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Condizioni abitative delle occupazion

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 162-165)

N. medio per anno dei contribut

8.1 Condizioni abitative delle occupazion

Passando dalle condizioni abitative degli appartamenti privati a quelle delle occupazioni, si può provare ad operare un confronto anche sul differente stile di vita. Le occupazioni presentano notevoli differenze in fatto di abitabilità e di comfort. Ve ne sono alcune curate fin nei minimi dettagli ed altre fatiscenti. L’occupazione de “Le CaSette” in zona Garbatella sono un caso esemplare in fatto di cura, sia esternamente che internamente, ogni appartamento ha infatti cucina e bagno privato e si nota una volontà di mantenere uno stato di cura in tutti i suoi aspetti. Una ricerca condotta in questo contesto evidenzia che “le dimensioni ridotte delle CaSette costringono ad un’esposizione di sé che sconfina talvolta nel privato, rendendo vacua questa distinzione di spazi. (…) è attraverso il particolare che si vuol restituire il senso dell’insieme ovvero la soggettività dell’abitante” (Sebastianelli 2009a, p. 34). Il “Lucha y Siesta” in zona Lucio Sestio, altrimenti chiamata la “casa delle donne”, è ugualmente rifinita nei colori allegri che presenta e nella cura dello spazio esterno dove vi è un esplosione di fiori e di vasi dipinti a mano.

All’opposto, si trovano luoghi dove una ristrutturazione diventa più difficile da realizzare. L’edificio può essere umido nelle pareti, contenere muffa sui muri, le porte e le finestre possono essere guaste o addirittura frantumate così da impedirne la chiusura e l’apertura. Nei casi di servizi sanitari e cucina in

163 comune, diventa più difficile mantenere ordine e pulizia. Per questo motivo vengono stabiliti turni nei quali si cura l’ambiente, ma nel caso di un utilizzo continuo basta poco perché una zona torni ad essere degradata. Al “Castro” in zona S. Giovanni, nonostante molti si impegnino in turni di pulizia e tutti cerchino di non sporcare, la quantità elevata di famiglie non permette un livello di ordine e pulizia elevato come per altri luoghi meno affollati. L’edificio è in parte da ristrutturare, vetri e finestre dei corridoi comuni sono quasi tutti rotti, così come le scale che permettono di accedere da un piano all’altro.

Volendo applicare la piramide di Maslow ai bisogni abitativi, si troverebbe per primo il bisogno di privacy, poi di comfort ed infine di prestigio. Le occupazioni a scopo abitativo rispondono solo in parte a di questi 3 criteri, infatti non li soddisfano pienamente. La situazione, in alcuni casi, di sovraffollamento, contribuisce alla mancata soddisfazione dei bisogni abitativi. Questi bisogni restano in parte insoddisfatti se paragonati a quelli delle famiglie che abitano in appartamenti privati, ma questo non significa che gli occupanti non godano di

privacy, comfort e prestigio. Se si vuole passare del tempo da soli basta andare nel

proprio appartamento, se si vuole stare più comodi ci si organizza per creare una maggiore abitabilità del proprio alloggio e per quanto riguarda il prestigio dipende dai punti di vista e dalle diverse situazioni, avere una palestra ed una biblioteca sempre accessibili nel proprio stabile non è poi così comune nelle abitazioni private. Ecco che quindi basta rovesciare la visuale per cogliere gli aspetti positivi e di vivibilità: talvolta i pregiudizi che portano con sé questi luoghi si rivelano totalmente infondati.

Durante lo svolgimento delle interviste, condotte all’interno delle abitazioni, è stato possibile osservare l’arredamento e la cura degli spazi. Coloro che si dimostrano maggiormente attivi nel movimento di lotta per il diritto all’abitare, come chi si definisce un militante, chi possiede un alto grado di istruzione e chi ricopre ruoli di responsabilità o coordinamento all’interno del gruppo, dimostra generalmente una maggiore attenzione all’ordine, alla pulizia ed al rispetto dei propri spazi e di quelli altrui. Le persone adoperano prodotti per l’igiene dell’ambiente e mostrano con fierezza il proprio alloggio. Appare

164 evidente una volontà di dimostrare che quella è la propria casa e rispettano quello spazio come un luogo capace sia di dare riparo ed intimità a chi lo abita, sia di offrire ospitalità e calore a chi lo visita. In alcuni casi le tinte dei muri sono variopinte e trasmettono una sensazione di vitalità, allegria ed accoglienza. La vita all’interno di un’occupazione a scopo abitativo è una particolare forma di vicinato, appartamenti privati e servizi in comune sono combinati in modo da tutelare la privacy di tutti e di assolvere al bisogno di socialità, offrono una soluzione efficiente ad alcuni aspetti pratici del vivere in città, come il mangiare e la gestione dei bambini. E’ anche una valida soluzione contro la crescente atomizzazione e sentimento di solitudine che impervia su chi vive in una grande metropoli.

Gli abitanti non sembrano mostrare disagio nel presentare la propria abitazione agli estranei, al contrario si dimostrano sempre educati ed ospitali. Chi non ha la cucina ad uso privato, spesso, dopo aver accomodato l’ospite in casa, scende al bar a prendere dei caffè ed è capitato numerose volte di ricevere degli inviti per il pranzo o per la cena. Il passare del tempo con gli occupanti, oltre a quello dedicato all’intervista vera e propria, mi ha permesso di osservare lo stile di vita che si conduce in questi luoghi. Ho avuto così modo di vivere in prima persona le relazioni interpersonali tra gli occupanti, sia all’interno che all’esterno del proprio nucleo familiare. Lo stile di vita è lo stesso di quello adottato in altre famiglie che abitano in case private: si parla, ci si confronta, si discute, ci si organizza e ci si racconta come è andata la giornata. In pratica la vita condotta in una casa occupata è la stessa che si conduce in qualunque altra casa, a fare le differenze sono le peculiarità di chi la abita, in un caso e nell’altro.

Precedentemente si è accennato all’esperienze dell’occupazione de Le CaSette, in zona Garbatella, in merito alle qualità di cura che possiede. Questo luogo non si distingue solo per il suo arredamento ordinato, ma anche per essere promotore e sede della cooperativa EnergEtica: il primo progetto, a livello europeo, di autocostruzione di pannelli solari per la produzione di acqua calda. Iniziato nel 2005, il piano ha creato una rete di soggetti che, per conoscenze e competenze personali, hanno ideato un esperimento di energia rinnovabile. Grazie

165 al partenariato tra la società proprietaria dello stabile, l’ex Municipio XI ora divenuto IX, le cooperative, le imprese sociali ed il Consorzio della Città dell’Altra Economia, è stato possibile creare oltre che un servizio agli abitanti, ad impatto zero sull’ambiente, anche un percorso di legittimazione che si realizza nel dialogo con le istituzioni. Il progetto è diventato uno strumento per radicarsi nel territorio, attraverso la sua capacità di innovazione. L’esperienza de Le CaSette esprime come l’agire di comunità possa favorire un modello di sviluppo alternativo, in grado di mettere in moto risorse territoriali a partire da competenze individuali.

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 162-165)