1. I rapporti tra l’OMS e le altre Agenzie specializzate delle Nazioni Unite
2.3 Il Consiglio di Sicurezza e l’HIV/AIDS
Se la pandemia di HIV/AIDS è centrale ai fini della nostra analisi, in quanto, come appena dimostrato, ha suscitato vari interventi dell’Assemblea Generale dell’ONU, lo è ancora di più perché anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’organo che, ai sensi dell’art. 24704 della UN Charter, ha la responsabilità principale per il
mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ha ritenuto necessario dedicarle la sua attenzione. Il 10 gennaio del 2000, infatti, il CdS ha tenuto la prima riunione del nuovo millennio sotto forma di un open debate sul tema: “The situation
in Africa: the impact of AIDS on international peace and security”705. Anche se non si trattava di una riunione finalizzata all’adozione di una risoluzione, i partecipanti erano ben consci dell’importanza dell’evento, che ritennero costituisse un precedente: si trattava infatti della prima volta in assoluto che il Consiglio di Sicurezza discuteva di un’emergenza sanitaria prospettando la possibilità che essa potesse costituire una minaccia alla sicurezza internazionale706.
http://www.unaids.org/sites/default/files/media_asset/2016-political-declaration-HIV- AIDS_en.pdf.
703 Cfr. par. 56 A/RES/70/266.
704 Cfr. art. 24 par. 1 UN Charter: “In order to ensure prompt and effective action by the United
Nations, its Members confer on the Security Council primary responsibility for the maintenance of international peace and security, and agree that in carrying out its duties under this responsibility the Security Council acts on their behalf”.
705 Cfr. S/PV.4087 - The Situation in Africa: the Impact of AIDS on International Peace and
Security, 10 gennaio 2000, disponibile su:
http://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3- CF6E4FF96FF9%7D/HIV%20SPV%204087.pdf.
706 A proposito si possono citare le parole pronunciate durante il dibattito dall’allora Presidente del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU e Vice-Presidente degli Stati Uniti Al Gore: “When 10 people in
sub-Saharan Africa are infected every minute; when 11 million children have already become AIDS orphans, and many must be raised by other children; when a single disease threatens everything from economic strength to peacekeeping, we clearly face a security threat of the greatest magnitude.
All’epoca il CdS era stato sollecitato ad affrontare il tema dell’HIV/AIDS per la preoccupazione di alcuni Stati che le conseguenze socio-economiche dell’epidemia in Africa (tra cui istituzioni statali indebolite, milioni di orfani e sotto-sviluppo economico), potessero portare a situazioni di conflitto. L’obiettivo principale che il Consiglio si proponeva di raggiungere, sottolineando la gravità dell’epidemia attraverso un dibattito pubblico, era quello di favorire una più forte azione di risposta globale all’HIV/AIDS. Va però notato che il fatto che il CdS si esprimesse su questo genere di minaccia alla sicurezza non tradizionale, non era unanimemente visto con favore: ad esempio la Russia e la Cina durante il dibattito non hanno fatto alcuna dichiarazione707.
Pochi mesi dopo, nel luglio dello stesso anno, il Consiglio di Sicurezza ha approvato all’unanimità la Risoluzione 1308 (2000)708, nella quale ha riconosciuto che “the
HIV/AIDS pandemic, if unchecked, may pose a risk to stability and security”. Va
dunque subito sottolineato che, come evidente dal linguaggio utilizzato, non può ritenersi una risoluzione emanata ai sensi dell’art. 39 della UN Charter709: il CdS
in questa occasione non si è ancora avventurato a dichiarare espressamente l’esistenza di una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
L’obiettivo principale della Risoluzione riguardava gli UN peacekeepers, i corpi di pace, che durante le missioni in Africa correvano il rischio di essere contagiati e allo stesso tempo di diventare poi dei vettori per la propagazione del virus in Occidente. Il CdS esprime infatti preoccupazione per l’impatto negativo che l’HIV e l’AIDS possono avere sulla salute del personale di peacekeeping dispiegato in operazioni internazionali, e dunque invita gli Stati membri ad adottare tutte le
This historic meeting […] recognizes the real and present danger to world security posed by the AIDS pandemic” (cfr. S/PV.4087 p. 2).
707 Per una ricostruzione dettagliata del clima che ha animato l’open debate si veda in particolare
S/PV.4087 cit., e il commento fornito da In Hindsight: The Security Council and Health Crises, Security Council Report, 30 settembre 2014, disponibile su:
http://www.securitycouncilreport.org/monthly-forecast/2014- 10/in_hindsight_the_security_council_and_health_crises.php.
708 Cfr. S/RES/1308 (2000) del 17 luglio 2000, disponibile su: https://documents-dds- ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N00/536/02/PDF/N0053602.pdf?OpenElement.
709 Art. 39 UN Charter: “The Security Council shall determine the existence of any threat to the
peace, breach of the peace, or act of aggression and shall make recommendations, or decide what measures shall be taken in accordance with Articles 41 and 42, to maintain or restore international peace and security”.
misure necessarie per garantire la sicurezza di tale personale e a considerare di far sottoporre volontariamente a test per l’HIV le truppe, fornendo loro anche sostegno psicologico. Probabilmente710 ciò che ha reso possibile l’adozione della Risoluzione 1308 (2000), vincendo la riluttanza di quegli Stati che non si erano dimostrati inclini ad affrontare questioni securitarie non tradizionali, è stato proprio il fatto di non aver considerato l’epidemia nel suo complesso, ma di avere ristretto la questione all’impatto che essa aveva sui peacekeepers, rendendola dunque più accettabile.
Nel 2011 il Consiglio di Sicurezza ha adottato una seconda Risoluzione dedicata all’HIV/AID711, in cui, confermando quanto già sostenuto nella precedente risoluzione, ha riaffermato il proprio impegno nel combattere una malattia che “poses one of the most formidable challenges to the development, progress and
stability of societies and requires an exceptional and comprehensive global response”, di nuovo senza arrivare ad un vero e proprio inquadramento
dell’emergenza sanitaria nella categoria delle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale. Ancora una volta l’attenzione è stata posta sul fornire consulenza e formazione ai peacekeepers per proteggere i civili, con un occhio di riguardo rivolto in questo caso soprattutto alla parte più vulnerabile della popolazione e dunque alle donne e ai bambini. La Risoluzione 1983 (2011) inoltre si preoccupa soprattutto di frenare l’epidemia in situazioni belliche e post-belliche, riconoscendo che tali condizioni possono esacerbarla, soprattutto attraverso atti di violenza sessuale e grandi spostamenti di massa. Gli Stati membri vengono dunque invitati a combattere l’HIV/AIDS anche attraverso campagne contro la violenza sessuale e la tratta di persone, e a promuovere i diritti delle donne.
Possiamo dunque concludere che queste prime due Risoluzioni in materia di HIV/AIDS del Consiglio di Sicurezza costituiscono due tasselli fondamentali di un vero e proprio percorso di progressiva securization712 della sanità globale, che,
710 Cfr. In Hindsight: The Security Council and Health Crises cit.
711 Cfr. S/RES/1983 (2011), adottata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 27 giugno 2011,
disponibile su: http://www.unaids.org/sites/default/files/sub_landing/files/20110607_UNSC- Resolution1983.pdf.
712 L’espressione è utilizzata in particolare da Burci, il quale afferma che la «resolution 2177 (2014)
come stiamo per esporre, vedrà il suo apice in occasione dell’epidemia di Ebola e dell’adozione della Risoluzione 2177 del 2014.