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La rete di protezione sociale

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 165-169)

N. medio per anno dei contribut

8.2 La rete di protezione sociale

Come si è visto, la casa da sola non basta a fornire benessere ad un individuo. Si può possedere una casa, ma non avere un lavoro, si può avere un “tetto” come riparo, ma non avere i mezzi per condurre uno stile di vita degno di un essere umano. La casa, da sola, non risolve i problemi di emarginazione ed esclusione sociale cui si va incontro quando questa manca. Il fenomeno dell’emergenza abitativa investe varie sfere dell’esistenza e se queste non vengono protette e rafforzate, la condizione di marginalità continuerà a sussistere. Non basta dare una casa a chi non ce l’ha per “salvargli la vita”, la mancanza dell’alloggio è solo la punta dell’iceberg di una situazione di disagio molto più ampia e complessa. Fornire un’abitazione è un primo passo, fondamentale per restituire dignità ad un individuo, ma da solo non è sufficiente. Da uno stralcio di un’intervista, estrapolata dal diario di bordo e condotta ad un ragazzo che abita nell’occupazione del “Castro”, in zona S. Giovanni di Roma, si evince quanto appena affermato:

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“Io la casa ce l’ho, ma senza lavoro come vado avanti. Si dice una casa per viaggiare e girare il mondo, ma senza soldi non vai da nessuna parte.” (Donato, vive in occupazione a scopo abitativo a Roma).

La città è una molteplicità di sistemi che condividono norme e valori. Quest’insieme di sistemi e sottosistemi hanno una velocità variabile, sono dialettici e si fondano sull’appartenenza. Gli emarginati sono dei “cittadini parziali”, nel senso che vivono nella città senza appartenere ad essa, gli occupanti violano le norme e scavalcano il valore, socialmente condiviso, del concetto di proprietà. Chi occupa una casa non può sviluppare un senso di appartenenza al territorio, ciò di cui necessita è un riconoscimento sociale, un’azione che gli riconosca un diritto e che ne sancisca una tutela. Sono questi i motivi che hanno spinto gli occupanti a crearsi una rete di protezione sociale che li tuteli dagli sgomberi e dai pregiudizi della politica. Più forte sarà questa rete, più spesse saranno le sue trame, e maggiore sarà il peso che potrà sostenere. Per ottenere dei diritti e dei riconoscimenti bisogna essere visibili, le occupazioni sono dei luoghi aperti all’esterno, ossia a chi non ci abita, tutti ci possono entrare e tutti possono usufruire dei servizi che ogni occupazione si inventa e crea. Queste azioni rinforzano i luoghi occupati, in questo senso gli spazi diventano dei centri di aggregazione e gli Altri li caricano di significati, gli attribuiscono dei valori e delle aspettative. Nel momento in cui tutti quelli che lo desiderano possono utilizzare uno spazio, questo acquista un’identità e questa identità viene anche restituita a chi lo utilizza.

Si è accennato, nel precedente paragrafo, alla creazione di eventi all’interno dei luoghi occupati. Essi assolvono a diverse funzioni: erogano un servizio di pubblica utilità; danno visibilità; permettono di conoscere il luogo e chi vi abita; smentiscono i pregiudizi che si possono creare; informano i cittadini sulle attività che si conducono all’interno dello stabile. I luoghi di sociabilità, nella grandi metropoli, sono sempre più rari, invece delle piazze si preferisce costruire centri commerciali. Quando più individui vogliono trascorrere del tempo insieme si recano in un bar: ecco che i momenti di aggregazione sono sempre più

167 legati al consumo. I luoghi di sociabilità contribuiscono a formare quel senso di appartenenza che crea legami tra gli individui ed il territorio, nelle occupazioni a scopo abitativo si incontrano numerose possibilità di associazionismo, svincolate dalla logica del mercato. Gli eventi che si organizzano sono dei più vari: presentazioni di libri; visione di film con successivi dibattiti; tavole rotonde su argomenti di interesse generale; letture per i più piccoli; concerti musicali; mostre di varie discipline artistiche e manifestazioni sportive. Generalmente gli eventi vengono pubblicizzati attraverso la distribuzione di volantini, l’utilizzo della rete tramite in particolare i social network ed il passaparola. L’ingresso può essere gratuito, a offerta libera o a prezzi sociali, che si aggirano generalmente attorno ai 5 euro. All’interno sono di solito allestiti dei banchetti con vendita di cibi, bevande e prodotti artigianali vari, tutti preparati dagli occupanti. Gli incassi vanno poi a sostenere le spese per la manutenzione dello stabile ed a finanziare la preparazione degli eventi successivi.

Uno dei luoghi più caratteristici per la presenza di stand e la vendita di prodotti artigianali è il “mercatino del Lucha y Siesta”, presso la “casa delle donne” in zona Lucio Sestio di Roma. Come già accennato, questo luogo accoglie solo donne in difficoltà o vittime di abusi, le iniziative promosse sono occasione di cultura e socialità nel segno delle donne e dell’inclusione. Concorrono a sostenere le attività di tutela e di auto imprenditorialità portate avanti dalla casa e migliorano la struttura che le accoglie. Tale spazio era un vecchio deposito Atac, inutilizzato e dismesso, lasciato al degrado ed alla speculazione. Attualmente ospita 16 donne e 4 bambini. In precedenza si è fatto riferimento a questo luogo a proposito dei suoi colori vivaci e della sensazione di calore ed accoglienza che si percepisce entrandovi dentro. In questo ex deposito Atac si è creata un’esperienza unica: un laboratorio di sartoria e di riciclo creativo. Le attività offrono vari servizi come: riparazioni, modifiche, accessori e creazione di abiti su misura; corsi di cucito e riciclo creativo; vendita di vestiti e di gioielli di propria produzione. Il laboratorio è nato per dare ed insegnare un lavoro alle donne che vivono all’interno dell’occupazione ed è aperto anche a chiunque altro vi voglia partecipare. I corsi sono tenuti da un’eccellente sarta, anch’essa occupante, che

168 assieme alle sue allieve organizza numerosi mercatini sia nell’occupazione stessa, sia in occasione di altri eventi in altrettante occupazioni. I prodotti venduti sono di qualità ottima e senza dubbio tutti pezzi unici. In occasione degli allestimenti dei mercatini, si aggiungono la vendita di cibi etnici, tutti prodotti dalle donne del

Lucha y Siesta e la partecipazione di artisti vari, come gruppi musicali e ballerini

professionisti, che intrattengono gli ospiti con spettacoli avvincenti. L’occupazione del Lucha y Siesta è unica nel suo genere, perché si caratterizza come servizio sociale alle donne vittime di violenza e abusi, servizi che a Roma sono insufficienti a rispondere a tutte le richieste, e perché si connota come una vera e propria scuola professionalizzante per l’apprendimento di un mestiere. Oltre alla sartoria vi è una bottega di “legnetti e colori”. A gestirla è una ragazza che non vive in un’occupazione, ma che porta la sua professionalità al servizio delle abitanti del Lucha y Siesta e soprattutto dei loro figli. Il laboratorio è rivolto ai bambini, la responsabile delle attività che si svolgono al suo interno è una professionista che da molti anni è impegnata nel sociale ed è specializzata nelle situazioni di disagio durante l’età evolutiva. All’interno si respira l’odore del legno dei colori acrilici, sulle pareti sono esposti i lavori dei bambini: orologi, oggetti d’arredamento, scritte. Tutti bellissimi e rifiniti, frutto di impegno e divertimento.

Gli eventi organizzati dalle occupazioni sono attività sociali che arricchiscono la vita dei quartieri e dei suoi abitanti, sono servizi a tutti gli effetti, al pari di quelli organizzati dal Comune di Roma, come accade per il cinema e per i musei, ma a costo zero. Nella scelta sul tipo di organizzazione si valutano diversi fattori, ad esempio: in un quartiere dove c’è carenza di cinema, si organizzano proiezioni di film; là dove non vi sono sufficienti biblioteche o librerie, si invitano autori a presentare i propri libri; se non vi sono ludoteche, si creano degli spazi gioco con laboratori per bambini; se non vi sono palestre, si iniziano corsi sportivi. Le iniziative partono da uno studio del territorio e dalle richieste degli abitanti, ed ovviamente, si adeguano alle possibilità che offre lo spazio occupato. Una recente occupazione, in zona S. Giovanni a Roma, ha attivato numerosi centri sportivi, con corsi a prezzi abbordabili, tenuti da professionisti e che hanno

169 in poco tempo ottenuto un successo impressionante. Tantissimi sono stati gli iscritti e numerose continuano ad essere le richieste. I corsi sono rivolti a tutti, dalla ginnastica motoria dei bambini, a quella dolce per gli anziani, nonché il

pilates per chi soffre di dolori articolari, e numerose arti marziali e corsi di

autodifesa per i più atletici.

Nel documento Diritto alla casa e forme dell'abitare (pagine 165-169)