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I Piani di preparazione e allerta all’influenza pandemica e le fasi pandemiche

2. L’azione tecnico-operativa dell’OMS nelle emergenze sanitarie

2.2 Il Global Influenza Programme (GIP) dell’OMS

2.2.1 I Piani di preparazione e allerta all’influenza pandemica e le fasi pandemiche

Il primo Piano di allerta e preparazione all’influenza pandemica è stato emanato dall’OMS nel 1999326 ed in seguito è stato rivisto nel 2005327 e nel 2009328, sulla base delle lezioni acquisite nel corso del tempo e di nuove evidenze scientifiche. Il Piano aveva lo scopo di assistere gli Stati membri nella risposta alle minacce dovute all’influenza pandemica, e delineava i ruoli e le responsabilità, distinti ma complementari, dell’OMS e delle autorità nazionali, nell’eventualità che un’epidemia di influenza si fosse verificata. Esso voleva essere utilizzato come una guida per informare e armonizzare le attività di preparazione e risposta nazionali e internazionali prima, durante e dopo una pandemia di influenza e non aveva dunque lo scopo di sostituire i piani nazionali che comunque dovevano essere sviluppati ed adottati da ciascuno Stato, in conformità alle linee guida indicate.

In particolare veniva suggerito agli Stati un approccio alla preparazione all’influenza (definito “whole-of-society” approach), che metteva in luce il ruolo significativo svolto, durante una pandemia, da tutti i settori della società all’interno di ciascuno Stato. Il governo nazionale deve assumere il ruolo di leader per il coordinamento di tutta l’attività: dovendo elaborare le politiche e emanare le norme

325 Per una panoramica generale sul Global Influenza Programme si veda la pagina web del sito

dell’OMS ad esso dedicata: http://www.who.int/influenza/en/.

326 Si tratta del WHO Influenza Pandemic Plan. The Role of WHO and Guidelines for National and

Regional Planning, April 1999, disponibile su:

http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/66155/1/WHO_CDS_CSR_EDC_99.1.pdf.

327 Cfr. WHO Global Influenza Preparedness Plan - The Role of WHO and Recommendations for National Measures Before and During Pandemics, March 2005, disponibile su:

http://www.who.int/csr/resources/publications/influenza/WHO_CDS_CSR_GIP_2005_5.pdf.

328 Cfr. WHO, Pandemic Influenza Preparedness and Response – A WHO Guidance Document,

necessarie, oltre che stanziare i fondi per le attività di preparazione. Il settore sanitario deve fornire informazioni epidemiologiche, cliniche e virologiche, fondamentali per ridurre la diffusione del virus e l’attesa morbilità e mortalità; gli altri settori, non sanitari, devono fornire servizi essenziali per mitigare l’impatto economico e sociale dell’epidemia; le ONG hanno la funzione fondamentale di sensibilizzare e informare la popolazione, e gli stessi individui e le famiglie possono aiutare a ridurre la propagazione del virus adottando elementari misure igieniche come lavarsi le mani.

Anche il ruolo dell’OMS è vasto, e spazia dal coordinamento della risposta sanitaria internazionale, all’assistenza agli Stati nel contenimento delle epidemie fornendo guide e assistenza tecnica; dalle raccomandazioni su quali vaccini anti-influenzali produrre e quando iniziarne la produzione329, all’elaborazione di una classificazione delle fasi di allerta pandemica.

Le fasi di allerta pandemica riflettono la valutazione del rischio effettuata dall’OMS riguardo ogni virus di influenza che abbia il potenziale di infettare gli uomini a livello pandemico. Queste valutazioni vengono fatte inizialmente, quando tali virus vengono identificati, e poi vengono aggiornate sulla base dei dati virologici, epidemiologici e clinici in evoluzione. I Piani contenevano la classificazione e la spiegazione delle diverse fasi di allerta pandemica elaborate dall’OMS330, per permettere agli Stati di capire di fronte a quale stadio di evoluzione dell’influenza si trovassero, e conseguentemente fornivano indicazioni su come prepararsi ad affrontare ciascuna delle diverse fasi e quali azioni intraprendere prima, durante e dopo.

329 Sul punto vedi infra, cap. II § 2.2.2. In particolare una delle azioni fondamentali che l’OMS deve

intraprendere durante una pandemia influenzale è quella di individuare il ceppo del vaccino pandemico e poi determinare quando iniziare la produzione di tale vaccino pandemico al posto di quello per l’influenza stagionale. Tale processo viene portato avanti in collaborazione con tutti gli attori del Global Influenza Surveillance and Response System (GISRS).

330 Si fa presente che tale classificazione si è evoluta ed è stata modificata nel tempo, risultando

Il sistema elaborato nel 2009 in particolare prevedeva 6 fasi di allerta (vedi Figura 3)331:

- Fase 1: non si riportano casi di infezione tra gli esseri umani dovuti a virus influenzali di origine animale.

- Fase 2: un virus influenzale di origine animale, in circolazione tra animali domestici o selvatici, ha causato rari casi nell’uomo ed è quindi considerato una minaccia per una potenziale pandemia.

- Fase 3: un virus influenzale animale o mutato umano-animale ha causato casi sporadici e piccoli cluster nella popolazione, ma non ha provocato una trasmissione da uomo a uomo tale da alimentare focolai a livello di comunità. Le fasi 1-3 sono legate alla preparazione: si consiglia di sviluppare, mettere in pratica, e periodicamente revisionare i piani nazionali di preparazione e risposta all’influenza pandemica; sviluppare solidi sistemi nazionali di sorveglianza in collaborazione con le autorità di sanità veterinaria e altri settori di rilevanza pubblica; promuovere tra gli individui comportamenti per la protezione della propria salute e pianificare l’uso di medicinali e vaccini.

331 Cfr. WHO Pandemic Influenza Preparedness and Response cit., pp. 25-27. La figura è tratta dalla

pagina dedicata alle fasi dell’allerta pandemica dell’OMS del sito web del portale dell'Epidemiologia per la Sanità Pubblica, a cura del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell'Istituto Superiore di Sanità, consultabile su: http://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/fasi.asp.

- Fase 4: è stata accertata la trasmissione da uomo a uomo di un virus influenzale animale o riassortito umano-animale in grado di alimentare focolai a livello di comunità Si tratta di un passaggio fondamentale, che rappresenta un salto di qualità significativo rispetto al rischio pandemico, ma che non implica necessariamente che la pandemia poi effettivamente si verifichi.

In tale fase si consiglia di dirigere e coordinare tempestive attività di contenimento in collaborazione con l’OMS al fine di limitare o eliminare la diffusione dell’infezione; aumentare la sorveglianza; monitorare le operazioni di contenimento; condividere le nuove conoscenze con l’OMS e la comunità internazionale; promuovere e comunicare gli interventi raccomandati per prevenire e ridurre il rischio individuale e per la popolazione.

- Fase 5: lo stesso virus identificato nella fase 4 ha causato estesi focolai a livello di comunità in due o più Paesi di una delle Regioni OMS332. In questa fase la maggior parte dei Paesi non è stata ancora colpita dall’infezione. È però un chiaro segnale che una pandemia è imminente e che è poco il tempo a disposizione per organizzare, comunicare e implementare le misure di contenimento previste.

Si consiglia dunque di fornire coordinamento a livello multisettoriale per mitigare l’impatto sociale ed economico; monitorare attivamente e valutare l’evoluzione della pandemia, il suo impatto e le misure di contenimento; continuare a fornire aggiornamenti alla popolazione sullo stato dell’epidemia e sulle misure per il contenimento del rischio; implementare misure individuali, sociali e farmaceutiche, nonché implementare i piani di contingenza per i sistemi sanitari a tutti i livelli. - Fase 6: in aggiunta ai criteri definiti nella fase 5, lo stesso virus ha causato estesi

focolai a livello di comunità in almeno un altro Paese di un’altra Regione OMS. L’annuncio della fase 6 significa che è in corso una pandemia globale.

Durante il periodo immediatamente successivo al picco, nella maggior parte degli Stati dotati di adeguati sistemi di sorveglianza i livelli di influenza pandemica scendono sotto il picco osservato e l’attività della pandemia inizia a calare.

332 Si ricorda che l’OMS suddivide il mondo in sei strutture organizzative regionali, ognuna facente

capo ad un proprio Comitato Regionale. Le regioni sono: Europa, Africa, Mediterraneo Orientale, Sud-Est Asiatico, Americhe e Pacifico Occidentale.

Potrebbero però verificarsi ancora nuove ondate: è quindi necessario che gli Stati siano sempre pronti a fronteggiare una seconda ondata pandemica e dunque continuino l’attività di sorveglianza, aggiornando regolarmente il pubblico su ogni eventuale cambiamento dello stato della pandemia.

Infine nella fase post-pandemica l’attività dell’influenza ritorna a livelli normali e ci si aspetta che il virus pandemico si comporti come un normale virus dell’influenza stagionale. In questo momento è importante mantenere alta la sorveglianza e aggiornare i piani di preparazione e risposta alla pandemia, oltre che avviare un’intensa fase di recupero e valutazione.

La designazione della fase di allerta pandemica viene fatta dal D-G dell’OMS, in consultazione con altre organizzazioni e istituzioni e con gli Stati membri coinvolti. Ovviamente si sottolinea che le fasi sono solo uno strumento di pianificazione e non sono elaborate per predire puntualmente quello che accadrà in occasione di una pandemia, durante la quale, tra l’altro, le fasi potrebbero anche non procedere nell’ordine numerico proposto.

Va segnalato infine che la versione del 2009 comprende anche un’armonizzazione del piano rispetto alle International Health Regulations del 2005 e ai nuovi obblighi da esse imposti agli Stati e all’OMS stessa. In particolare va ricordato l’obbligo per gli Stati Parti, ai sensi dell’allegato 2 delle IHR, di notificare all’OMS ogni caso di “human influenza caused by a new subtype” presente sul territorio, entro 24 ore dalla valutazione333.

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