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L’economia digitale e la sfida ai caratteri tipici del diritto tributario: l’erosione delle

CAPITOLO I: INQUADRAMENTO DEI PROBLEMI TEORICI DELLA FISCALITÀ

5. L’economia digitale e la sfida ai caratteri tipici del diritto tributario: l’erosione delle

Ciò che, in verità, unisce i modelli di business e rende l’economia digitale globalmente considerata un problema per il diritto tributario è il fatto che le imprese digitali siano inserite in un’economia nuova. In altri termini, se si analizzano i singoli modelli di business, si esamina una singola realtà economica che può essere assai problematica (commercio elettronico diretto, OTT, o altri) o meno problematica (commercio elettronico indiretto). Ciò che, invece, pone una sfida seria al sistema tributario strutturalmente inteso e, invece, l’affermazione di questa economia digitale che consente alle imprese di operare in un contesto socioeconomico fortemente diverso rispetto al passato.

Dal nostro punto di vista, infatti, dopo aver analizzato i singoli modelli di business e dopo aver rintracciato alcune consonanze, soprattutto in tema di raccolta dei dati e di possibilità di operare nel mercato di riferimento senza presenza fisica, sarà opportuno valutare l’incidenza di questi aspetti sul sistema tributario e, in particolare, sulle problematiche del presupposto, della territorialità e della determinazione della ricchezza nell’imposizione. In sostanza, pare opportuno verificare, attraverso questi filoni di ricerca, come queste categorie della norma tributaria siano parzialmente messe in crisi dall’avanzare di questa nuova economia. Si verificherà, ad esempio, se la raccolta e le transazioni sui dati, effettivamente, identifichino la possibilità di rintracciare una nuova forma di ricchezza e,

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ancora, si analizzerà come la possibilità di commerciare in uno Stato senza presenza fisica (trading with a country119) possa influenzare il problema della territorialità fiscale. Insomma, è l’economia digitale nel suo complesso a porre nuovi e particolari problemi al diritto tributario odierno più che alcuni modelli di business.

Una prima caratteristica comune delle imprese digitali è il basso livello di tassazione dei loro profitti sul piano globale. Pur non essendo le sole attività economiche protagoniste di una certa pianificazione fiscale, cd. “aggressiva”120, certamente in quest’economia la

possibilità di proporre strutture giuridiche assai sofisticate e tali da ridurre fortemente il carico impositivo non solo nello Stato della fonte è altamente più probabile. È facile, infatti, per queste imprese trasferire i loro profitti ai paradisi fiscali attraverso costruzioni giuridiche, come pagamenti per attività immateriali svolte da controllate in altri ordinamenti. Il valore di queste attività, inoltre, è potenziato dai rendimenti di scala. Nella normalità, poi, i profitti generati non remunerano i propri azionisti con dividendi, ma vengono patrimonializzati e reinvestiti, senza essere tassati come reddito. I modelli di business dell'economia digitale permettono di localizzare la propria attività in qualsiasi parte del mondo per "lavorare" i loro utenti, concentrando le attività generatrici di reddito solo in Paesi in cui il livello di tassazione è significativamente basso. A differenza delle attività economiche più vecchie, che devono intraprendere una ristrutturazione per la pianificazione fiscale, le imprese digitali sono progettate sin dall'inizio per sfruttare al meglio le differenze tra i sistemi fiscali dei paesi, in particolare, quando si tratta di scegliere la posizione la loro sede principale.

La legge tributaria nazionale e internazionale sta avendo problemi a tenere il passo con gli effetti della rivoluzione digitale. Le conseguenze in termini di imposte dirette sono parecchio rilevanti. Il diritto tributario internazionale riconosce il potere di tassare i profitti nel Paese in cui è situata la residenza dell’impresa e non dove l’impresa opera. Questo

119 LYMER, HASSELDINE, Introduction to taxation in an international context, The International Taxation

System, Boston, MA, Springer, 2002, pp.1-17.

120AMATUCCI, L’adeguamento dell’ordinamento tributario nazionale alle linee guida dell’OCSE e dell’UE

in materia di lotta alla pianificazione fiscale aggressiva, in Riv. trim. dir. trib., 2015, n.1.; Raccomandazione Commissione UE, 6 dicembre 2012, relativa alla pianificazione fiscale aggressiva, COM(2012) 722. Vd., analogamente, la Comunicazione della Commissione UE 28 gennaio 2016 «Paquet de mesures contre l’évasion fiscale: prochaines étapes p our assurer une imposition effective et davantage de transparence fiscale dans l’Union européenne», COM/2016/023, Proposition de directive du conseil établissant des règles pour lutter contre les pratiques d’évasion fiscale qui ont une incidence directe sur le fonctionnement du marché intérieur, COM(2016) 26 final.

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principio è la base dei modelli bilaterali di convenzione contro le doppie imposizioni, prodotti dall'OCSE. L'unica eccezione a questa regola è la presenza di una stabile organizzazione nel market State. Tuttavia, la definizione di una Stabile Organizzazione, che si basa sulla presenza fisica o personale, è derivata dai concetti economici del dopoguerra che non sono adatti all'economia digitale.

Contrariamente a quanto accaduto in tema di imposte personali, si riscontrano significativi miglioramenti in materia di imposta sul valore aggiunto, in cui le regole di territorialità sono stati modificati a vantaggio dei paesi consumatori, nonostante la difficoltà di raggiungere un accordo unanime. A livello globale si richiede sempre più con insistenza una risposta per rompere una spirale potenzialmente letale per le economie dei Paesi industrializzati. Non sono solo le entrate fiscali perse che sono in gioco; la crescita dell'economia digitale riduce le entrate degli Stati poiché: in primo luogo, attraverso l’interposizione di un soggetto tra lo Stato di residenza e lo Stato in cui avviene il consumo così da ridurre i redditi ricevuti da altri attori nella catena del valore; in secondo luogo, i prezzi sono spinti dal potere di mercato di questi intermediari, che utilizzano i dati raccolti dagli utenti delle loro applicazioni per incrementare la propria attività.

Un’azione tesa a disciplinare queste fattispecie è tanto urgente quanto necessaria, poiché la rivoluzione digitale non è limitata ad alcune categorie, ma tende a inglobare tutti i settori dell'economia. Le imprese digitali stanno andando a infrangere tutte le catene del valore, a partire da viaggi, servizi bancari e telecomunicazioni oggi, seguito da automobili, servizi urbani e assistenza sanitaria, in futuro. Queste attività economiche digitali concentreranno i loro sforzi su un anello strategico della catena, "lavorando" i dati forniti dai loro utenti e catturando una quota crescente dei profitti delle società locali sottoposte al loro potere di mercato.

Come la rivoluzione digitale si diffonde attraverso l'intera economia, i profitti ivi derivanti saranno dirottati lontano, scomparendo dal PIL dei grandi Stati e tagliando la loro crescita e probabilmente il concetto stesso di welfare State. Inoltre, questa esplosione incontrollata potrebbe privare i governi delle entrate fiscali aggiunte potenzialmente derivato dalla maggiore produttività dell'economia digitale. L'economia digitale continuerà a crescere, forse, fino a mai arrestarsi. Ma non creerà nuovi posti di lavoro nei grandi Stati industrializzati, a meno che questi Paesi non abbiano una politica industriale mirata a due

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obiettivi complementari: promuovere la crescita organica dell'economia digitale interna e organizzare la diffusione degli incrementi di produttività raggiunti nel resto dell'economia. La politica fiscale è uno strumento di una tale politica industriale e può essere usata per promuovere una concorrenza leale tra le imprese digitali, incanalando i loro sforzi di R & S e generando entrate fiscali. È chiaro che, per rendere ciò possibile, l’azione isolata di pochi Stati pare non essere risolutiva.

Insomma, già in filigrana, si legge un’apparente contraddizione nella discussione circa la tassazione dell’economia digitale, in quanto: da un lato, emerge l’impellente necessità per gli Stati di acquisire una quota parte dei redditi mondiali prodotti dalle multinazionali del digitale, ma, dall’altra, comincia ad affiorare l’idea del sostegno per le imprese digitali nazionali di nascere e prosperare in questo mercato.

6. Il mercato digitale: locus artificialis delle imprese digitali e ordine giuridico

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