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CAPITOLO I: INQUADRAMENTO DEI PROBLEMI TEORICI DELLA FISCALITÀ

4. L’economia e il mercato digitale: l’emersione di nuovi modelli di business e la

4.1. Il concetto di economia digitale: dal commercio elettronico alla “digitalizing

Nell'iniziare una riflessione sui profili fiscali dell'economia digitale, dunque, una delle prime questioni problematiche da risolvere concerne l’oggetto stesso della ricerca e, in particolare, il corretto inquadramento dell’argomento da affrontare. È tanto più necessario identificare gli esatti confini della questione, quanto si consideri che nella letteratura scientifica italiana e internazionale sono stati utilizzati diversi termini (quali commercio elettronico, web o new economy) per discorrere essenzialmente della stessa questione, ossia della compatibilità delle regole tributarie con l’economia digitale e la compatibilità dell’economia digitale con le regole tributarie70. Tale gioco di parole vuole rappresentare

70 In origine si era soliti nella dottrina e nelle discussioni politiche parlare di profili fiscali del commercio

elettronico, in quanto questo modello di business è stato il primo a porsi come problematico per il fisco. Si ricordano, tra molti, i saggi americani di MCLURE, Taxation of electronic commerce: Economic objectives, technological constraints, and tax laws, in Tax Law Review, 1996, vol. 52, p. 273; HELLERSTEIN, State Taxation of Electronic Commerce, in Tax Law Review, 1996, vol. 52, p. 425; AVI, YONAH, International

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nitidamente la difficoltà, da un lato, di adattamento di categorie giuridiche elaborate in un’economia tradizionale alle nuove tecnologie e, dall’altra parte, l’incidenza dell’economia digitale nella modifica dell’attuale assetto fiscale.

In poche parole, si dubita che le norme fiscali siano in grado di funzionare correttamente in un contesto socioeconomico assai diverso da quello in cui sono state emanate e, correlativamente, si esamina la possibilità di cambiamenti strutturali della normativa tributaria a seguito della digitalizzazione. Il tema è tanto rilevante quanto si consideri che l’economia digitale, nel 2015, ha prodotto redditi per 1360 miliardi di dollari americani di cui 29 miliardi di euro nella sola Italia71.

La digitalizzazione, intesa come il processo di diffusione di una tecnologia multiuso, è stata paragonata al fenomeno dell'elettrificazione al fine di dimostrare l'impatto rivoluzionario che ha avuto nella vita quotidiana72 non solo per i singoli cittadini, ma anche per le imprese e le amministrazioni pubbliche. Dal punto di vista del singolo individuo, i processi di innovazione tecnologica hanno inciso profondamente su tutti gli aspetti dell’esistenza umana. Per i fini della presente ricerca, in particolare, si evidenzia che l’acquisto di beni e servizi nel mondo virtuale è ormai divenuto pratica comune, così come la gestione dei rapporti con l’Amministrazione tributaria73. Per le pubbliche amministrazioni, d’altra parte, la digitalizzazione offre, ancora, l’occasione per trasformare radicalmente il modo di operare, orientandolo, sempre di più, alle esigenze dei cittadini e delle imprese74 con un miglioramento della performance in termini di economicità,

Taxation of Electronic Commerce, in Tax Law Review, 1996, vol. 507; FOX, MURRAY, The sales tax and electronic commerce: So what's new?, in National Tax Journal, 1997, p. 573; in Europa, su tutti, HINNEKENS, The Challenges of Applying VAT and Income Tax Territoriality Concepts and Rules to International Electronic Commerce, in Intertax, 1998, vol. 26, n. 2, p. 52; in Italia, tra i primi, MAISTO, Le prime riflessioni dell'Ocse sulla tassazione del commercio elettronico, in Riv. Dir. Trib., 1998, vol. 1, p. 47; GARBARINO, Profili impositivi delle operazioni di commercio elettronico, in Dir. prat. trib., 1999, vol. I, p. 1448; in Francia, BOUTELLIS, Fiscalité du commerce électronique, in Revue de Droit Fiscal, 1998, il report dell’OCSE, Taxation and Electronic Commerce Taxation and Electronic Commerce, Implementing the Ottawa taxation framework conditions, Paris, 2001. Si veda anche United States Department of Treasury, Office of Tax Policy, Selected Tax Policy Implications of Global Electronic Commerce, November 1996, Intertax, 1997, 4, 148.

71 GIOVANNINI, Legalità ed equità: per un nuovo sistema impositivo, in Dir. e Prat. Trib., 2017, vol. 6, p.

2335.

72 Relazione finale del Gruppo di esperti di alto livello della Commissione europea sulla tassazione

dell'economia digitale, maggio 2014.

73 Per un esempio dato dall’organizzazione digitale di un’Amministrazione Finanziaria si faccia, su tutti,

l’esempio spagnolo cfr. ALGUACIL MARI’, Collaborazione sociale e amministrazione tributaria elettronica nell’ordinamento spagnolo, in Giur. Imp., 2018, 1.

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efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, in piena attuazione del principio costituzionale del buon andamento. Per gli operatori economici, intesi largamente, la frantumazione dei confini fisici realizzata da Internet permette di poter svolgere la propria attività in un mercato ormai globale, abbattendo i costi di gestione, consentendo, altresì, di creare nuovi modelli di generazione della ricchezza. Tutto ciò, però, rappresenta solo una parte della rivoluzione portata avanti dallo sviluppo del digitale, che, ormai, è arrivata alla nascita e all’affermarsi di una Quarta Rivoluzione Industriale75 e della conseguente Industria

4.076che, per brevitas, è l’estremizzazione dell’uso del dato nei processi produttivi.

A questo riguardo, pur non esistendo una definizione comunemente accettata, per chiarire, fin da subito, i termini della questione, con il termine “Industria 4.0” viene generalmente considerato il processo attraverso con cui si è arrivati a una nuova concezione dell’industria mediante l’utilizzo e lo sviluppo delle tecnologie digitali nella produzione manifatturiera e nella prestazione dei servizi. Questa rivoluzione ha portato allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, alla ricerca e innovazione, fino alla validazione e alla produzione, con il minimo comune denominatore costituito da un alto grado di automazione e interconnessione. Sostanzialmente, Industria 4.0 indica la rappresentazione di un nuovo modello industriale altamente tecnologizzato e, allo stesso tempo, individua la metodologia con cui raggiungerlo attraverso un utilizzo massiccio dei dati. Le modalità concrete con cui sta avvenendo questa rivoluzione constano di due diverse fasi: la prima fase relativa alla gestione e all’archiviazione di grandi quantità di dati disponibili in rete (big data) in maniera liberamente fruibile (open), e acquisiti da oggetti dotati della capacità di interagire tra di loro grazie ad una rete, la cosiddetta Internet of Things; la seconda, invece, è costituita dai

pubblica in Italia, in Note e Studi, 2016, vol. 12.

75 Si dice che l'"industria 4.0" è stata così denominata poiché rappresenterebbe la "quarta rivoluzione

industriale", dopo la prima del Settecento, legata all'invenzione della macchina a vapore, la seconda dell'Ottocento, basata sull'uso dell'elettricità, la terza, degli anni Settanta del Novecento, improntata all'introduzione dell'informatica. Secondo AVERARDI, Incentivi alle imprese e "Industria 4.0". il ritorno delle politiche industriali?, in Giornale Dir. Amm., 2017, vol. 5.., La formulazione del concetto è ancora troppo giovane perché si sia potuto formare, sul punto, una letteratura critica approfondita, non solo giuridica.

76 Il termine Industria 4.0 o, meglio, Industrie 4.0 viene attribuito a Henning Kagermann, Wolf-Dieter Lukas e

Wolfgang Wahlster che lo impiegarono per la prima volta in una comunicazione, tenuta alla Fiera di Hannover del 2011, in cui preannunciarono lo Zukunftsprojekt Industrie 4.0. Concretizzato alla fine del 2013, il progetto per l'industria del futuro Industrie 4.0 prevedeva investimenti su infrastrutture, scuole, sistemi energetici, enti di ricerca e aziende per ammodernare il sistema produttivo tedesco e riportare la manifattura tedesca ai vertici mondiali rendendola competitiva a livello globale. In Italia è stato emanato il Piano Nazionale Industria 4.0 da parte del Ministero dello Sviluppo Economico http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/industria40.

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cosiddetti analytics, ossia il complesso delle tecniche e degli algoritmi necessari per estrarre dai dati delle informazioni utili e, in ultima analisi, ricavarne un valore. A differenza delle imprese e dei relativi modelli di business che verranno studiati nel corso della presente ricerca, la cd. “industria 4.0” appare una classica tipologia di impresa che produce e cede beni materiali, cambiando, invece, il concreto processo produttivo, divenuto altamente digitalizzato. Ciò che interessa ai nostri fini è l’analisi del valore assunto dal “dato” che rappresenta una costante sia nella cd. “impresa 4.0” ovvero nei modelli digitali d’impresa, in sintesi la cd. “economia dei dati”.

Tuttavia, come anticipato, la riflessione sulla fiscalità dell’impresa 4.0 riguarderà solo marginalmente questo lavoro, principalmente, perché il modello di business dell’industria 4.0 pare essere ancora tradizionale, pur cambiando le modalità di produzione dei beni e servizi. Per quanto riguarda, infatti, l’impresa che produce beni e servizi “tradizionali”, l’utilizzo del dato digitale è orientato al fine di migliorare i processi produttivi grazie a una sempre più ottimale automazione, viceversa nell’impresa digitale che offre beni o servizi “non tradizionali”, il dato è, allo stesso tempo, un bene strumentale e un bene- merce, potendo diventare un potenziale bene d’investimento. Come vedremo più approfonditamente, infatti, il dato nei modelli della digital economy può essere utilizzato per essere semplicemente rivenduto a soggetti economici che lo sfrutteranno a fini pubblicitari ovvero può essere raccolto e lavorato autonomamente anche per fini pubblicitari. In sintesi, da qualsiasi prospettiva, affiora l’idea del dato come asset industriale e, dunque, come fattore produttivo necessario per la nuova impresa e per l’economia digitale, considerata latamente. Insomma, sembrerebbe che il dato assuma un valore centrale nell’economia attuale sia essa tradizionale che digitalizzata, ammettendo che esista una sostanziale differenza tra i due mondi. Da questo punto di vista, però, pare che l’economia digitale non sia semplicemente assimilabile a un’economia dei dati, in quanto, il dato sembra essere uno degli elementi che trasformano il valore dell’economia digitale rispetto a quella tradizionale.

Apparrebbe, dunque, che, pur esaminando ampiamente il profilo giuridico e tributario, nell’analisi del problema sia mancata una riflessione generale sul concetto di economia generale con la preferenza per un approccio casistico che decade dinanzi a un’economia sempre più cangiante. Ovviamente in questa sede non è possibile affrontare dettagliatamente i vari aspetti dell’economia digitale che, per il momento, appare, tra l’altro,

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indefinibile, modellandosi, di volta in volta, in base alla realtà economica. Nel corso del tempo, la realtà economia “digitale” attuale è stata variamente identificata, a seconda dell’autore preso in considerazione, nel commercio elettronico, nell’economia della condivisione, nella quarta rivoluzione industriale. Si è spesso fatta confusione tra i vari termini, finendo per identificare il commercio elettronico o l’economia della condivisione con l’economia digitale. Il problema definitorio non è solo una questione semantica, ma segnala anche la velocità con cui cambia la realtà economica e sociale dell’età contemporanea, modificando significativamente la percezione dell’economia digitale a seconda del contesto spazio-temporale di riferimento.

L’obiettivo principale della ricerca è di prendere pienamente coscienza che l’economia digitale è un concetto dinamico e rappresenta il contesto in cui si sviluppa un mercato “digitale” in cui operano delle imprese “digitali”. L’inserimento dell’attributo “digitale” non è solo un orpello, ma, in questo caso, modifica sensibilmente l’oggetto dell’analisi. Per essere chiari, il “mercato digitale” appare diverso rispetto al mercato tradizionale così come i modelli di business digitali sembrano diversi da quelli tradizionali. In particolare, “il mercato digitale”, inteso come sintesi e non sommatoria dei plurimi mercati esistenti sul Web, ha amplificato talmente tanto il concetto spazio-temporale del mercato tradizionale, fino a farlo apparire sensibilmente diverso da quest’ultimo. Il digitale, poi, ha modificato non solo i modelli di business tradizionali, permettendo alle imprese che producono beni e prestano servizi di operare nel grande mercato digitale, ma ha finito per mutare anche la concezione stessa dell’impresa.

L’intento, forse ardito, di questa tesi è quello di non soffermarsi alla realtà digitale attualmente esistente, affrontando, in ipotesi, solo elementi parziali della realtà economica digitale, ma quanto quella di tentare di individuarne dei tratti comuni che si presentano davanti agli occhi dell’operatore del diritto, cercando, quindi, più che delle soluzioni al problema tecnico-pratico di come determinare e tassare la ricchezza delle imprese digitali, un metodo per affrontare correttamente i termini della questione.

Per rendere ciò possibile, il tema della riflessione verterà nello specifico su determinati modelli di business che, a parere dello scrivente, si distinguono tra gli altri per essere i più problematici in termini di compatibilità con le regole tributarie odierne. Non appare semplice, però, identificare i lineamenti fondamentali dell’economia digitale,

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soprattutto, in considerazione del fatto che, allo stato attuale, non ne esiste una definizione univoca. Sotto certi aspetti, tale constatazione è davvero paradossale visto il clamore mediatico, non solo per ragioni fiscali, suscitato dalle discussioni sulla natura e gli effetti sociali, economici, giuridici e politici dell’avvento dell’economia digitale. Per cercare, dunque, di analizzare il tema del rapporto tra diritto tributario ed economia digitale sembra necessario, in premessa, esperire una prima actio finis regundorum, tentando di individuare chiaramente il campo di estensione della ricerca avendo anche il compito di appurare, altresì, l’opportunità di utilizzare questo termine in luogo di altri.

Una prima definizione, quasi tautologica, descrive l'economia digitale come comprensiva di tutte quelle attività economiche basate o sviluppate sulle nuove tecnologie informatiche77. La definizione è tanto generale, quanto, probabilmente, la più conveniente

per identificarne il perimetro di azione, considerato che, allo stato attuale, sembra piuttosto nebuloso. Tra i soggetti maggiormente interessati allo studio dell’economia digitale, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (d’ora in avanti, solo OCSE) ha affermato che “la digital economy è composta da mercati basati sulle tecnologie digitali

che facilitano gli scambi di beni e le prestazioni di servizi mediante il commercio elettronico”78. Tale definizione, però, risulta non del tutto corretta, considerando che

identifica, da un lato, il commercio elettronico con l’economia digitale e, dall’altro alto, l’economia digitale con il mercato digitale. Sostanzialmente ciò che non convince della distinzione appena svolta riguarda la confusione dei concetti tra il quomodo e il quo dello svolgimento dell’attività economica digitale. La stessa OCSE, nel 2015, ritornando sul tema ha circoscritto l’economia digitale come “il risultato di un processo di trasformazione

portato attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (information and communication technology, per brevità “ICT”), che ha reso le stesse tecnologie meno care, più potenti e largamente standardizzate, migliorando i processi di business e rafforzando l’innovazione in tutti i settori dell’economia”79. Anche in questo caso l’illustrazione non

77 Per la prima volta il termine “digital economy” è stato utilizzato da TAPSCOTT, The digital economy:

promise and peril in the age of networked intelligence, McGraw-Hill, New York, 1997 il quale faceva principalmente riferimento al modo in cui l'avvento di Internet abbia cambiato le modalità di conduzione del business. Si veda anche TAPSCOTT, Blueprint to the Digital Economy: Creating Wealth in the Era of E- Business, McGraw-Hill, Inc. New York, 1999

78 OCSE, Hearings, The digital economy, 2012

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sembra tra le più soddisfacenti, risultando essere più la descrizione degli effetti del digitale sull’economia. Il Gruppo degli Esperti della Commissione Europea sulla Tassazione dell’Economia Digitale, invece, ha determinato la stessa “attraverso le caratteristiche e i modelli di business adottati dalle imprese che vi operano, i quali presuppongono: • un’intensa innovazione e tendenza ad un maggiore utilizzo di nuove fonti di finanziamento (e.g., venture capital); • l’enfasi sulla importanza delle attività immateriali, piuttosto che su quelle (tradizionali) materiali; • l’emergere di nuovi modelli di business basati sugli effetti di rete, sui contenuti generati dagli utenti, sulla raccolta e lo sfruttamento dei dati personali”80. In questo caso, sulla stessa scia dell’OCSE, sembrerebbe che si sia cercato di

descrivere più che ordinare in categorie. Uno studio successivo81, invece, commissionato dal

Parlamento Europeo descrive l’economia digitale come il network globale di attività economiche e sociali che sono realizzate tramite piattaforme come internet e altre reti mobili. Eccetto pochi altri esempi, molti report di governi82 e di organizzazioni internazionali, pur

affrontando il tema della fiscalità dell’economia digitale, non hanno ritenuto opportuno definirne chiaramente i confini, non precisando, in alcun modo, la natura della stessa. Tale circostanza, probabilmente, non è frutto di una dimenticanza degli autori, ma, in verità, rappresenta la difficoltà di classificare qualcosa che non pare possibile ordinare. Qualcuno arriva a domandarsi, allora, se non sia più utile parlare di digitalizzazione dell’economia83,

visto che è l’economia stessa ad essere ormai digitale, che di economia digitale.

OECD/G20 Base Erosion and Profit Shifting Project, OECD Publishing, Paris.

http://dx.doi.org/10.1787/9789264241046-en; in termini simili, citando il rapporto della Task Force sulla Digital Economy (TFDE) del Committee on Fiscal Affairs of the OECD, anche Committee on Taxation of E- Commerce (del governo indiano), Proposal for equalization levy on specified transactions, prepared by the Committee on Taxation of E-Commerce formed by the Central Board of Direct Taxes, Department of Revenue, Ministry of Finance, Government of India, Febbraio 2016

80 Commissione Europea, Expert Group on Taxation of the Digital Economy, General Issues, 12 dicembre 2013

81 European Parlament, Directorate General for Internal Policies Policy Department A: Economic and Scientific

Policy Tax Challenges in The Digital Economy, IP/A/TAXE2/2016-04 June 2016 che cita, a sua volta, United Nations Department of Economic and Social Affairs (2014) Protecting the Tax Base in the Digital Economy, 5.

82 COLLIN-COLIN, Task Force on Taxation of the Digital Economy, Report to the Minister for the Economy

and Finance, the Minister for Industrial Recovery, the Minister Delegate for the Budget and the Minister Delegate for Small and Medium-Sized Enterprises, Innovation and the Digital Economy, ad esempio, dedica numerose pagine alla descrizione della digital economy, senza, tuttavia, mai preoccuparsi di definirne i confini.

83 In questi termini si esprime il report OCSE, Tax Challenges Arising from Digitalisation Interim Report,

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Considerando che l'economia è lo studio dell'organizzazione della società per l'utilizzo di risorse scarse al fine di soddisfare i bisogni dell'intera collettività, con l'apposizione dell'attributo “digitale” si studia il modo attraverso cui il digitale ha contribuito a cambiare il modo di produrre ricchezza, fino a sconvolgere il concetto stesso di ricchezza, non necessariamente identificato nei classici indicatori (reddito, patrimonio o consumo)84, ma, un generico indice di forza economica o, in termini costituzionalmente orientati, di capacità contributiva. Rispetto all'economia industriale, infatti, quella digitale appare come un'altra economia che, pur essendo nata dalla dematerializzazione dei beni, scambiati o utilizzati, pur sempre da soggetti territorialmente individuati, sempre di più si sta sviluppando verso una ricchezza che tanto più si afferma quanto più si articola in maniera originale superando le tradizionali distinzioni di beni o servizi.

L’economia digitale si consolida quanto più viene utilizzata o si propaga nel mercato, prescindendo dai modelli giuridici classici, divenendo altresì sempre più efficace quanto più amplia il numero dei soggetti coinvolti a produrla o a beneficiarne. L’interazione continua della domanda e dell'offerta contribuisce in una sinergia dinamica a produrre sviluppare far circolare questa nuova ricchezza. Tali statuizioni risultano ormai condivise, coinvolgendo trasversalmente tutti i settori dal manifatturiero all'educazione, dalla sanità alle telecomunicazioni. In sostanza, la rivoluzione digitale ha coinvolto e coinvolge tutti e tre i settori delle attività economiche, non risultando dunque un semplice processo di dematerializzazione di beni, ma anche d'integrazione del mercato e di sensibile modifica delle modalità con cui le imprese operano nel corso della propria attività economica.

L’economia digitale, dunque, vuole studiare il modo in cui l’innovazione digitale abbia cambiato la modalità di produzione della ricchezza e abbia fatto emergere una nuova forma di ricchezza, identificando, da un lato, lo sviluppo di nuove forme di ricchezze e di relativa produzione e, dall’altro, plasmando un nuovo mercato di riferimento, il cd. “mercato digitale”.

Il nuovo valore dell’economia digitale non sembra essere identificabile solo nell’utilizzo dei dati o nelle infinite possibilità di comunicazione sia da un punto di vista spaziale che temporale, ma pare essere riscontrabile nello sviluppo dell’economia stessa. Più

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chiaramente, il valore aggiunto dell’impresa digitale non è riscontrabile solo nel dato o nell’organizzazione dei dati o, ancora, nella possibilità di produrre beni e prestare servizi sempre nuovi. Probabilmente il vero valore dell’economia digitale è l’inserimento nell’economia digitale stessa perché rende possibile tutto questo. Pur essendo vero che, ormai, non sia facilmente distinguibile l’economia digitale dall’economia tradizionale, in

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