro nel cortile d’opera rustica ... E [all’interno] fece una gran stanza tonda ... e vi fece per lo girare di quella a’ suoi luoghi murare le porte, le finestre et il camino di pietre rustiche a caso scantonate e quasi in modo scommesse e torte, che parea proprio pendessero in sur un lato e rovinassero veramente.» (Vita di Giulio Romano). Anche Michele Sanmicheli nella fortezza «sopra il Lito, cioè alla bocca del porto di Vinezia ... la murò tutta di fuori alla rustica con grandissime pietre d’Istria ... e dentro poi vi fece Michele una piazza con partimenti di pilastri et archi d’ordine rustico, che sarebbe riuscita cosa rarissima se non fusse rimasta imperfetta. » ({Vita di Michele

Sanmicheli}). E infine, lo stesso Vasari ricordava

di aver eseguito una tavola con il Martirio di San

Sigismondo per la cappella Martelli nella basilica di

San Lorenzo di Firenze, con una «porta d’un gran palazzo, rustica, per la quale si avesse la veduta del cortile quadro» (Vita di Giorgio Vasari).

attestazioni: 1. Come Tuscanico vitruviano

modernizzato sulla base delle Antichità: Introduzione all’opera, III, l’ordine Rustico ovvero Toscano:

Vita di Lione Lioni e di altri scultori e architetti: Galeazzo Alessi e la sua attività a Genova. 2. Come

trattamento murario a bozze rustiche commistionato alla morfologia dell’ordine Toscano o Dorico:

Introduzione all’opera, III, l’ordine Rustico ovvero

Toscano; Vita di Filippo Brunelleschi, palazzo Pitti a Firenze; Vita di Donato Bramante; {Vita di Michele

Sanmicheli}, le porte urbiche di Verona 3. Ordine

Rustico come singolare trattamento murario a bozze:

Vita di Simone Pollaiolo detto il Cronaca, l’’opera

rustica’ di Palazzo Strozzi a Firenze; Vita di Donato

Bramante; Vita di Antonio da San Gallo, le fortezze; Vita di Giulio Romano, il palazzo Te a Mantova;

{Vita di Michele Sanmicheli} e le fortificazioni veneziane. riferimenti lessicaligenerali: ordine

Toscano. anche in: Ser., IV,5,pp.131/133v; Scam.