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CAPITOLO I: INQUADRAMENTO DEI PROBLEMI TEORICI DELLA FISCALITÀ

8. Problematiche fiscali dell’economia digitale: profili generali

8.2. L’adeguatezza del diritto tributario all’economia digitale

Essendo le regole del diritto costruite in un’economia tradizionale, in cui la fisicità dei beni consentiva anche un’imposizione reale sugli stessi, si afferma generalmente che l’avvento dell’innovazione digitale abbia fatto sì che queste regole siano divenute

150 PIANTAVIGNA, Tax Competition and Tax Coordination in Aggressive Tax Planning: A False Dichotomy,

in World Tax Journal, 2017, Vol. 9, No. 4.

151 GALLO, Mercato unico e fiscalità: aspetti giuridici del coordinamento fiscale, in Rass. Trib., 2000, vol. 3. 152 MACZKOVICS, Fasten your seat belts: EC scrutinises aggressive tax planning, in Tax planning

international: European tax service, 2014, vol. 16.

153 CALDERÓN CARRERO e QUINTAS SEARA, The Concept of “Aggressive Tax Planning” Launched by

the OECD and the EU Commission in the BEPS era: Redefining the Border between Legitimate and Illegitimate Tax Planning, in Intertax 2016, vol. 3, p. 217; AMORÓS VIÑALS, Planificación fiscal agresiva, Estudios Financieros, in Revista de Contabilidad y Tributación, 2013, no. 362, p.29.

154 VALENTE, Digital Revolution. Tax Revolution?, in Bulletin for International Taxation IBFD, 2018, Vol.

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definitivamente obsolete. Questa petizione di principio che, normalmente, viene ripetuta nelle trattazioni sul tema, però necessita una precisazione. In linea teorica, praticamente qualsiasi aspetto dell’economia digitale e del mercato digitale può essere ricondotto in categorie tradizionali. Concettualmente, qualsiasi operazione svolta nel web potrebbe essere identificata con sicurezza in un’operazione già conosciuta. Il digitale, però, acuisce, principalmente, problemi già noti nell’economia tradizionale e, solo in casi specifici, nei crea di nuovi. Il diritto tributario non riesce facilmente ad adattarsi alla trasformazione digitale dell’economia, sia perché come diritto di secondo livello deve riferirsi necessariamente a regole nate e sedimentate nel corso degli anni in altri settori giuridici, ma ancora non pronte al digitale, sia perché il diritto tributario più di altri è fortemente legato al principio di territorialità dell’imposizione, più del diritto penale, che mal si confà a un’economia ormai fortemente globalizzata.

Diverse questioni problematiche con cui si confronta, nell’economia digitale, il legislatore e, in particolare, quello tributario, in verità, sono problemi delle nuove forme assunte dall’economia digitale, nati con la globalizzazione dell’economia e cresciuti fino a divenire insostenibili, almeno per le casse erariali dei singoli Stati, con la rivoluzione digitale. La digitalizzazione dell’economia, infatti, ha contribuito ad accelerare un processo di globalizzazione economica che non era sconosciuto, ma era già esistente nell’era industriale. Le imprese, invero, già da tempo, potevano stabilire la propria residenza in giro nel mondo, allocando beni e fattori produttivi in base alle diverse ragioni di opportunità politica, giuridica, sociale o economica, e operare liberamente da qualsiasi parte del globo, creando strutture societarie internazionali in grado di minimizzare o, comunque, ottimizzare il carico fiscale sia nello stato di residenza sia nello stato della fonte155. In maniera simmetrica i consumatori potevano acquistare liberamente, al netto delle frontiere doganali,

155 Sul punto si veda la ricostruzione operata da CIPOLLINA, Profili evolutivi della cfc legislation: dalle

origini all'economia digitale, in Rivista di Diritto Finanziario e Scienza delle Finanze, 2015, vol. 3, p. 356 che cita l’esempio del messaggio sulla fiscalità che il presidente degli Usa Kennedy rivolse al Congresso nel 1961: “Recently, more and more enterprises organized abroad by American firms have arranged their corporate structures - aided by artificial arrangements between parent and subsidiaries regarding intercompany pricing, the transfer of patent licensing rights, the shifting of management fees, and similar practices which maximize the accumulation of profits in the tax haven - so as to exploit the multiplicity of foreign tax systems and international agreements in order to reduce sharply or eliminate completely their tax liabilities both at home and abroad” (Kennedy J.F., Special Message to the Congress on Taxation (April 20, 1961), in http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=8074).

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i beni e i servizi così prodotti. Le barriere statuali fisiche e giuridiche allo sviluppo di un’economia integrata e alla circolazione dei redditi, dunque, erano già in corso di sgretolamento.

Gli effetti della globalizzazione dell’economia erano evidenti, in particolare, in riferimento ai modelli impositivi tradizionali, ancorati saldamente a un territorio di riferimento, che si contrapponevano a soggetti e beni che potevano muoversi liberamente nelle diverse giurisdizioni fiscali. Tale realtà economica contribuiva a inviluppare sistemi impositivi fondati sulla tassazione nello stato di residenza dell’operatore economico e, dunque, sulla contribuzione alle pubbliche spese nello Stato.In buona sostanza, il prelievo fiscale che è imperniato sul profilo soggettivo, oggettivo e territoriale è entrato in crisi con la forte mobilità dei soggetti e con la dematerializzazione dei beni e questo ha reso difficile il collegamento di questi criteri a un luogo con le relative considerazioni sulla crisi del principio di territorialità. La maggiore o più veloce globalizzazione conseguente allo sviluppo del digitale, in sintesi, non rappresenta un fenomeno nuovo per il diritto tributario156, ma l’economia digitale e le sue originali caratteristiche ne hanno amplificato gli effetti fino a sconvolgere, nell’opinione comune, le nozioni classiche spazio-temporali.

Nell’economia globalizzata sembrerebbe che lo Stato non sia più in grado di decidere cosa e come tassare una certa fattispecie, ma pare che siano gli operatori economici a decidere dove e come allocare la propria ricchezza, scegliendo dove e come farla (non) tassare157. Questa affermazione, seppur estremizzata e volutamente provocatoria, rappresenta in modo inequivocabile quel fenomeno rappresentato dall’efficace espressione di “mercato delle imposte”158.

Come vedremo più diffusamente nei prossimi capitoli, sembrerebbe che i motivi di preoccupazione dei modelli d’impresa digitale e del mercato digitale coinvolgano principalmente tre problemi: in primo luogo, se è vero che l’economia digitale produce una nuova tipologia di ricchezza, distinta e diversa rispetto ai canonici e tradizionali parametri

156GARBARINO, Nuove dimensioni della transnazionalità dell’imposizione, in L’evoluzione dell’ordinamento

tributario italiano, a cura di AA.VV., Atti del convegno “I settanta anni di Dir. Prat. Trib.”, Padova, 2000, p. 745.

157 URICCHIO, Le frontiere dell’imposizione tra evoluzione tecnologica e nuovi assetti istituzionali, Cacucci,

Bari, 2010, p. 20.

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di misurazione, bisogna chiedere che cosa un sistema impositivo innovato debba e possa tassare (what to tax?); in secondo luogo, se il cambiamento dei modelli economici delle imprese tradizionali, basati ormai su beni intangibili e su economie di scala, non debba portare a un ripensamento delle attuali regole di attribuzione del valore ai fini impositivi (how to tax?); infine, se l’economia digitale consente alle imprese digitali di partecipare al mercato digitale, potendo commerciare dovunque senza presenza fisica, bisogna considerare l’opportunità di cambiare le attuali regole sulla territorialità dell’imposizione (where to tax?). Come è evidente, in questa ricerca è stato cambiato l’ordine con cui, nella normalità dei casi, si è riflettuto su questi temi. Generalmente, infatti, si tende a partire dal problema della territorialità dell’imposizione per poi arrivare ai problemi della caratterizzazione e determinazione della ricchezza. Tuttavia, questo modus operandi implica necessariamente il mantenimento dello status quo in riferimento alla tipologia di tassazione. In sostanza è chiaro che se si intende mantenere un’imposizione reddituale classica, non avrebbe senso partire dalla domanda “che cosa tassare?”.

In questa imposizione, invece, si vuole verificare la possibilità di discutere dell’assioma per cui è necessaria un’imposizione reddituale. Dal nostro punto di vista, infatti, l’imposta sui redditi, allo stato attuale per come è congeniata e implementata negli ordinamenti, è poco compatibile con l’economia digitale.

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