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Le storie di vita

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 133-138)

N. medio per anno dei contribut

6.2 Le storie di vita

Le storie di vita sono lo strumento cardine dello studio condotto sulle occupazioni a scopo abitativo, anche l’osservazione partecipante, le interviste ed il focus group sono stati fondamentali a fornire un quadro più ampio e complesso

134 del fenomeno, ma il lavoro nella sua totalità è stato reso possibile grazie soprattutto alle dieci storie di vita raccolte e trascritte in appendice. L’azione umana è progetto di essere, ha in sé un obiettivo da raggiungere, una meta da scoprire. La combinazione di più elementi, tra i quali l’istinto ed il progetto, determinano le scelte che si compiono. L’azione umana è anche critica perché non può fare a meno di riflettere su ciò che fa, attribuendo un senso alle scelte compiute. Dunque in questo senso essa è storica, poiché accumula ricordi mediante la memoria. La storia di ognuno si trasforma in coscienza riflessa, essa viene richiamata ogni qual volta si effettua una nuova scelta e si ricorre all’esperienza. Il passato non è, ossia non ha l’essere, perché non esiste allo stesso modo in cui esiste un albero, ma ha l’essere dell’essere stato (Tognonato 2006). Esiste nella misura in cui viene ripreso da qualcuno che ripropone un evento e lo racconta, ma la trasposizione del ricordo sarà sempre diversa ogni volta che verrà ripreso, anche se dalla stessa persona.

Ogni racconto è unico e ha in sé la storia del soggetto e la storia di tutta l’umanità. Non si tratta di mettere insieme degli elementi come se fossero in fila, indipendenti l’uno dall’altro e spiegabili singolarmente. Ciò che accade, avviene

attraverso gli individui e non a priori da essi. La storia è un complesso di trame,

di relazioni fra soggetti che interagiscono tra di loro ed è questo intreccio a creare il vissuto. La storia può essere descritta solo perché qualcuno l’ha vissuta, non c’è Storia se non negli individui che l’hanno costituita. Ecco che per comprendere una società, e per poter parlare di essa, vanno ascoltati gli attori che ne sono parte e che la rendono possibile. La storia di una vita è la storia di una società, essa è

singolare e universale (Sartre 2008) allo stesso tempo, perché permette di

conoscere il sociale a partire dalla prassi individuale (Ferrarotti 1981a).

Questa ricerca si propone di leggere un determinato fenomeno, quello delle occupazioni a scopo abitativo di Roma, attraverso le biografie di chi la storia la scrive ogni giorno. L’azione umana non è determinata dalla società, anche se senza dubbio questa la condiziona: sono le influenze che provengono dagli Altri e dall’ambiente che rendono possibile la prassi umana. Esse si esprimono attraverso un processo nel quale l’individuo le filtra in modo del tutto personale e unico. Il

135 soggetto fa propri gli stimoli che riceve e li traduce in qualcosa che non può essere automaticamente attribuito e riconducibile al fattore che li ha scatenati. Per questo motivo l’azione umana è imprevedibile e qualsiasi studio condotto mediante un determinismo meccanico è segnato al fallimento. Ogni essere umano incarna un’epoca e la riproduce in modo singolare. In questo senso ogni singola prospettiva individuale fornisce una chiave di lettura per lo studio di un gruppo più ampio.

L’azione di uno è l’azione di tutti, le responsabilità sono imputate ai singoli individui, ma riflettono anche quelle di tutti gli altri. Gli attori sociali non vivono la propria vita in solitudine, lontani gli uni dagli altri, bensì vivono e agiscono insieme e tra di loro, creando una società o una città, nella quale tutti contribuiscono al suo mantenimento e tutti ne sono responsabili. Abitare significa occupare uno spazio, avere una posizione nel mondo. Descrive quindi una situazione d’essere-per il resto degli individui, lo spazio occupato coincide con il corpo dell’abitante e ne individua il suo essere-qui (Vitta 2008). La singola individualità di un soggetto non può essere spiegata solo in base al rapporto tra il soggetto stesso e tutto ciò che è altro da lui. L’individuo è un sistema complesso che non si giustifica a partire dalla semplice e meccanica aggregazione di fattori o eventi. Per studiarlo è necessario inserirlo in una situazione di dipendenza di ciascuna della parti coinvolte, poiché senza di queste parti egli non esisterebbe come tale. Il risultato sarà un processo dinamico, in continua evoluzione, da cui esce una storia costruita attimo per attimo, che emerge a partire dalle esperienze, dal vissuto, dalla prassi della quotidianità. L’ipseità, l’essere se stessi, è un continuo rimando dell’individuo tra la sua totalità ontologica e il suo essere in

situazione sul piano gnoseologico della realtà (Tognonato 2006).

L’identità individuale, come la descrive Hannah Arendt, emerge al modo di una narrazione dove tutte le parti compaiono come un intero in continuo mutamento (Forti 2006). Il metodo della raccolta di storie di vita consente di cogliere questo intero e di descriverlo alla luce delle sue infinite sfaccettature. Permette di analizzare un fenomeno non in termini astratti, ma attraverso la sperimentazione che ne fanno gli individui nella loro esperienza di vita. Sarebbe

136 vano e inutile provare a descrivere un fatto sociale senza riportalo continuamente nella realtà di chi lo sperimenta. Sarebbe semplicistico esporre il problema dell’emergenza casa e delle occupazioni a scopo abitativo a partire dai soli dati quantitativi. Il fenomeno, per essere analizzato, va letto attraverso la storia di coloro che vivono quotidianamente il dramma della mancanza di un alloggio. La

storia come racconto autobiografico ha per oggetto la vita di un individuo: la sua

biografia, il modo in cui vede le cose, le emozioni che prova, le esperienze vissute. Allo stesso tempo la storia di vita è anche il racconto di una società. Poiché la parola società non identifica un essere che può venire interrogato, ma definisce un’entità astratta, per poter parlare con o di una società è necessario interrogare gli esseri umani che la determinano.

Le storie di vita raccolte per lo studio delle occupazioni a scopo abitativo, presentano tutte una frattura ad un certo punto del racconto. Un evento che spezza una progettualità e rompe un equilibrio. Dopo questo momento gli individui si ritrovano senza più punti di riferimento, senza strumenti per poter riportare la situazione alla normalità o quanto meno a come era prima. Inizia così una caduta verso la marginalizzazione, la povertà, l’irrilevanza. Se non verrà risolta la situazione che ha scatenato questa frattura, le crepe si faranno sempre più profonde, andranno a toccare sempre più sfere della vita e creeranno maggiori ferite. Una persona che perde il lavoro, se non trova un altro impiego, perderà anche la casa e poi forse anche la famiglia e così facendo diventerà sempre più povero e marginale. La risalita si farà continuamente più difficile. Per chi è in emergenza abitativa la discesa sembra non finire mai, ma per coloro che si sono rivolti ai comitati di lotta per la casa il percorso è stato diverso. Dai racconti emerge chiaramente come il momento di ritorno in un alloggio sia vissuto come una catarsi, una svolta. Da questo momento gli individui possono lasciare le loro cose in un luogo che è la loro casa, possono muoversi nel territorio per provare a ricostruirsi una vita. L’aiuto ed il sostegno della comunità degli occupanti è anch’esso motivo di emancipazione e di integrazione nella città.

I dati raccolti dall’osservazione partecipante, dalle interviste, dal focus

137 fase di raccolta del materiale. Grazie ad essi si è arrivati al testo scritto ed alla descrizione ed interpretazione del fenomeno oggetto di studio. La forma scritta, ossia il testo definitivo della ricerca, giustifica le scelte compiute attraverso il materiale empirico ricavato ed ordinato secondo le regole del metodo qualitativo. Anche se questa tecnica non assume che esista una maniera unica di interpretazione, perché concepita come “curiosa e innovativa” (Semi 2010, p. 95), l’analisi condotta si è attenuta alle direttive che la metodologia suggerisce. La prima fase è stata di lettura del materiale, costituito da: note di campo, documenti, interviste, focus group e storie di vita. Questo momento è stato utile per riportare alla memoria le esperienze vissute nel loro complesso. Il passo successivo è consistito nel codificare i contenuti. Per fare ciò non è stato utilizzato alcun

software specifico, poiché la quantità dei dati ricavati non era così considerevole

da giustificare l’utilizzo di una strumentazione tecnologica. Questa fase è stata condotta con carta e penna. Successivamente i dati sono stati comparati, ossia rivisti alla luce di altri eventi che, per somiglianze e differenze, hanno permesso di attribuire un significato ai fenomeni. La comparazione è avvenuta sia tra i resoconti che provenivano dall’utilizzo della stessa tecnica di ricerca, che tra quelli di tecniche diverse (come ad esempio tra le note di campo e le storie di vita). Il materiale empirico prodotto parla attraverso il testo scritto e permette di far sentire ai lettori le voci degli attori sociali che, con il loro contributo, hanno permesso la realizzazione di questo studio; a garanzia del rigore metodologico utilizzato, è stato inserito in appendice la trasposizione scritta delle storie di vita raccolte. Il rischio di incorrere in possibili errori è stato scongiurato dal fatto che diversi tipi di dati portavano alle stesse conclusioni. Il pericolo di compiere sbagli durante l’analisi dei dati, era inoltre acuito dal fatto di aver condotto lo studio per mano di una sola persona, come è previsto nei casi di ricerche di dottorato, anziché da una équipe di scienziati sociali, come di solito accade. Per questo motivo è stato fondamentale il prezioso aiuto da parte di Claudio Tognonato, docente di Sociologia presso l’Università degli Studi Roma Tre, nonché tutor nella stesura della ricerca, di Giovanni Caudo, architetto urbanista e ricercatore presso l’Università degli Studi Roma Tre, co-tutor nella presente ricerca e di

138 Franco Ferrarotti professore emerito dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e padre della sociologia in Italia. Essi hanno attivamente contribuito alla realizzazione di questo lavoro, attraverso il loro sostegno e affiancamento in tutte le sue fasi di svolgimento.

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 133-138)